attualità

La sinistra ed il voto; desiderio di catarsi

 

La sinistra ed il voto: desiderio di catarsi

In tutta Europa si assiste ormai da tempo ad un fenomeno che avevamo già visto in Italia durante gli anni ’70, in quelli che furono chiamati gli “anni di piombo”, nei quali, mentre i vari gruppi armati gambizzavano ed uccidevano quelli che reputavano essere allora i servi dello Stato, una certa parte dell’intellighenzia di sinistra urlava a gran voce “né con lo Stato, né con le Brigate Rosse”, a voler così marcare la distanza sia dai fatti criminali che dal simbolo incarnato dalle vittime dei fatti di sangue.

Quella posizione fu oggetto di violente discussioni in quel campo politico, ove si confrontavano inizialmente visioni simili sugli scopi da raggiungere, ma del tutto distanti rispetto alle modalità con le quali ottenerli, in un momento nel quale il Partito Comunista una scelta l’aveva già fatta, avvicinandosi alla Democrazia Cristiana, in quella stagione non a caso interrotta dal rapimento e poi dall’uccisione di Aldo Moro, allora Segretario della DC, artefice principale insieme ad Enrico Berlinguer di quello che nei libri di Storia viene definito oggi il “compromesso storico”.

Se mettiamo su di un tavolo la foto di quegli anni e la confrontiamo con l’immagine nitida che ormai va delineandosi della realtà attuale, non possiamo non cogliere qualche similitudine, anche se è cambiato il contesto, e soprattutto vi sono soggetti nuovi che imbracciano le armi, svolgendo apparentemente un’azione avulsa dalla scena politica: i terroristi di matrice religiosa islamica. Appare infatti abbastanza evidente il fatto che sia i terroristi, che in qualche misura una fetta consistente dell’area di sinistra, abbiano preso di mira l’Europa, sia in quanto istituzione politico-economica, che come entità culturale, per giocare una partita, ognuno nel suo campo, che porti ad una disgregazione dell’Unione, al fine di gettare le basi di qualcosa di nuovo i cui contorni si fa estrema fatica a delineare,  vista la disomogenea natura dei due attori coinvolti in questo stupefacente oggettivo e irreale sodalizio.

E il paradosso maggiore finisce per essere quello di una insana congiunzione astrale che vede anche i populismi, i nazionalismi, i sovranismi e i razzismi convergere con gli altri due schieramenti nell’aggiungere maggiore forza d’urto per ottenere lo scopo di scardinare l’impianto socio-economico attuale che, va riconosciuto, appare logoro e non più rispondente alle esigenze di larga parte della popolazione europea. Paradosso tutto concentrato sull’antinomia evidente tra razzismo e terrorismo islamico, tra populismo e comunismo; ma che lo si voglia o no, che lo si accetti o meno, se i cosiddetti riformisti, oggetto degli strali quotidiani della sinistra europea (si veda a tale proposito l’editoriale del 04/05/17 di Ezio Mauro su La Repubblica) sono visti proni alla tecnocrazia oligopolista che detiene il potere in Europa, se ne facciano una ragione i benpensanti benaltristi che hanno deciso di astenersi dalla tenzone in corso per vedere ciò che succede: i loro compagni di viaggio sono altrettanto improbabili e, direi, per niente tranquillizzanti.

Nel Regno Unito Corbyn ha volutamente perso l’occasione di interpretare una reale svolta del labour inglese chinandosi di fronte alla marea montante dei brexiters, e lasciando che altri dirigessero poi il gioco, con la possibile prospettiva di una irrilevanza politica del suo partito, la cui durata negli anni a venire è persino difficile pronosticare. In Italia, affossato il 4 dicembre l’unico vero tentativo degli ultimi decenni di far saltare il tavolo e mischiare le carte (pasticciato quanto si vuole, perfettibile in molte sue parti, ma al momento senza realistiche alternative), la sinistra italiana appare…….., anzi, non appare più: e ho detto tutto. La possibilità che una nuova riforma elettorale finisca per tagliare completamente fuori dai giochi tutte le meteore che si affollano a sinistra del Partito Democratico (con buona pace di D’Alema che aveva pronosticato un 10% di fuoriusciti che non pare alla sua portata), non è mai stata così realistica come adesso che, sotto l’incalzare di Mattarella, i partiti maggiori stanno cercando il faticoso punto di mediazione che ci faccia uscire da una melmosa ed evidente inconciliabilità tra i sistemi elettorali vigenti nelle due Camere.

In ultimo la Francia dove il Front Gauche (Partito della Sinistra) si appresta ad autoescludersi dall’influire sull’elezione del nuovo Presidente della Repubblica Francese con la motivazione di considerare sostanzialmente uguale la vittoria di Le Pen e quella di Macron.

Se possiamo dare per scontato che alle prossime elezioni tedesche, in un Paese in buona salute, economicamente florido e socialmente stabile, un’eventuale crescita della Linke possa spostare di poco gli attuali equilibri, tutta la partita della sopravvivenza dell’Unione si gioca tra una manciata di giorni a Parigi e, credo, tra pochi mesi in Italia, quando capiremo se il Sistema attualmente incardinato sull’europeismo ha una qualche ragionevole possibilità di sopravvivenza e magari di rilancio su nuove basi delle quali in molte cancellerie europee si sente ormai l’esigenza.

Le balbettanti azioni di governo di Trump, capace al momento solo di mostrare i muscoli alla Corea del Nord, ma del tutto impossibilitato, sino ad ora, a realizzare la benché minima parte del programma sulla base del quale ha ottenuto le chiavi dello studio ovale, non inducono a grande ottimismo sulle reali capacità di Le Pen in Francia, e di Grillo in Italia, di realizzare, in caso di vittoria, programmi per certi versi troppo ambiziosi e costosi per poter realisticamente essere attuati; in ogni caso i contraccolpi che si potranno avere anche in termini economici su tutto il continente saranno sicuramente di grande impatto e, temo, del tutto negativi.

Forse è su questo che buona parte dei leader di sinistra basano le proprie speranze di rilancio: una devastazione tale che porti alla constatazione di un fallimento totale, sia dell’Europa che abbiamo conosciuto e stiamo attualmente vivendo, sia dei loro più accaniti avversari, così da potersi poi presentare come salvifici nel rilanciare un progetto che ha si alla base la giustizia sociale ed il riequilibrio economico, ma che non sembra supportato da armamentario idoneo a sostenerne il peso in un contesto mondiale nel quale, in ogni caso, l’Europa non gioca più da protagonista ormai da molti decenni, e le regole dell’economia difficilmente si cambiano unilateralmente.

Per definire l’atteggiamento delle sinistre europee, qualcuno ha ricordato il proverbio cinese del “sedersi sulla riva del fiume”; altri, molto più pessimisti, la parabola biblica di Sansone e dei Filistei. Uscendo dalle metafore abbiamo sentito parlare di catarsi, ossia di un processo purificatore che deve passare dalla distruzione dei modelli passati per giungere alla necessaria creazione di un nuovo ordine nel quale si persegua equità nella distribuzione delle risorse.

Alla fine nella posizione degli astensionisti di oggi non sembra esservi neppure il germe di quel profondo ragionamento politico, per molti versi criticato, che portò Leonardo Sciascia ad essere duramente accusato di connivenza con le frange armate quando durante la difficile costituzione di una giuria popolare nel processo di Trento, intentato contro Renato Curcio e le BR, dichiarò che se fosse stato convocato avrebbe avuto una qualche difficoltà ad accettare senza cadere nella tentazione di esserne esentato; e non per paura. Ecco, nell’aspirazione alla catarsi degli astensionisti di oggi, non si vede quel processo analitico, quel pensiero profondo, che aveva motivato Sciascia, ed anche una buona parte degli intellettuali di sinistra di allora, ma solamente un desiderio di vendetta molto meno nobile  per l’irrilevanza politica alla quale essi stessi si sono condannati, e della quale vogliono addossare ad altri tutte la responsabilità.

 

La sinistra ed il voto: desiderio di catarsi

sinistra

 

 

Ringraziamo tutti i numerosi lettori di Modus, che con la loro attenzione regolare o sporadica danno senso al nostro lavoro.
A quelli che gradirebbero essere informati sulle nostre pubblicazioni in tempo reale, e hanno un profilo attivo su Facebook, consigliamo di mettere il like sulla fan page: riceveranno senza dover fare l’accesso al sito il link di tutti i nuovi articoli.

La redazione

0 lettori hanno messo "mi piace"
Print Friendly, PDF & Email
Share:

Leave a reply

WordPress Appliance - Powered by TurnKey Linux