attualità

Le “non vittorie” di Renzi

In una semplificazione grossolana, alcuni commentatori affermano che, poichè Renzi ha spostato il baricentro del PD a destra, tanto vale che a governare il Paese sia un governo decisamente di destra, che quelle politiche le sa fare di più e meglio. vittorie
In questa affermazione si trovano concordi, sia coloro che da destra avversano Renzi ed il suo Governo, volendo riportare a Palazzo Chigi un erede di quella tradizione scalcinata e ormai lisa che vede Forza Italia ridotta a fare da comprimaria e Berlusconi sempre meno gradito dai suoi alleati di un tempo, sia coloro che da sinistra, vogliono togliere legittimazione politica ad un Governo che, formalmente, quella costituzionale ce l’ha. Vittorie

Il problema nasce da un Parlamento uscito fuori dalle ultime elezioni politiche nelle quali alla Camera abbiamo una maggioranza incardinata sul PD che mostra sufficiente compattezza, mentre al Senato, dove i voti del solo PD non bastano (e la sinistra non avrebbe in ogni caso la forza di supportare il Governo), è stato necessario, cercare ulteriori voti nei transfughi di vecchie maggioranze che, certo, di sinistra non sono mai state.
L’alternativa sarebbe stata, da subito, quella di andare a nuove elezioni politiche nelle quali, probabilmente il PD sarebbe uscito sconfitto ma forse nessuno sarebbe riuscito ad ottenere una maggioranza tale da poter attuare il programma per il quale gli elettori si sarebbero, nel frattempo, espressi.
Il problema è ormai noto: il sistema proporzionale (con tutti i maldestri correttivi apportati negli ultimi anni) non ha mai potuto consegnare al Paese una maggioranza solida, tale da attuare con coerenza politiche approvate, in sede elettorale, dai cittadini, ma chi ha governato si è dovuto, di volta in volta, arrabattare a cercare “la quadra” con il sostegno volubile di maggioranze nelle quali anche chi aveva ufficialmente perso le elezioni, aveva voce in capitolo in scelte che, certo non aveva condivise. Vittorie

Il caso delle Unioni Civili ne è esempio classico: alla fine una legge sarà approvata ma, certamente, lascerà molti strascichi polemici, non solo legati all’aver risolto parzialmente i problemi sul tappeto (per cui saranno necessari nuovi interventi), quanto per aver ribadito al Paese che i pasti si preparano in virtù di ciò che c’è nel frigorifero e non sulla base del menù proposto all’ingresso.
Peraltro la legge sulle unioni civili che ne è uscita, essendo il primo passo nella direzione del riconoscimento di diritti basilari a chi non ne ha (e la maggior parte di essi, non sono omosessuali, è bene ribadirlo), non è poi così male, a maggior ragione trattandosi di un faticoso compromesso con la parte più retrograda del Paese, quella che le Unioni Civili non le avrebbe certamente volute e si accontenta di piantare una bandierina sul campo di battaglia, ben sapendo che, alla lunga, quella è una guerra persa. Vittorie

Restano sul tappeto i problemi veri, quelli economici che attanagliano da decenni il Paese e per i quali le soluzioni non sono semplici in quanto, su di essi, le mediazioni tra una visione e l’altra non sono sempre possibili; mi riferisco principalmente all’attività di previdenza e assistenza che un Paese civile deve offrire ai suoi cittadini.
Sanità e Previdenza, da sole, garantiscono buona parte delle uscite di bilancio dello Stato e fino a quando, realisticamente, non ci verrà dimostrato che lotta all’evasione fiscale e spending review, da sole possono consentire un’inversione di tendenza, ci troveremo di nuovo a rivoltare i problemi come frittate in padella cercando la cottura migliore (sempre per rimanere in temi culinari).
Il problema è drammaticamente semplice: occorre redistribuire la ricchezza per offrire maggiori diritti a tutti. Sulla Sanità il problema è annoso e riporta quasi sempre, sia alla fiscalità generale che alla spending review, come mezzi per reperire risorse. Diverso il caso delle pensioni, per le quali da tempo si procede a successivi interventi tesi a riportare il sistema in equilibrio in relazione all’invecchiamento progressivo della popolazione ed alla pericolosa diminuzione della base contributiva, cosa non facile in un periodo di crescita bassa e alto tasso di disoccupazione.

Gli interventi sino ad ora operati hanno cercato sostanzialmente di tener conto dei fattori demografici per mantenere la sostenibilità, riducendo progressivamente le uscite per garantire, nel tempo, la loro finanziabilità. Con ciò, però, aggravando progressivamente la situazione reddituale di larghe fasce di cittadini in un contesto nel quale, singolarmente, non è possibile fare aggiustamenti alla fine della carriera lavorativa: la pensione sarà, tanta o poca, quella che sarà.
Dopo anni e anni di ricette al ribasso si sta ormai verificando di avere in tal senso, raschiato il fondo del barile, con le prossime generazioni che godranno di pensioni probabilmente inadeguate a sostenerne la vecchiaia per tutta una serie di motivi facilmente intuibili ed ormai ben noti. Ciò che non si era pensato è che già nel breve periodo il sistema mostrasse pericolosi scricchiolii dovuti a problemi del mondo del lavoro in un sistema il quale, però consente disparità di trattamento che amplificano il divario tra chi è ricco e chi non lo è.
Anche in questo caso le ricette sono conosciute e recentemente (novembre 2015), il Presidente dell’Inps, Tito Boeri, le ha rese note al Governo; si tratta di pochi provvedimenti tendenti a riequilibrare il sistema togliendo qualcosa a chi prende troppo, dando qualcosa di più a chi prende poco, e riconoscendo un minimo a chi non prende e non prenderà niente. Vittorie

I sacrifici proposti, probabilmente, non sarebbero stati eccessivi per i pensionati cd. d’oro ma sarebbero comunque serviti ad alleggerire una tensione sociale che, in certi strati della popolazione, è decisamente alta e non tende certo a diminuire, ma per poter procedere in tal senso, il Governo avrebbe dovuto affrontare seriamente il problema dei diritti acquisiti, andando, stavolta, a colpire non già i lavoratori, ma coloro che fanno parte delle fasce reddituali più alte e questo, con la maggioranza di Governo attuale è impensabile che lo si possa fare.
Non potendo contare su una maggioranza stabile in entrambe le Camere del Parlamento (in attesa della riforma istituzionale che il Senato dovrebbe, se non abolirlo, almeno neutralizzarlo sotto questo aspetto), occorrerebbe che sinistra e destra appoggiassero, di volta in volta, le proposte utili per il Paese senza sottoporle a ricatti di vario genere e così come la sinistra avrebbe dovuto comprendere che qualche cambiamento al mondo del lavoro andava fatto, così adesso la destra dovrebbe sapere che non puoi avere in un Paese come il nostro pensionati da 90.000 euro al mese e, di contro, poveri da 400 euro al mese (per non parlare di chi, non avendo più un lavoro, neppure quelli prendono). Vittorie

Il bene della collettività che si sorregge su di un patto sociale ferreo, dovrebbe imporre il principio di solidarietà (l’unico che può sostenere diritti per tutti), ma la composizione del Parlamento attuale, lo si è visto bene nei giorni scorsi, non consente queste soluzioni ragionevoli, ma solo lo scontro muro contro muro.
Peccato che le istanze di Tito Boeri fossero già tutte presenti nelle proposte avanzate da Yoram Gutgeld alla Leopolda del 2013 e che Renzi le avesse appoggiate facendole proprie, pronto poi, in nome della realpolitik, a dire a Boeri che non si può, non è il momento. Vittorie

E’ l’ennesima ammissione di impotenza di un Governo nato sull’entusiasmo di slogan andati presto in soffitta e cresciuto nel deserto di alternative che sconsigliano il ricorso alle urne in una fase estremamente incerta dove i possibili contendenti sono, o straordinariamente deboli (la destra tutta), o eccezionalmente impreparati (il M5S). Al centro Renzi, forte delle debolezze altrui, lascia che la polvere si accumuli sui numerosi dossier ai quali voleva mettere mano e, accontentandosi dell’ennesima “non vittoria” (o “non sconfitta”, comunque la si voglia vedere) si accinge a consumare il terzo anno a Palazzo Chigi sperando che, al momento in cui, inevitabilmente, si andrà a votare, possa essere creduto dagli elettori quando, ultimo ma non ultimo, finirà per dover ammettere che ciò che voleva fare, non glielo hanno consentito.
In un paese nel quale nessuno si assume una responsabilità o ammette una colpa, speriamo, veramente, che sia l’ultima volta che accade. Vittorie

Le “non vittorie” di Renzi

0 lettori hanno messo "mi piace"
Print Friendly, PDF & Email
Share:

3 comments

  1. Por Quemada 28 febbraio, 2016 at 18:04

    Il Movimento 5 Stelle sarà anche “eccezionalmente impreparato”, ma se quelli bravi, che poi sarebbero la banda Renzi & Alfano con Verdini come ruota di scorta, ottengono i risultati che hai descritto, e li hai descritti tu caro Ludi, non io, nel governare l’Italia può far di meglio chiunque.
    Godetevi questo giro, non credo che ne farete un’altro.

  2. Tigra 28 febbraio, 2016 at 17:41

    Caro Ludi, risparmio i complimenti al blog per la chiarezza e la lucidità dell’esposizione, perchè non sono di alcuna utilità al dibattito, ma riconosco che le tutte le argomentazioni sono svolte in modo esemplare, e provo a fare qualche ragionamento su alcuni dei molti punti che hai toccato.
    Sul fatto che la destra italiana sarebbe più brava di Renzi a fare le sue politiche ho parecchi dubbi, e non per la loro tipologia, ma perchè la destra italiana non ha mai saputo fare alcuna politica che non fosse quella delle mani libere per disastrare il bilancio dello Stato e consentire la più massiccia evasione fiscale possibile; ciò che veramente mi preoccupa della situazione attuale è che sta sparendo non la sinistra tradizionalmente intesa, quella di provenienza comunista, nella realtà politicamente e ideologicamente sparita da lustri, ma sta sparendo, come un ferrovecchio della storia, la socialdemocrazia, che a me personalmente non sembra così arrugginita.
    Sul fatto che sia indispensabile una redistribuzione del reddito per gestire l’attuale e il futuro invecchiamento della nostra società concordo in pieno, ma nessuno, nemmeno Renzi, ha la forza di farlo, e nessuno lo fa, a mio parere proprio perchè neanche la sinistra, e non solo in Italia, riesce a conservare connotati passabilmente socialdemocratici.
    Che Renzi governi per una somma di debolezze mi sembra assolutamente evidente, sia grazie al bislacco sistema elettorale di suina provenienza, sia in relazione al fatto che il paese è frantumato in mille pezzi, certo riconducibili a tre soli schieramenti, ma comunque spalmabili su un numero di identità ben superiore; i suoi mezzi successi saranno più pesanti dei mezzi insuccessi, e potrà per ciò vincere le prossime elezioni?
    Personalmente ho parecchi dubbi, perchè la somma delle destre è ben superiore a quella delle sinistre, e non credo ad una vittoria al primo turno, ma se anche fosse avrebbe comunque contro più di mezzo paese, a meno che non si sposti ulteriormente a destra la politica del PD, ma questo eliminerebbe alla radice il problema della redistribuzione del reddito.
    Infine, proprio per la somma dei problemi che hai individuato, io credo che sarebbe stato meglio rivotare dopo le ultime elezioni, sia perchè penso che Renzi al posto di Bersani sarebbe stato un candidato assai competitivo, sia perchè, nell’ipotesi della sconfitta e per non risolvere in modo strutturale i problemi, sarebbe stato più comodo partecipare un governo di intese allargate senza metterci così tanto la faccia, ma questa è naturalmente è accademia: vedremo come andrà a finire.

  3. nemo 28 febbraio, 2016 at 09:26

    Ottimo, intervento, lo è per due motivi, il primo la presa d’atto che nella attuale situazione, checchè ne dicano i detrattori non era possibile fare diversamente. Questo è il Parlmento, inteso come due rami, che la famigerata legge elttorale detta porcellum ci ha dato, ho volutamente scritto in minuscolo perchè non è degna neppure del maiuscolo codesta porcata! Questa pseudo legge è stata , giustamente, cancellata dalla Corte Costituzionale, la quale per non creare un, pauroso, vuoto normativo da detto anche che nell’attuale composizione le due camere hanno il potere di legiferare. Questo con buona pace di chi continua a blaterare sul presunto abusivismo. Chiaro che alla luce di quanto quella legge ha creato, in particolare al Senato, non si poteva che cercare su altre sponde quei numeri che alla conta mancavano. Si sono fatte molte cose, non è questa la sede per discutere se buone o meno buone, il fatto, incontestabile è che si sono fatte, rammentando sempre con quale macchina stai viaggiando e…con quali passeggeri stai dividendo il viaggio, e tra questi sia chiaro ci metto anche coloro che, in teoria dovrebbero essere di supporto all’autista mentre invece si divertono a togliere la benzina. Tra costoro, e non solo, ci sono anche quelli che si sono opposti a quella operazione di cui si parla e che il Presidente Boeri ha appena accennato, con il rischio della condanna da Santa Inquisizione. Abbiamo perfino personaggi che si lamentano di non arrivare a fine mese con i miseri denari che percepisce. Miseri per lui grande ricchezza per altri!! Già, il problema è tutto nella piccola frase, “Diritti acquisiti” sotto questo ombrello ricadono i famosi, e mai tanto vituperati vitalizi, ai parlamentari, le famose pensioni d’oro dei grandi boiardi di Stato, alcuni di loro addirittura con più assegni, visto che più incarichi hanno ricoperto e più enti pensionistici, altra anomalia iatlica, hanno avuto il dovere di conteggiare le competenze. Abbiamo poi quella che, non ufficiale ma corrente, è la mala abitudine di concedere lo scatto, quindi l’aumento di stipendio in prossimità se non addirittura un giorno prima della messa in riposo. Un esempio per tutti, se il Presidente della Corte suprema ha un mandato di sette anni, perchè dopo pochi mesi si deve provvedere alla elezione del nuovo in quanto il vecchio va in pensione? Rispondetevi da soli !

Leave a reply

WordPress Appliance - Powered by TurnKey Linux