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le opinioni: L’ultima copertina di Charlie Hebdo è opportuna?

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Abbiamo chiesto ai nostri bloggers di esprimere una opinione riguardo all’ultima copertina di Charlie Hebdo pubblicata in seguito alla strage del 7 Gennaio. Ecco i loro pensieri. E i vostri?

 

 

Blue

 

Bella copertina. C’è tutto. Il turbante, la galabya, il perdono, lo slogan e le lacrime. Manca solo il muso di coccodrillo.

Al di là della metafora, per essere più espliciti, mi pare giunto il momento di chiedere al mondo islamico una collocazione etico-politica. Molti anni fa, in un terribile periodo di sangue per il nostro paese, andava di moda un motto: “né con lo Stato né con le BR”. Alcuni di noi ricordano su quanta complice simpatia i terroristi delle BR potessero contare in certa sinistra. Senza quelle collateralità il fenomeno che tanti danni arrecò proprio a quelle classi sociali che pretendeva di difendere e rappresentare si sarebbe esaurito in poco tempo. Ecco, noi chiediamo al mondo musulmano di scegliere da che parte stare. Per non fare poi, quando è troppo tardi, i coccodrilli.


 

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Bruno Fantozzi

 

Se fossi nato in una famiglia ebrea vivrei da ebreo, se in India buddista o indù o sikh, se in Cina confucianista, se indiano d’America adorerei Manitou, in Africa sarei fedele a qualche idolo della foresta.  Se la mia fosse stata una scuola nazista non avrei altro ideale che dominare il mondo con scritto sulla cintura “Gott mit uns”, se in Giappone sarei stato un kamikaze a volare su uno Zero verso una nave americana.  Se fossi cresciuto in una scuola islamica integralista sarei felice di farmi esplodere in un supermercato.
Nessuno è responsabile del luogo della terra dove è nato e di come è stato educato.  Solo se ha la fortuna di comprendere che esistono altri mondi potrà cambiare i suoi atteggiamenti e comprendere che esistono i diritti degli altri.
Sono nato in Europa, ho avuto una cultura europea che mi ha dato la fortuna di saper differenziare la politica dalla religione. Ho capito che l’idea di Dio è necessaria all’uomo per riempire il vuoto delle domande alle quali non sa rispondere: il segreto del macrocosmo, i confini dell’Universo, o del microcosmo, come riempire cioè lo spazio tra la più piccola particella dell’atomo ed il nulla dello zero.  C’è la stessa idea di Dio nella Trinità, in Allah, nei Veda, nel Talmud, nella Bibbia, in tutte le scritture che parlano di Dio, se le si vogliono leggere per il valore di simbolo metaforico dell’esistenza.  Chi ha la fortuna della Fede vi trova la verità, la risposta alle domande che non hanno soluzione. E chi non ha questa fortuna, se vuole, vi può leggere almeno una guida per i propri comportamenti onesti verso gli altri.
Quando l’uomo capirà di doversi riferire a Dio, con qualunque nome gli si rivolga, come all’ideale costruttore dell’Universo?


 

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Canadair

 

La copertina scelta per il primo numero di Charlie Hebdo dell’era post-attacco, di proposito fa prevalere l’illustrazione sul testo, proponendo ai lettori un messaggio che antepone l’aspetto artistico a quello letterario. Una riaffermazione, questa, di come l’arte è stata – e rimane – strumento superiore di propagazione di idee e di messaggi sociali , quindi sommamente politico, nel senso di derivante dalla “polis”, comunità organizzata su principi di democrazia e supporto reciproco.
L’immagine disegnata da Luz è tipica del suo stile rapido e asciutto, lo stesso col quale ha prodotto in passato molte pagine di satira per la sua rivista. Quello che rende speciale questa copertina è la scelta di un soggetto ritenuto offensivo da molte parti del mondo islamico (dove la raffigurazione del Maometto è tabù), unito a un messaggio di pace e fratellanza. Un lavoro che, come affermato dal critico d’arte  Jonathan Jones, è un prodotto artistico teso a riaffermare il valore sacro e fondamentale della vita e, allo stesso tempo, una sublime dichiarazione di libertà e di rigetto di ogni intimidazione e di ogni barbaro ricatto che intenda ridurre i contenuti dell’arte.


 

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DareioS

 

Per una migliore comprensione si rendono necessarie alcune considerazioni d’esordio: Il Cristo, il figlio di Dio per i Cristiani, si è fatto uomo acquisendo l’umanità e con essa la sofferenza e il dolore. Dunque non è disdicevole per i cristiani e, non costituisce diminuzione o offesa alla divinità rappresentare Dio in lacrime come qualunque uomo immerso nella condizione di sofferenza e di dolore. Le lacrime di Dio sono il segno della piena condivisione del dolore dell’uomo. Ora, Maometto è un semplice profeta per quanto prossimo a Dio non può essere a lui assimilato. L’immagine di Maometto piangente e, la sua partecipazione – immedesimazione al dolore per la morte dei redattori di Charlie, restituiscono al profeta l’umanità, rendendolo uomo fra gli uomini. Per la prima volta il profeta guerriero, mostra la propria “compassione” che significa “soffrire insieme”. Nella gravità del male inflitto da uomini ad altri uomini, sorprendentemente non viene minacciata la vendetta, ma si apre la via del perdono, proprio per interrompere la spirale di violenza e morte. ” Tutto è perdonato”, lo afferma Maometto in lacrime, lo afferma Charlie, lo affermano tutte le vittime dell’ingiusta violenza. Dunque non ci saranno pretesti o motivi per nuova violenza e nuovo terrore. Il perdono è la più grave e la più insopportabile delle pene che possa essere inflitta ai colpevoli dei gravissimi fatti di sangue, poiché essendo atto gratuito, non permetterà ai colpevoli di espiare la loro pena e, dunque, senza espiazione per loro non ci sarà redenzione e saranno destinati a vivere per sempre sotto il peso umiliante del loro grande peccato.


 

 

Franz

 

Ho letto per la prima volta un numero di ‘Charlie Hebdo’ nei primi anni settanta. Partecipavo ad un ‘campo Emmaus’ in Francia e tra la carta raccolta da inviare al macero trovai un numero della rivista. Confesso che trovai alcune delle vignette molto grevi, soprattutto quelle a sfondo sessuale, ma notai anche la forza dirompente di molte altre e il raffinato umorismo di tante altre. Ho seguito la rivista saltuariamente fino agli anni ottanta. In seguito, per oltre un ventennio l’ho seguita abbastanza regolarmente in quanto veniva distribuita anche nella cittá in cui vivo e la lettura confermava sempre la mia prima impressione. Alla luce di quanto detto colloco quindi la copertina in una nuova categoria: l’ironia triste, e dico che è molto bella. Ma dubito che coloro a cui è indirizzata (fanatici in genere) possano veramente capirla.


 

 

Genesis

 

La vignetta di spirito. Ho tremato nell’attesa di vedere la copertina di Charlie Hebdo raffigurante magari nuovamente il disprezzo di una religione, ma fortunatamente, di certo, ho il preciso dito pollice ben alzato.

Spiego il perché… Molti hanno assegnato un nome, il nome del più grande profeta islamico, a quella figura giustamente piangente cui si è dato il perdono: Maometto. Questo forse perché quegli assassini hanno urlata la grandezza di quell’Allah profetizzato, mentre compivano il loro gesto bastardo. A me piace vedere in quell’uomo col turbante un musulmano, un uomo comune, l’arabo della porta accanto, forsanche un terrorista tornato indietro sui suoi passi. Leggo in quel disegno una spiritualità assoluta, quella del Perdono, quella del Gesù in cui io credo de “amatevi gli uni e gli altri come io vi ho amato”, quella di Allah misericordioso (ricordo che nel Corano Allah ha novantanove nomi, tutti legati a un sostantivo benevolo, non come il dio della Bibbia…), quella del Dio padre, quella del padre che perdona il figlio che torna a se, implorante. Ho letto in quel disegno lo sgomento della comunità legata al cristianesimo di Paolo, della comunità giudaico-cristiana, quella del Dio Spietatamente giusto, quella del Cristo, cioè il “nuovo re David sanguinario” combattente per la costruzione del Tempio d’Israele: l’occidente ha insegnato questo! Ho immaginato la sbandata di chi si ritiene ateo, cioè non credente, che rende la violenza a giustificazione di una religione. Sì, ho assaporato tutto questo: sarà che sono abituato a notare sempre tutto anche ciò che non si vede. Forse, sono troppo legato a una fede che mi porta a vedere il buono e, spesso, mai il cattivo…legato a un principio di convivenza che trasmette la protezione della libertà di chiunque, finché questa non leda la libertà degli altri…


 

 

Gennaro Olivieri

 

Questa volta la vignetta non è aggressiva; anzi, potremmo definirla tenera e commovente. Eppure, secondo le massime autorità islamiche (l’università del Cairo, quindi un’ autorità non solo religiosa, ma anche accademica) la copertina del nuovo numero di Charlie Hebdo è comunque irrispettosa, offensiva e foriera di ulteriori reazioni anche violente nel mondo musulmano.
Questa settimana, Charlie Hebdo venderà 5 milioni di copie (e sarebbero anche di più, se le rotative potessero tenere il passo delle richieste) in mezzo mondo. Quindi non è solo la redazione di Charlie Hebdo che insiste, è il mondo libero che, facendo il gesto pacifico di acquistare quel giornale, vuole mandare un segnale chiaro: non siamo disposti a scendere a patti con religioni o ideologie arcaiche, oscurantiste, antidemocratiche, violente. Ma sembra che anche le parti meno oltranziste dell’Islam non vogliano cogliere questo segnale, e preferiscano restare rinchiuse, assieme a due miliardi di fedeli, nella perenne emarginazione da un mondo civile di cui probabilmente sottovalutano la determinazione.


 

 

Jane

 

Quando un’amica mi ha chiesto se il numero di Charlie Hebdo fosse disponibile in Italia ho provato un senso di fastidio. E non so perché mi è venuto in mente quando, molti anni dopo il 78, qualcuno, sulla morte di Moro, ha detto: nulla vale la vita di un uomo, lo Stato sbagliò a non trattare. Negli anni 70 ci pareva in Italia che il prezzo della guerra al terrorismo lo si dovesse pagare tutti e pesantemente e così è stato ma quanto accadde in che misura fu determinato da una cieca e fuorviata idea di bene supremo della nazione ? Quante vite avremmo potuto salvare se lo stato non avesse subito i diktat fallimentari dei suoi malsani servizi segreti? Altri tempi si dirà, ma allora tutti ci affidavamo ai governanti perché, appunto, terrorizzati. E dunque è vero: uccidere destabilizza. Gli animi, il sentire comune, il modo di vivere in un paese. Ma se l’obiettivo è quello, chi sta dall’altra parte deve essere stabile, fermo e risoluto nel credere che ciò che va assolutamente garantita non è una libertà purché sia, ma è la vita. Uno stato non ha valore più grande che difendere la vita della propria e dell’altra gente. Ma ora si grida che in Francia son morti da “eroi” per il bene supremo della libertà di satira. Immagino sia importante. Ma so che non morirei per difendere il diritto di fumettisti a pubblicare oggetti o parole che mettono a repentaglio la vita mia e di altri. E non ho acquistato Charlie Hebdo.


 

 

Kokab

 

Non so francamente cosa pensare della nuova copertina di Charlie Hebdo, e fatico ad esprimere un parere su una scelta che è stata fatta da persone che hanno sopportato una tragedia immane e subito una pressione fortissima, umana, politica, ideale e mediatica; registro che sul piano delle stile rappresenta una novità, è lontana dalla provocazione esplicita, dallo sberleffo graffiante, dall’irrisione provocatoria caratteristica del giornale, e forse per questo si presta a diverse chiavi di lettura, alcune delle quali molto lontane dalla tradizione della testata.
Immagino che fare una copertina dopo la strage del 7 gennaio fosse impossibile, e forse anche temerario, ma a me istintivamente non piace, non mi comunica particolari emozioni, ma solo una leggera perplessità, e alla fine mi pare inadeguata all’enormità del fatto e del momento, che rappresenta in modo plastico e grezzo, più di altri episodi del decennio passato, l’essenza dello scontro di civiltà.
Con Charlie Hebdo è stato colpito uno dei simboli dell’occidente, la libertà di stampa, forse la cosa che meglio e più profondamente definisce il valore dell’individuo rispetto alla stato, e il colpo è stato inferto da dei fanatici che hanno sposato una visione del mondo primitiva e teocratica, che non tollera l’idea di società aperta e inclusiva, capace di comprendere e contenere le differenze, alla quale hanno risposto con le pallottole perché non sono capaci di accettare il concetto di libertà individuale.
Charlie Hebdo era fino a ieri una cosa troppo piccola per stare in un ruolo così grande, e forse non c’è copertina che possa esprimere e riassumere questa condizione, perché bisognerebbe esprimere e riassumere la desolazione di questa parte di mondo.


 

 

Luistella

 

Cercando di immedesimarmi nei disegnatori di Charlie Hebdo, in particolare in Renald Luzier, credo che non solo sarei in grado di scrivere, ma forse neppure di connettere. Oppure no.

Vedendo per la prima volta la copertina con cui sarebbe uscito il giornale il 14 , l ‘avevo interpretata in modo errato. Credevo fosse così: due lacrimucce di Maometto e la strage è “perdonata”.

Quando mi sono resa conto dell’enorme errore di valutazione del profondo significato, della vignetta , scaturito tra le lacrime e un riso liberatorio, degli autori, mi sono pentita della superficialità della mia prima valutazione. Sono d’accordo sulla scelta di Charlie Hebdo di avere pubblicato questa vignetta, in apertura al primo numero, dopo la strage. Se Maometto piange e dice “io perdono le offese che mi hanno fatto” (intendendo con ciò “io non vi avevo autorizzato a fare questa catastrofe), voi non avreste dovuto fare ciò che avete fatto, soprattutto in mio nome”. E’ come dire, “piantatela,l’orrore di questo gesto, fa piangere anche me !”


 

 

M.Ludi

 

Pare che la celebre frase “non condivido ciò che dici, ma darei la vita perchè tu possa dirlo”, non sia mai stata detta da Voltaire e sia solo frutto di errori di trascrizione e generose aggiunte di estimatori e commentatori, dopo la sua morte.
E’ indubbio, però, che tale frase abbia una forte, emotiva, presa su chi si definisce democratico; il fatto è che, all’atto pratico, ognuno finisce, poi per mettere dei paletti laddove l’espressione altrui, cozza con i personali interessi.
Credo che la domanda sia: deve esistere un limite oggettivo alla libertà di espressione (di cui la satira è un aspetto)? Secondo me no, anche se il confine è labile; e la copertina idealmente listata a lutto con la quale Charlie Hebdo si ripresenta al mondo dopo i tristi accadimenti di Parigi è assolutamente legittima, anzi, azzeccatissima.

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8 comments

  1. Osita V 27 gennaio, 2015 at 17:35

    io ,pur essendo atea,non mi sento di essere Charlie perché non approvo l’irrisione della religione di chicchessia ,e qui mi trovo d’accordo col Papa.Non ho capito questo bisogno di fare della satira sul credo religioso e ,del resto,mi sembra che i giornalisti superstiti abbiano compreso ad un certo punto che stavano per precipitare nel baratro di una sfida con la morte

  2. forzanapoli 16 gennaio, 2015 at 20:55

    Era il 6/1/1941 quando il Presidente degli USA ,Delano Roosevelt,tenne il discorso delle quattro libertà fondamentali ,quattro libertà che dovrebbero essere la guida per tutti i popoli al di la di ogni religione o credo politico :
    La libertà di parola.
    La libertà di credo.
    La libertà dal bisogno.
    La libertà dalla paura.
    Il resto è tutto fanatismo.

  3. Osita V 16 gennaio, 2015 at 17:08

    in effetti non si capisce se quel TOUT EST PARDONNE’ proviene dal desiderio di Maometto di porre fine all’odio “reciproco” o è un “volemose bene”che i giornalisti uccisi vorrebbero si realizzasse nonostante il sangue versato e quindi un invito ad accettarsi reciprocamente
    Per quello che mi riguarda,nonostante non sia una buona cristiana, esprimo il desiderio ,che poi ha espresso anche papa Francesco,di rispettare tutte le religioni e non irriderle nemmeno in nome della libertà di opinione

  4. dinamite bla 16 gennaio, 2015 at 17:06

    sinceramente? non voglio neppure entrare nel tema della libertà di stampa e di espressione tanto dovrebbero essere un “diritto acquisito” e sottinteso, ma mi chiedo: ma come… secoli dopo voltaire ci stiamo ponendo la questione se “sia opportuno” affrontare, peraltro in questo caso in modo tanto geniale quanto garbato, il risentimento di chi crede che la legge che un qualsiasi dio ha dettato (in sogno, su una montagna, sotto i fumi dell’alcool, della mescalina o di vapori sulfurei o in altri tanto esilaranti quanto improb(/v)abili modi) a chicchessia possa impunemente superare le regole non dico della ragione ma solanco del diritto positivo? il diritto regola la questione in modo banale, chiunque si senta offeso sporga querela.
    eviti di fare come il porteño perchè quegli è protetto dall’immunità (anche) diplomatica, gli altri no, le cui imbarazzanti esternazioni, peraltro ben poco in linea con quanto si argomenta abbia detto il suo datore di lavoro (uno dei tre almeno), non possono che richiamare il mottetto di un’altro personaggio di fantasia, salvor hardin.

  5. nemo 16 gennaio, 2015 at 15:53

    Concordo con quanto scrive Jane, e, come detto lo faccio da convinto non credente che, paradossalmente, riprende le parole del Papa. Aggiungo che, al di là delle nostre interpretazioni per gli islamici la semplice raffigurazione del loro , cosiddetto, profeta è da condannare.

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