Ci piace parlare di idee, soprattutto quelle nuove. C’è una progressione che si verifica quando si sente descritta una nuova idea – si estrinseca nel cervello, cerchiamo di immaginare dove quell’idea ci potrebbe portare. Chi trarrà beneficio da questa nuova idea? Chi ne soffrirà? Varrà il costo? È “legale“; è moralmente difendibile? E, più ancora, è una buona idea?

In questa serie, tratta dal libro affascinante con lo stesso nome: Questa idea deve morire: teorie scientifiche – e non – che bloccano il progresso  edito da John Brockman e apparso sul sito Edge.com. seguiremo la progressione in senso inverso.

Piuttosto che chiedere se una nuova idea è buona, ci chiederemo se invece sarebbe meglio che alcune delle idee a cui ci aggrappiamo da tempo siano da “uccidere”, seppellire, confutare.

 

La prima che affronteremo sarà

La vita è sacra

Dialogo tra gli autori di Freakonomics Radio,
il giornalista ed autore Stephen J. Dubner e l’economista Steven D. Levitt
(Traduzione Redazione Modus)

La vita è sacra

 

 

Dubner: Così Levitt, avverti che le persone, in generale, ma soprattutto di tipo accademico, persone d’elite mettono troppa enfasi sulla ricerca di nuove idee, piuttosto che, forse, sai, uccidere quelle vecchie?

LEVITT: A dir la verità a questa … non ho mai pensato in questi termini, se la gente propende o meno verso questa enfasi su idee nuove e si concentri poco su quelle vecchie.

Dubner: Questo è Steve Levitt, il mio amico e co-autore. Lui è un economista presso l’Università di Chicago.

LEVITT: Mi piace l’idea di uccidere cattive idee, perché se c’è una cosa che so nella mia vita, è che le idee che ho acquisito molto tempo fa mi si attaccano e spesso si dimentica se hanno, in effetti, buone fonti o se siano addirittura reali. Vivi e convivi con loro, finiscono per comporre buona parte dei tuoi assunti e delle tue predisposizioni valoriali. Hanno un senso per noi, come “verità” ormai acquisite. In modo particolare il peggior tipo di vecchie idee sono quelle intuitive. Quelle che si adattano alla nostra visione del mondo, e quindi, se non hai qualcosa di veramente forte per sfidarle, ti affidi a loro per sempre.

Dubner: Mi dai un esempio?

LEVITT: Quando penso a idee che ostacolano il progresso, ne ho una strana. È probabilmente la più… una delle idee più impopolari di cui io e te abbiamo mai parlato. Penso che un idea davvero sbagliata, che è dannosa per la società, è l’idea che la vita è sacra. So che adesso tu e tutti gli altri probabilmente state pensando, “Cosa c’è di storto con quest’uomo ?” Ma tu ascoltami un attimo, va bene?

Dubner: Sì.

LEVITT: Chiaramente la mia vita per me è … beh… ha un valore quasi infinito. Sappiamo che la gente si batterà come dei matti e farà di tutto per rimanere in vita. Ma il problema è che, come società, abbiamo davvero preso questa idea troppo a cuore. E così, qualsiasi cosa si possa pensar di fare, come cercare di limitare l’assistenza sanitaria o l’accesso in fin di vita a vari tipi di interventi o tentativi medicali, a noi sembra terribile, va bene? E anche altre cose che la gente farebbe volontariamente, come il vendere i propri organi anzitempo, tipo vendere un rene, il che potrebbe con qualche maggiore probabilità abbrieviare la vita a chi lo fa, per avere in cambio un guadagno economico, sono idee che la gente odia. Ed è vero sia negli Stati Uniti che in Europa, senza ombra di dubbio, che c’è una visione che la vita è un diritto e che anche la protezione della vita sia un diritto. Ed ecco perché credo che sia una cattiva idea.

Quando si guarda il progresso che abbiamo fatto nella società, tanto dei progressi costruiti nel corso degli ultimi 100 anni è stato nel mantenere in vita le persone. Voglio dire, è incredibile – attraverso la medicina e antibiotici e altre cose – siamo riusciti ad aumentare l’aspettativa di vita. Quindi è una zona, si tratta di una dimensione, in cui abbiamo un sacco di potere. Siamo bravi a farlo, ma il problema con questa idea che sia preziosa fino all’ultima vita e che ogni vita debba essere salvata, essenzialmente a tutti i costi, è che il tipo di innovazioni che promuove prima e realizza poi finiscono per avere costi enormi, ben precisi in termini di PIL. Quindi il problema è che in questo momento i costi sanitari sono fuori controllo. Quasi il 20% del nostro PIL (in USA, N.d.R.) viene speso per l’assistenza sanitaria. Ma gran parte di questa non è efficace. E non è efficace perché teniamo all’idea che tutti hanno bisogno di essere mantenuti in vita “a qualsiasi costo”. E così, facciamo cose incredibilmente costose, e incoraggiamo l’innovazione da parte delle imprese farmaceutiche, e dei produttori di dispositivi medici, che trovano le soluzioni “ad ogni costo”, anche se, alla fine – se pensate alla salute proprio come qualsiasi altro bene, o ad un essere vivente come qualsiasi altro bene, la salute la puoi comprare e vendere e ha un prezzo. Se non si hanno abbastanza soldi, non si può rimanere in vita per sempre – si dovrebbe organizzare il mercato in una maniera molto diversa. E le persone farebbero scelte diverse. E il tipo di innovazione che sarebbe sviluppata sarebbe presumibilmente molto più efficace, perché sarebbero sviluppati i tipi di soluzioni che la gente e noi pagheremmo di tasca propria, a differenza delle soluzioni in cui possiamo solo pensare, “… bene, il governo e l’assistenza medica andranno comunque a pagare per questo intervento, quindi non importa se una chemioterapia allunga una vita di sole tre settimane e costa oltre i quattrocentomila, in ogni caso la offiriremo alla gente.” Questo incoraggia solo l’innovazione di tipo sbagliato.

Attenzione, io amo la mia vita! Mi piace più di tutto, e per quante risorse io possa avere, se sono di fronte alla morte, io sarò probabilmente disposto a spendere tutti quei soldi per cercare di mantenermi in vita. Ma, mio caro Dubner, per quanto tu mi sia simpatico, la tua di vita non mi piace altrettanto infinitamente quanto la mia, è comprensibile sentire le cose così?
Probabilmente non drenerei ogni centesimo dei miei risparmi per prolungare la tua vita di sei mesi.

Dubner: Per sei mesi? Diciamo un anno. Diciamo che sto morendo, e a partir da oggi, so che andrò a morire tra un anno, ma ho potuto ottenere due anni con gli interventi giusti che saranno molto costosi. Quanta parte del tuo patrimonio netto spenderesti, Levitt?

LEVITT: Ora hai intenzione di trascorrere l’anno a scrivere un grande libro con me?  O che cosa hai intenzione di fare, goderti la vita, giocare a golf?

Dubner: Oh, mi par di cogliere un po’ di interesse personale qui.

LEVITT: A parte l’interesse personale, sarei motivato unicamente dal mio profondo amore per te? Potrei spendere… potrei spendere cinque o dieci per cento della mia ricchezza per mantenerti in vita per un anno.

Dubner: (risata scioccata) Non è mica tanto. È veramente poco.

LEVITT: È molto per me. Non è affatto poco.

Dubner: Oh mio Dio, è meno dell’IVA.

LEVITT: E allora ipotizziamolo per un totale sconosciuto? Quale parte della tua ricchezza, se qualcuno ti dicesse che tu sei l’unica persona che può salvare questa persona, quale quota della tua ricchezza daresti ad un totale e perfetto sconosciuto per dargli un anno in più di vita? Quasi nulla, giusto?

Dubner: Direi quasi niente, sì.

LEVITT: Già, perché ci sono troppe persone che ci sono totalmente sconosciute da salvare. E il problema è che il modo in cui abbiamo organizzato la società è che a nessuno di noi interessa veramente molto di chiunque altro, ma credo che l’idea è che se non ci importa di nessun’altro, allora sappiamo che nessuno si preoccupa di noi, e quindi alla società tocca approvare leggi che dicono che il governo, la società, l’assistenza sanitaria ci devono curare.
Dobbiamo essere salvati. Ma penso che sia davvero il modo sbagliato di pensare al problema da un punto di vista economico. Senti, non sto dicendo che il mercato è l’unica cosa che funziona o che sia la cosa più meravigliosa, ma lo abbiamo accettato come il contesto in cui viviamo le nostre vite.
E credo che i mercati si dovranno imporre sempre più man mano che l’assistenza sanitaria arriverà ad essere sempre più costosa e l’approccio intrapreso ad oggi si dimostrerà sempre meno fattibile, a mio avviso per fare progressi sarà centrale una diversa organizzazione dell’assistenza sanitaria e del processo decisionale riguardo alla vita .

Dubner: Capisco. Sono ancora un po’ colpito dal fatto che andresti a spendere solo il 5% del tuo patrimonio netto per allungare la mia vita. D’altra parte, è solo un anno.

LEVITT: Aspetta, che cosa hai intenzione di fare per me? Se fossi io quello in fin di vita?

Dubner: Beh, stessa domanda? Un anno in più? Guarda, ora non mi costa nulla dire, quindi espormi e dico, il 90% (risate). Però, sarei davvero  disposto a farlo quando si arriva al dunque?

LEVITT: Bello scherzo.

Dubner: Ma ecco la cosa … la questione circa la tua disponibilità del cinque per cento, ipotizziamo che hai perso il 5% del patrimonio netto durante la notte, il che è possibile – potrebbe essere stato un brutto giorno nel mercato azionario e alll’ippodromo… insomma se perderesti il 5% del patrimonio netto, a malapena lo noteresti. Posso illdermi che non andrebbe ad influenzare la tua vita quotidiana? Se invece perdessi me durante la notte, almeno ci sarebbe… mi piacerebbe pensare… ci sarebbe almeno la tua consapevolezza che qualcosa di serio è accaduto. Così…

LEVITT: Lo capirei da tutto il tempo improvvisamente libero in più che avrei. Realizzerei costantemente che te ne sei andato.

Dubner: (Ride).

Dubner: Allora forse in realtà, può essere che abbiamo la freccia che va nella direzione sbagliata (risate). Forse saresti oltremodo disposto a pagare perché io sia fatto fuori (risate).

La vita è sacra

SCI 181215-00-110  Introduzione alla serie “Questa idea deve morire”

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4 comments

  1. Genesis 21 dicembre, 2015 at 06:48

    Poche paradossali parole, in merito a questo articolo, contraddistinte dal miglior cinismo che elabora il mio cervello.
    Della fauna mondiale, l’uomo è tra i maggiori inquilini, a parte gli insetti, i ratti ed i rettili.
    Siamo sicuri che Madre Terra sia abbastanza vasta per ospitare oltre settemiliardi di bipedi maleducati, menefreghisti ed invasivi?
    L’intelligenza che ci contraddistingue rispetto alla fauna mondiale, spesso, è ignorante nei confronti dei nostri simili che, tra qualche decennio, abiteranno le nostre case, le nostre ville, i nostri castelli di carte appoggiati alla coltre di rifiuti che ogni giorno, come per una gara – “ne faccio più io, né fai più tu…” – riversiamo nelle viscere di chi ci ha cresciuto, coccolato, ucciso o generato.
    Ci stiamo accanendo sulle nostre vite, pensando solamente a noi stessi: pezzi di carne in putrefazione incollati ad ossa che ormai non servono più a nulla se non a farti avere un mal di schiena curabile con sette otto infiltrazioni e dieci sedute fisioterapiche.
    Forse è meglio cominciare a capire che la morte altro non è che un continuo della vita…forse non sarà la tua…ma sicuramente migliore sarà quella degli altri…

  2. Kokab 20 dicembre, 2015 at 23:53

    ci sono molti modi per dissacrare la pretesa sacralità della vita, che in realtà è quasi sempre stata nei fatti un bene disponibile e di facile consumo, in pace come in guerra, ma quello scelto da levitt e dubner mi pare fra i più intriganti, perchè tocca uno degli aspetti più nuovi del problema, che è quello del prolungamento della morte, e non della vita, reso possibile dal progresso della medicina e della scienza in senso lato.
    imparando a curare quasi tutto abbiamo allungato la vita media dell’uomo in modo spettacolare in poche generazioni, ma abbiamo anche disimparato a vivere con la morte, con l’idea della sua naturalità e della sua necessità, ed abbiamo conseguentemente imparato a sfuggirla anche quando ci ha già abbracciato, in uno strano gioco a nascondino dal quale usciamo sempre ed inevitabilmente sconfitti.
    perchè? lo vogliamo davvero? serve a qualcosa? il rapporto costi/benefici è sensato?
    sia chiaro, non penso tanto al costo economico di certe terapie, perchè non penso sia in generale sbagliato prolungare la vita, tutt’altro, penso al costo etico di una società che esorcizza la morte fino al paradosso di fartela assaggiare quando sei ancora in vita, in nome di una sacralità che non è quasi mai esistita e che improvvisamente, nel senso comune, diventa debordante.
    quante sono le vite che vengono artificiosamente prolungante, a volte al di sotto dei più comuni standard di dignità, a dispetto della volontà degli interessati? e quante sono quelle che magari terminano perchè un medico pietoso, nel silenzio della propria coscienza, evita un accanimento irragionevole? perchè la vita non è quasi da nessuna parte un bene nella piena disponibilità di chi ne è il legittimo proprietario? chi mai ha il diritto di decidere della sacralità di una vita diversa dalla sua?
    naturalmente ognuno avrà le sue risposte, la mia è che l’idea aastratta della sacralità della vita sarebbe da rottamare nella culla, che è esattamente la sua attuale condizione.

  3. Berto Al 19 dicembre, 2015 at 17:19

    il mondo si evolve ma ciascuno di noi resta invariabilmente attaccato al suo vissuto in virtù di convinzioni che, con il tempo, spesso divengono incrollabili: alla fine ciascuno di noi si trova completamente fuori contesto, insieme alle proprie idee; sottolineato questo, che ne dite di pensare a qualche alternativa all’omicidio? Sapete, finiamo per passarci tutti (noi e le nostre idee)…….

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