Come si passa dal secessionismo ad una idea nazionale di destra?

«Nella mia carta dei valori i principi guida dell’autonomia, del federalismo, del rispetto delle identità, delle diversità e delle culture locali ci sono, assolutamente. Ma è chiaro che in questo momento l’emergenza è nazionale e le principali emergenze sono immigrazione e disoccupazione, che fanno rima e sono direttamente collegate. Più immigrazione vuol dire più disoccupazione e meno sicurezza sociale. In questa carta dei valori la politica estera avrà un’importanza notevole. Per la prima volta in Italia gli anti-euro superano i favorevoli all’euro e questo è un merito che ci prendiamo».

(Matteo Salvini dall’intervista a “Il Tempo” del 10 ottobre).

 

Salvini, dopo aver stretto alleanza a livello europeo con il Front National della Le Pen e gli estremisti dell’UKIP di Farage, sente l’aria di esasperazione e di rivolta salire dalle periferie degradate delle metropoli del Centro e Sud Italia e rompe gli indugi: è già decisa la creazione di un partito gemello (dovrebbe chiamarsi “Lega dei Popoli”) che si presenterà alla prossime regionali in Campania e Sicilia, e alle eventuali elezioni politiche anticipate.
Salvini sembra intenzionato ad accaparrarsi la probabilmente cospicua uscita di voti da Forza Italia: intuisce che la parte più reazionaria dell’elettorato berlusconiano è delusa dalla politica di non-opposizione conseguente al Patto del Nazareno, e vuole caratterizzare la Lega come forza antagonista ed estremista diffusa in tutta Italia. Già consolidata è l’alleanza con i neonazisti di Casa Pound, che appoggiarono e probabilmente furono determinanti per l’elezione del leghista Borghezio nella circoscrizione Centro alle ultime elezioni europee. Sulla rampa di decollo è anche l’accordo elettorale con i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, a loro volta scottati dal mancato raggiungimento del quorum alle Europee per un soffio; probabile è anche quella con la Destra di Storace. Oltre a queste forze, marginali e con scarse probabilità di ottenere seggi se restano divise, pare che alcuni personaggi politici di destra di un certo spicco locale (dal deputato romano Moffa alla pugliese Poli Bortone), ma soprattutto molti politici di seconda fascia (consiglieri circoscrizionali di Roma) siano pronti ad abbracciare il nuovo progetto fascio-leghista.
Intanto Mario Borghezio è calato su Roma e batte finchè è caldo il ferro delle periferie in rivolta contro campi Rom e centri d’accoglienza. Domani terrà due manifestazioni, a Fidene e nell’ormai tristemente famoso quartiere di Tor Sapienza, e non ha paura di usare termini come “marcia su Roma”: «Perlustreremo i campi nomadi uno per uno. Nemmeno il sindaco di Roma, Ignazio Marino, sa quanti e dove sono. L’idea di una marcia su Roma è veramente bellissima. Io poi la marcia su Roma mi è consanguinea, ce l’ho nel sangue, evoca bene. Bisognerà fare una marcia su Roma, ci sta. Ma io credo che ci sarà la marcia dei romani verso la Lega, perché se Salvini va a Roma, bisognerà mettere le transenne”. E aggiunge: “Su Tor Sapienza il punto è uno solo. Non devono più mandare gli immigrati nelle periferie di Roma, è una decisione assurda. Questo buonismo di merda ha nauseato i cittadini romani».

 

Dall’intervista a Radio 24 ripresa dal Fatto Quotidiano in

“Tor Sapienza, Borghezio: “Marceremo su Roma e perlustreremo campi rom”

Altre fonti:

Il Tempo

Blitz Quotidiano

Next Quotidiano

Roma Fan Page

 

Aggiornamento del 18/11/14, ore 19:50

In seguito a segnalazione di Riesenfelder, alleghiamo il video menzionato, fonte Capa Press.
(Il passaggio su Borghezio comincia al 5° minuto)

 

Europe : Ascenseur pour les fachos part 1

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5 comments

  1. forzanapoli 20 novembre, 2014 at 17:57

    Il ruolo dei vari Borghezio ,Salvini e di tutti i vari demagoghi che cercano il consenso di quelli che si sentono abbandonati o emarginati dalla società è sempre stato presente in tutti i periodi storici. Basta ricordare le rivolte della plebe romana, la rivolta napoletana capeggiata da Tommaso Aniello detto Masaniello, e per non andare troppo lontano la rivolta in Calabria al grido ” boia chi molla ” e agli ultimi rigurgiti della cosiddetta rivolta dei forconi.
    Questo però, non toglie che quasi tutti i politici di qualsiasi colore politico che si sono susseguiti al governo del paese dalla fine della seconda guerra mondiale ,hanno solo pensato a dare spazio alle colate di cemento , prima per la ricostruzione post guerra, poi con la scusa di dare una casa a tutti e poi per pura speculazione degli amici degli amici. Tutto questo creando quartieri a se stanti senza troppi collegamenti con la cinta urbana e relegando in questi ultimi la parte più popolana della popolazione cittadina . Sembra strano ma i più poveri o quelli che si sentono emarginati sono sempre stati quelli più sensibili alle sirene della destra più rozza e populista.
    Ciò non toglie che la maggiore responsabilità di questo stato di fatto è dovuta ad una politica miope nei confronti di questi quartieri considerati come quartieri dormitorio e quindi non dotabili di quelle condizioni di arredo urbano che possano migliorare la ricettività e il modo di vivere dei residenti.
    Fin quando la politica non prende in carico la riqualificazione dei quartieri periferici questi rimarranno sempre un serbatoio dove i vari populisti troveranno seguaci sempre più numerosi.

  2. Kokab 19 novembre, 2014 at 10:15

    se i poveri e i marginali della società fossero tutti di sinistra, la storia del mondo sarebbe stata diversa; in realtà sono da sempre uno dei principali serbatoi di consenso delle destre populiste, e se anche non ci avevamo pensato, evidentemente non siamo stati abbastanza attenti, non deve sorprendere che salvini riesca ad inventarsi una lega extrapadana che va a pescare voti nel riflusso del berlusconismo in crisi. salta sempre fuori qualche tribuno populista che si pone alla testa degli arrabbiati che vivono nelle periferie degradate, per guidarli all’assalto dei primi nemici che trovano, di norma quelli più vicini e un po’ più garantiti di loro, o anche meno garantiti se si tratta di stranieri: oggi ci tocca un tribuno in mutande verdi, che fortunatamente si deve spartire il consenso con un’agguerrita concorrenza di pregiudicati, e pur con tutta la prudenza del mondo, sarà apportuno non sottovalutarlo, perchè è troppo simile ad alcune destre xenofobe e reazionarie che godono di ampio consenso in europa per essere preso sottogamba.

  3. nemo 18 novembre, 2014 at 19:38

    Un poco di modestia ci vorrebbe, cosa ne sa lui di quello che ci ha nauseato ? Allora veniamo alla lista, ci nausea la incapacità, di tutti coloro che ne hanno avuta la possibiltà di portare a soluzione i problemi che ci attanagliano da anni. La città è sporca, le periferie sono l’esempio, o meglio il manifesto del degrado, tutte!! Siamo soffacati dalle auto e dalla incapacità di risolvere il problema del parcheggio, la polizia urbana è introvabile, la sicurezza è una chimera, vedere, quando capita, un pattuglia di polizia o di carabinieri è un fatto eccezionale, quando dovrebbe essere la normalità. Visitai Londra anni or sono e mi resi conto della differenza tra la nostra città e quella. Strade disastrate, marciapiedi nelle stesse condizioni, quando non sono invasi da auto e moto in pargheggio. Sia chiaro ad altrettante chiare lettere, la responsabiltà non è del Sindaco attuale, che da parte sua ci ha messo qualcosa, ma di tutti, ripeto tutti quelli che lo hanno preceduto. Sarebbe preferibile, per assurdo, tornare allo Stato Pontificio, per avere, o meglio sperare, in un parziale miglioramento delle cose. La ricerca della soluzione è passata dalla sinistra alla destra , nessuno ha avuto successo, gli uni dilaniati da divisioni, di vario e variopinto colore, gli altri invece attenti alla occupazione per gli amici delle poltrone! Caro Signore, lei non ha la minima intenzione di risolvere i problemi di Roma e, sopratutto, a lei dei Romani non gliene frega niente, la frase immagino le piaccia. Lei ora rimesta nel letame, lecito, ma non ci faccia passare questa sua come scatto di civico orgoglio, quello lo abbiamo perduto quando perfino un insulso personaggio divenne Sindaco di questa città, mi riferisco al Signor, Carraro, eletto coram populi dall’altro signore che rispondeva al nome di Bettino. Ebbene le dico che fino ad ora io rimpiango un Sindaco soltanto, si chiamava Petroselli, dopo di lui lo squallore ed il grigiore hanno imperato sovrani. Non ci serve un nuovo Nerone, di cui lei è immagine se non altro dal punto di vista fisico, ma un nuovo Sisto V che le ricordo fu denominato il Papa tosto, dopo che fingendosi moribondo mise questa città sottosopra! Con tanti saluti !!

  4. riesenfelder 18 novembre, 2014 at 19:32

    Per aiutare a comprendere che Borghezio non è un caso di folclore, faccio copia-incolla di una articolo del 18/06/2009 trovato su http://ripresa.forumcommunity.net

    Mario Borghezio: “Il regionalismo è solo una copertura. Noi siamo sempre i fascisti di un tempo”

    Una video inchiesta francese smaschera il leader europeo del Carroccio

    Non è stato abbastanza scaltro, questa volta, Mario Borghezio. Ospite del movimento francese Nissa Rebela (ovvero di quel Philippe Vardon che la giustizia d’Oltralpe ha già riconosciuto colpevole non solo di islamofobia ma, anche, di ricostituzione di partito fascista) non s’è accorto di come la telecamera che lo riprendeva durante il suo intervento inneggiante al solito “Padroni a casa nostra” abbia continuato a seguirlo anche successivamente, quando, allontanatosi dalla sala ed appartatosi con alcuni esponenti della destra identitaria nizzarda, s’è messo, sottovoce, a suggerire agli amici francesi la strategia da seguire al fine di poter uscire dall’isolamento politico.

    Queste le sue parole:
    “Occorre insistere molto sul lato regionalista del movimento. E’ un buon modo per non essere considerati immediatamente fascisti nostalgici, bensì come una nuova forza regionalista, cattolica, eccetera eccetera… ma, dietro tutto ciò, siamo sempre gli stessi”.

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