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Non si muove foglia, che la legge non voglia

Non si muova foglia, che la legge non voglia.

Azzardare un’ipotesi di come potrebbe andare a finire se, come sembra probabile, andremo a votare entro la fine dell’anno con una legge elettorale dal forte stampo proporzionale, credo che non porterebbe a significative quotazioni nel campo dei bookmakers; l’unica vera incertezza deriva ormai solamente da quella che sarà la soglia di accesso alle due camere. Per il resto il copione è già scritto: chiunque riesca ad ottenere la maggioranza non riuscirà a formare un governo senza fare prima una coalizione con una qualche forza politica (tra le tre che attualmente godono il favore dei sondaggi) con la quale non avrà condiviso gran parte del programma elettorale condiviso, al contrario, con i propri elettori.                                      Non si muova foglia, che la legge non voglia.

Vero è che ormai disattendere i programmi è diventata una consuetudine radicata, ma non credo che questo sia ciò che gli elettori ormai da anni chiedono e che puntualmente non ottengono. Alla fine il risultato più probabile vede il Partito Democratico in coalizione con una parte del Centro Destra ancora allineato e coperto dietro l’immarcescibile Berlusconi, con pochissimi punti in comune e forse solo una sola direzione da seguire: quella che dall’Europa e dall’euro non si torna indietro. L’opposizione verrà capitanata probabilmente dal M5S, al quale non parrà il vero di evitare un’assunzione di maggiori responsabilità dopo i disastri compiuti in quasi tutti i comuni ove ha un sindaco, seguito dalla Lega di Salvini e da Fratelli d’Italia (sempre che questi ultimi non trovino convenienza ad entrare in un’alleanza che, più che eterogenea, definirei arlecchinesca, sia in riferimento alla composizione del vestito della famosa maschera, che alla inevitabile ilarità che potrebbe suggerire).Non si muova foglia, che la legge non voglia.

La sinistra, anche qualora riuscisse a superare la soglia di accesso, e non è scontato, sarà totalmente ininfluente, così come lo sarebbe stata in un’alleanza organica tanto invocata con un PD senza Renzi, condannati insieme, nei numeri, ad un’opposizione sterile; per il resto solo cespugli di comodo, come il neonato Movimento Animalista che mira esclusivamente a prendere voti da utilizzare al bisogno a sostegno dell’ex Cavaliere.Non si muova foglia, che la legge non voglia.

Se mi rifaccio agli slogan pre-referendari ed all’enfasi post-vittoria del No, questo è il senso di democrazia vaticinato dai pasdaran del proporzionale, e lo ha ribadito qualche giorno fa Salvatore Settis in una conferenza alla quale ho avuto il privilegio di assistere, dove una numerosa platea prevalentemente rappresentata dal mondo della scuola (del quale non faccio parte), ha giustamente applaudito ai molti passi nei quali il Professore ha sottolineato l’urgenza di ridare valore, specialmente in un Paese come l’Italia, alla cultura intesa come salvaguardia della conoscenza e corretta trasmissione di questa alle generazioni future, ed alla democrazia rappresentativa in quanto portatrice di tutti quei valori che si vuole salvaguardare (la cultura, evidentemente, tra i primi).Non si muova foglia, che la legge non voglia.

Strana coincidenza quella che mi ha consentito di ascoltare le parole di Settis e poterle confrontare con l’esito di una pronuncia del Tar del Lazio nella quale per difetti in parte di forma (la non cittadinanza italiana dei candidati), ed in parte di sostanza (le modalità di svolgimento delle prove selettive), sono stati rimossi dai propri incarichi cinque dei venti nuovi Direttori di strutture museali di grande importanza, perché ho potuto immediatamente confrontare la distanza abissale che esiste in Italia tra i buoni propositi e le modalità attraverso le quali realizzarli; questioni di forma e di sostanza, strettamente legate al concetto di diritto che porteranno alla rimozione immediata di cinque dirigenti altamente qualificati, i quali avevano mostrato una straordinaria capacità nel fare ciò che, sino ad oggi, nessun altro era riuscito a fare: far funzionare le rispettive strutture.Non si muova foglia, che la legge non voglia.

Gli effetti della sentenza probabilmente non si ridurranno a questo ed è possibile che altri direttori, come l’ottimo Eike Schmidt agli Uffizi, vengano accompagnati alla porta vanificando il loro lavoro e creando un ulteriore precedente dopo che luminari della Chirurgia e Ricercatori, rientrati in Italia con la prospettiva di portare idee innovative dai centri di eccellenza di tutto il mondo, sono stati poi rimossi per vizi di forma nel loro reclutamento.

 

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   Eike Schmidt agli Uffizi

 

Abbiamo la legislazione più complessa ed inestricabile che esista e per quanto è a mia conoscenza l’unico atto, plateale ed inutile, indice di una larvata volontà di semplificare l’impianto giuridico del Paese fu quello di Calderoli che bruciò nel cortile del Ministero una quantità di scatoloni vuoti, come simbolico inizio di un processo di razionalizzazione che poi non è mai avvenuto. Nel leggere i commenti di questi giorni sull’argomento, tutti volti a condannare l’operato del Ministro che ha fortemente voluto le nuove nomine, mi è venuto fatto di considerare che questa ferrea volontà di far sempre prevalere la forma sulla sostanza sia il modo per difendere se stessi dalla paura, una sorta di barriera che consenta, non cambiando niente, di aggrapparsi al residuo barlume di sicurezza che i cambiamenti odierni stanno spazzando via; anziché sfruttare la corrente e trarne vantaggio, noi ci opponiamo strenuamente a tutto, indistintamente, a prescindere, e se è logico che il Tar abbia cancellato una riforma viziata, del tutto illogico il fatto che il Paese, conscio che una delle nostre ricchezze più conclamate sia rappresentata dall’arte e dalla sua gestione, non abbia chiesto a gran voce la modifica della norma (evidentemente sbagliata) trincerandosi, al contrario, dietro di essa; e questo del tutto indipendentemente dal fatto che possa essere fatto più o meno facilmente.                                      Non si muova foglia, che la legge non voglia.

 

BLG 052817-00-662

 

Ecco che consumiamo le residue appendici di una legislatura che volge al tramonto con tre certezze, le solite nostre: che abbiamo fatto l’ennesima brutta figura davanti al mondo intero, che saremo sempre meno credibili nel chiamare le eccellenze nel nostro Paese, e che anche la prossima legislatura continuerà ad offrirci il desolante quadro di un Paese che vuole sostanzialmente lasciare tutti i problemi irrisolti.        Non si muova foglia, che la legge non voglia.

 

Non si muova foglia, che la legge non voglia.

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