attualità

M’e(u)ro sbagliato?

 

Ormai da mesi ci domandiamo se conviene o no restare nell’euro; è vero che la polemica è alimentata prevalentemente da quei partiti e movimenti che fanno del messaggio facile e di pronta assimilazione la propria propaganda, ma anche gli economisti e, comunque, quelli che dovrebbero sapere, non è che ci hanno chiarito tutti i dubbi al riguardo.

Di fatto assistiamo allo scontro di incrollabili convinzioni le quali, nel contendersi il nostro giudizio, finiscono solo per cercare di portare acqua ai rispettivi mulini politici. Io che non faccio politica (perlomeno non nel senso comunemente usato), proverò a dire la mia.    M’e(u)ro sbagliato?

 

La sensazione nella quale molti vivono è quella che, peggio di così le cose non potrebbero andare, quindi, tanto vale tentare e andarsene per la nostra strada; altri parlano della moneta come di una variabile dipendente solamente dal luogo in cui si trova la tipografia che stampa o peggio, dal nome che ad essa viene, di volta in volta, dato. La maggior parte pensa che il valore di una moneta dipenda esclusivamente dalla volontà di chi questa moneta detiene (la famosa autonomia monetaria). Tutti, a me pare, dicono un sacco di scemenze.

 

La moneta, di per se, vale esattamente il valore del suo conio: carta, stampa, metallo, manodopera; basta. Ciò che fa realmente la differenza è il valore che le attribuiscono coloro i quali, non avendola, sono disposti ad accettarla come mezzo di pagamento in cambio di beni e servizi. Quindi, non è ciò che pensiamo noi dell’euro, ma ciò che ne pensano gli Stati Uniti, la Cina, la Russia e tutti quegli altri Paesi del mondo nei quali noi europei (poveri di materie prime), andiamo ad acquistare tutto ciò che ci serve per consumo e/o trasformazione, che è importante. Domandiamoci, quindi, cosa ne penserebbero della lira, della dracma, e della peseta?    M’e(u)ro sbagliato?

 

Si potrebbe obiettare dicendo che per decenni, svalutando la lira, abbiamo reso competitiva la nostra manifattura creando ricchezza; premesso che una parte dell’enorme debito pubblico accumulato è dovuto alla socializzazione delle perdite di un’economia altamente inefficiente (non c’è solo evasione e corruzione, nel conto), c’è qualcuno che pensa realmente che, d’ora in avanti, ci sarebbe consentito continuare su quella strada? Insormontabili barriere doganali fatte di dazi su dazi, sono bell’è che pronte a toglierci ogni speranza. Ci hanno accolto ben volentieri nell’euro per neutralizzare quest’arma, ma stiamo pur certi che troveranno altri modi ben più traumatici per impedirci di fare il nostro comodo.     M’e(u)ro sbagliato?
La libera circolazione di merci e servizi in un mondo globalizzato è una pia illusione per chi chiede correttezza agli altri e poi bara al gioco e noi questo abbiamo fatto per decenni, ma non ci sarà più consentito farlo.

 

La Grecia, come noi, ha ripetutamente barato, approfittando più che poteva dell’apparente distrazione europea, ma ora che le viene presentato il conto sembra avere, più nella maggioranza dei suoi cittadini che in buona parte dei suoi esponenti pubblici, quella ragionevolezza che sarebbe dovuta da parte di chi, in primis, ha sbagliato: la sua classe politica la quale, come del resto la nostra, ha barattato consenso politico con privilegi che adesso, ad uno ad uno, vengono tolti.      M’e(u)ro sbagliato?
Di austerità si muore, si sente dire da più parti, e c’è un fondo di verità in questo, del quale anche la Germania ed i suoi più intransigenti alleati, prima o poi dovranno rendersi conto; ma prima dovremo tangibilmente far capire che abbiamo compreso la lezione e che, d’ora in avanti, sapremo gestirci con maggiore attenzione e correttezza; c’è qualcosa, secondo voi, nell’Italia di oggi, che lasci intendere questa mutata ed incrollabile volontà?

 

Alla fine l’euro non reggerà senza quei Paesi, come il nostro, i quali, al momento, sembrano corpi estranei e di questo credo che i tedeschi per primi siano coscienti, ma sanno anche che analoga sorte toccherà all’Europa tutta se lo stile di gestione “della casa” diventerà quello lassivo che ci ha contraddistinti nei decenni. Facciamocene una ragione: per chiedere dobbiamo prima far capire che siamo disposti a cambiare: ne Tsipras, ne Renzi, al momento, sembrano indicare questa svolta, l’uno per dichiarata volontà e l’altro per scarsità di risultati.

Un accordo onorevole credo che sarà raggiunto; un accordo che consentirà (spero) ai rigidi nordisti di considerare con maggiore benevolenza le difficoltà dei dissipatori sudisti e dall’altro, imporrà ai secondi l’accettazione di regole più ferree nella gestione delle faccende di casa. Se non sarà così, comunque la si vorrà chiamare, la nostra prossima moneta sarà solo carta straccia e questo ci costringerà, comunque, ad accettare quei sacrifici che, adesso riteniamo inaccettabili, semplicemente perchè non avremo alternativa.       M’e(u)ro sbagliato?

 

Battiamoci per la prima soluzione, facciamolo convintamente e chiediamo all’Europa di uscire dall’impasse monetaristica – finanziaria nella quale non la Germania, ma proprio noi, l’abbiamo compressa svendendo a man basse la fiducia che avremmo dovuto ingenerare nei nostri partner europei e che questi, a condizioni date, in noi, non avranno mai.
In alternativa, novelli seguaci della decrescita felice, pensiamo seriamente a dedicarci al baratto.

 

 

Continua…

 

M’e(u)ro sbagliato?

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50 comments

  1. dinamite bla 2 luglio, 2015 at 22:06

    comunque, sia quel che sia, è divertente alquanto vedere il panico diffuso non solo nei mercati (lì son tirati apposta dagli squali 😉 ) quanto nei politici che tutti, franzosi, alemanni ed addirittura italioti, si affannano a pontificare che l’uscita della Grecia sarebbe di danno soprattutto per li achei (ecchè, ma di dove viene tutto questo altruismo ed interesse per gli altri dolori) e di minimo per i figli di Teti, dall’irrilevante Nazione Ellena.
    Che se tu li conti, ehmmm… avranno pure dei politicotti dilettanti, ma hanno tenuto e tengono in scacco un numero di politicantiprofessionisti pari a circa 50 a 1… in abitanti e circa 66 a 1 in peso economico; certamente hanno fatto balenare l’idea che la politica ( a prescindere dall’orientamento) non è detto debba essere sempre succube della finanza… la Grecia pesa più o meno come la Sicilia e la Calabria messi insieme… ma le due regioni d’Enotria hanno un deficit maggiore della terra di Esiodo, tuttavia non se le incula nessuno (manco Saviano, quello pensa solo alla Campania ed ai programmucci Faziosi), mentre della Grecia parlano e pensano tutti…
    forse che, guardano i ministrelli, Varu discetta sulla teoria dei giochi, che per chi ha vago sentore di logica e matematica è come parlare del Brasile di Pelè, Rivellino (erano due le elle) e Jaizirnho in campo calcistico… gli altri sono se va bene ragionieroni implicati in questioni di finanziamenti illeciti ( Schäuble), se va male agrimensori (Dijsselbloem)… fate vobis
    ovviamente noi meglio che non si parli, al massimo potremmo aspirare al colore o all’estetica… potremmo al massimo mandare qualche menestrello

  2. dinamite bla 2 luglio, 2015 at 22:06

    comunque, sia quel che sia, è divertente alquanto vedere il panico diffuso non solo nei mercati (lì son tirati apposta dagli squali 😉 ) quanto nei politici che tutti, franzosi, alemanni ed addirittura italioti, si affannano a pontificare che l’uscita della Grecia sarebbe di danno soprattutto per li achei (ecchè, ma di dove viene tutto questo altruismo ed interesse per gli altri dolori) e di minimo per i figli di Teti, dall’irrilevante Nazione Ellena.
    Che se tu li conti, ehmmm… avranno pure dei politicotti dilettanti, ma hanno tenuto e tengono in scacco un numero di politicantiprofessionisti pari a circa 50 a 1… in abitanti e circa 66 a 1 in peso economico; certamente hanno fatto balenare l’idea che la politica ( a prescindere dall’orientamento) non è detto debba essere sempre succube della finanza… la Grecia pesa più o meno come la Sicilia e la Calabria messi insieme… ma le due regioni d’Enotria hanno un deficit maggiore della terra di Esiodo, tuttavia non se le incula nessuno (manco Saviano, quello pensa solo alla Campania ed ai programmucci Faziosi), mentre della Grecia parlano e pensano tutti…
    forse che, guardano i ministrelli, Varu discetta sulla teoria dei giochi, che per chi ha vago sentore di logica e matematica è come parlare del Brasile di Pelè, Rivellino (erano due le elle) e Jaizirnho in campo calcistico… gli altri sono se va bene ragionieroni implicati in questioni di finanziamenti illeciti ( Schäuble), se va male agrimensori (Dijsselbloem)… fate vobis
    ovviamente noi meglio che non si parli, al massimo potremmo aspirare al colore o all’estetica… potremmo al massimo mandare qualche menestrello

  3. M.Ludi 1 luglio, 2015 at 10:37

    Con tutta la buona volontà e conscio di avere ben pochi sostenitori (anche tra coloro che ne dovrebbero sapere più di me), faccio veramente fatica a comprendere questo imputare all’euro ed all’Europa i problemi che oggi attraversiamo.
    Nel 1992 quando il trattato di Maastricht stabilì il percorso che avrebbe portato all’unificazione della moneta, sapevamo cosa questo avrebbe inevitabilmente comportato: maggior facilitazione nelle importazioni, maggiori difficoltà nelle esportazioni e possibilità di finanziarci a tassi molto bassi: tutte queste cose sono puntualmente avvenute.
    Il problema è che abbiamo avuto ben dieci anni per fare tutte quelle riforme (sia lo Stato che i privati) e tutti quegli investimenti che avrebbero dovuto portare a massimizzare i vantaggi e minimizzare gli svantaggi; che cosa è stato fatto? Diamoci una risposta sincera e ammettiamo che abbiamo trascorso il tempo in altre faccende affaccendati (tipo i problemi giudiziari dell’uomo che non finirò mai di maledire) mentre altri, più coscientemente, hanno approfittato della situazione.
    Ora siamo qui a piangere sulla crudeltà di chi i nostri conti non li vuole proprio pagare e diamo la colpa ad una integrazione monca, che sicuramente non è stato il massimo obiettivo possibile, ma che di colpe, secondo me, ne ha ben poche.
    Più opportunamente, l’integrazione europea avrebbe dovuto percorrere altre strade, ma se fossimo stati noi nella Germania e nell’Olanda, avremmo visto di buon occhio il fatto di buttare tutto in un calderone e poi si vedrà? Ci hanno imposto dei percorsi, delle regole, che abbiamo accettato e che sapevamo anche bene fossero necessarie perchè l’obiettivo comune fosse raggiunto e cosa abbiamo fatto? Abbiamo interamente dissipato le opportunità ed ora ce la prendiamo con la Germania. No cari miei; tutto questo non è onesto.

    • Kokab 1 luglio, 2015 at 12:56

      sottoscrivo, ma è quello che avevi già detto, e personalmente non ho stabilito alcun nesso gra le nostre responsabilità (immense) e quelle della germania, qualitativamnte del tutto diverse; proprio perchè quello che hai scritto è ineccepibile, ho provato a spostare il discorso su un punto che anche tu evidenzi, e cioè che l’integrazione avrebbe dovuto percorrere altre strade, chiunque fosse stato al posto della germania e dell’olanda, perchè è quello il ruolo e la poszione dalla quale si esercita la leadership, adeguata o inadeguata che sia.
      e una leadership che non è riuscita a tradurre la moneta unica in un abbozzo di unità politica è una leadership inadeguata; quel che penso e che temo, è che l’europa domani non ci sarà affatto, non solo per i nostri conti che pure pesano, ma perchè nessuno sembra capace di costruirla; proprio nella vicenda greca mi sembra di poter leggere questa dinamica, perchè paradossalmente alla grecia sono stati dati solo dei soldi, pure troppi, ma non una politica per ricostruire l’economia, come è stato fatto ad esempio con la germania est.
      a questo penso quando parlo di cessione di quote di sovranità, che è una cosa dalla quale,fra l’altro, a guadagnarci di più sarebbe proprio la germania.

      • M.Ludi 1 luglio, 2015 at 13:28

        tu dai colpa all’assenza di leadership, io a carenza di nostri comportamenti virtuosi; il risultato alla fine sembra non cambiare di molto, ma dubito che si vedrà la costruzione della casa prima che ci siano i presupporti di cui ho parlato

    • Gennaro Olivieri 1 luglio, 2015 at 13:51

      Caro Ludi, immagino che l’accusa di disonestà che lanci alla fine del tuo commento sia rivolta più all’Italia che alla Grecia. Non riesco a vedere dove stia la nostra disonestà, anzi, nell’ultimo quarto di secolo la nostra politica economica e il nostro comportamento verso la UE e gli Stati forti d’Europa mi pare sia stato contrassegnato da subalternità, arrendevolezza, servilismo, dabbenaggine. Cominciando dall’assurdo tasso di conversione lira/euro, abbiamo rinunciato a ogni possibilità di fare concorrenza alle esportazioni tedeche, e ormai così sarà per l’eternità. In ogni settore strategico dell’industria e dell’agricoltura (acciaio, cemento, chimica, latte e via autoevirandoci) abbiamo sempre accettato supinamente i diktat di un’Unione che ha sempre difeso gli interessi economici nazionali di volta in volta di Germania, Francia e Olanda, e mai, ribadisco MAI, agito a minima protezione delle aziende e dell’economia italiane. Nel frattempo, abbiamo sempre continuato ad onorare i nostri debiti, a qualsiasi interesse. Quindi, di cosa mai dobbiamo scusarci? E’ dall’inizio dell’era Euro che l’Italia non cresce più, e non sarebbe cresciuta nemmeno in assenza della crisi tutt’ora in corso. Ed è la nostra stagnazione che ha permesso in gran parte la crescita altrui. BCE, Germania e compagni dovrebbero farci un monumento, altro che mandarci letterine con la lista dei compitini da fare.

      • M.Ludi 1 luglio, 2015 at 14:00

        No, no, mi riferisco anche alla Grecia che ha fatto lo stesso percorso nostro (a oggi sono più di venti anni) sprecando ogni occasione per rafforzare l’economia ma facendosi ammaliare (come noi) dai robusti regali scambiati con il consenso elettorale. Permettimi di obiettare sul cambio lira euro: non abbiamo accettato assolutamente niente (i margini di manovra di Prodi furono esigui) ed il processo è stato lungo (SME); ho sentito spesso parlare in tal senso ma nessuno che abbia mai spiegato quando mai siamo stati costretti a fare qualcosa. Tra l’altro, se vai a vedere le serie storiche dei cambi Lira/Marco, ti renderai conto come questo sia solo un falso problema creato ad arte. Piuttosto ci sarebbe da dire, e molto, sul mancato controllo dei prezzi in fase di passaggio all’euro.

          • M.Ludi 1 luglio, 2015 at 17:18

            Hai sorvolato sulla mia risposta ma hai toccato (e mal te ne incolga 🙂 ) un tasto assai dolente. Quando accettammo di abbandonare la lira per confluire nell’euro, c’era già un suo precursore (l’Ecu) che veniva utilizzato solo come moneta divisionale che aveva un suo cambiuo ufficiale; nel momento in cui fummo autorizzati a rientrare nello SME (Sistema Monetario Europeo) ci vincolammo a ridurre gradualmente nel tempo i nostri margini discrezionali di svalutazione competitiva accettando un percorso all’interno di un imbuto man mano più stretto nel quale alla fine, le uniche oscillazioni consentite erano quelle determinate dall’incontro della domanda e dell’offerta. Se vai a guardare le serie storiche del rapporto di cambio Marco/Lire, esso si è mosso per molto tempo nell’intorno delle 900 – 1000 lire e poichè 1 euro = 2 marchi, vedrai facilmente che non avremmo potuto fare altro se non cercare di strappare, alla fine, lo 0,0…, cosa che Prodi, in effetti fece. Alcuni anni or sono Berlusconi (che, insisto, ritengo la fonte di buona parte dei nostri mali odierni) disse in televisione che non avrebbe accettato rapporto di conversione superiore a 1.500 Lire per 1 euro; nessuno in studio obiettò: io trasalii sulla poltrona perchè una cazzata simile non era possibile che fosse stata detta da un Presidente del Consiglio, eppure c’è ancora chi parla in questi termini. Probabilmente volle, così, minimizzare le sue enormi responsabilità nel non aver effettuato quei controllo che erano dovuti quando venne definitivamente introdotta la moneta. No Gennaro, non è l’euro l’origine dei nostri problemi e me ne infischio se Stiglitz & Co. dicono il contrario; la maggior parte degli economisti, nella realtà sono buoni solo a predire il passato.

          • Gennaro Olivieri 1 luglio, 2015 at 18:34

            Nel mio commento infatti non sostenevo tanto che l’euro sia la fonte dei nostri problemi, ma che nessuno può dare all’Italia lezioni di correttezza, serietà e soprattutto di adesione allo spirito dell’Unione Europea fino alla dabbenaggine. Invece ci tocca sempre prendere legnate, non solo verbali, da tutti, pure da quei nuovi Stati che non riescono ancora a balbettare nemmeno l’ABC della democrazia.

    • Por Quemada 28 agosto, 2015 at 16:26

      Non voglio essere sgradevole, ma se sei conscio di avere pochi sostenitori credo che ti dovresti chiedere il motivo.
      La classe politica italiana ne ha fatte di tutti i colori, ma l’Euro è solo la moneta che ci hanno imposto i tedeschi in un’Europa che sembra una camicia di forza; dovremmo forse restare nell’Euro per fare un piacere a loro?

  4. M.Ludi 1 luglio, 2015 at 10:37

    Con tutta la buona volontà e conscio di avere ben pochi sostenitori (anche tra coloro che ne dovrebbero sapere più di me), faccio veramente fatica a comprendere questo imputare all’euro ed all’Europa i problemi che oggi attraversiamo.
    Nel 1992 quando il trattato di Maastricht stabilì il percorso che avrebbe portato all’unificazione della moneta, sapevamo cosa questo avrebbe inevitabilmente comportato: maggior facilitazione nelle importazioni, maggiori difficoltà nelle esportazioni e possibilità di finanziarci a tassi molto bassi: tutte queste cose sono puntualmente avvenute.
    Il problema è che abbiamo avuto ben dieci anni per fare tutte quelle riforme (sia lo Stato che i privati) e tutti quegli investimenti che avrebbero dovuto portare a massimizzare i vantaggi e minimizzare gli svantaggi; che cosa è stato fatto? Diamoci una risposta sincera e ammettiamo che abbiamo trascorso il tempo in altre faccende affaccendati (tipo i problemi giudiziari dell’uomo che non finirò mai di maledire) mentre altri, più coscientemente, hanno approfittato della situazione.
    Ora siamo qui a piangere sulla crudeltà di chi i nostri conti non li vuole proprio pagare e diamo la colpa ad una integrazione monca, che sicuramente non è stato il massimo obiettivo possibile, ma che di colpe, secondo me, ne ha ben poche.
    Più opportunamente, l’integrazione europea avrebbe dovuto percorrere altre strade, ma se fossimo stati noi nella Germania e nell’Olanda, avremmo visto di buon occhio il fatto di buttare tutto in un calderone e poi si vedrà? Ci hanno imposto dei percorsi, delle regole, che abbiamo accettato e che sapevamo anche bene fossero necessarie perchè l’obiettivo comune fosse raggiunto e cosa abbiamo fatto? Abbiamo interamente dissipato le opportunità ed ora ce la prendiamo con la Germania. No cari miei; tutto questo non è onesto.

    • Kokab 1 luglio, 2015 at 12:56

      sottoscrivo, ma è quello che avevi già detto, e personalmente non ho stabilito alcun nesso gra le nostre responsabilità (immense) e quelle della germania, qualitativamnte del tutto diverse; proprio perchè quello che hai scritto è ineccepibile, ho provato a spostare il discorso su un punto che anche tu evidenzi, e cioè che l’integrazione avrebbe dovuto percorrere altre strade, chiunque fosse stato al posto della germania e dell’olanda, perchè è quello il ruolo e la poszione dalla quale si esercita la leadership, adeguata o inadeguata che sia.
      e una leadership che non è riuscita a tradurre la moneta unica in un abbozzo di unità politica è una leadership inadeguata; quel che penso e che temo, è che l’europa domani non ci sarà affatto, non solo per i nostri conti che pure pesano, ma perchè nessuno sembra capace di costruirla; proprio nella vicenda greca mi sembra di poter leggere questa dinamica, perchè paradossalmente alla grecia sono stati dati solo dei soldi, pure troppi, ma non una politica per ricostruire l’economia, come è stato fatto ad esempio con la germania est.
      a questo penso quando parlo di cessione di quote di sovranità, che è una cosa dalla quale,fra l’altro, a guadagnarci di più sarebbe proprio la germania.

      • M.Ludi 1 luglio, 2015 at 13:28

        tu dai colpa all’assenza di leadership, io a carenza di nostri comportamenti virtuosi; il risultato alla fine sembra non cambiare di molto, ma dubito che si vedrà la costruzione della casa prima che ci siano i presupporti di cui ho parlato

    • Gennaro Olivieri 1 luglio, 2015 at 13:51

      Caro Ludi, immagino che l’accusa di disonestà che lanci alla fine del tuo commento sia rivolta più all’Italia che alla Grecia. Non riesco a vedere dove stia la nostra disonestà, anzi, nell’ultimo quarto di secolo la nostra politica economica e il nostro comportamento verso la UE e gli Stati forti d’Europa mi pare sia stato contrassegnato da subalternità, arrendevolezza, servilismo, dabbenaggine. Cominciando dall’assurdo tasso di conversione lira/euro, abbiamo rinunciato a ogni possibilità di fare concorrenza alle esportazioni tedeche, e ormai così sarà per l’eternità. In ogni settore strategico dell’industria e dell’agricoltura (acciaio, cemento, chimica, latte e via autoevirandoci) abbiamo sempre accettato supinamente i diktat di un’Unione che ha sempre difeso gli interessi economici nazionali di volta in volta di Germania, Francia e Olanda, e mai, ribadisco MAI, agito a minima protezione delle aziende e dell’economia italiane. Nel frattempo, abbiamo sempre continuato ad onorare i nostri debiti, a qualsiasi interesse. Quindi, di cosa mai dobbiamo scusarci? E’ dall’inizio dell’era Euro che l’Italia non cresce più, e non sarebbe cresciuta nemmeno in assenza della crisi tutt’ora in corso. Ed è la nostra stagnazione che ha permesso in gran parte la crescita altrui. BCE, Germania e compagni dovrebbero farci un monumento, altro che mandarci letterine con la lista dei compitini da fare.

      • M.Ludi 1 luglio, 2015 at 14:00

        No, no, mi riferisco anche alla Grecia che ha fatto lo stesso percorso nostro (a oggi sono più di venti anni) sprecando ogni occasione per rafforzare l’economia ma facendosi ammaliare (come noi) dai robusti regali scambiati con il consenso elettorale. Permettimi di obiettare sul cambio lira euro: non abbiamo accettato assolutamente niente (i margini di manovra di Prodi furono esigui) ed il processo è stato lungo (SME); ho sentito spesso parlare in tal senso ma nessuno che abbia mai spiegato quando mai siamo stati costretti a fare qualcosa. Tra l’altro, se vai a vedere le serie storiche dei cambi Lira/Marco, ti renderai conto come questo sia solo un falso problema creato ad arte. Piuttosto ci sarebbe da dire, e molto, sul mancato controllo dei prezzi in fase di passaggio all’euro.

          • M.Ludi 1 luglio, 2015 at 17:18

            Hai sorvolato sulla mia risposta ma hai toccato (e mal te ne incolga 🙂 ) un tasto assai dolente. Quando accettammo di abbandonare la lira per confluire nell’euro, c’era già un suo precursore (l’Ecu) che veniva utilizzato solo come moneta divisionale che aveva un suo cambiuo ufficiale; nel momento in cui fummo autorizzati a rientrare nello SME (Sistema Monetario Europeo) ci vincolammo a ridurre gradualmente nel tempo i nostri margini discrezionali di svalutazione competitiva accettando un percorso all’interno di un imbuto man mano più stretto nel quale alla fine, le uniche oscillazioni consentite erano quelle determinate dall’incontro della domanda e dell’offerta. Se vai a guardare le serie storiche del rapporto di cambio Marco/Lire, esso si è mosso per molto tempo nell’intorno delle 900 – 1000 lire e poichè 1 euro = 2 marchi, vedrai facilmente che non avremmo potuto fare altro se non cercare di strappare, alla fine, lo 0,0…, cosa che Prodi, in effetti fece. Alcuni anni or sono Berlusconi (che, insisto, ritengo la fonte di buona parte dei nostri mali odierni) disse in televisione che non avrebbe accettato rapporto di conversione superiore a 1.500 Lire per 1 euro; nessuno in studio obiettò: io trasalii sulla poltrona perchè una cazzata simile non era possibile che fosse stata detta da un Presidente del Consiglio, eppure c’è ancora chi parla in questi termini. Probabilmente volle, così, minimizzare le sue enormi responsabilità nel non aver effettuato quei controllo che erano dovuti quando venne definitivamente introdotta la moneta. No Gennaro, non è l’euro l’origine dei nostri problemi e me ne infischio se Stiglitz & Co. dicono il contrario; la maggior parte degli economisti, nella realtà sono buoni solo a predire il passato.

          • Gennaro Olivieri 1 luglio, 2015 at 18:34

            Nel mio commento infatti non sostenevo tanto che l’euro sia la fonte dei nostri problemi, ma che nessuno può dare all’Italia lezioni di correttezza, serietà e soprattutto di adesione allo spirito dell’Unione Europea fino alla dabbenaggine. Invece ci tocca sempre prendere legnate, non solo verbali, da tutti, pure da quei nuovi Stati che non riescono ancora a balbettare nemmeno l’ABC della democrazia.

    • Por Quemada 28 agosto, 2015 at 16:26

      Non voglio essere sgradevole, ma se sei conscio di avere pochi sostenitori credo che ti dovresti chiedere il motivo.
      La classe politica italiana ne ha fatte di tutti i colori, ma l’Euro è solo la moneta che ci hanno imposto i tedeschi in un’Europa che sembra una camicia di forza; dovremmo forse restare nell’Euro per fare un piacere a loro?

  5. Kokab 1 luglio, 2015 at 10:09

    articolo eccellente e del tutto convincente, anche troppo direi, per poter commentare bisogna cercare quello che non c’è, visto che è difficile aggiungere qualcosa a quello che c’è.
    mi adeguo e provo anch’io, sulla scorta di quelli che soni già intervenuti.
    a me sembra che a 13 anni dall’introduzione dell’euro, l’europa sia essenzialmente un’unica moneta, senza nessun altro tessuto unificante, e con molti elementi di divisione che vengono al pettini al presentarsi di ogni nuova criticità o emergenza , immigrazione docet: sballottata dalla crisi si è mossa col passo del gambero e oggi si ritrova molto vicina al punto di partenza, senza una chiara prospettiva del futuro, e ad onor del vero senza neppure una prospettiva confusa.
    i paesi che non hanno conosciuto i rigori dell’etica protestante, e che forse per le proprie debolezze erano particolarmente interessati alla nascita dell’unione per lucrarne i vantaggi, si sono avvitati su inefficienze strutturali che li hanno fatti diventare sostanzialmente dei pesi e dei pericolosi fattori di rischio, gli altri, la germania e le sue sorelle minori, compreso qualche fratellino, hanno invece sviluppato una leadership che è del tutto incentrata sull’interesse nazionale e slegata dall’idea di europa, ed il risultato è che a questa politica egemonica fondata su un marco che si chiama euro e che non riesce ad essere un elemento di coesione, si sommano le più svariate spinte alla frammentazione.
    credo che questo risultato sia stato prodotto da un grave deficit di visione politica, e oggi la situazione, pur nella sua estrema complessità, mi appare, forse sbaglio, di assoluta chiarezza:
    1) non c’è futuro fuori dall’euro;
    2) non c’è euro senza la germania;
    3) non c’è europa solo con l’euro e senza la cessione di una quota di sovranità politica da parte degli stati membri dell’unione, di tutti gli stati, germania compresa;
    4) non c’è alcuna visione di questo genere in germania;
    5) è molto più semplice far fare i compiti a casa alla grecia o all’italia di turno, che non piegare la germania ad una politica convintamente europeista, sottolineo il termine politica;
    6) man mano che sparisce la generazione dei politici che hanno fondato l’unione che oggi conosciamo, le leadership, ovviamente non solo quelle tedesche, appaiono sempre più inadeguate;
    7) non vedo un possibile futuro per l’unione europea;
    8) la germania e i suoi satelliti, nel mondo globalizzato e tarato su dimensioni continentali, saranno politicamente ed economicamente dei nani.
    9) l’europa sta andando a grandi passi verso il declino, l’occidente non so.
    10) A fronte di tutto questo la grecia, l’italia o la spagna sono solo l’aspetto di minor rilevanza del problema, con tutte le loro colpe e i loro difetti.

    • nemo 1 luglio, 2015 at 10:42

      Perfetto ! Perfetta l’aggiunta che fai al già perfetto post del nostro M.Ludi. permettimi un cenno storico, la moneta, come la conosciamo, nasce per una precisa ragione, avere a disposizione un mezzo, facile e condiviso, di pagamento delle merci e dei servizi. Questo aveva una sua prtica possibilità nella certezza del valore che era dato dal metallo con il quale si coniavano le monete stesse.oro, o in alternativa argento. Tralascio per necessità di spazio la ragione che detrminò la nascita della moneta cartacea. Seppure, anche per quest’ultima vi era l’obbligo del corripsondente valore in oro, che, rammentiamolo , fu eliminato dalla economia egemone del mondo gli USA.
      Oggi questo non c’è più , almeno formalmente. Stampare carta moneta, per coloro che nuotano nello stagno della ignoranza popolare, è il metodo più semplice per ovviare alle difficoltà che la crisi economica ci obbliga ad affrontare. Mancano i soldi per pensionati o asili nido o case popolari, o per la riparazione delle strade? Stampiamoli !! Per quella percentuale di cittadini , molto alta, che altro non vede che le proprie difficoltà giornaliere questa è la panacea , la cura del male. Ovviamente chi ha un minimo di consapevolezza, delle questioni economiche, sa che così non è. Kokab, individua una delle ragioni della debolezza europea,oltre a quella “geografica” e sociale. Questa viene dalla mancata costruzione, o meglio edificazione, di quella unità, anche politica, che dovrebbe presupporre una unione! Ho già fatto questa considerazione, cosa sarebbero, e quanto conterebbero in campo internazionale gli Usa se avessero una struttura come la UE ? Credo nulla ! Potrebbe la Fed operare, come opera, se avesse i limiti della Bce ?

  6. Kokab 1 luglio, 2015 at 10:09

    articolo eccellente e del tutto convincente, anche troppo direi, per poter commentare bisogna cercare quello che non c’è, visto che è difficile aggiungere qualcosa a quello che c’è.
    mi adeguo e provo anch’io, sulla scorta di quelli che soni già intervenuti.
    a me sembra che a 13 anni dall’introduzione dell’euro, l’europa sia essenzialmente un’unica moneta, senza nessun altro tessuto unificante, e con molti elementi di divisione che vengono al pettini al presentarsi di ogni nuova criticità o emergenza , immigrazione docet: sballottata dalla crisi si è mossa col passo del gambero e oggi si ritrova molto vicina al punto di partenza, senza una chiara prospettiva del futuro, e ad onor del vero senza neppure una prospettiva confusa.
    i paesi che non hanno conosciuto i rigori dell’etica protestante, e che forse per le proprie debolezze erano particolarmente interessati alla nascita dell’unione per lucrarne i vantaggi, si sono avvitati su inefficienze strutturali che li hanno fatti diventare sostanzialmente dei pesi e dei pericolosi fattori di rischio, gli altri, la germania e le sue sorelle minori, compreso qualche fratellino, hanno invece sviluppato una leadership che è del tutto incentrata sull’interesse nazionale e slegata dall’idea di europa, ed il risultato è che a questa politica egemonica fondata su un marco che si chiama euro e che non riesce ad essere un elemento di coesione, si sommano le più svariate spinte alla frammentazione.
    credo che questo risultato sia stato prodotto da un grave deficit di visione politica, e oggi la situazione, pur nella sua estrema complessità, mi appare, forse sbaglio, di assoluta chiarezza:
    1) non c’è futuro fuori dall’euro;
    2) non c’è euro senza la germania;
    3) non c’è europa solo con l’euro e senza la cessione di una quota di sovranità politica da parte degli stati membri dell’unione, di tutti gli stati, germania compresa;
    4) non c’è alcuna visione di questo genere in germania;
    5) è molto più semplice far fare i compiti a casa alla grecia o all’italia di turno, che non piegare la germania ad una politica convintamente europeista, sottolineo il termine politica;
    6) man mano che sparisce la generazione dei politici che hanno fondato l’unione che oggi conosciamo, le leadership, ovviamente non solo quelle tedesche, appaiono sempre più inadeguate;
    7) non vedo un possibile futuro per l’unione europea;
    8) la germania e i suoi satelliti, nel mondo globalizzato e tarato su dimensioni continentali, saranno politicamente ed economicamente dei nani.
    9) l’europa sta andando a grandi passi verso il declino, l’occidente non so.
    10) A fronte di tutto questo la grecia, l’italia o la spagna sono solo l’aspetto di minor rilevanza del problema, con tutte le loro colpe e i loro difetti.

    • nemo 1 luglio, 2015 at 10:42

      Perfetto ! Perfetta l’aggiunta che fai al già perfetto post del nostro M.Ludi. permettimi un cenno storico, la moneta, come la conosciamo, nasce per una precisa ragione, avere a disposizione un mezzo, facile e condiviso, di pagamento delle merci e dei servizi. Questo aveva una sua prtica possibilità nella certezza del valore che era dato dal metallo con il quale si coniavano le monete stesse.oro, o in alternativa argento. Tralascio per necessità di spazio la ragione che detrminò la nascita della moneta cartacea. Seppure, anche per quest’ultima vi era l’obbligo del corripsondente valore in oro, che, rammentiamolo , fu eliminato dalla economia egemone del mondo gli USA.
      Oggi questo non c’è più , almeno formalmente. Stampare carta moneta, per coloro che nuotano nello stagno della ignoranza popolare, è il metodo più semplice per ovviare alle difficoltà che la crisi economica ci obbliga ad affrontare. Mancano i soldi per pensionati o asili nido o case popolari, o per la riparazione delle strade? Stampiamoli !! Per quella percentuale di cittadini , molto alta, che altro non vede che le proprie difficoltà giornaliere questa è la panacea , la cura del male. Ovviamente chi ha un minimo di consapevolezza, delle questioni economiche, sa che così non è. Kokab, individua una delle ragioni della debolezza europea,oltre a quella “geografica” e sociale. Questa viene dalla mancata costruzione, o meglio edificazione, di quella unità, anche politica, che dovrebbe presupporre una unione! Ho già fatto questa considerazione, cosa sarebbero, e quanto conterebbero in campo internazionale gli Usa se avessero una struttura come la UE ? Credo nulla ! Potrebbe la Fed operare, come opera, se avesse i limiti della Bce ?

  7. Genesis 1 luglio, 2015 at 07:05

    Mi piace sollazzarmi con la mia fanta-storia, inventandomi di fatto un mondo tutto mio.
    La UE è nata scimmiottando l’unione americana, gli USA. Si è cercato di copiare un qualcosa, migliorando anche alcune lacune…ma sarà vero?
    Dopo la sanguinosa scissione delle colonie americane dall’Inghilterra del XVIII secolo, una seconda guerra di annessione di stati è avvenuta il secolo dopo. Un vincitore e un vinto. I nordisti vinsero sui sudisti (Cazzarola è sempre il nord che ci guadagna). Guerra, quindi, per espandere territori, annettere ricchezze e, va bene…, liberare dalla schiavitù un popolo deportato secoli prima, mantenendo soggiogati i popoli che effettivamente erano di casa.
    In Europa? Successe, ahimè, il secolo scorso allorquando le mire espansionistiche di un pazzo scatenato, causarono la seconda guerra mondiale. È risaputo che nel vecchio continente solamente durante gli imperi (presi con la forza) la storia e la cultura progredirono. Abbattuto il baffetto e lo scimmiotto pelato italiano, il mondo si salvò da un’egemonia militare, ma soprattutto economica, con la bandiera e la svastica.
    Ai nostri giorni sono stati uniti stati diversi sotto una bandiera blu e le stelline. Non c’è stata per questo una guerra…la guerra avviene dopo la stipula dei trattati…una guerra combattuta senza pallottole, ma non per questo meno violenta. Uno stato di punta con uno o due alleati: Germania a capo e altri al fianco.
    Quindi per la terza volta in un secolo la Germania risulta essere egemone sugli altri e sto domandandomi come abbia fatto…non ci sono miniere d’oro, diamanti, petrolio, uranio, gas in quelle terre.
    Cominciano a capitolare gli Stati dell’Unione, tanto fermento, ma una sola idea: l’unione non fa la forza, ma “l’unione si fa con la forza”…

    • Tigra 1 luglio, 2015 at 10:58

      Che l’unione si faccia con la forza è una teoria interessante e storicamente abbastanza fondata; non mi spingerei però fino alle estreme conseguenze del paragone, perchè fra le guerre militari e quelle economiche ci sono milioni di vite di differenza, e preferisco ancora la violenza del denaro rispetto a quella delle armi; che poi la prima forma di violenza possa sfociare nella seconda è possibile ma non inevitabile.
      Quanto alla tua domanda, presumo che i risultati che ottengono i tedeschi derivino dal fatto che si sentono in primo luogo cittadini di uno stato, e che atrribuiscano allo stato un valore superiore a quello che viene attribuito dagli altri popoli europei.
      Con fondato motivo.

      • Genesis 1 luglio, 2015 at 16:13

        Difatti Tigra, la mia è fanta-storia!
        Il mio è un discorso più sottile. Mamma Germania in un secolo di storia per tre volte risulta essere lo stato che riesce a prevaricare gli altri per via dell’esercito e per via economica. Tutto si è fatto pensando a mamma Germania, compresi gli “sconti” alle rifusioni dovute per la guerra: chi ha dato l’ok a questo sono USA e Francia…per cui…
        Gli altri stati sono succubi…e questo non va bene!

  8. Genesis 1 luglio, 2015 at 07:05

    Mi piace sollazzarmi con la mia fanta-storia, inventandomi di fatto un mondo tutto mio.
    La UE è nata scimmiottando l’unione americana, gli USA. Si è cercato di copiare un qualcosa, migliorando anche alcune lacune…ma sarà vero?
    Dopo la sanguinosa scissione delle colonie americane dall’Inghilterra del XVIII secolo, una seconda guerra di annessione di stati è avvenuta il secolo dopo. Un vincitore e un vinto. I nordisti vinsero sui sudisti (Cazzarola è sempre il nord che ci guadagna). Guerra, quindi, per espandere territori, annettere ricchezze e, va bene…, liberare dalla schiavitù un popolo deportato secoli prima, mantenendo soggiogati i popoli che effettivamente erano di casa.
    In Europa? Successe, ahimè, il secolo scorso allorquando le mire espansionistiche di un pazzo scatenato, causarono la seconda guerra mondiale. È risaputo che nel vecchio continente solamente durante gli imperi (presi con la forza) la storia e la cultura progredirono. Abbattuto il baffetto e lo scimmiotto pelato italiano, il mondo si salvò da un’egemonia militare, ma soprattutto economica, con la bandiera e la svastica.
    Ai nostri giorni sono stati uniti stati diversi sotto una bandiera blu e le stelline. Non c’è stata per questo una guerra…la guerra avviene dopo la stipula dei trattati…una guerra combattuta senza pallottole, ma non per questo meno violenta. Uno stato di punta con uno o due alleati: Germania a capo e altri al fianco.
    Quindi per la terza volta in un secolo la Germania risulta essere egemone sugli altri e sto domandandomi come abbia fatto…non ci sono miniere d’oro, diamanti, petrolio, uranio, gas in quelle terre.
    Cominciano a capitolare gli Stati dell’Unione, tanto fermento, ma una sola idea: l’unione non fa la forza, ma “l’unione si fa con la forza”…

    • Tigra 1 luglio, 2015 at 10:58

      Che l’unione si faccia con la forza è una teoria interessante e storicamente abbastanza fondata; non mi spingerei però fino alle estreme conseguenze del paragone, perchè fra le guerre militari e quelle economiche ci sono milioni di vite di differenza, e preferisco ancora la violenza del denaro rispetto a quella delle armi; che poi la prima forma di violenza possa sfociare nella seconda è possibile ma non inevitabile.
      Quanto alla tua domanda, presumo che i risultati che ottengono i tedeschi derivino dal fatto che si sentono in primo luogo cittadini di uno stato, e che atrribuiscano allo stato un valore superiore a quello che viene attribuito dagli altri popoli europei.
      Con fondato motivo.

      • Genesis 1 luglio, 2015 at 16:13

        Difatti Tigra, la mia è fanta-storia!
        Il mio è un discorso più sottile. Mamma Germania in un secolo di storia per tre volte risulta essere lo stato che riesce a prevaricare gli altri per via dell’esercito e per via economica. Tutto si è fatto pensando a mamma Germania, compresi gli “sconti” alle rifusioni dovute per la guerra: chi ha dato l’ok a questo sono USA e Francia…per cui…
        Gli altri stati sono succubi…e questo non va bene!

  9. dinamite bla 30 giugno, 2015 at 21:55

    leggo le interessanti ed ottimamente commentate argomentazione di tigra, genesis e gennaro (trua, do, an… fiiiii era da un sacco che la tenevo lì 😉 ) e concordo invero con tutti. ma aggiungerei all’ottimo articolo di ludi una considerazione… una unione non si fa solo per via economica… è fattore importantissimo, fondamentale, necessario ma NON sufficiente (anche perché oramai, siamo onesti, la finanza vale più ben più dell’economia, tant’è che l’europa ad oggi NON è salvata dalla trazione nordicoanterioreconomica alemannocentrata ma dal MEF partorito da mente finanziaria e sudista e dai sassoni avversata). l’economia DEVE essere governata dalla politica (con la finanza è più difficile) e questo a prescindere dalla forma di governo (vale anche in Cina 😉 ) ma soprattutto in caso di (teorica) democrazia. nella gestione europea a trazione alemanna&partners quel che manca è una reale guida politica… gli USA divennero tali quando differentissime visioni economiche furono aggiogate da uno dei massimi politici di sempre che si profila, non a caso, sulla minima moneta statunitense… il penny.

    • Kokab 30 giugno, 2015 at 23:59

      dovendo aggiogare l’europa a cannonate, cosa sulla quale potrei anche concordare, mi resta da capire se gli schiavisti stanno a nord o a sud (lo chiedo con sincera assenza di ironia), e soprattutto mi sfugge se il novello abramo, da raffigurare sul centesimo di euro, possa avere il profilo di angela (favorita non quotata), del giovane e rivoluzionrio alexis (con un centesimo di dracma si vince una fortuna), o del sottile e algido ossimoro incarnato jean claude (dio non voglia dare ulteriori prove di così rara perfidia).
      da qualunque parte guardi, l’europa di spinelli (non barbara) non la vedo.

  10. dinamite bla 30 giugno, 2015 at 21:55

    leggo le interessanti ed ottimamente commentate argomentazione di tigra, genesis e gennaro (trua, do, an… fiiiii era da un sacco che la tenevo lì 😉 ) e concordo invero con tutti. ma aggiungerei all’ottimo articolo di ludi una considerazione… una unione non si fa solo per via economica… è fattore importantissimo, fondamentale, necessario ma NON sufficiente (anche perché oramai, siamo onesti, la finanza vale più ben più dell’economia, tant’è che l’europa ad oggi NON è salvata dalla trazione nordicoanterioreconomica alemannocentrata ma dal MEF partorito da mente finanziaria e sudista e dai sassoni avversata). l’economia DEVE essere governata dalla politica (con la finanza è più difficile) e questo a prescindere dalla forma di governo (vale anche in Cina 😉 ) ma soprattutto in caso di (teorica) democrazia. nella gestione europea a trazione alemanna&partners quel che manca è una reale guida politica… gli USA divennero tali quando differentissime visioni economiche furono aggiogate da uno dei massimi politici di sempre che si profila, non a caso, sulla minima moneta statunitense… il penny.

    • Kokab 30 giugno, 2015 at 23:59

      dovendo aggiogare l’europa a cannonate, cosa sulla quale potrei anche concordare, mi resta da capire se gli schiavisti stanno a nord o a sud (lo chiedo con sincera assenza di ironia), e soprattutto mi sfugge se il novello abramo, da raffigurare sul centesimo di euro, possa avere il profilo di angela (favorita non quotata), del giovane e rivoluzionrio alexis (con un centesimo di dracma si vince una fortuna), o del sottile e algido ossimoro incarnato jean claude (dio non voglia dare ulteriori prove di così rara perfidia).
      da qualunque parte guardi, l’europa di spinelli (non barbara) non la vedo.

  11. Genesis 30 giugno, 2015 at 17:20

    Tra le aziende che rappresento nella mia regione, quattro sono tedesche, tra cui la più grande multinazionale di automazione industriale al mondo. Ho fatto una micro ricerca a tempo perso nel sito della camera di commercio italo-germanica.
    Ludi, il tuo discorso non fa una piega…lo condivido… e, sperando di non anticipare nulla del tuo “Continua…” posso far notare che:
    anno 2008 => aziende tedesche in Italia = 1003. In quest’anno le imprese italiane non erano ancora immerse nel baratro della crisi economica dovuta a …chissà chi…
    anno 2011 => aziende tedesche in Italia = 2076…cioè in tre anni lo scacchiere industriale teutonico si è sparso anche nello Stivale, tanto preso in giro in deutsch con il classico “spaghetti pizza e mandolino”…più che raddoppiandone il numero.
    Quindi, moneta per moneta, a chi vuoi che interessi che i vari stati europei (anche fondatori della psicolabile UE) si stabilizzino o ri-stabilizzino, creando di fatto terreno fertile per una crescita a doppia cifra? Di certo non Germania e Francia…si tende a mantenere in un limbo economico quei paesi, per potersene servire alla bisogna…

  12. Genesis 30 giugno, 2015 at 17:20

    Tra le aziende che rappresento nella mia regione, quattro sono tedesche, tra cui la più grande multinazionale di automazione industriale al mondo. Ho fatto una micro ricerca a tempo perso nel sito della camera di commercio italo-germanica.
    Ludi, il tuo discorso non fa una piega…lo condivido… e, sperando di non anticipare nulla del tuo “Continua…” posso far notare che:
    anno 2008 => aziende tedesche in Italia = 1003. In quest’anno le imprese italiane non erano ancora immerse nel baratro della crisi economica dovuta a …chissà chi…
    anno 2011 => aziende tedesche in Italia = 2076…cioè in tre anni lo scacchiere industriale teutonico si è sparso anche nello Stivale, tanto preso in giro in deutsch con il classico “spaghetti pizza e mandolino”…più che raddoppiandone il numero.
    Quindi, moneta per moneta, a chi vuoi che interessi che i vari stati europei (anche fondatori della psicolabile UE) si stabilizzino o ri-stabilizzino, creando di fatto terreno fertile per una crescita a doppia cifra? Di certo non Germania e Francia…si tende a mantenere in un limbo economico quei paesi, per potersene servire alla bisogna…

  13. Tigra 30 giugno, 2015 at 17:14

    Mi sorge spontanea una domanda, quanto spazio c’è in Europa per altri paesi sviluppati come la Germania, con una struttura industriale d’avanguardia, una grande capacità produttiva in buona parte destinata all’esportazione e un mercato interno fra i più robusti del mondo?
    Siamo sicuri che l’austerità non sia comunque coniugata ad una forma di decrescita dei paesi che hanno bilanci dissestati, sopratutto in una fase come quella attuale, che vede il dominio di potenze economiche di dimensione continentale, quale l’Europa non riesce ad essere perchè troppo finanziaria e troppo poco politica?
    Ovviamente ciò non significa, in nessun modo, che bisogna continuare a far debiti a spese altrui…

    • Gennaro Olivieri 30 giugno, 2015 at 17:47

      E’ chiaro che c’è spazio per una sola superpotenza (la grande Germania che va da Amsterdam ai Paesi Baltici): la decrescita che la Germania, di fatto, impone, ai Paesi poco virtuosi (sempre secondo il punto di vista tedesco), secondo me non è direttamente proporzionale alla solvibilità, che alla fine dovrebbe essere l’unica cosa che importa ai mercati, ma dipende in gran parte da altri pregiudizi che i tedeschi hanno verso i Paesi del Sud Europa e che non possono essere espressi ufficialmente. Tutto questo “non detto” ha contributo a determinare il fatto che la crisi greca si sia enormemente caricata di significati politici, che superano di gran lunga il peso del debito e della stessa economia ellenica.

  14. Tigra 30 giugno, 2015 at 17:14

    Mi sorge spontanea una domanda, quanto spazio c’è in Europa per altri paesi sviluppati come la Germania, con una struttura industriale d’avanguardia, una grande capacità produttiva in buona parte destinata all’esportazione e un mercato interno fra i più robusti del mondo?
    Siamo sicuri che l’austerità non sia comunque coniugata ad una forma di decrescita dei paesi che hanno bilanci dissestati, sopratutto in una fase come quella attuale, che vede il dominio di potenze economiche di dimensione continentale, quale l’Europa non riesce ad essere perchè troppo finanziaria e troppo poco politica?
    Ovviamente ciò non significa, in nessun modo, che bisogna continuare a far debiti a spese altrui…

    • Gennaro Olivieri 30 giugno, 2015 at 17:47

      E’ chiaro che c’è spazio per una sola superpotenza (la grande Germania che va da Amsterdam ai Paesi Baltici): la decrescita che la Germania, di fatto, impone, ai Paesi poco virtuosi (sempre secondo il punto di vista tedesco), secondo me non è direttamente proporzionale alla solvibilità, che alla fine dovrebbe essere l’unica cosa che importa ai mercati, ma dipende in gran parte da altri pregiudizi che i tedeschi hanno verso i Paesi del Sud Europa e che non possono essere espressi ufficialmente. Tutto questo “non detto” ha contributo a determinare il fatto che la crisi greca si sia enormemente caricata di significati politici, che superano di gran lunga il peso del debito e della stessa economia ellenica.

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