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Negare Brexit: confessioni di un appassionato che vuol rimanere

 

Negare Brexit

 

di Ian McEwan
(Traduzione Redazione Modus)

 

 

Nello stato attuale della politica di Brexit appartengo alla fazione più piccola, la più triste e più pessimista. Sono un negazionista. È passato quasi un anno, e continuo a scuotere la testa con incredulità – lo so, non è un atto politico utile. Non accetto questa decisione quasi mistica ed emotivamente carica del lasciare l’UE. Non lo faccio, non posso, non ci credo. Mi rifiuto.

 

La mia fazione vive nella sconfitta quotidiana. Come è accaduto in una matura democrazia parlamentare, questo rifiuto del buon senso e della buona governance? Come può essere che in un voto dispari poco più di un terzo dell’elettorato ha determinato il destino della nazione per il prossimo mezzo secolo? Che bugie così spudorate possano essere state raccontate per la causa di Brexit? Che un referendum consultivo abbia assunto uno status vincolante? Che i politici che avevano parlato così recentemente a favore dell’Unione europea occupano ora i ruoli più alti del paese e adesso arrivano persino a spingerci fuori? Che una banda composta da molti vecchi arrabbiati, collerici anche nella vittoria, stanno modellando il futuro del paese contro le inclinazioni della gioventù stessa della nazione? Che una manciata di miliardari abbia finanziato abbondantemente le campagne Brexit per i propri interessi economici? Com’è possibile che, nelle parole del coordinatore del Parlamento europeo per i negoziati Brexit, Guy Verhofstadt, una rissa all’interno del partito Tory sia andata così completamente fuori controllo? Che il paese, come un depresso adolescente autolesionista, prenda una lama di rasoio per raschiarsi un avambraccio, e ora contempla persino la propria gola?…

 

… Questa è una democrazia parlamentare. Il nostro parlamento, una volta così deciso nel rimanere, ci ha abbandonato. Il Labour resta inutilmente ambivalente. Troppi deputati Tory per il remain preferiscono il potere e la coesione del partito ai principi etici. I liberal-democratici sono stati risoluti, sì, ma la loro base è minima…

 

… Ma entro il 2019, nel caso di un accordo di rottura totale o di un accordo terribile, potremmo avere un elettorato scettico e un parlamento preoccupato per le proprie poltrone, e suscettibile alla pressione per un secondo referendum. Ignorate i Brexiters che ci dicono quotidianamente che “la gente ha parlato”. Questi sono gli stessi Brexiters che sembrano mortalmente impauriti dal lasciare che la gente si esprimi una volta in più. Un accordo negoziato deve essere portato prima davanti alla nazione per la sua considerazione. Se non ci si arriva, facciamo, invece di una rottura totale, un riabbraccio totale. Lasciate che la gente parli – di nuovo!

 

N.d.R. : Questa è una versione modificata di un discorso pronunciato a Central Hall, Westminster, il 12 maggio,2017.

 

 

Articolo di Ian McEwan subito dopo il referendum Brexit a Giugno 2016 – La Gran Bretagna è completamente cambiata, oppure questa estate è solo un brutto sogno

 

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