No podemos

Delusione tra gli spagnoli che speravano di svegliarsi stamattina con un Parlamento rinnovato e in grado di dar vita finalmente a un Governo che sostituisca quello di Mariano Rajoy, in carica solo per l’ordinaria amministrazione ormai dal 20 dicembre dello scorso anno. Dalla seconda chiamata alle urne nel giro di sei mesi è uscito un Congreso de los Diputados molto simile ai precedenti, che ripresenta le stesse difficoltà a formare una maggioranza di governo. Col senno di poi, non c’è da stupirsi se gli attuali risultati in sostanza ricalcano quelli di sei mesi fa: dopo questi lunghi mesi di stallo e di assenza di fatti, sarebbe invece stato abbastanza clamoroso se gli elettori avessero premiato o punito in maniera rilevante qualcuno dei protagonisti del dialogo tra sordi.

 

Il fatto che sembra più notevole è che si è fermato lo slancio, che pareva inarrestabile, delle liste che richiedono un rinnovamento radicale della vecchia classe politica. Particolarmente deludente è il risultato dei rinnovatori di sinistra di Podemos, a cui la lista unitaria con i puri e duri di Izquierda Unida non ha portato uno spicciolo di voti in più: è difficile non valutare che si tratti di una sconfitta netta che segna il raggiungimento di un limite probabilmente definitivo per i consensi del partito nato dal movimento di piazza degli Indignados. Molto peggio va a quella strana lista dei rinnovatori di destra, i Ciudadanos, il cui netto calo di consensi sembra indicare che gli elettori concedano poca credibilità a una lista che vorrebbe essere contemporaneamente di protesta e conservatrice. Non a caso i voti persi dai Ciudadanos sono tornati in massa all’ovile del vecchio Partito Popolare dell’ex premier Rajoy, l’unico che oggi possa dire di essere uscito vincitore dalla consultazione.
Restano i socialisti. che perdono, sì, ma molto meno del previsto, dando qualche speranza al bel Pedro Sanchez che ormai si vedeva cacciato in malo modo dalla segreteria. Nonostante la sostanziale seppur difficile tenuta (probabilmente anche qui siamo di fronte al raggiungimento di un limite, stavolta minimo, di consensi), resta lo smacco per il PSOE di non essere più il partito più votato in nessuna delle regioni del Paese, nemmeno nelle roccaforti storiche meridionali di Andalusia e Extremadura.

 

Cosa ha cambiato dunque il voto di ieri, rispetto alla situazione degli ultimi sei mesi? Stando solo alla ripartizione dei seggi, non cambia assolutamente nulla. Resta identica l’impossibilità di fare coalizioni di governo “naturali”. Qualche numero in più in teoria ci sarebbe per una coalizione di sinistra tra socialisti e Podemos, ma avrebbe bisogno dell’appoggio fondamentale e ingombrante dei nazionalisti baschi e degli estremisti catalani, senza contare che si tratterebbe comunque di una coalizione tra perdenti, che nascerebbe quindi priva di entusiasmo e con scarsa volontà di collaborare. Sull’altro fronte, non esistono i numeri per una coalizione di governo conservatrice tra Popolari e Ciudadanos, esattamente come sei mesi fa. E come sei mesi fa, l’unica ipotesi di maggioranza che abbia il conforto del numero di deputati che dia un governo stabile, è la grossa coalizione tra Popolari e Socialisti. Probabilmente diventa più proponibile oggi che c’è un chiaro vincitore uscito dalle urne, Rajoy, e un (poco) perdente che però avrebbe la possibilità paradossale di ottenere il massimo in termini di incarichi di governo, pur uscendo da una sconfitta elettorale. La grande e innaturale coalizione tra post-franchisti e socialisti appare a questo punto inevitabile, dopo che gli spagnoli, pur presi per sfinimento, hanno dimostrato di non credere fino in fondo alla possibilità di rinnovamento di una classe di politici e di burocrati decrepita, assai più di quella italiana.

 

Una bruttissima coalizione purchessia, è probabilmente quella che si confà maggiormente all’animo ultraconservatore della Spagna profonda. Resta la consolazione che la voglia di rinnovamento espressa da Podemos vince nelle regioni più lontane da Madrid e più giovani e vitali, in senso economico e culturale: la Catalogna e i Paesi Baschi, due strani casi in cui le peculiarità linguistiche locali si sono tradotte in una straordinaria apertura alla modernità europea, contro il resto della Nazione che appare sempre più ripiegato nel suo passato e quasi normalizzato nelle sue antiche usanze.

No podemos No podemos No podemos No podemos No podemos No podemos No podemos 

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14 comments

  1. Tigra 28 giugno, 2016 at 08:32

    Considerato che Podemos non è il Movimento 5 Stelle (non è ideologicamente e programmaticamente impresentabile, è un partito disponibile al dialogo con altre forze politiche, e non è un partito padronale), mi pare corretto dire che in Spagna esiste una maggioranza relativa di centro sinistra, che però è uscita politicamente sconfitta dalle elezioni, visto che il Partito Popolare è riuscito a sfilare a Ciudadanos i voti sufficienti per rinforzarsi in modo significativo rispetto a sei mesi fa.
    Mi sembra una perfetta situazione di stallo, dalla quale il primo che si muove si vede rovinare addosso tutta la costruzione, e se nessuno si muove il paese resta immobile e deve rivotare, con risultati ed effetti difficili da prevedere.
    La grande coalizione fra popolari e socialisti non la vedo così scontata; è vero che i secondi potrebbero lucrare un ruolo superiore al valore elettorale che hanno conquistato oggi, ma è anche vero che se questo ipotetico governo non avesse un successo straordinario, che mi pare difficile, finirebbero divorati da Podemos e le prossime elezioni, fra quattro anni, sarebbero per loro un bagno di sangue.
    Forse è più facile che Rajoy trovi una decina di voti e possa formare un governo, che però sarebbe debolissimo e probabilmente inadeguato alla situazione, che è quella di un paese politicamente arretrato ed economicamente sopravvalutato, che ha beneficiato per quasi vent’anni dello sviluppo drogato del mattone e del credito facile, pagando poi un prezzo durissimo con la crisi del 2008; non si sono spostati di molto da quel momento.

  2. nemo 27 giugno, 2016 at 17:27

    Parafrasando una battuta famosa, questa è la stampa! Ecco questa è la democrazia. Messaggio neppure tanto subliminale per tutti color, se sono diversi che nel nostro Paese vedono ancora all’orizzonte il sol dell’avvenire. Spero, io e spero anche molti, che la lezioncina sia arrivata a destinazione, potremmo anche provare fare lo spelling. Senza una base di consenso alta non vai da nessun parte, e la bse la da solo quella parte di elettorato che chiede solo di poter lavorare tranquillo, di avere una burocrazia che sia uscita dal secolo, non quello passato ma il precedente, che la sicurezza sia garantita, che il welfare non sia il pozzo senza fine della solita parte di popolo abituata ad essere parassita, perchè non dirlo eh? Che chiunque entri in Italia sappia , che vi sono leggi che debbono essere rispettate, insomma in un Paese normale questo dovrebbe essere la normalità, appunto, cosa che da noi, ancora non è. Bene ho detto tutto , spero!

    • Jair 27 giugno, 2016 at 18:48

      provo a riepilogare i desiderata che esprimi nel tuo commento:
      – burocrazia efficiente e poco invasiva
      – maggiore sicurezza
      – riduzione del welfare
      – non manca una manifestazione di insofferenza per l’immigrazione
      – “lavorare in pace”, visto il resto, mi permetto di tradurlo con “poche tasse e bassa sindacalizzazione”.

      In un paese normale, come dici tu, questo è un corretto e coerente programma di un partito conservatore, anzi, fortemente conservatore. Che c’entra la sinistra, o anche il Partito “democratico”, con tutto ciò?

        • Jair 29 giugno, 2016 at 08:57

          detto in tutta amicizia, nemo: mi pare che tu ti sia espresso molto chiaramente, e hai fatto un elenco preciso di contenuti che a mio parere (non solo mio, a quanto pare 🙂 ) caratterizzano una politica conservatrice. Non c’è niente da censurare, ma ti chiedo, non in maniera retorica, in che modo tutte quelle richieste possano conciliarsi con i valori della sinistra. (accetto anche la risposta che non esistono più destra e sinistra).

          • nemo 29 giugno, 2016 at 23:37

            Altra impostazione e questa merita una risposta, se non altro per rispettare il corretto rapporto che si dovrebbe avere, se vengo rispettato rispetto altrimenti faccio nuotare.
            Ho specificato in premessa all’articolo che si trattava di parafrasare una battuta, di un celebre film. La base dell’elettorato è conservatrice, ma non perchè è di destra o di sinistra ma perchè, più semplicemente non si riconosce in quella che una volta era la sinistra, ma neppure nella destra. Cerco di spiegare, una volta avevamo il termine proletario, oggi riconoscerai quel termine è desueto, semplicemente non c’è più, al suo posto è cresciuta una piccolissima, ma grande nei numeri, fascia di piccola borghesia, un pochino azzardata come definizinone ma altra non c’è, questa non si riconosce più in quella sinistra tradizionale che noi si è conosciuta. Ora afferro la concessione che mi fai, non c’è più destra e sinistra. ci sono si altre divisioni che non hanno più le radici che noi si è conosciute. Vivrai, immagino in una città, come tutti o quasi tutti noi, ebbene il problema che tutti conosciamo è che oggi vi sono fasce di persone alle quali è negato il welfare perchè altre ne approfittano da parassiti, si ti sembrerà forte, ma come definire chi non avedone diritto occupa case popolari? Come definire chi con false certificazioni prende una pensione che viene, invece, negata a chi ne avrebbe bisogno? Ecco una delle ragioni dell’ esistenza della sinistra, nel nostro Paese, era giustizia sociale, a questa domanda come si è risposto, prima, e come si risponde ora? Prima nessun problema, la barca andava, si era molto prodighi ora grandi problemi la barca non va più come si risolve il problema, come ha teorizzato la Ferilli o con una incisiva opera di moralizzazione, in tutti campi, primo fra tutti quello politico. Si ora veniamo al punto, ma una piccola puntata la voglio prima fare sul tema dell’immigrazione. Converrai che il profugo è cosa diversa dal clandestino economico? Se non lo convieni, leggi il giornale di oggi del carabiniere sequestrato da 300 cinesi. In fondo cosa è accaduto? Scendiamo a Sarno la vita che noi offriamo ai braccianti africani è quella giusta? Allora quel problema deve, o dovrebbe esser affrontato uscendo dallo schema a noi famigliare, del volemose bene! O quello che si offre è decente o è meglio non offrirlo, perchè si crea un base di insofferenza e, putroppo, di illegalità. Ecco l’ultimo punto la legalità punto che ho affrontato nella precedente lettera, se per qualcuno desiderarla è di destra, questo qualcuno dovrebbe, per semplice curiosità andarsi a rileggere, se è capace, la storia del vecchio PcI, quello che vantava, ripeto, vantava una onorabilità che poi si è perduta. Ma non si può fare di tutta l’erba un fascio, Vogliamo mettere sullo stesso piano Parma, tanto per fare un’esempio con Ragusa? o Gela? dai, è evidente che c’è un problema, che nasce da come i partiti hanno fino ad ora gestito i loro rappresentanti, ma il partito è cosa diversa dai rappresentanti, spero tu ne convenga. Ecco che il tutto a mio avviso si conclude con la base del consenso, argomento di inizio comizio, la vecchia DC è scomparsa, il vecchio PSi pure la vecchia Forza Italia, questa sigla mi fa sempre ridere, era su quella strada, vediamo quale era la fascia sociale di riferimento, te lo dico subito, il centro quello che frequentò a suo tempo i comitati civici di Letta, quello al quale la vecchi DC garantiva l’argine al PCI, che si sa mangiava i bambini, ora quel PCI non c’è più, la storia è cambiata, il comunismo è ormai un residuo del passato, in particolare nell’occidente europeo, quale è fino ad oggi la formula più invidiata? La socialdemocrazia nord europea. Manteniamo il confronto su questo piano e sarò felice di continuarlo, in altro modo mi ritiro nelle mie stanze, sopravviverò. Un cordiale saluto

    • Por Quemada 27 giugno, 2016 at 20:56

      Ma scusa Nemo, perchè non voti direttamente Forza Italia, non che ci sia una gran differenza con il PD, e ti risparmi la fatica di giustificare l’ingiustificabile?
      Tu hai goduto del welfare senza fine che tanto ti piace criticare? Posto fisso, servizi, sanità, pensione?
      O anche se sei un imprenditore, la sanità e i servizi del welfare pensi che non ti riguardino?
      Guarda, io ho una storia che viene da sinisstra, quella che non c’è più e oggi assomiglia a te, ha ragione Jair, le cose che dici sono di destra, ma di estrema destra…

        • Por Quemada 29 giugno, 2016 at 09:22

          Se non le dispiace la storia della sinistra è anche la mia, almeno fino a quando non si è mischiata con quella di Berlusconi e di Forza Italia, o con le scalate alle banche e con Mafia capitale, per cui ci nuoto quanto voglio.
          Comunque noto che non c’è nessuna risposta nel merito, forse non le è possibile darle.

  3. Remo Inzetta 27 giugno, 2016 at 16:37

    Non ho capito bene se quelli di Podemos sono dei grillini di sinistra, o dei sinistri grillini, ma la lezione spagnola mi sembra chiarissima, senza una sinistra moderata e riformista non si vince neanche a briscola.
    La Spagna, diversamente dall’Italia, è un paese sbilanciato a sinistra, e come sempre succede i mille estremismi fanno vincere la destra; a parte questo mi pare che per uscire dall’impasse servirebbe l’Italicum anche a loro, e sarebbe un ballottaggio chiarissimo, destra contro sinistra, l’essenza della democrazia.
    Ricordiamocelo…

    • Jair 27 giugno, 2016 at 17:51

      Non mi pare che la Spagna sia sbilanciata a sinistra come dici. Basta dire che il Partido Popular di Rajoy discende senza soluzione di continuità da quella Alleanza Popolare formata da gerarchi e ministri dei governi franchisti, e che negli ultimi 4 decenni si è alternata al potere col Partito Socialista, il quale ultimo si è talmente sputtanato (scusami il termine) negli anni ’80 e ’90 sotto la segreteria di Gonzalez con un livello di corruzione e clientelismo tali da fare impallidire il PSI di Craxi. La politica e la burocrazia spagnola sono perfettamente degne di una monarchia borbonica e credo che non possano paragonarsi nemmeno con quelle italiane. L’esperienza di Podemos nasce dall’insofferenza delle fasce più giovani e istruite della popolazione per la profonda arretratezza politica e morale (oltre che economica, nonostante tutte le favole che ci vennero raccontate sul miracolo economico spagnolo); se Podemos , diversamente dai nostri grillini, si rivolge decisamente a un elettorato di sinistra, è difficile comunque farne discendere conseguenze valide al di fuori da quel Regno medievale che la Spagna è ancora oggi per molti versi.

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