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L’ombelico del mondo

Può essere che a un cinese o a un indiano l’argomento sembri surreale, ma non v’è dubbio che vi sia un fazzoletto di terra, sulle sponde del Mediterraneo ove si sono incrociati i destini di circà la metà della popolazione mondiale, ovunque essa viva adesso.
Quel fazzoletto di terra che coincide con l’odierno Stato di Israele, solo da pochi decenni è uno Stato autonomo perchè per millenni è stato terra di conquista; infatti, mentre gli avvenimenti che ne caratterizzano le vicende odierne si intrecciavano, assiro-babilonesi ed egizi prima, romani e turchi poi scorrazzavano per quelle terre imponendo la loro forza militare e la sottomissione economica.
Cronologicamente, le vicende del popolo ebraico coprono un periodo molto vasto durato secoli prima della nascita di Cristo e della Cristianità, nonchè di Maometto e della multiculturalità islamica.
Ciò che a un certo punto si è ben delineato è la penetrazione geografica che ha diviso le tre religioni monoteiste, con la cristianità protesa verso l’Europa a costituire il proprio caposaldo nella città di Roma, l’Islam con lo sguardo verso oriente ed il popolo di Abramo perennemente alla ricerca della terra promessa.
Quello che vediamo oggi non è minimamente rapportabile a ciò che è stato per secoli nei rapporti reciproci tra le tre Religioni ed il paradosso di questa narrazione sta proprio nel vedere come, nel tempo, si sono modificate le relazioni tra i tre mondi, indipendentemente dalle vicende belliche che hanno caratterizzato le varie fasi della storia.
Quando il cristianesimo prese il sopravvento divenendo di fatto “Religione di Stato” a Roma, l’Islam ancora non esisteva (Maometto nascerà quasi tre secoli dopo la conversione di Re Costantino), ma già gli ebrei, rei di aver “ucciso” Gesù, avevano iniziato la diaspora per fuggire alle persecuzioni.
Al declino dell’Impero Romano seguì un lungo periodo in cui, da un lato vi fu il lento tentativo di ricreare una centralità cristiana (spostata verso il centro Europa) che riunificasse le vecchie province, mentre da sud cominciavano prepotenti a crescere civiltà separate politicamente anche se unite da un unico credo: l’Islam.
Si arriva così all’alba del nuovo millennio con la pretesa del rinato Impero Cristiano di riconquistare i luoghi in cui tutto aveva avuto inizio, ormai definitivamente caduti sotto la dominazione di un Islam allora non bellicoso e civile ma, purtroppo, dominatore di luoghi dal valore simbolico troppo importante per l’Europa; lo scontro fu inevitabile e durò ben più a lungo di quanto ricordino le crociate; contemporaneamente avveniva che gli ebrei, perseguitati, derubati ed uccisi (salvo conversione) in tutta la cristianità, trovassero sempre più frequente rifugio nell’Islam, dove erano molto apprezzati per le loro qualità mercantili tanto da essere accolti con grande favore da Solimano il Magnifico il quale di essi si serviva per attirare nei suoi porti i traffici allora concentrati nei porti italiani in generale e veneziani in particolare.
Mentre l’Islam si stava caratterizzando per civiltà e accoglienza, il rapporto tra mondo cristiano ed ebreo diveniva sempre più difficile con la costruzione di ghetti nelle principali città europee e l’imposizione di gabelle esose per consentire ai figli di Abramo il mantenimento della propria identità culturale e religiosa.
E’ indubbio che la nascita di quel popolo sulle coste del mediterraneo ne abbia accresciuto le capacità mercantili determinandone l’attitudine commerciale; è vero anche che la diaspora con la necessità di spostarsi in continuazione per fuggire alle persecuzioni, abbia manifestato l’esigenza di avere grande disponibilità di denaro per far fronte ai ripetuti ricatti subiti: per secoli gli ebrei hanno profumatamente pagato il loro diritto a vivere.
Con il tempo, queste loro capacità ne hanno esaltato la fama sia in positivo che in negativo (abili negli affari ma anche avidi e avari) dando adito al crescente odio verso di loro sino ai fatti ben noti della prima metà del secolo scorso: le persecuzioni, i campi di concentramento, lo sterminio e, alla fine della guerra, il riconoscimento del diritto all’esistenza dello Stato di Israele, con una forzatura politico geografica i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti.
Gli orrori dei campi di concentramento hanno messo la cristianità di fronte all’evidenza degli abomini a cui, l’aver alimentato l’odio nei confronti di un popolo, aveva portato; ma il desiderio di risarcire quel popolo ha determinato il completo misconoscimento del diritto di coloro che, inconsapevolmente e del tutto legittimamente, per secoli e secoli hanno abitato quelle terre e se ne vedevano, improvvisamente espropriati.
La presenza in aree limitrofe di ricchezze petrolifere ingenti, la necessità di mantenere equilibri geopolitici assai precari e l’impossibilità di trovare soluzioni alternative, determina una situazione di cui nessuno vede facile soluzione. Da qualche parte ho letto che sia israeliani che palestinesi hanno investito risorse troppo ingenti nel delegittimarsi a vicenda, per poter intravvedere la possibilità che, in qualche modo, si riesca a trovare una soluzione accettabile: Israele è ormai vissuto come un’avanguardia armata e violenta di un occidente incapace di fare qualsiasi concessione a popolazioni povere e costrette a vivere il loro destino come ineluttabile.
Eccoci arrivati all’epilogo con il Papa che chiede perdono agli ebrei, questi ultimi ben inseriti nei centri di potere economico-politico in molti Paesi europei e l’Islam schierato contro questa inedita (storicamente) coalizione, forte solo di una popolazione in fortissimo incremento e dell’attrattiva che la disperazione può avere su giovani privi di alcuna prospettiva accettabile di vita.
Un piccolo Paese, Israele, povero di acqua e di qualsiasi risorsa economica, disteso intorno ad una città, Gerusalemme, al centro della quale si snoda un complesso dove le pietre fanno da contorno alle dispute tra i mussulmani che gelosamente custodiscono la moschea dove la tradizione vuole si trovasse la pietra dalla quale Maometto è salito al cielo, gli ebrei, che difendono il muro, ultimi resti del Tempio voluto da Dio e distrutto dai romani, nonchè i cristiani i quali ricordano che, nello stesso tempio, Gesù si è recato più volte per le famose dispute con i sacerdoti (di cui i Vangeli portano memoria).
Quanto sangue in nome di Dio è stato versato in quei luoghi.

 

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4 comments

  1. nemo 9 novembre, 2014 at 11:13

    Un passo di questo ,interessante articolo, è inesatto, è il punto dove attribuisce la diaspora ebrea alle persecuzioni! La diaspora iniziò con la seconda e definitiva distruzione del Tempio, ad opera dei Romani di Adriano ! Questi completarono l’opera per le difficoltà che, fino ad allora, avevano dovuto affrontare , una volta distrutto il Tempio che, ricordiamolo fu la prima volta depredato da Tito, una volta distrutto il Tempio fu reso impossibile la sua ricostruzione ed avviata la deportazione degli ebrei. Ecco la genesi della diaspora, alla quale, successivamente si aggiunse, questo si, la persecuzione, religiosa, che voleva gli ebrei stessi colpevoli della morte del Profeta per i Cristiani. Queste cose dovrebbero servire da insegnamento per tutto quello che, ancora, accade in quella terra, eppure, pare, non vi sia traccia di tutto ciò. Da una parte si riscopre una, mai perduta identità culturale e la sua incapacità a giungere ad una soluzione che sia, e vada, bene per tutti, dall’altra si scopre quello che mai c’era stato prima, una identita di popolo, che paradossalmente è lo stesso , nessuno potrà mai negare che Gesù non fosse egli stesso palestinese. Dove nasce il problema? da quello che negli ultimi secoli ha avvelenato l’occidente, dalla religione !

  2. Gennaro Olivieri 9 novembre, 2014 at 10:49

    La rappresentante della politica estera UE, la nostra Federica Mogherini, ha visitato nei giorni scorsi la striscia di Gaza e incontrato il “premier” palestinese Hamdallah e il ministro degli esteri israeliano Lieberman.
    La Mogherini ha espresso alle due parti le posizioni della UE: favore alla costituzione e al riconoscimento internazionale di uno Stato palestinese, contrarietà a nuovi insediamenti abitativi israeliani in zone palestinesi, non appoggio a eventuali altre guerre condotte da Israele.
    Al di là di queste dichiarazioni di principio, pare che la Mogherini non abbia affrontato la causa principale della totale ineffettività dell’Autorità Nazionale Palestinese (autoproclamatasi Stato di Palestina), cioè l’insanabile divisione in fazioni politico-religiose-militari nemiche. Ad oggi, Gaza è sotto il controllo di Hamas, mentre la maggior parte della Cigiordania sarebbe sotto l’influenza di Al-Fatah. Se non si risolve questo conflitto interno, è impossibile credere che nascerà un vero, vitale e affidabile Stato palestinese.

  3. Kokab 7 novembre, 2014 at 12:49

    si potrebbe dire, con una punta di cinismo, che la cristianità, dopo l’olocausto, non ha sentito il bisogno di risarcire il popolo ebraico con un pezzo di germania, come sarebbe stato forse più giusto.
    si potrebbe anche aggiungere che le tre religioni monoteistiche, quella del popolo di abramo in misura minore perchè si è dispiegata in tempi più antichi, hanno sempre trovato il modo, in momenti diversi, di versare fiumi di sangue per futili motivi, perdendo tutte ogni parvenza di ragione.
    oggi, in quel crocevia della storia che risponde al nome di stato d’isrlaele, che ha fatto da culla alle tre più nefaste fedi degli uomini, gli uomini che ci vivono, e i loro vicini più prossimi, ereditano tutti i paradossi del passato, senza poter contare su nessuna razionalità per il futuro, che ha ormai la guerra come unica prospettiva, fino a quando una delle due parti in causa non sarà definitivamente sconfitta; e siccome si fronteggiano da una parte la potenza militare, e dall’altra la potenza demografica, non è difficile immaginare quale sarà il finale della storia.
    ma forse l’occidente non si potrà permettere di lasciare che le cose seguano il loro corso; forse il sangue fino ad oggi versato, nel nome di dio, è ancora una piccola misura.

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