la società

Polemiche sulla Banca del Seme dell’Ohio

SOC. 170915 1

 

di Matthew Mcknight

Una denuncia recentemente depositata presso il Tribunale Distrettuale della Contea di Cook, Illinois, ci ha presentato la famiglia Cramblett. Jennifer Cramblett, trentasei anni, è stata cresciuta a Scio, Ohio, “contornata da atteggiamenti stereotipati in merito a persone dal colore della pelle diverso da quello bianco dei componenti della sua comunità”. La Cramblett ricorda di aver udito i membri della sua famiglia parlare “apertamente e beffardamente delle persone di colore”. La Cramblett stessa, che ora vive a Uniontown, Ohio, dice “non conoscevo afroamericani finché non sono andata al college presso l’Università di Akron”. Poi, nel 2012, la denuncia riporta, ne ha dato alla luce uno.

Il mese scorso (l’art. è del 14/10/2014 ndr), la Cramblett ha presentato una denuncia per la nascita colposa e violazione della garanzia, contro la Banca del Seme Midwest. Nella denuncia si legge: “Il 21 agosto 2012, Jennifer ha dato alla luce Payton, una bella bambina mulatta.” La Cramblett reclama cinquantamila dollari di danni, perché la società le ha fornito sperma da un donatore diverso da quello da lei richiesto. La denuncia spiega che, quando la Cramblett e la sua compagna, Amanda Zinkon, hanno deciso di avere un bambino, “il loro desiderio era quello di trovare un donatore con tratti genetici simili al loro.” Dopo essersi rese conto che alla Cramblett era stato probabilmente dato lo sperma sbagliato, un receptionist della banca ha domandato se lei “avesse chiesto un donatore afro-americano.” La risposta della Cramblett è stata: “No, perché avrei dovuto chiederlo? La mia compagna ed io siamo caucasiche. ”

Invece di prendere di mira l’errore materiale, gran parte della denuncia si concentra sui danni che la Cramblett e la Zinkon hanno subito, e continueranno a subire, perché hanno una figlia di “razza mista”. Dicono che ora devono recarsi in “un quartiere nero” per far tagliare i capelli della bambina; che devono affrontare lo stress e la preoccupazione di avere una bambina che è marchiata; esse sono preoccupate nell’iscrivere la loro figlia in una scuola frequentata da soli bambini bianchi. La denuncia sottolinea che “tutti i terapisti ed esperti a cui Jennifer si è rivolta concordano sul fatto che per il suo benessere psicologico e dei genitori, deve trasferirsi in una comunità multirazziale con buone scuole. L’argomento centrale e problematico nell’istanza della Cramblett si basa sulla” paura, ansia e incertezza” nelle quali lei e la Zinkon devono ora sopravvivere, in quanto genitori di una bambina con un colore della pelle che non hanno scelto.
Il caso è ingarbugliato da una serie di idee preoccupanti sulla scienza, l’identità, e le classi sociali in questo paese. Equiparando “razza” con “caratteristiche genetiche” la Cramblett sottolinea che la razza è un fatto biologico. Sostenendo che un bambino con la pelle più scura e capelli diversi dai suoi è un impedimento allo stile di vita da lei scelto; la Cramblett implicitamente supporta l’organizzazione di questo Paese che determina il predominio di una vita su di un’altra.
Un paragrafo della denuncia, in particolare, illustra la convinzione della Cramblett che la sua bambina dovrà inevitabilmente affrontare un danno.

“Una delle più grandi paure di Jennifer è l’ esperienza di vita che Payton subirà, non solo in una comunità di bianchi, ma anche in una famiglia di bianchi, spesso inconsapevolmente insensibile. Nonostante i tentativi della famiglia di Jennifer per accettare la sua omosessualità, non sono stati in grado veramente di accettare Jennifer per quello che è. . . . Anche se costretta a reprimere la sua individualità tra i membri della famiglia, le differenze di Payton non sono mascherabili, e Jennifer non vuole che Payton si senta stigmatizzata o non riconosciuta a causa semplicemente delle circostanze della sua nascita.”

La tragica ironia è che la Cramblett ha ragione a temere per il futuro di sua figlia. E’ probabile che sua figlia non godrà dei privilegi della cittadinanza di prima classe: lei probabilmente non sarà considerata e trattata secondo il suo valore, e probabilmente non sarà protetta dai sospetti, paure, e pregiudizi con cui le persone reagiranno al colore della sua pelle.

Se la Corte riconoscerà il danno alla Cramblett, esso si sostanzierà nel pagare a lei e sua figlia un risarcimento, qualcosa che il nostro paese ha negato a milioni di altri. La sua pretesa dipende dalla stessa logica che ha portato una stirpe di americani a essere trattati come cittadini di seconda classe, e questo è ciò che sua figlia sarà, ma non per le azioni degli altri, quanto per il trattamento differenziato che lei potrebbe ricevere. Qualunque stigmatizzazione Payton possa avvertire, riflette la storia del nostro paese e della nostra società, non la natura, una distinzione che è sempre stata vera, ma che è stata cancellata, in parte, dalla consapevolezza che il razzismo si basa su una forma perversa di scienza.

Come il caso Cramblett illustra, disimparare il concetto di razza non è un esercizio astratto; si tratta di un compito difficile, che richiede, tra le altre cose, una solida conoscenza della distinzione tra il colore della pelle e della razza, tra ciò che è biologico e ciò che è sociale. Ogni favorevole accoglimento delle richieste della Cramblett, in tribunale o nell’opinione pubblica, richiede che la scienza venga distinta dalla finzione.

Traduzione in italiano a cura della Redazione di Modus

 

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3 comments

  1. Tigra 22 settembre, 2015 at 12:40

    Queste due sono veramente fantastiche!
    A Jennifer Cramblett non è bastato “non essere veramente accettata dalla sua famiglia” in relazione alle sue preferenze sessuali per sviluppare una sana idiosincrasia per ogni forma di discriminazione, anzi, sembra che abbia introiettato il concetto e l’abbia fatto diventare il suo tratto distintivo.
    La cosa ridicola, se non fosse in realtà tragica, è che si pone il “problema” di risolvere il problema della figlia, senza capire che è lei il problema, e per buona misura non si rende neanche conto che di solito essere meticci è geneticamente un vantaggio.
    Personalmente a Jennifer & Amanda darei una manica di botte e poi, a differenza di Piergiorgio, affiderei loro un bel criceto.

  2. piergiorgio 19 settembre, 2015 at 11:56

    Non offende il fatto che queste signore si siano ritenute lese (loro e quella povera bambina) nei loro diritti, quanto il fatto che lo abbiano spiegato in modo che definire fantasioso è fin troppo benevolo: queste due andrebbero interdette e rese, quindi, non idonee a crescere chiccessia, persino un criceto

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