Il Prefetto è una figura istituzionale dai contorni incerti. E’ un dipendente pubblico, anzi, un alto funzionario dello Stato. E’ la massima autorità provinciale di Pubblica Sicurezza, quindi ha autorità che spaziano dall’Ordine Pubblico alla Protezione Civile. Ha anche dei ruoli più spiccamente politici, quelli che gli derivano dall’essere “Rappresentante del Governo” nella provincia e nei confronti delle autorità locali. Il Prefetto di un capoluogo di Regione è il Rappresentante del Governo nella Regione. Il Prefetto è quindi contemporaneamente un superpoliziotto, un superpompiere e anche uno strumento del potere esecutivo. Dipende dal Ministro dell’Interno e a lui risponde dei suoi atti, ma viene nominato (e spesso rimosso) dal Consiglio dei Ministri.
Quindi, questa strana e ibrida figura di funzionario statale, riveste anche ruoli eminentemente politici (non a caso il Prefetto viene spesso chiamato in soccorso come mediatore in caso di emergenze occupazionali conseguenti a licenziamenti collettivi, solo per fare un esempio).

 

Oggi, ai Prefetti tocca dunque anche il compito di rappresentare (e agire per) il governo Renzi. Devono cioè applicare le linee e le direttive di questo preciso governo (come di ogni altro preciso governo pro tempore), in settori assai delicati e in risposta ad emergenze gravi, come quella dell’immigrazione clandestina. E, per complicare ancora di più il loro lavoro, essi dovrebbero applicare queste direttive di concerto e in armonia con le altre istituzioni: i sindaci e i Presidenti di regione, che assai spesso non hanno la minima intenzione di collaborare con l’autorità statale, ad esempio quando si tratta di dare accoglienza a quote di immigrati che vengono dislocate qua e là per l’Italia. Lavoro ingrato, in un clima che spesso viene ulteriormente arroventato proprio dalle autorità democraticamente elette dai cittadini.

 

Le situazioni incresciose che abbiamo visto verificarsi a Treviso e a Roma, con gruppi di “cittadini” che si sono opposti con violenza all’insediamento di alcune decine di immigrati in quartieri abitati da “italiani”, hanno assunto caratteri di gravità inaudita proprio in relazione al rapporto tra autorità prefettizia-statale-governativa e le autorità locali “democraticamente elette”.
A Treviso, alcuni sindaci, spalleggiati dal Presidente del Veneto Zaia, hanno cavalcato le sommosse dei residenti e sono riusciti ad ottenere l’annullamento della decisione prefettizia di sistemare un centinaio di immigrati un una palazzina del paese di Quinto. Successo doppio, perchè Zaia e sindaci hanno ottenuto in sovrappiù anche la rimozione, a quanto pare decisa direttamente da Matteo Renzi, della signora Prefetto di Treviso, rea di non aver consultato la cittadinanza prima di collocare quel contingente di poveracci.
A Roma, analoghi scontri di residenti con le forze dell’ordine in una stessa operazione di “sistemazione” di rifugiati in un quartiere periferico, sono stati sfruttati da politici di centro-destra di vario livello e provenienza, tra i quali si è distinto il vicepresidente della regione Marche, che ha ricoperto il Prefetto di Roma, Gabrielli, di insulti irripetibili e di minacce di marca fascista.
Ora i poveri Prefetti si sentono schiacciati tra il martello delle contestazioni di piazza, strumentalizzate dai politici, e l’incudine di un Governo che non li difende e di un sistema generale di gestione dell’immigrazione che, a loro dire, non funziona.

Il Prefetto di Lecce Claudio Palomba, segretario del sindacato dei Prefetti (ebbene sì, hanno un sindacato) afferma che questi funzionari ormai sono stufi di fare da capri espiatori di colpe che non sono loro. Palomba non esplicita quali siano i veri colpevoli, ma è chiaro che la sua protesta si rivolge al Governo e soprattutto al Ministro dell’Interno Alfano. Lo stesso Palomba ritiene necessaria una “riflessione” sul sistema di accoglienza dei migranti.
Ci sia permesso dire che di riflessioni ne vanno fatte parecchie. La prima dovrebbe riguardare il significato della stessa carica di Prefetto e la congruità dell’esistenza di una figura siffatta nel quadro di istituzioni democratiche. A nostro modesto parere, non può esistere un funzionario che allo stesso tempo è poliziotto e rappresentante di governo. Democrazia richiede che l’ambito politico e i compiti di polizia siano nettamente distinti. Questo problema è stato dibattuto già in sede di Assemblea Costituente, e molti di quelli che riteniamo Padri della Repubblica si espressero a favore dell’abolizione di questa carica dal chiaro sapore autoritario.

 

Il problema è che spesso le autorità democraticamente elette non dimostrano nè buon senso nè spirito democratico: ma è un problema che spetta alla politica e a una democrazia matura risolvere. Nel frattempo, ai Prefetti tocca svolgere il loro lavoro, spesso ingrato e spesso non apprezzato, in silenzio e con abnegazione. Oltre i grandissimi poteri, politici e polizieschi, che i Prefetti possono esercitare, sarebbe davvero troppo che abbiano anche il diritto di protestare.

 

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3 comments

  1. Kokab 23 luglio, 2015 at 14:37

    mi è capitato circa un mese di di assistere ad un incontro fra il prefetto e i sindaci della provincia in cui vivo, proprio sul tema dell’accoglienza dei profughi.
    il prefetto chiedeva sostanzialmente se, bontà loro, fossero disposti ad accoglierne alcuni, per 30 euro al giorno, perchè sostanzialmete non sapeva come risolvere il problema, se non con qualche tendone dove abbaraccarli.
    naaturalmente sono volati i soliti commenti sul sacro suolo da difendere degli invasori ed altre simili amenità.
    la cosa è evidentemente surreale, perchè dimostra in maniera evidente che la figura del prefetto, così come dettagliatamente declinate nel blog, non può stare assieme al federalismo bislacco che ci siamo inventati per paura della lega, che se non fosse una scemenza galattica ci costringerebbe a riscrivere fior di manuali nei quali il concetto di federalismo viene spiegato.
    prima o poi dovremo pur scegliere…

  2. Luistella 23 luglio, 2015 at 08:40

    Non ho seguito bene l’ultima vicenda dei Prefetti.Ma mi permetto comunque di esprimere una mia opinione per quel che ho comporeso di questa vicenda. Mi spiace dirlo, ma mi tocca dare ragione al ministro Alfano che in sostanza ha detto che chi non è in grado di gestire , occupando un ruolo importante, a volte fondamentale, per l’ordine pubblico, una situazione in cui può trovarsi tra l’incudine e il martello ( vedasi Zaia, ad es.), se ne può anche andare. Mi sbaglierò, ma se ben ricordo ai fatti del G8 di Genova (di cui ricorre in questi giorni il 14° anniversario), non ho visto molta solerzia nel gestire una situazione terminata in tragedia e violenze da dittatura latino americana. Eppure non mi parve che qualcuno ( anche il loro sindacato di cui ignoravo l’esistenza) abbia avuto qualcosa da ridire, sul ruolo del prefetto di Genova .Nè la signora Prefetto della cosiddetta “terra dei fuochi”, ha preso le difese di don Patriciello, che denunciando la situazione, avendo usato la parola signora, anzichè signor Prefetto, fu duramente assalito da un non so più chi presente all’incontro. Nè mi pare siano stati presi molto di mira, quando i black blok hanno fatto casino a Roma, o nei recenti fatti di Milano, all’inaugurazione di Expo. Oppure quando gli olandesi “volanti” hanno saccheggiato la fontana del Bernini a Roma ( quando si sapeva che ste ‘ teste di c…zo, potevano essere deviate da un’altra parte ed impedire preventivamente l’accesso alla piazza). Ho sentito solo alzare la voce, quando il Sindaco Marino ha convalidato i matrimoni gay contratti all’ estero. Perciò, se una volta tanto vengono accusati di non avere , scusate, le p..le, per gestire una situazione, pazienza!. Scusate se non faccio riferimenti dettagliati,ma ho fatto un” sunto” generale della situazione, quasi un “Bignami” …

  3. M.Ludi 22 luglio, 2015 at 17:41

    Permettimi di aggiungere un pò di sana perfidia ad un quadro condivisibile ma, secondo me, incompleto che hai fatto; com’è che questi Prefetti, dovendo sistemare i profughi, si rivolgono a strutture statali in abbamdono (ma spesso perfettamente funzionanti, come molte Caserme), solo dopo aver constatato l’impraticabilità di altre soluzioni, per di più a titolo oneroso per lo Stato, più di quanto lo siano le Caserme? A fronte di molti cittadini arrabbiati per la forzata convivenza con i profughi, ve ne sono altrettanti che piangono per aver perso una bella fetta di reddito.

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