la società

Professioni a rischio… immagine

Ci sono professioni che meritano di più, in fatto di riconoscimenti ( sarebbero graditi anche quelli economici), e che sovente vengono solo ricordate, quando coloro che le esercitano commettono errori, oppure il fatto sale agli onori della cronaca. Come in tutte le professioni vi sono persone che sbagliano per imperizia, superficialità, proprio interesse e così via. Ma a far da contrappeso, vi è la maggior parte di professionisti che lavora seriamente, con la volontà di esercitare il proprio lavoro nel miglior modo possibile. E’ il caso, ad esempio, degli insegnanti , che il Papa stesso ha menzionato, recentemente, parlando del ruolo fondamentale che questi esercitano nella società, ruolo che non viene adeguatamente riconosciuto. Ruolo preso in considerazione dalla stampa e dalle televisioni, solo quando accade un fattaccio. Come nel recente caso di bullismo ai danni di una disabile, schiaffeggiata e presa a sputi, da compagni il cui cervello e sentimento è pari a quello dei coccodrilli. Che naturalmente hanno ripreso il tutto col telefonino e diffuso la loro canagliata in tutti i modi possibili. Prima ancora che venissero fatti gli accertamenti del caso da chi ne ha la competenza, già i Tg, ventilavano l’ipotesi che tutto ciò accadesse con la presenza dell’insegnante in classe, senza che questa intervenisse. Tutto è possibile, anche questo, ma l’avere ventilato e diffuso questa ipotesi, prima ancora che gli organi competenti si siano espressi in merito, ha creato, una bruttissima immagine , difficilmente cancellabile, anche se la notizia non fosse vera.
Un’altra professione, spesso non tutelata sotto l’aspetto della immagine, è quella delle Assistenti Sociali. Uso il femminile perché il 95% di chi esercita questa professione, è donna e “la maggioranza vince”. Mi riferisco in particolare, alle assistenti sociali che si occupano di minori , di affido, tutele e che operano in particolare, con il Tribunale per i Minorenni. Nei casi che affiorano alla cronaca, il ruolo dell’operatore sociale è quasi sempre ,maltrattato dai media. Pare che a nessuno venga mai in mente che se, ad esempio, un minore viene allontanato dalla famiglia, inserito in una casa famiglia , su ordine del T. M., magari ci sono state delle motivazioni per arrivare a tanto. Soprattutto l’assistente sociale che segnala il caso, non ha avuto “visioni notturne”, ma ha ricevuto segnalazioni di insegnanti, vicini di casa, o di persone a conoscenza del minore ed ha ritenuto di agire . Poi però, quando la situazione ha un epilogo, quale l’allontanamento del minore dal nucleo familiare, tutti i programmi televisivi ( anche quelli che denotano o denotavano, una certa serietà nel trattare argomenti) si dedicano in modo più o meno subdolo, a screditare l’immagine di chi ha operato, lasciando molto spazio alle lamentele e denunce dei familiari, che se non la causa vera e propria, sono stati i protagonisti di un epilogo del genere . I genitori che si contendono un figlio, tirandolo da tutte le parti, possono andare in tv a raccontare la loro triste storia con dovizia di particolari e di accuse, con “viva e vibrante” partecipazione del conduttore del programma. Al contrario, per ragioni di segreto professionale, le assistenti sociali  non possono parlare, o forse non vogliono entrare nella contesa, a volte condotta in modo alquanto squallido, solo per fare audience. Ma solo in poche occasioni, forse mai, ho sentito una spiegazione, se non sul fatto specifico, ma in generale sul procedimento che porta a certe decisioni, da parte di chi si occupa della categoria, come ad esempio l’Ordine degli assistenti sociali. Salvo poi,che nei casi purtroppo sciagurati,o con esito tragico, gli stessi servizi vengono indicati, come coloro che avrebbero dovuto fare qualcosa e non l ‘hanno fatta, indipendentemente da che gli stessi fossero al corrente della situazione da un giorno o da un anno.
E’ altrettanto vero che nella maggior parte dei casi in cui sono stati indagati operatori sociali, la cosa si è risolta con l’assoluzione o il non luogo a procedere. Esito mai riportato dalla stampa o dai media. Ma non è questo il punto. E’ l’immagine della professione che viene “demonizzata”, è il danno psicologico che riceve colui che agisce svolgendo un compito, tra i tanti che gli spettano, per svolgere le proprie funzioni.
Non so se questo tipo di atteggiamento è una prerogativa solo del nostro paese. Ma credo che solo nel nostro paese ( e qui mi rifaccio a professionisti, quali i magistrati, specie quelli in prima linea) , accada che una donna magistrato ,per anni, indagatrice su corruzione , mafia ed altre amenità del genere,debba essere “difesa” da un suo collega, per avere inviato a processo un ben noto personaggio politico, più o meno in declino. E questo perché costui è stato scagionato dall’ultima sentenza della Cassazione, e già si ventila in varie sedi dell’informazione, nei talk show, l’ipotesi di procedere nei confronti della signora Magistrato, applicando a lei la legge che prevede la responsabilità civile dei magistrati.

Voglio terminare questo scritto ricordando episodi di molti anni fa, conclusisi tragicamente . E così ricordare le due assistenti sociali coinvolte.
“Francesca Sorce aveva 36 anni, faceva l’assistente sociale e amava moltissimo il suo lavoro. È morta il 24 ottobre dell’anno scorso, sulle scale di un palazzo di Mussomeli, in provincia di Caltanissetta. Era da poco stata trasferita per servizio all’ospedale, ma aveva voluto continuare a seguire il caso di una coppia che si stava separando. Quel giorno aveva accompagnato il marito a trovare la figlioletta, in casa dei genitori della moglie. All’improvviso l’uomo, forse sentitosi provocato, ha tirato fuori una pistola e ha sparato ai suoceri, uccidendoli. Poi si è messo a inseguire la moglie, che con la figlia in braccio tentava di scappare su per le scale. Francesca gli si è parata davanti: «Da questa porta non esci». Lui ha sparato di nuovo e Francesca è morta. Le è stata assegnata una medaglia d’oro al merito della Sanità e presto gliene dovrebbe essere conferita un’altra al Valor civile. Sempre alla memoria. “ Fatto avvenuto nell’ ottobre 1998 .
“Così come alla memoria è la medaglia d’oro al Valor civile che lo Stato ha attribuito a Graziella Vassallo Giarola. Graziella aveva 30 anni ed era sposata da poco. Quando scoppiò la rivolta nel carcere di Alessandria, nel maggio 1974, la mandarono a chiamare, anche se era fuori servizio, perché era in buoni rapporti con il capo dei rivoltosi. Graziella arrivò e fu subito presa in ostaggio, assieme al cappellano e ad alcune guardie. A un certo punto il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che coordinava le forze dell’ordine presenti, ordinò l’assalto: nel carcere scoppiò l’inferno e Graziella venne uccisa. “
Secondo altre notizie, non venne richiamata, ma fu lei stessa a proporsi, a chiedere ed ottenere il permesso di entrare nel carcere. Permesso che si sarebbe dovuto negare, considerando il clima di estrema tensione.

Fonte : Famiglia Cristiana del 25. 7. 1999

Tanto per la cronaca; lo stipendio medio di un’assistente sociale, si aggira sui 1.400 € mensili.

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2 comments

  1. Kokab 23 marzo, 2015 at 18:23

    ci sono alcune professioni che attribuiscono a chi le esercita una materia molto particolare da lavorare, che è la vita degli altri; fra queste, le due ricordate da luistella hanno la caratteristica di doversi esercitare in modo non asettico, come ad esempio quella del medico o del magistrato, ma con un livello di coinvolgimento personale molto profondo da parte dell’operatore, fino al punto di renderlo, a volte impropriamente, corresponsabile dei risultati negativi che si determinano, atteso che il caso contrario è praticamente inesistente.
    naturalmente in queste attività si possono ben determinare responsabilità negative a carico degli incaricati, per i quali, come per tutti gli altri, nella stampa del nostro paese non vige la presunzione di innocenza, ma l’immagine di cui socialmente godono non è messa in crisi dagli incidenti di percorso più o meno diffusi, ma è presupposta, in termini astrattamente negativi, dallo scarso valore che si attribuisce in generale ai lavori che hanno una finalità socialmente utile e una marcata prevalenza femminile fra gli addetti, pregiudizio che si traduce anche in risibili retribuzioni in rapporto alla responsabilità reale esercitata.
    a me pare essenziamente un problema etico.

  2. Franz 21 marzo, 2015 at 21:51

    Aspettando di conoscere meglio la riforma e i provvedimenti per la scuola proposti dal governo Renzi, per ora in continuo divenire, si prende atto che il suddetto governo non ha cambiato per niente verso rispetto ai precedeni almeno per ció che riguarda l’intervento scolastico all’estero: esattamente come con Monti e Letta anche quest’anno verranno tagliati decine e decine di posti. E pensare che una delle prime promesse fatte da ciascuno dei PdC in questione é stata: “La Scuola non verrá toccata, anzi, verrá rafforzata”. Si riferivano certamente alle scuole private…

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