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Che Direzione per il PD ?

 

Che Direzione per il PD ? Che Direzione per il PD ? Che Direzione per il PD ? Che Direzione per il PD ?

Vista da fuori la Direzione del PD che si è svolta ieri, sospesa fra il ridicolo e lo psicodramma, ha un che di surreale, in una misura di gran lunga superiore a quella che il recente passato di fratelli/coltelli dei contendenti ci ha abituato ad assistere.

Renzi, anche con astuzia, ha rivendicato i meriti del suo governo, dalle riforme istituzionali all’economia, dal lavoro ai diritti civili, dall’Europa al problema dei migranti, e ha sfidato l’opposizione a contendergli il partito, ricordando che proprio lui ha dimostrato che è contendibile; ci ha aggiunto per buona misura anche il problema della separazione delle cariche di premier e segretario, soprattutto per dire che a questa separazione lui non intende accondiscendere. Va detto che sul piano del metodo queste considerazioni appaiono difficilmente eccepibili.

L’opposizione, per bocca soprattutto di Bersani, Cuperlo e Speranza, ha glissato sul metodo, se si sentissero in grado di contendere il partito lo avrebbero già fatto, ma ha argomentato nel merito in modo non del tutto peregrino, dall’elettorato in fuga agli inconvenienti della doppia carica, per finire al ricorrente tono muscolare e divisivo del segretario, e soprattutto ha promesso il voto contrario al referendum nel caso non vengano apportate significative modifiche all’italicum.

Su quest’ultimo punto in particolare Speranza ha chiarito che, nella sostanza, la sinistra dem non riconoscerà il principio di maggioranza e della disciplina di partito, e che si batterà pertanto, oltre che per portare alle urne il maggior numero possibile di elettori, anche per garantire spazio, all’interno del PD, per le ragioni del no, assimilando di fatto il voto sulla riforma costituzionale ad un voto di natura etica.

Credo serva a poco discutere della legittimità di questa impostazione, che peraltro non mi pare abbia precedenti a questo livello, in termini di scontro e di inconciliabilità delle posizioni, nella storia dei voti di rilievo costituzionale; legittima o meno che sia la posizione, se la minoranza non terrà il punto, dopo averlo sempre ceduto nel percorso che ha portato sin qui, si condannerà all’irrilevanza politica e alla successiva scomparsa, perdendo ogni possibilità di contatto con quella grossa fetta di elettorato di sinistra che si è rifugiato nell’astensione: poiché la sinistra nel PD è politicamente debolissima e numericamente inconsistente, penso che consideri l’eventuale sconfitta del partito al referendum e alle successive elezioni politiche un prezzo del tutto accettabile da pagare, in vista di una futura estromissione del premier/segretario per via indiretta e non attraverso un confronto politico formale.

Credo anche che la scelta del no sia una decisione già assunta se Renzi, che per chiudere il discorso ha invece dichiarato che non ci sono in parlamento i numeri per una legge diversa, non cederà sull’italicum, cosa che oltre a non rientrare nel suo carattere lo indebolirebbe ben di più di una batosta elettorale.

In questo strampalato scenario, dove come sempre se le sono date di santa ragione, neppure le diverse correnti della DC erano separata da un odio e da un livore tanto profondi, la mossa che ha in qualche modo sparigliato la partita è stata quella di Franceschini, che in apparente contrasto con Renzi ha invece aperto un varco non trascurabbile sulla modifica della legge elettorale, operazione da considerarsi, lui dice, dopo o in prossimità del referendum e della pronuncia della Consulta su quella che è ormai la legge della discordia.

Naturalmente non saprei dire se Renzi e Franceschini hanno concordato o no questo passaggio, ma poiché il primo è verosimilmente l’uomo di una sola stagione, mentre il secondo è un uomo per tutte le stagioni, da vero e antico democristiano, è anche possibile che l’ex segretario abbia giocato in proprio, valutando troppo rischiosa l’impostazione personale che il premier ha dato al referendum, oltre che l’esito delle amministrative e il fenomeno della disaffezione al voto; certo, la motivazione che ha dato, relativa alla nuova ripartizione della società fra “populisti e sistemici”, in luogo di quella tradizionale fra destra e sinistra, da affrontare e risolvere, non appare molto coerente con il messaggio renziano, soprattutto perché fra i populisti include evidentemente i difensori senza se e senza ma dell’italicum.

È vero che Renzi non ha replicato, e questo silenzio è difficile da interpretare, ma senza entrare nel merito delle schermaglie tattiche che sono onestamente un po’ stucchevoli, è forse il momento di riconoscere che la difesa ad oltranza dell’italicum ha due fondamentali inconvenienti, il primo è che si difende una legge sostanzialmente sbagliata, mentre il secondo deriva dal fatto che la norma rischia di favorire i peggiori populisti di oggi e di domani, trasformando il sistema politico in modo ben più pesante di una riforma costituzionale sotto molti aspetti discutibile.

Che l’italicum sia una legge sbagliata ce lo dice la sua scrittura ad immagine e somiglianza della norma cancellata dalla Consulta, cercando semplicemente di disegnarne il perimetro in modo tale da non valicare i limiti posti in modo esplicito dalla Corte, ma conservando nella sostanza lo spirito di Calderoli.

Renzi ha detto che è l’unica legge che Berlusconi avrebbe votato, ma bisognerà pur ricordare che è stato lui ad offrirla fra le opzioni possibili, non essendo affatto obbligato, e niente lascia pensare che lo abbia fatto a malincuore; in ogni caso è anche una legge stupidamente rischiosa, perché se la Corte la bocciasse ancora l’impatto sul sistema politico sarebbe devastante e alimenterebbe di nuova benzina il fuoco dell’antipolitica, cosa di cui ovviamente non sentiva e non si sente alcun bisogno.

Che rischi di favorire i peggiori populismi, a parte alcuni dettagli affatto inessenziali (liste di nominati e premio di maggioranza abnorme), ce lo dice il fatto che come sempre succede con questi meccanismi tenderà a compattare, nell’eventuale ballottaggio, il voto contro e non il voto per, separando in modo assolutamente radicale nei risultati il rappresentante dal rappresentato, e ingigantendo con ciò in modo strutturale la disomogeneità del sistema politico, e a mio sommesso parere reintroducendo dalla finestra quell’instabilità che si vorrebbe a parole cacciare dalla porta.

Naturalmente la Direzione del PD si è conclusa come sempre nella direzione di Renzi, e per ora fra gli insulti più feroci e il più palese disprezzo non sembra sia successo niente di nuovo, ma se nei prossimi mesi nulla cambia il giorno del referendum rischieremo di trovarci con la maggioranza del PD alleata di Grillo, che l’italicum a questo punto lo vorrebbe scolpito sulla pietra, e con la minoranza alleata della destra, assieme a tutta l’intellighenzia del paese, che ritiene inaccettabile il Calderoli minore quanto quello maggiore, e si regolerà di conseguenza con l’unico strumento a sua disposizione per abortirne il meccanismo, ossia col no alla riforma costituzionale.

Da convinto assertore del sistema maggioritario, fatico a considerare tutto ciò un grande risultato…

Che Direzione per il PD ? Che Direzione per il PD ? Che Direzione per il PD ? Che Direzione per il PD ?

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5 comments

  1. nemo 9 luglio, 2016 at 08:46

    Una bella espressione che ho udito da poco, la sinistra ? sono due persone che hanno tre idee diverse! Battute a parte, credo, e concordo con l’estensore dell’articolo, che una legge maggioritaria sia da preferirsi al caos. Si uso il termine con cognizione, del proporzionale! Ma come , giustamente si rileva, per fare una legge ci vuole una maggioranza e questo è il problema della rappresentatività esasperata. Come potrà un zero virgola approvare una legge che lo confina nel purgatorio? Il punto è, si vuole una legge che garantisca la governabiltà o una legge fatta su misura che garantisca la sopravvivenza ? Una legge che consenta alla maggioranza di governare o una legge che dia alla minoranza il potere di veto? Parliamo della sinistra minoritaria, quella che in direzione non si è strappata i capelli, la stessa che ci ha dato quella fauna politica che conosciamo, si signori al di la dei limiti delle primarie la fauna di cui parlo è cresciuta nell’ombra del vostro giardino, negarlo significa negare l’evidenza. Che la battaglia di sopravvivenza sia feroce lo dimostrano le interviste che D’Alema ha rilasciato denunciando un clima da OK Corral in direzione ! sarà la Corte Costituzionale a togliere le castagne dal fuoco, il suo pronunciamento è previsto prima del referendum e questo taglierà la testa al toro, si spera. Questo, lo spero, farà in modo che le famose due teste di sinistra abbiano, se non altro, due opinioni e non tre!

    • Tigra 9 luglio, 2016 at 16:24

      Caro Nemo, non credo che l’alternativa al caos sia la legge maggioritaria, come non lo è nessun sistema elettorale; credo anche che dare la colpa al sistema elettorale per l’ormai endemica ingovernabilità del paese sia una soluzione di comodo, l’ingovernabilità dipende da interessi reali contrapposti, che non è possibile reprimere senza rinunciare ad una quota consistente di democrazia, ma questo è un discorso che ci porterebbe fuori tema.
      La domanda è se l’italicum era un sistema senza alternative, e la mia risposta è decisamente no, dopo la sentenza della Corte che ha cancellato il porcellum sarebbe stato semplicissimo approvare una legge maggioritaria fondata sul mattarellum, che non sarà perfetto, ma in confronto all’italicum, che è una schifezza, è una vera metaviglia; l’italicum è stato in primo luogo una scelta di Renzi, che sapeva di poter contare sul consenso di Berlusconi, e questa scelta è una delle ragioni per cui una parte degli elettori di sinistra si è rivoltata contro il segretario del PD.
      In più oggi, ma non era difficile da prevedere, è pure una legge che favorisce la destra, come sene avesse bisogno…

      • nemo 13 luglio, 2016 at 10:35

        Sarà come tu scrivi, cara corrispondente, lo abbiamo detto, il sistema perfetto non esiste, tu lo vedi nel Mattarelum, eppure se è stato modificato anche quello aveva i suoi limiti. Il punto è, se si vuole la rappresentanza, questa se non abbinata ad un senso civico di altissimo valore è solo ingovernabilità, ricerca continua di compromessi, che nel nostro splendido Paese significa visibilità e posti di comando, escludo a priori, ma soloperchè fuori tema, quella che poi è diventata una malattia endemica, ovvero la corruzione. Governabilità che si ha solo con un maggioritario ! Cosa che avviene, oggi al Comune di Roma, perchè è da preferirsi, al di la delle considerazioni di altra natura? Ecco sapere a chi e per quale ragione addebitare dei mancati o insufficienti interventi è già di per se una grande novità, nel nostro Paese. Si è detto, più volte, e si ripete da sempre ,e solo per evidente ragione di politica parlata, la legge elettorale non deve essere fatta per favorire qualcuno in particolare ma deve essere fatta per garantire la governabiltà del Paese, ed il diritto alla opposizione. Ebbene ne abbiamo fatte, quante, di leggi elettorali ? Dopo il referendum, quello del maggioritario, per intenderci, proviamo a contare quante leggi sono state fatte. Ciascuna di loro su misura sulle esigenze di qualcuno, sbaglio ? Ciascuna doveva rispondere al quesito, rispetto, per quanto possibile del referendum, stravinto, e sguardo non troppo distratto, alle esigenze di quella minoranza che per diritto esiste ma per eccesso di tale, diritto, trovarsi nella condizione di ricattare un esecutivo. Rammento, sommessamente ed invito a rivedere la registrazione dell’intervento che Prodi fece in Parlamento nel tentativo di fermare la crisi, voluta, forse, da Bertinotti sulle ormai famose 35 ore! Nato per dare a tutti la voce, cosa c’è di più democratico di questo, il proporzionale ha creato il mostro dai mille partiti, come il bicameralismo, nato per rendere più democratiche le nostre istituzioni che uscivano violentate dal fascismo è diventato una specie di idra dalle due teste, in particolare con la disgraziata, questa si, legge del porcellum. La perfezione non esiste, e non lo è neppure il maggioritario, fuori discussione, ma le alternative, quali sono? Tornare al mattarellum, avere la doppia camera decisionale, riscoprire la democrazia con i piccoli e piccolissimi partiti, che detto per inciso non hanno bloccato quello che noi oggi lamentiamo tutti, il costo della politica, la esplosione, nei numeri, di persone che vivono con la politica, espressione di democrazia, ma anche degenerazione della stessa, se mi consenti.

  2. Remo Inzetta 7 luglio, 2016 at 11:44

    Sarà surreale la direzione del PD, visto il comportamento della minoranza, e anche di Franceschini, ma mi pare surreale pure questo blog, il cui fine sembra essere quello di far sembrare Renzi il più cattivo dei cattivi.
    Ma veramente crediamo che se Renzi avesse proposto il doppio turno alla francese, o qualunque altro sistema diverso da un porcellum rispettoso delle osservazioni della Corte Costituzionale, sarebbe stato possibile fare la riforma elettorale? Con il parlamento zoppo determinato dal disastro di Bersani?
    Sono balle, in realtà questa legge è l’unica che si poteva approvare per avere un po’ di governabilità, e Renzi ha fatto bene a proporla.
    Quanto ai populisti, a destra ce ne sono a bizzeffe, il PD deve rivolgersi al popoli italiano, e non avrà nulla da temere.

    • Jair 7 luglio, 2016 at 12:15

      La cosa più divertente è che, ora che vi siete accorti che l’Italicum permetterà un bel governo stabile… di pentastellati, state sperando che quei vecchi gufi parrucconi comunisti ecc. ecc. della Corte Costituzionale boccino questa legge elettorale raccapricciante.

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