attualità

Renzi e il Professore

 

Lo dichiaro subito: voterò SI e sono un tifoso di calcio, di quelli che hanno sempre ragione e gli altri, immancabilmente torto. Lo dico perché non sono il più adatto a commentare l’incontro di ieri sera nel salotto buono di Mentana tra il Professor Zagrebelsky e Matteo Renzi; non sono il solo, peraltro, ad avere difficoltà nel parlare di ciò che è accaduto ieri sera perché, per quanto abbia cercato, anche testate autorevoli si astengono dall’esprimere giudizi se non molto blandi su quanto è accaduto, ma indulgono nel riportare la cronaca di un confronto solo a tratti interessante e spesso recitato sui rispettivi copioni, a mio giudizio, incompatibili tra loro sia pur con la moderazione di un abile e navigato giornalista.                          Il Professore e l’allievo del primo banco

 

Va detto che, come ho letto in alcuni commenti in rete, è probabile che Mentana si sia schierato per il Si in quanto a lui non poteva essere sfuggito come nel dibattito “botta e risposta” la presupponenza di Renzi avrebbe potuto avere buon gioco sui tempi e sui ritmi di un lucido giurista si, ma pur sempre più abituato al rispetto della sua autorevolezza che deriva da decenni di insegnamento e assunzione di incarichi importanti nella Suprema Magistratura italiana; e per lunghi tratti Zagrebelsky è parso irretito dalla sua stessa caparbietà nel voler chiarire, spiegare le sue ragioni, spesso incalzato dal suo antagonista il quale ha avuto buon gioco nel sottolineare l’inadeguatezza di quel modo di procedere, in quel contesto.             Il Professore e l’allievo del primo banco

La verità della quale sono profondamente convinto è che, oramai, chi ha deciso per il NO voterà no e chi al contrario è convinto dal Si non cambierà la sua idea; la possibilità che un qualche processo osmotico consenta passaggi tra i due campi avversi, la vedo molto remota, per cui, alla fine, questi dibattiti possono essere utili solamente a chi nell’indecisione, ma anche nella volontà di andare a votare, assiste cercando di farsi un’opinione che, a questo punto, sarà più sul merito che non sulla persona di Renzi. È per questo che in un simile incontro, la semplificazione, la banalizzazione di concetti complessi, l’ammiccamento sul quesito referendario, credo possano aver prevalso sulla cocciuta volontà del professore universitario di spiegare che cosa, in questa non semplice riforma costituzionale, lui proprio non convince.                        Il Professore e l’allievo del primo banco

 

E ad un certo punto anche Zagrebelsky si deve essere reso conto che quel suo procedere razionale, propedeutico alla comprensione, lo stava portando sul terreno più congeniale a Renzi: quello della battuta lapidaria, adatta a chiudere argomentazioni noiose agli orecchi dei più, specialmente se continuamente intercalate da domande (spesso retoriche) rivolte al giovane contendente fiorentino, sempre furbescamente pronto a sottolineare come sommare tante domande senza dare modo di rispondere, non sarebbe stato utile alla chiarezza (=semplificazione).

È così avvenuto ciò che Renzi auspicava e Zagrebelsky non doveva proprio fare; consentire lo scambio di ruoli, dare cioè a Renzi la possibilità di spiegare la riforma e mettersi lui nei panni del politico, così rinunciando alle sue proprie armi per combattere con quelle dell’avversario.                  Il Professore e l’allievo del primo banco

Il dibattito è proseguito con accuse reciproche (neppure velate), troppi “non ricordo” da parte di Zagrebelsky il quale ha candidamente ammesso, all’inizio, di non essersi preparato sulle molte contraddizioni di Renzi, dopo aver constatato che le sue poche, passate, Renzi le aveva trovate tutte, arroccandosi infine in difesa di una incoerenza che sicuramente tutti coloro che hanno a lungo vissuto, alla fine devono mettere nel conto, ma che certo non gli hanno giovato ieri sera.

Renzi, di contro, è stato il solito arrogante, falsamente deferente nei confronti dell’avversario, in certi momenti fastidiosamente sussiegoso, ma tutto in modo più misurato del solito; ha giocato sul suo terreno, lo sapeva e non ha risparmiato colpi sotto la cintura portando il suo antagonista ad evidenti stati di ira soffocata da un’educazione decennale, costruita nel rispettare ed essere rispettato, ma del tutto fuori contesto in un confronto nel quale, anche se non vuoi, vieni ferito e se non fai altrettanto, alla fine, a scorrere è solo il tuo sangue.

Per chi ha voluto ascoltare con orecchio attento senza distrarsi dal merito, il pensiero di Zagrebelsky è stato sviluppato in modo chiaro e coerente: lui teme la deriva autoritaria di un Paese nel quale la riforma nasce in un momento di forte contrapposizione e senza una condivisione molto ampia. Crede che la Costituzione materiale (quella cioè che nasce e si sviluppa parallelamente a quella formale) finisca con il prevalere consegnando il Paese per cinque anni alle decisioni di una maggioranza il cui potere decisionale diviene molto ampio e difficilmente comprimibile. Ritiene che un Governo debba, in ogni caso, portare avanti un programma ricercando sempre la più ampia convergenza nel Paese e, alla fine, è convinto che Italicum più Riforma (così come si presentano adesso) siano un mix esplosivo che rischia di far saltare il patto sociale. Alla fine tutte le tecnicalità sugli apparenti conflitti vanno in secondo piano. Ma quanti lo avranno compreso? Quanti tra coloro che assistevano senza idea preconcetta al dibattito, avranno creduto alle paure di un anziano professore universitario di fronte alla baldanza ed alla sicurezza di un giovane Premier i quale di contro ha liquidato come “sciocchezze” tutte queste paure?

 

La risposta non l’avremo oggi e forse neppure nei sondaggi dei prossimi giorni ma se la strada dei sostenitori del No è quella di mandare schiere di costituzionalisti a controbattere le argomentazioni della Riforma di fronte a Renzi, non credo che ci sia partita. Mi domando però se sia questo ciò di cui ha bisogno chi vorrebbe farsi un’opinione o se sia solamente un modo per alimentare un show business che soffre sempre più di cali di audience ed ha un grandissimo bisogno di platee urlanti, e non dialoganti.

     Il Professore e l’allievo del primo banco

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23 comments

  1. M.Ludi 3 ottobre, 2016 at 10:51

    Ho letto con interesse ma anche con una certa preoccupazione alcuni commenti nei quali si indulge a sottolineare i difetti macroscopici di Renzi, facendo, a mio avviso, lo stesso errore che per anni e anni abbiamo fatto con Berlusconi (con gli esiti che poi sono sotto gli occhi di tutti). Abbiamo sottolineato bandane, cene eleganti e vizi inconfessabili senza costruire una seria alternativa consentendo autostrade infinite alla più becera politica, ma non abbiamo imparato niente.
    E’ con questo spirito che mi ero proposto di scrivere del confronto dell’altra sera con esiti, devo dire (almeno dal mio punto di vista) deludenti. Ho dichiarato che voterò si perché sono profondamente convinto che sia preferibile la Riforma pasticciata a quello che già vediamo; ma vorrei che il si vincesse con un minimo di ragionamento su ciò che la Riforma veramente può rappresentare e che se dovesse prevalere il no, l’analisi si spostasse sull’unico vero punto degno di tanto sforzo, che è quello evidenziato con lucidità (uno dei pochi, devo dire) da Zagrebelsky: la possibile svolta autoritaria che RIforma più Italicum può facilitare. Il mio si, ovviamente, propende per una negazione di tale ipotesi, ma sono anche convinto che una vittoria dell’uno o dell’altro debba passare per un convincimento forte su questo punto che, mi pare nessuno voglia agevolare a formarsi.
    Indulgete pure su renzie, ebetino, bomba e quant’altro e lasciate che lui faccia, poi, carne di porco delle varie argomentazioni sull’artricolo 70 o sull’importanza o meno dei risparmi della riforma; se è questo che volete…..

    • Tigra 3 ottobre, 2016 at 23:19

      Non posso naturalmente discutere di una cosa che non ho visto, ma le considerazioni svolte in questo commento hanno una valenza che prescinde dal confronto Renzi / Zagrebelsky, e quindi qualcosa mi sento di scriverla.
      L’aspetto paradossale della vicenda referendaria a me pare di estrema semplicità, e provo a riassumerlo in modo schematico e didascalico, oltre che un po’ provocatorio: la riforma è francamente brutta in termini assoluti (disorganica, incoerente, scritta male e venata di populismo), abbinata all’talicum è del tutto indigeribile, rappresenta certamente in modo preciso la natura e il sentimento della maggioranza degli italiani, che sono delle bestie, e sarà forse bocciata da una incongrua alleanza fra un fetta di società illuminata e aristocratica, nonchè assolutamente non rappresentativa, con la peggior feccia politica presente sulla scena del paese (grillini, fascisti e leghisti), che oltre ad essere la maggioranza sono disposti a votare contro i propri interessi e i propri ideali, prendendo a prestito delle posizioni genuinamente liberali, pur di mandare a casa Renzi.
      Non c’è una classe dirigente decente che possa ambire ad un minimo di seguito elettorale, e credo che per un pezzo non ci sarà: le alternative a Renzi, a destra come a sinistra sono tutte peggiori di lui, ma ciò non lo rende accettabile, e non rende le sue riforme potabili, anche perchè ha capito troppo tardi di avere sbagliato l’architettura del progetto, e non credo che farà in tempo a porvi rimedio.
      Onestamente che un esercito in rotta di sconfitti senza futuro e senza prospettive si permetta l’ironia di chiamare Renzi ebetino mi sembra il minore dei problemi, perchè non vedo da nessuna parte, come la vedi tu una possibile dinamica virtuosa che prenda lo spunto dal prossimo voto referendario, qualunque esso sia: stiamo giocando una partita già persa, non c’è il minore dei mali a questo giro.

      • M.Ludi 4 ottobre, 2016 at 10:54

        Che tutti gli illuminati (aristocratici e non) si siano dichiarati per il NO, mi pare un’affermazione intrisa di partigianeria, neppure troppo velata e le considerazioni che stanno alla base di un possibile SI, non sono tutte liquidabili come ciarpame da discarica: mi pare che entrambi i fronti, oltre ad essere abbastanza simili quantitativamente (almeno nei sondaggi), lo siano anche qualitativamente. Per dirla in soldoni: ritengo di avere solide basi a sostegno della mia posizione, almeno quanto ritieni di averne tu anche se, per onestà intellettuale, devo riconoscere di avere compagni di viaggio altrettanto impresentabili quanto molti dei tuoi. Insomma, nessuno di noi ha la verità in tasca e dopo aver convenuto che questa Riforma poteva essere fatta assai meglio, non ci resta che vedere gli esiti del voto e le sue conseguenze. In ogni caso sono convinto che coloro che avranno perso, troveranno motivazioni da vendere per affermare che avevano avuto ragione (purtroppo). Sarà persino difficile stabilire quale avrebbe potuto essere il male minore.

        • Tigra 4 ottobre, 2016 at 22:23

          Non nego la partigianeria, ma la cosa detta da un tifoso di calcio che ha sempre ragione non può essere considerata un rimprovero, quanto semmai un complimento, e come tale lo accetto.
          C’è un punto che non mi convince del tuo ragionamento, ed è quello dell’uguaglianza delle due ragioni che si fronteggiano, che non credo ci sia, diversamente dalla loro legittimità, che non è invece in discussione.
          Sulla riforma ci sono due tipi di valutazioni, quella di chi la ritiene una semplice schifezza, e quella di coloro che la ritengono in varia misura migliorabile, ma non c’è nessuno, a parte forse Maria Elena Boschi, che la ritiene una buona riforma: il contrario non è vero, e ciò la dice lunga sulla sua qualità media reale, e su quella mediamente percepita.
          Non si poteva far di meglio? Difficile anche solo ipotizzarlo, ma ciò che è difficile da accettare, per chi come me viene da una storia di sinistra, è che il risultato finale non è frutto di una reale mediazione fra destra e sinistra, ma deriva dall’appiattimento di una parte della destra su proposte dozzinali del Pd, a partire dal peccato originale e mortale dell’italicum.
          La realtà è che questa riforma è figlia dei tempi, è coerente con la semplificazione populistica degli ultimi trent’anni, con la crisi dei partiti, con il declino della politica e con la disgregazione della società; intendiamoci, non è colpa di Renzi, che è un effetto e non una causa, è colpa di chi l’ha preceduto, ma Renzi ha scelto di nuotare nel flusso della corrente, scambiando il potere per un fine invece che per un mezzo, e il risultato che ha ottenuto, spero di sbagliare, non risolverà nessun problema, ma ne introdurrà di nuovi.
          Tu pensi di avere ragioni solide quanto le mie; nessuno ha ragioni solide, io per primo, la situazione attuale è insostenibile, ma il cambiamento prodotto dalla riforma lo sarà altrettanto, a prescindere dal fatto che sia una farsa o una tragedia; convengo che sia difficile stabilire quale possa essere il male minore, ma onestamente votare per il male minore quando si percepisce la scarsa differenza fra i due che sono in gioco mi sembra un esercizio ormai sterile e avvilente, perchè è il prodotto di una piccola politica che non mi appassiona e non mi rappresenta più.
          A latere, non penso che ci siano solo degli stupidi a sostenere il si, immagino che ci siano anche delle persone che semplicemente non si rassegnano ad una prospettiva di declino; penso che abbiano torto…

    • Genesis 4 ottobre, 2016 at 06:46

      …è vero, Ludi, bisogna preoccuparsi di alcuni commenti, ma così è la vita che si è sfilacciata in una miriade di aree di pensiero che tendono a non accomunarsi, nemmeno per dare un senso a quello che dovrebbe effettivamente essere uno Stato Democratico. Si leggono parole contro questo o quello, e ci sta, ma io, uomo vissuto nelle officine e nei cantieri, rabbrividisco quando leggo o sento parlar peggio della gente in senso lato.
      È vero, siamo animali, a volte, senza costrutto, ma tra noi c’è tanta gente che si adopera per migliorare la vita altrui…tanta e, spesso, nascosta…impazzisco sentendola accomunare alle bestie, nome a cui si legano quegli animali che sfregiano il lieto e aristocratico pensare delle persone che non vogliono far parte di quel branco, ma creare un ovile nel quale avere un’unica linea di pensiero, fotocopiata e duplicata ciecamente formando un recinto di mansuete amebe. Ognuno ha il diritto-dovere di formare il proprio pensiero e creare piccoli gruppi familiari.

  2. nemo 3 ottobre, 2016 at 09:28

    E’ divertente leggere alcuni commenti. Si lo è, perchè come avviene sempre più spesso si confonde la opposizione all’uomo con la realtà dei fatti. Non credo sia una novità che , come avviene in tutte le società democratiche del mondo, una opposizione faccia il suo mestiere, ovvero si oppone, cosa che , evidentemente qualcuno non capisce bene. Ebbene il concetto è semplice tu sei al governo io sono all’opposizione tu fai una cosa che io, giustamente, dal mio punto di vista critico e per questo “sparo palle incatenate” dov’è il dramma? Abbiamo visto che le palle incatenate non fermarono Berlusconi quando promulgò le sue leggi, ” personali”. Neppure quando promulgò il Porcelum, fare una colpa quando si ci si oppone è a dir poco infantile. Già perchè a volte si ci dimentica di quando, invece la tua “parte” fa la sua opposizione, con metodi che ritieni corretti, lascio alla cronaca di cosa parlo! “Cari” signori la democrazia è questa, vincerete, forse il vostro referendum, ma vietare a chi lo propone di enfatizzare i rischi che, secondo lui, si corrono è un modo, ripeto infantile di ragionare. Come si dice fate il vostro gioco.

  3. Genesis 3 ottobre, 2016 at 06:46

    …effettivamente sì, Ludi, siamo tutti CT ed abbiamo ragione anche quando abbiamo torto!
    Ciò che mi chiedo…”quale sarà il prossimo antagonista mediatico del PdC e quale sarà la sua strategia per poter affossare, di fronte a milioni di italiani, quelli interessati, cioè i probabili votanti, le idee o le provocazioni di un giovine baldo sprezzante del pericolo di perdere la battaglia?” Questo mi interessa come la telenovela che non ha mai fine…che ti attanaglia lo spasimo di dover proseguirne la lettura della storia…

    Cribbio! Sono decenni che nei bar continuano i discorsi del riformare la nostra politica e lo Stato centrale…e tutti lo promettono, ma nessuno lo fa. Ora che un giovine tosco ci mette del suo, chi preannunciava le brame delle riforme, diventa un costituzionalista acerrimo nemico del cambiamento…
    …quanto siamo italiani…

  4. Scan 2 ottobre, 2016 at 12:48

    certamente due mondi incomunicabili: una maniera di comunicare fatta di slogan e semplificazione ad ogni costo contro i tentativi di un anziano studioso di proporre, nell’ambito meno adatto, una visione approfondita del problema.
    chiaramente a contrastare, in un talk-show, un presidente del consiglio che si rivolge all’interlocutore con un: “quando ha finito mi faccia un fischio”, è più adatto travaglio che, al presidente del consiglio, intima: “non dica sciocchezze e parli delle riforme!”

  5. DareioS 2 ottobre, 2016 at 10:33

    La minestra preparata da Renzi è indigesta, persino inguardabile, il linguaggio banale del premier non contempla alternative, non prevede una via di scampo, se non si mangia la minestra la conseguenza sarà saltare tutti dalla finestra.
    Dunque la forza di Renzi non risiede nella ragione ma nella violenta minaccia di un male futuro.
    La sua forza consiste nel minacciare un male ingiusto, è una forza dissuasiva non persuasiva.
    Così facendo è Renzi e lui solo il figuro sinistro che utilizza la forza per piegare la ragione.
    L’antagonista è un uomo di scienza giuridica che non ha necessità di usare la forza coattiva e intimidatrice, poiché la sua forza risiede nella logica e nel ragionamento.
    La mediocritas renziana, in perfetta continuità col passato regime, costituisce l’odiosa eredità del berlusconismo.
    Per l’incapacità di fare leggi giuste e condivise il popolo è costretto a dividersi, a contrapporsi e a schierarsi dietro un secco SI o un No. Spero che la scelta sia libera, anche se assediati e confusi dai media, tranquilli, non siamo ancora in un campo di concentramento, non si morirà per un semplice Si o un No.

    • Por Quemada 2 ottobre, 2016 at 11:30

      Ma lo sai che hai ragione? Mi sto preoccupando…
      A parte le battute, sarei curiosa di sapere cosa avrebbero detto cinque anni fa i piddini plaudenti se Berlusconi avesse approvato le riforme di Renzi, e non solo le due schifezze dell’italicum e della riforma costituzionale, ma anche tutte le altre.
      Ve lo dico io, opposizione a palle incatenate e accuse di distruzione della democrazia.
      La differenza oggi è che siccome le ha fatte il loro capo e gli ha fatto provare per la prima volta l’ebrezza della vittoria dopo una vita di sconfitte, si fanno andar bene qualunque cosa.
      Vedremo se se la faranno andar bene anche quelli che non sono piddini plaudenti, che sono poi la maggioranza degli italiani.

      • DareioS 3 ottobre, 2016 at 20:41

        Grazie Por Quemada le tue parole sono per me una sorta di viatico, da troppo tempo sono sommerso da onde distruttive di coloro che stanno sempre dalla parte della ragione e mai del torto, vi sono persone che ancor prima di comprendere il significato di ciò che uno scrive, sono prese dalla frenesia della catalogazione ed allora subito si viene incasellati e schedati come cattolici, comunisti, grillini, fascisti, conservatori, ex democristiani, qualunquisti, benaltristi, maschilisti, misogeni, moralisti. La tua preoccupazione non ha ragione d’essere, oppure fai bene a preoccuparti, potresti scoprire molte più cose che ci uniscono rispetto a quelle che formalmente ci dividono.

  6. nemo 2 ottobre, 2016 at 09:55

    Una parte, notevole, di coloro che andranno al voto a dicembre si dichiara ancora indeciso. Questo è il terreno di lotta, sia chiaro metaforica, la conquista degli indecisi, se dopo questo, primo incontro, vi sarà qualche uno virgola in meno, si potrà dire che un risultato è stato raggiunto, e questo a prescindere da quale asticella si sarà spostata. Già perchè la cosa, importante è che che al di la della confusione, nella quale pare sguazzino la maggior parte dei , cosdidetti, commentatori politici, ieri l’incontro da cominciato dare delle risposte, per alcuni, per altri ancora no. Ma vivaddio non è certo stato un incontro tipo la Gabbia o la Corrida, neanche un incontro al Colosseo, di colpi di fioretto ce ne sono stati qualche piccola goccia di sangue si è vista ma alla fine abbiamo potuto “sentire” ciò che si diceva senza strilli di copertura. La preoccupazione del Professore era evidente, per me, nella sua difesa di quella collegialità nel governo del Paese, che nei fatti ha dimostrato, in particolare negli ultimi tempi, come sia utopia. La maggiore rappresentatività non ha dato quel beneficio che lui teorizza, anzi! Di certo, con tutta la sua autorevolezza, egli si è trovato in grave sudditanza, dal punto di vista mediatico, davanti allo strapotere di Renzi, non è stata certo di aiuto la sua signorilità e, diciamolo, vi sono stati dei momenti che lo hanno visto in difficoltà, ma tutto sommato tutti noi, a prescindere dalla opinone ormai consolidata, abbiamo potuto seguire un dibattito civile,e, sopratutto, capire di cosa si stava parlando. Da augurarsi che la cosa abbia un seguito.

  7. Remo Inzetta 2 ottobre, 2016 at 00:18

    E’ vero che il professore non era adatto a confrontarsi con Renzi, ma la brutta fiugura non è solo questione di metodo, ma anche di merito, e difatti non è riuscito mai a ribattere ad un Renzi brillante e incalzante come non mai, che si è anche preso lo sfizio di mettere in luce le sue incoerenze senza che l’insigne cattedratico fosse in grado di rispondere efficacemente.
    Nessuna legge è perfetta, ma ostinarsi a vedere solo i difetti della riforma senza riconoscere alcuni evidenti pregi può essere solo frutto di pregiudizio e malafede.
    La fine del bicameralismo perfetto, la chiara definizione delle competenze e il rafforzamente dell’esecutivo tramite una legge elettorale che finalmente consento di sapere chi ha vinto e chi governerà il giorno stesso delle elezioni sono progressi indispensabili per il nostro sistema politico: da ciò non nascerà alcun autoritarismo, e opporsi ad una cosa così ovvia e semplice significa voler fare il male del paese, come ha sempre fatto la sinistra perdente di D’Alema e Bersani.
    Zagrebelsky è uno dei tanti intellettuali di sinistra, che ostinandosi a non considerare mai il parere dei cittadini, solo perchè non sono Presidenti Emeriti della Corte Costituzionale, alla fin è diventato un personaggio triste e sinistro.

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