Col suo editoriale di ieri (lunedì 25 aprile), il direttore de “la Repubblica”, Mario Calabresi, sembra voler chiudere con un messaggio di saggezza e di pace una settimana di aspre polemiche tra il presidente dell’Anm Davigo e Matteo Renzi (il quale ultimo, per la verità, ha più che altro lasciato parlare in vece sua i suoi uomini più fedeli).
Scrive Calabresi:

 

il Paese ha bisogno di concretezza, non di guerre. Le critiche al potere sono necessarie, soprattutto se pronunciate da magistrati autorevoli. Ma la generalizzazione (“i politici rubano più di prima”) e la sfida plateale che emerge dalle parole di chi guida un’associazione delicata e importante come quella dei magistrati rischiano di alimentare uno scontro con la politica che perde di vista le necessità dell’Italia.

 

Se una guerra è in corso fra i giudici e questo governo, non è però cominciata con “la settimana di Davigo”. Si può dire che gli attriti fra governo e magistratura sono cominciati fino dal momento dell’insediamento di Matteo Renzi, il quale ha messo da subito nel mirino, appena dopo la vecchia classe politica da rottamare e i nemici interni, anche una certa classe di amministratori della Giustizia. E le critiche mosse da Renzi ai giudici, quindi i fronti aperti, sono addirittura due: la prima, del tutto in linea con il modo di fare (e di comunicare) renziano, è rivolta alla presunta scarsa produttività dei giudici (troppe ferie, lungaggini insopportabili dovute solo alla mancanza di impegno di chi istruisce e celebra i processi). E su questo fronte Renzi gode certamente del consenso della stragrande maggioranza dell’opinione pubblica.

 

L’altro fronte aperto da Renzi, che il Presidente del Consiglio ha comiciato ad affrontare solo quando ormai era sicuro di godere di un consenso personale molto ampio, si può tranquillamente definire come la riduzione del potere, o dello strapotere, dei giudici nei confronti dei politici (ovviamente dei politici sopravvissuti alla rottamazione).

Fronte assai più pericoloso, soprattutto perchè scarsamente popolare rispetto al primo, che si è finora sostanziato in tre posizioni chiare del governo, in ambiti diversi ma univoci nel senso di volere creare un nuovo senso di ciò che è antigiuridico e di limitare l’azione della magistratura: la volontà di dare una nuova disciplina all’impiego e alla pubblica diffusione delle intercettazioni, la mancanza di volontà invece di porre limiti alla prescrizione dei reati, inframmezzate dall’inopinata scelta di aumentare notevolmente il limite dei pagamenti in contanti, decisione che è stata accompagnata dalla risibile giustificazione che gli anziani sarebbero in difficoltà ad effettuare pagamenti tramite banca o con strumenti elettronici.

 

Queste azioni (o inazioni) spericolate discendono innanzitutto e direttamente dalla necessità per Renzi di poter contare, nelle aule del Parlamento, sul voto favorevole di troppe persone cariche e stracariche di pendenze nella aule giudiziarie. Ed è a questa situazione che si rivolgeva principalmente il giudice Davigo in una delle sue frasi dei giorni scorsi più citate e più (volutamente) fraintese: “Non c’è nessuna guerra. Noi facciamo indagini e processi. Se poi le persone coinvolte in base a prove e indizi che dovrebbero indurre la politica e le istituzioni a rimuoverle in base a un giudizio non penale, ma morale o di opportunità, vengono lasciate o ricandidate o rinominate, è inevitabile che i processi abbiano effetti politici. Se la politica usasse per le sue autonome valutazioni gli elementi che noi usiamo per i giudizi penali e ne traesse le dovute conseguenze, processeremmo degli ex. Senza conseguenze politiche”. E’ evidente che Renzi ha perso, se mai la ha avuta, la capacità di fare quelle “osservazioni autonome” che possono e devono intervenire molto prima che si muova la magistratura, e possono evitare che persone divenute inopportune finiscano per travolgere anche il governo nelle loro disgrazie giudiziarie.

 

Tra le battute più o meno riuscite di questa settimana movimentata, la più infelice, addirittura triste, è senza dubbio quella di Renzi sulla necessità di porre fine a “25 anni di barbarie giustizialista”. Triste perchè Renzi non si rende conto che con questa frase attribuisce a sè stesso e ai suoi colleghi la discendenza e la continuità da Craxi e Berlusconi. E’ la frase che può uscire dalla bocca di un uomo molto preoccupato. E motivi di preoccupazione, segnali nefasti, sono arrivati per lui non solo dalle inchieste giudiziarie che hanno lambito senza ancora toccarli direttamente, uomini (e donne) del suo governo, ma da prese di posizione chiare di diversi settori della magistratura. Il presidente della Corte Costituzionale che bolla come poco onorevole l’astensione a cui invitava il Presidente del Consiglio in occasione del referendum sule trivelle. Il Consiglio di Stato che fa a pezzi il decreto sul canone Rai in bolletta (dicendo il più esplicitamente possibile “non siete capaci di scrivere le leggi”).
Renzi dovrebbe anzi ringraziare lo schivo dottor Davigo, che è rimasto silente al suo lavoro per un quarto di secolo, mentre altri suoi colleghi facevano scelte diverse e sono addirittura divenuti primattori della politica italiana. Davigo parla solo oggi che è presidente dell’ANM, cioè di un’organizzazione sindacale di categoria, ed è costretto a parlare come un sindacalista. E’ un bene che questo conflitto sia uscito allo scoperto e che i problemi della giustizia vengano trattati alla luce del sole. E senza bisogno di tutti i pacificatori che hanno cominciato a esternare in questi giorni, siano essi politici, giornalisti o addirittura giudici, accomunati dalla voglia di bacchettare una parte sola.

 

Purtroppo, e ancora una volta, l’unica ragione addotta da chi vorrebbe fare da paciere tra poteri dello Stato, è “la concretezza”, la ragione del “fare” contro quella dell’essere onesti, finendo così per dare per scontato che nel nostro Paese sia impossibile essere politici dinamici e laboriosi e al contempo cittadini integerrimi. D’altro canto, nessuno di coloro, numerosissimi, che in questa settimana hanno preso le parti della politica contro quelle della giustizia, ha potuto sostenere che Davigo abbia torto nella sua rappresentazione della politica italiana come profondamente corrotta.
Si lasci spazio al confronto. La dialettica e un certo grado di tensione tra i diversi poteri dello Stato, sono dinamiche benefiche. Più si parla e si discute apertamente, e più ci si rivolge al pubblico con chiarezza, meno possibilità ci saranno che germoglino dittatorelli o Grandi Inquisitori.

 

Qui l’editoriale di Mario Calabresi su “la Repubblica” del 25 Aprile 2016

 

Saluti marziali

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17 comments

  1. Luistella 27 aprile, 2016 at 14:06

    Non voglio essere quella che dà sempre ragione a Renzi. Però come dice Ludi ognuno ha diritto di pensare e credere in un certo partito o in un leader piuttosto che un altro, senza sentirsi dare del criminale, del povero di mente, dell’idiota , ecc… Cosa che invece , avviene regolarmente da parte degli aderenti al M5S, solo che sentano nominare PD.Anche se esistesse come marca di sigarette. C’è poco da dire, Davico, che attualmente riveste una carica massima, è presente ovunque, rilascia interviste a destra e a manca, che poi una certa stampa utilizza per fini che hanno poco a che fare col diritto di informazione.
    Poi, una cosa devo dire: quando Berlusconi diceva in pubblico, non in un’intercettazione , che i magistrati sono un cancro per l’Italia, non ho sentito tutti questi lai , denunce e cose varie, che ci sarebbero state anche bene, visto che lui allora era PdC. E non mi si venga a dire che Renzi è come Berlusconi, perchè anche il mio gatto (fondamentalemte più onesto di certe persone) sa che non è cosi.

  2. Tigra 27 aprile, 2016 at 12:03

    La magistratura italliana, essendo italiana, sarà in qualche misura lo specchio del paese, magari uno specchio infedele, ma certo non rifletterà l’immagine della Finlandia o della Nuova Zelanda, tanto per citare due stati con basso indice di corruzione.
    Però la corruzione si trova, in primo luogo nella società e nella politica, che hanno una corrispondenza reciproca molto maggiore di quella che il cittadino ha col potere giudiziario, e ci collocano in tutte le statistiche all’ultimo posto fra i paesi dell’Unione Europea, e attorno alla 70° posizione nel mondo.
    In questo contesto decisamente poco brillante, nel quale la Magistratura è costretta ad occuparsi molto frequentemente della politica, diventa inevitabile il conflitto fra i poteri dello Stato, e credo diventi pure inevitabile una certa dose di giustizialismo, anche se in misura a mio parere omeopatica, e comunque di molto inferiore alle ricorrenti lamentazioni della politica.
    Capisco la realpolitik, e le esigenze di una maggioranza che si trova a dipendere per necessità e per scelta da un branco di fuoriusciti del centrodestra che hanno un’idea sudamericana della giustizia, ma con il tasso di corruzione che ci caratterizza preferisco onestamente un sano conflitto fra poteri dello stato e un po’ di giustizialismo ad una magistratura normalizzata e subordinata al potere politico.
    Del resto mi sembra che la storia di questi anni, nei quali la Magistratura, magari anche con qualche eccesso, ha messo in croce la politica peggiore, ci dimostri che il contrario sarebbe stato peggio: il problema non sono i 25 anni di giustizialismo, ma sono quelli determinati da un tasso di corruzione endemico insopportabile per un paese civile e moderno, che a 25 anni da tangentopoli non ha fatto nessun passo significativo nella direzione giusta.
    La Magistratura invade il campo della politica? In una certa misura si, e aggiungerei “meno male che lo fa”.
    Proviamo a pensare all’immagine opposta…

  3. Por Quemada 27 aprile, 2016 at 09:31

    Informazione di servizio a tutti gli iscritti, elettori e simpatizzanti del PD: quando le cose che ha detto Renzi le diceva Berlusconi, voi avete fatto le barricate in piazza, guidati dagli editoriali di Repubblica e con l’appoggio di buona parte dei più noti conduttori di talk show.
    Oggi quelle cose vanno bene perchè ci sono stati “25 anni di barbarie giustizialista”: siete proprio elettori per tutte le stagioni.

    • M.Ludi 27 aprile, 2016 at 09:56

      Si leggono sempre più frequentemente commenti di tuoi camerati inneggianti all’olio di ricino; volendo utilizzare il tuo metro, possiamo affermare che voi siete elettori per una stagione sola: quella dei manganelli. Ognuno ha le sue ragioni per votare ciò che vota e difende ciò in cui crede; è vero che nella sua lunga storia il PD (ed i suoi antecedenti) hanno sicuramente colpe di cui rendere conto, ma viste le premesse, state velocemente recuperando terreno e più che di novità, nei vostri confronti, parlerei di un “deja vu” di cui credo che molti di quelli che vi seguono, arrivati ad aprire gli occhi, faranno volentieri a meno; be quiet and stay tuned!

      • Jair 27 aprile, 2016 at 12:00

        a me pare che in cinque anni di vita il PD abbia accumulato molte più colpe, in senso giudiziario, del PCI in settant’anni di storia, ma ovviamente sono calcoli fatti a spanne…

        • M.Ludi 27 aprile, 2016 at 13:36

          Quanta indulgenza nel non aver ridotto tutto lo sfacelo agli ultimi 2 anni (giusto per dare tutta la colpa a Renzi). Dunque vediamo; sono più di venti anni che esiste un forte scontro tra la politica e la Magistratura: alfiere di questo scontro è stato Berlusconi che ha provveduto, in più riprese, a fare a fette alcuni dei cardini a presidio della legalità (p.e. i termini di prescrizione), evitando, nel contempo, di mettere mano a provvedimenti seri in materia di conflitto di interessi, decadenza dagli incarichi, etc.: In tutto questo tempo abbiamo avuto anche diversi Governi di csx (Prodi, D’Alema, Letta, Renzi); mi elenchi per favore quali provvedimenti, durante questi periodi di intermezzo al lungo “regno” berlusconiano sono stati presi per arginare in modo serio quei fenomeni che hanno portato al degrado odierno? Posso anche sbagliarmi, ma a me viene in mente solo la legge Severino (ma si trattava del Governo Monti). Suvvia, animo, ci siamo fatti del male ben prima che Renzi ci mettesse del suo 🙂 !

          • Jair 27 aprile, 2016 at 15:29

            E’ vero che i due governi precedenti non hanno fatto nulla, almeno per quel che ricordo, per curare i problemi della giustizia, ma non hanno nemmeno fatto qualcosa in aperto e voluto contrasto con la magistratura, come sta facendo invece questo governo:
            – la legge sulla prescrizione è in giacenza ora e non allora, e non avanza per la contrarietà di quei personaggi che abbiamo già citato, dai neocid 🙂 ai verdiniani;
            – nessuno dei governi precedenti ha mai parlato di ridurre le ferie ai giudici lazzaroni;
            – la cosa peggiore è sicuramente l’aumento della soglia dei pagamenti in contanti, che non qualifico, ma sono chiare a tutti le conseguenze e le implicazioni del provvedimento.

        • M.Ludi 27 aprile, 2016 at 15:58

          Ti rispondo qui un’ultima volta giacchè ritengo immutate le ragioni delle mie perplessità sulle tue considerazioni per cui, inutile andare oltre (almeno per me).
          1) Rispetto alla perdurante giacenza della proposta di legge sulla prescrizione (di cui ignoro i termini), non vedo sostanziale differenza rispetto a non averla, comunque, proposta prima (insieme a quella sul conflitto di interessi); a me pare che l’indifferenza sul tema sia stata totale anche da parte di Prodi e D’Alema.
          2) Sul fatto che le ferie dei giudici siano eccessivamente lunghe (cosa sulla quale non ho un parere da esprimere) se ne sente parlare da anni: approfondiamolo prima di dire che 45 giorni sono congrui, rispetto alle quattro setimane o 30 giorni di calendario normalmente godute dagli altri lavoratori;
          3) Il Governo Renzi ha portato il limite del contante liberamente disponibile nelle transazioni tra privati da 1.000 a 3.000; questo consente alla maggior parte delle famiglie di riscuotere somme in denaro per stipendi e emolumenti senza essere, sulla carta, obbligate a detenere un conto corrente bancario i cui costi, per le fasce di reddito più basse sono onerosi (una famiglia di 4 persone con un reddito netto mensile di 2.000 euro non sguazza certo nell’oro). Numerose erano state le critiche sulla precedente riduzione a 1.000 euro del contante, che aveva imposto anche a piccoli pensionati di sostenere costi annui, semplicemente per riscuotere la pensione e non essendovi la possibilità di imporre alle Banche di consentire operatività gratis, credo che sia stata una misura di buon senso; meglio 2.500 o 2.000 euro? Può darsi, ma se credi che l’evasione, quella vera, oggi passi per questa strada, mi sa che ti sei perso dei passaggi.

      • Por Quemada 27 aprile, 2016 at 12:10

        Camerati saranno i tuoi; a parte questo dettaglio, è vero o no che per 20 anni avete difeso i giudici a prescindere, e oggi assumete posizioni degne del Berlusconi più smagliante?
        L altre sono chiacchiere.

  4. M.Ludi 27 aprile, 2016 at 08:57

    Quelle parole, Piercamillo Davigo, le va ripetendo ormai da mesi nei vari talk show ai quali viene invitato o nelle interviste che gli vengono frequentemente richieste. Esse hanno assunto però un peso maggiore da quando è diventato Presidente dell’ANM assumendo un ruolo istituzionale e, quindi, parlando in nome di una categoria che non si è, però mostrata compatta nel sostenerne le sue tesi. Intanto è accaduto che Davigo dopo mesi nei quali ha sostanzialmente accusato tutti i politici di rubare, ha dovuto chiarire che, com’è ovvio ma non scontato, si riferiva solamente a quelli coinvolti nei fatti criminosi ai quali fa riferimento, sostituendo “quelli che” a “i”.
    Di fronte a questa nuova uscita a gamba tesa di Davigo (non più come semplice Magistrato ma nel ruolo istituzionale che adesso svolge), Renzi ha avuto una reazione scomposta, quella di chi sapeva che qualcosa doveva dire, ma che non poteva schierarsi a scena aperta con il censore di turno perchè il partito che ha ereditato (è bene sottolinearlo) e lo schieramento che lo appoggia, non sono certo esentabili da critiche (come del resto buona parte dei parlamentari e amministratori locali, compresi i duri e puri del Movimento 5 Stelle).
    Alla fine ne è venuta fuori una polemica sterile nella quale esce vincitore sicuramente Davigo di fronte alle accuse fatte da Renzi di appartenere ad una categoria di privilegiati e fannulloni, quando ormai anche i bambini sanno che i problemi della giustizia stanno tutti nell’assoluta mancanza di volontà da parte della classe politica (prima e adesso) di risolverli.
    Detto questo, giova ricordare che Renzi guida una coalizione che ha come scopo dichiarato (sin dall’inizio) di portare a compimento la riforma Istituzionale ed elettorale, quindi non vedo come, realisticamente, Renzi avrebbe potuto premere a fondo l’acceleratore ed affiancarsi alle reprimenda di Davigo; facciamocene una ragione: non avremo modo di comprendere cosa realmente ha intenzione di fare Renzi, specialmente in questo campo, sino a quando non sara andato in porto il suo disegno di riforma del Parlamento. Magari se stava più zitto…..

  5. Genesis 27 aprile, 2016 at 06:38

    Dittatori? Inquisitori? …ma stiamo scherzando?
    È indubbio che la nostra politica, tutta, sia invischiata in qualsiasi affare anche “meno pulito”…come anche la magistratura, che ricordo a tutti deve mantenere il segreto d’ufficio, inchioda in una croce mediatica chiunque prima dei processi….ma da qui chiamare dittatore qualcuno che, con le parole e le leggi (anche se votate alla ricerca della fiducia), prosegue con gli intenti indicati nella sua campagna elettorale, alla stregua del più bieco mussoliniano o carnefice nordafricano, mi lascia sconsolato.
    Allo stesso modo dare dell’inquisitore al magistrato di turno, anche se condivisibile, non lo trovo giusto: qualche pecca l’avranno anche, ma non vedo nessuno bruciare sulle pire nelle piazze…lo leggo solamente sui giornali, pieni di un sensazionalismo bieco, con giornalisti assetati di notizie su cui incastellano storie spesso prive di senso.
    Quindi, sicuramente una parte entra nell’altra reciprocamente, sviluppando sistemi che possano portare all’investitura d’importanza di uno o l’altro politico o magistrato…spesso, però, chi fa il passo “sull’altra sponda” non è il politico…e questo mi rattrista ancora di più!

  6. Remo Inzetta 26 aprile, 2016 at 22:18

    Facciamoci una domanda: esiste il giustizialismo in Italia? E il giustizialismo è una cosa positiva o negativa?
    Se la risposta è si, Renzi ha fatto bene a porre il problema, e farà bene a risolverlo, perchè l’equilibrio dei poteri si turba anche quando i magistrati fanno politica, e non solo quando il governo fa qualche legge penalizzante nei loro confronti, come è successo in passato.
    Perchè dobbiamo essere onesti, per quanti Davigo ci possono essere nella Magistratura, magistrati cioè preparati e scrupolosi, molti di più sono i De Magistris che trascinano nel fango gli imputati, per perdere sistematicamente tutti i processi.
    E quati sono i De Mgistris di provincia, fuori dalle luci della ribalta, che perseguono illustri sconosciuti senza che l’opinione pubblica abbia alcun controllo?
    Secondo me i magistrati hanno troppi privilegi, dalle ferie esagerate alle progressioni di carriera automatiche, per non essere una casta sospetta, esattamente come i politici.
    O vogliamo pensare che gli italiani buoni fanno tutti i magistrati?

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