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Se avesse vinto il SI…

Il 2017 è iniziato sotto i peggiori auspici con la morte di Zygmunt Bauman, colui che ha teorizzato e studiato con maggiore lucidità quel trasformarsi della società contemporanea (o post-moderna, come usava chiamarla), in qualcosa di indefinibile e difficilmente inquadrabile, per effetto del venire meno di tutti quei fattori che avevano fatto da catalizzatori sociali nel secolo breve. Con la caduta delle ideologie e l’esplosione della globalizzazione e del consumismo, la Società, diceva Bauman, è divenuta liquida, quindi sfuggente ad ogni categorizzazione preesistente e bisognosa di nuovi strumenti, specialmente in politica ed economia, per poter essere accompagnata efficacemente verso un futuro tumultuoso ed incerto.    Se avesse vinto il SI…

In effetti è come se si fosse passati dal dover progettare semplici contenitori rigidi, al dover teorizzare sistemi di convogliamento e tubature per canalizzare i molteplici flussi in cui la realtà sta manifestandosi cercando di indicare una direzione di marcia. In un momento in cui, mai come prima d’ora, è vero il detto di De Gasperi secondo il quale “statista” è colui che guarda alle prossime generazioni e non alle prossime elezioni, in tutto il mondo vediamo affermarsi politici i quali non sembrano avere una strategia se non per a vincere e mantenere il potere più a lungo possibile. Ma il cambiamento di stato fisico ipotizzato da Bauman non pare essersi fermato qui (da solido a liquido) in quanto vi sono Paesi, come l’Italia, ove sembra verificarsi un ulteriore passaggio allo stato gassoso con la conseguenza di avere ancora più difficoltà nella definizione di un percorso possibile, non tanto per la soluzione dei numerosi problemi che abbiamo, ma almeno per evitare che essi si aggravino in attesa che la congiuntura internazionale ci aiuti quantomeno a superare la fase di maggiore criticità degli ultimi decenni (non necessariamente l’ultima o la peggiore).                          Se avesse vinto il SI…

Siamo in decrescita demografica, stiamo assistendo al ribaltamento del rapporto virtuoso tra popolazione attiva e pensionati, con un elevatissimo numero di giovani che non sembrano avere prospettive di ingresso nel mercato del lavoro e, nel contempo, ci dicono che nei prossimi decenni una percentuale consistente di lavori oggi svolti da manodopera, verranno completamente sostituiti dalle macchine (c’è chi ipotizza tassi di sostituzione sino al 40% ed oltre). Il tutto mentre la ripresa economica stenta e vediamo crescere il tasso di povertà e di autonoma capacità di sussistenza; contemporaneamente il risparmio delle famiglie (come dato aggregato) cresce perché la paura del futuro induce a non investire ed a limitare i consumi: la tempesta perfetta.

E mentre le nubi si addensano minacciose sulle nostre teste, noi che cosa facciamo? Disquisiamo delle garanzie sul lavoro per dipendenti (e non di tutti) molti dei quali tra cinque, dieci anni, quel lavoro potrebbero non averlo più semplicemente perché non ce ne sarà più offerta. Nel frattempo il maggior partito di governo è condotto da un leader mutilato dall’esito referendario sulle riforme costituzionali, il maggior partito di opposizione passa da un insuccesso ad un altro evidenziando una preoccupante carenza di classe dirigente e, soprattutto, di idee, mentre lo schieramento di destra si dedica ormai solamente alla ricerca di un difficile equilibrio tra il vecchio leader, sempre forte di un buon consenso elettorale ma ormai incapace di fare da catalizzatore al di fuori del suo orticello, ed il giovane rampante xenofobo le cui idee politiche hanno raccolto probabilmente il massimo che potevano, almeno in questa fase politica.                        Se avesse vinto il SI…

A questo punto, dato per scontato che l’Italicum venga bocciato o comunque depotenziato dalla Consulta, andremo a votare, quando ci andremo, con una legge elettorale che imporrà l’aggregarsi in coalizioni per poter ottenere la maggioranza necessaria a governare e, al momento, le uniche due possibili sembrano essere quelle tra Lega e M5S, nonché un nuovo patto del Nazareno tra PD e FI. In questo scenario (nel quale il PD pare l’agnello sacrificale e, comunque, quello che ha più da perdere) la sinistra, interna ed esterna al partito di maggioranza relativa sembra aver perso ogni forza propulsiva, esaurita nella battaglia referendaria e, come era logico attendersi, dati i precedenti, priva di una qualsiasi progettualità politica se non quella tattica da spendere, e anche male, in battaglie di corto respiro come quelle, come detto, su voucher e Jobs Act.

Ero convinto e continuo fermamente ad esserlo che per noi sia fondamentale il permanere in Europa e nell’Euro, ma anche che avremmo dovuto, in quel contesto avere la forza di chiedere un cambiamento di impostazione delle politiche comunitarie. Insisto nel ritenere che sarebbe stato assolutamente necessario affrontare questo anno con il maggior numero di armi per combattere un difficile futuro e Renzi, per quanto questo possa essere ritenuto paradossale, era la figura politica che più di altre poteva rappresentare le due istanze (rimanere in Europa e farsi portavoce di istanze di cambiamento delle politiche comunitarie, dal rigore, alla crescita) in un quadro politico italiano che era e rimane assolutamente desolante. Alla fine continuo a credere che una riforma costituzionale pasticciata valeva la pena per ottenere quella stabilità che avrebbe potuto consentirci di ottenere entrambi gli scopi, ma la storia ha preso un’altra direzione.                          Se avesse vinto il SI…

Non ci resta che stare a guardare che cosa accadrà in Europa, sia con le elezioni francesi di primavera, che con la fine del Quantitative Easing da parte della BCE; nella nostra ormai conclamata incapacità di darci delle risposte, siamo in balia di scelte che altri faranno per noi e sulle quali avremo ben poche possibilità di incidere, compresa quella se restare o meno in Europa e/o nell’Euro. Ma lo faremo, e di questo ormai ne siamo ben certi, con la Costituzione più bella del mondo.

Se avesse vinto il SI…

 

 

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La redazione

Damnatio memoriae
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