la società

in occasione del Sinodo e del Giubileo

…dottrina cattolica e vangelo gesuano:

 

Mi ci sono voluti almeno trent’anni perché arrivassi, come diceva Martin Luther King: “… dalla mezzanotte dove nascono la delusione, il dispiacere e la disperazione, … al mattino della speranza”. Per passare dalla strada delle paure infantili, a quella dell’“I have a dream”. Ed era stata proprio la delusione a mettermi nelle condizioni di sognare l’Assoluto che prima credevo fra le nuvole del cielo, scoprendoLo con un volto teologico al cui epicentro sta “la profezia che richiede il confronto con il dolore e l’incontro con la bellezza, sia per il profeta che per chi si mette in ascolto” (dalla prefazione dell’ultimo libro di Matthew Fox, frate domenicano come Savonarola e Giordano Bruno, uno dei più grandi profeti d’America, messo a tacere dall’autorità ecclesiale).

 

Il catechismo cattolico, però, insiste su una teologia che non parla del disegno per l’uomo, come se su di esso avessimo solo certezze… Parla, infatti, di un Dio che giudicherà ciascuno secondo i propri meriti… (una cosa che un buon padre non farebbe mai…), come se ritenesse che l’affermazione “io credo in Dio…” sia per se stessa la fonte di tutte le verità sull’uomo e sulla sua vita. Di Dio dice che, mentre tutti abbiamo ricevuto ciò che siamo e abbiamo, solo Lui è la pienezza dell’essere e di ogni perfezione, perché è “colui che è”, senza origine o fine, quale eterno scambio di amore. E’ il Santo per eccellenza, “ricco di misericordia” (Ef 2,4), sempre pronto a perdonare. L’Essere spirituale, trascendente, onnipotente, eterno, personale, perfetto. E’ la verità e l’amore. E’ il Dio che rende compatibile la Legge mosaica della prima alleanza, da Lui stesso ispirata, con le regole che ne sono conseguite testimoniate da Gesù e che talvolta a me paiono un cammino di fede diverso.

La nostra dottrina, infatti, parla di un Dio che sembra dimenticare la rabbia con cui i profeti smascheravano le peggiori ingiustizie…, ed esalta, invece, i rituali del Tempio: non parla delle denuncie di Amos attraverso cui Yahwé dirà ai sacerdoti: “Io detesto le vostre feste e non gradisco le vostre riunioni” (…) – proponendo che – “… piuttosto scorra come acqua il diritto, e la giustizia come un torrente perenne” (Amos 5,21-24). O di quelle di Isaia e Geremia quando, con le loro parole, Yahwé ci dice: “Che m’importa dei vostri sacrifici?…” (…) “non voglio offerte inutili” (…) ”Anche se moltiplicate le preghiere io non vi ascolterò” – piuttosto – “Praticate il diritto e la giustizia, liberate l’oppresso dalle mani dell’oppressore, non fate violenza e non opprimete il forestiero, l’orfano e la vedova.” (Isaia 1,11-17; Geremia 22,3).

 

Sta di fatto che, per quanto ne ho letto negli ultimi trent’anni almeno, i crimini e le punizioni della teologia retributiva, di cui parla la dottrina cattolica, facevano già parte del codice di Hammurabi (… quello che il re babilonese, nel XVIII secolo a.C., fece incidere sulla stele di pietra, oggi esposta al Louvre, su cui il dio Shamash figura nell’atto del ricevere le leggi…). Delle leggi dell’antica monarchia ebraica, quindi: “… ampiamente smentite da Gesù che ci ha fatto conoscere, invece, un Dio premuroso, curante più dei figli smarriti che di quelli buoni, che non premia e non castiga, ma ama fino a dare tutto di sé stesso…, comunque e sempre, senza chiedere mai niente per sé”… Che risentono del peso di un giudice vendace, lontano dal Dio paterno di cui l’umanità ha avuto ed ha bisogno. Non conciliabile con l’Abbà di Gesù a lungo cercato. “C’è nella Bibbia – infatti – una immagine di Dio, potente, tremendo, lontano, – ma come possiamo dimenticare che ce n’è anche un’altra?… “… quella dei profeti, kenotica, in cui Dio rinuncia all’onnipotenza per farsi prossimo, vicino, specialmente nell’incarnazione, al fine non tanto di redenzione, espiazione, ma per “dare la vita al mondo”, cioè per portare a pienezza il progetto creatore di Dio nella storia, specialmente nell’uomo, che è il riassunto della creazione”… (ce lo disse, in un incontro avuto qui a Bolzano, Arturo Paoli, il 21 sett. 2005).

 

Quello in cui io credo è il Dio dell’altrove, non un re. Che ci chiede di “praticare il diritto e la giustizia, spendendo la vita per il mondo”… Due modi di aprirsi all’infinito di Dio, inconciliabili; l’uno riferito al pensiero dei ricchi: “il dio spietatamente giusto…” che manda suo figlio nel mondo per calmare la sua ira, sacrificandolo sulla croce per salvare l’umanità. Come padre, uno snaturato. Il secondo, invece, è l’Yahwé che porta avanti, con i poveri, un progetto di riscatto e di libertà. In questa prospettiva, dovremmo leggere la bibbia. Diversamente, … ci parlerebbero le pietre (Lc 19).

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            E’ un rilievo non solo mio, questo, che suggerisce come la Bibbia e il Vangelo non possano e non debbano più essere interpretati, oggi, solo dal clero o dagli esegeti cui viene dato mandato di responsabilità dal Magistero cattolico che abbiamo. Del resto, sono testi non di storia o di filosofia sapienziale, ma di testimonianze scritte a vantaggio dei poveri, degli ultimi, degli analfabeti, anzitutto. Per un’umanità laica, e non per il clero religioso addomesticato dal potere del tempo, a cui quegli stessi testi addebitano, peraltro, pesanti irresponsabilità… Perfino la Lumen Gentium (dal latino Luce delle Genti o Lume dei Popoli), dell’ultimo Concilio, aveva riconosciuto la piena dignità pastorale dei laici e il loro “diritto di proclamare la buona notizia e testimoniare Cristo, senza il bisogno di essere autorizzati dalla gerarchia”… Perché questo non viene garantito dal magistero? In quella delibera conciliare si dice anche che “… il popolo di Dio, attraverso lo Spirito che opera in tutti, aderisce indefettibilmente alla fede, penetra in essa più a fondo e più pienamente l’applica nella vita (…) … partecipa anche della funzione profetica di Cristo (…), frutto di labbra che celebrano il suo nome… dai vescovi fino agli ultimi fedeli laici”. La costituzione dogmatica, una delle quattro del Concilio, riaffermerà anche la piena dignità di tutto “il popolo di Dio”, e il decreto conciliare sull’apostolato dei laici (L’Apostolicam ActuositatemL’attualità apostolica), spiegherà che “… sono specialmente i laici a essere ministri della sapienza cristiana”, riconoscendo che “… alla Chiesa, molto giovamento è venuto e può venire a motivo dell’opposizione di quanti la avversano”.

Con papa Wojtyla, invece, il magistero romano tornerà a negare ai laici la potestà di governo. Un nuovo codice, infatti, affermerà che la funzione profetica non spetta a tutto popolo di Dio, ma solo ai preti, come se lo Spirito non operasse in tutti i Suoi figli. Come se un codice papale potesse abolire i decreti conciliari e, quindi, l’attesa del popolo di Dio. Il Concilio, invece, affermava che “Il popolo santo di Dio partecipa anche della funzione profetica…, dando viva testimonianza (…) anzitutto con una vita di fede e carità e offrendo a Dio un sacrificio di lode…”. Con la Gaudium et Spes, infatti, precisava che: “… capire la verità rivelata, approfondirla e saperla esprimere … è dovere di tutto il popolo di Dio, e compito particolare dei pastori e dei teologi è ascoltare il linguaggio degli uomini del proprio tempo, siano essi credenti o no”.

 

Non senza difficoltà, papa Francesco sta cercando oggi di rimediare ai fraintendimenti sulla volontà del Concilio che va oltre l’autorità papale. A questi peccati di presunzione e/o di omissione. Ci si parla ancora, invece, come quando eravamo piccoli. Con celebrazioni, liturgie e parole incomprensibili al linguaggio del nostro tempo, almeno per chi usa la ragione e la coscienza e non i miti, nei propri gesti. Perché privarci delle responsabilità che come popolo di Dio affrontiamo nel quotidiano? … possibile che le liturgie attengano ancora a quando si credeva che il sole girasse attorno la terra e che le malattie fossero una punizione di Dio? … perché non rendere possibili omelie incarnate nei problemi dell’oggi? La bibbia (… secondo il Codice di diritto canonico), oggi non trova i laici impreparati. La conoscenza consente loro di distinguere le scoperte sagge da quelle che non lo sono; di riconoscere le omelie insapori o, addirittura, nauseabonde (… come disse mons. Mariano Crociata, già segretario generale della CEI), da quelle che servono a capire la vita.

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16 comments

  1. dinamite bla 15 ottobre, 2015 at 22:46

    raga, al di la delle chiacchiere… ogni religione, quale più, quale meno, si è creata un proprio dio regolatore… diciamo un dio positivo in senso lato. un dio infinito in senso lato. ecco… vi siete avvisi che gli unici fondamenti del mondo sono finiti, neganti e limitanti: c è finita e non superabile; 0°K è inabbassabile (se non infinitesimamente quantisticamente); heisemberg e pauli certificano la limitatezza quale unica costante certa oltre alle due già citate (limitate). ehi, ma sto dio allora oltra ad essere poco fantasioso è anche antitetico nel suo fare… è come se un dio granata avesse fondato il suo creato sulla rubentus e gli agnelli… ehi… sarà per quello che si dice “agnello di dio”?

    • Genesis 16 ottobre, 2015 at 06:46

      Sai Dinamite, c’è chi rovista nel proprio io e finisce a dirsi “qualcuno, prima del BigBang, quando non c’era nulla, ma anche prima, se diamo la causa di tutto al caso…avrà voluto che esistesse…!”…
      …c’è invece quello che non vuole arrivare a rovistare fino in fondo, forse, per paura di trovare qualcosa che teme…
      …c’è quello che, abituato ad essere educato a bastonate, cerca il Padre Padrone di cui fidarsi, perché capo indiscusso…lo gestisce a dovere e crea una religione di massa, con annessi (tanti) e connessi (ancora di più) alimentati dall’ignoranza mantenuta ad arte a livelli incredibili…

      Per alcuni sono chiacchiere, per altri qualcosa in più…perché non lasciargliele?

      • nemo 16 ottobre, 2015 at 12:00

        Si, in fondo vivendo volando che male ti fo? Concordo, Paolo, ma il discorso deve essere su due fronti, Ecco il punto dolens. Lasciamo la storia, questa è vecchia e passata, eppure tanto ci dice, ma ancora, ripeto ancora ci sono personaggi che dall’alto del loro credo, più prosaicamente pulpito continuano a dettare regole. Per amore di verità questo non lo fanno tutti, ma coloro che lo fanno hanno la voce più grossa, ed il seguito, putroppo !

        • Genesis 16 ottobre, 2015 at 18:50

          È vero, Nemo..:c’è tanta arroganza dal pulpito, malaffare e ignoranza. Per questo le chiese si svuotano…soprattutto perchè vengono chiamate chiese le mura col campanile e prete annesso. Ma Quellollà insegnò che la Chiesa sono i parrocchiani, la gente comune, soprattutto quella messa in disparte dalla società per bene. Ci sono prelati che nascosti fanno del bene, altri che pubblicizzati e imbardati continuano a distruggere la via gesuana…per non perdere il “potere” che nei secoli hanno acquisito.
          Questo è il discorso di Gualtiero…e mio…

      • dinamite bla 18 ottobre, 2015 at 15:44

        in verità prima del big bang non c’era. e basta, la frase termina (anch’essa) con la negazione verbale. ogni altra accezioneè indimostrabile ergo inutile. il fatto è che le religioni nascono come centri di gestione ed organizzazione del potere, tutte, nessuna esclusa. fosse solo un discorso di ricerca, disorganizzata, interiore…

  2. Kokab 10 ottobre, 2015 at 19:45

    non sono mai stato sfiorato dall’ombra della fede; il primo ricordo che ho dell’idea di dio è quello della mia incredulità (ma perchè la nonna prega uno che come dice lei non si può vedere?), e la seconda è la convinzione che se esisteva doveva essere per forza uno stronzo (stronzo, e non cattivo, perchè mi sembrava più offensivo), dovuta probabilmente al fatto che avevo dovuto confrontarmi per ben due volte con la morte di miei coetanei e compagni di giochi; tutto questo prima dell’età scolare.
    non concepisco l’idea di gualtiero che si possa passare attraverso un percorso più o meno lungo al mattino della speranza, perchè non credo ci sia alcuna mezzanotte della delusione e della disperazione, è semplicemente un fatto che la vita si consuma in modo casuale, in genere senza l’applicazione di alcun criterio di senso, a meno che non sia faticosamente inserito dall’uomo, e la cosa più intelligente che mi pare sia stata scritta sull’argomento è il de rerum natura.
    altri interessi sull’argomento non li ho; ne consegue che nutro il più totale disprezzo per ogni credenza religiosa, che considero semplicemente una panacea rispetto al fatto che diventiamo cibo per vermi e che non ne vorremmo sapere di un simile destino.
    esaurita la premessa, perchè mi sembra giusto fornire onestamente ai possibili interlocutori il mio punto di vista, e cosciente del fatto che rappresento probabilmente una minoranza degli uomini, vorrei entrare nel merito del blog di gualtiero, per quella parte nella quale io e lui possiamo forse discorrere, che è quella del precetto religioso che diventa principio morale, e infine diritto positivo per gli uomini.
    se comprendo bene lo scritto di gualtiero, lui non ha una grande opinione del vecchio testamento, ma si riferisce essenzialmente alla predicazione di gesù, mondata dalle nefandezze a cui è stata piegata dalla chiesa paolina; se questo è, su alcune cose possiamo convenire, magari a dispetto di una mia maggiore radicalità: io considero la bibbia ebraica un libro ridicolo, volgare e primitivo, che definiva l’identità di uno dei popoli più rozzi e feroci dell’età del bronzo, e trovo sorprendente e beffardo che possa essere diventato un patrimonio dell’umanità al posto di qualsiasi altro, nessuno dei quali, credo, poteva essere peggio, ma ovviamente me ne sono fatto una ragione.
    rispetto a questo libro la predicazione di gesù, o perlomeno la ricostruzione che ne viene fatta al di fuori della chiesa paolina appare per molti versi ad una distanza siderale, e alcuni dei precetti etici in essa contenuti sono persino disposto a condividerli, i precetti dico, e non il personaggio storico di gesù, del quale sia hanno informazioni contradittorie, nella migliore delle ipotesi di seconda o terza mano.
    ma quale valore possono avere questi precetti? dal mio punto di vista semplicemente un valore storico e relativo, e nessun valore trascendente, perché a mio parere il tanto disprezzato relativismo etico ha una valenza positiva, che consente di modificare i precetti nel corso della storia, facendoli dipendere dalla libertà che l’uomo riesce a conquistare e garantirsi, adattando i primi alla seconda, e non viceversa.
    può una fede religiosa accettare un punto di vista del genere? onestamente penso di no, perché non credo possa esistere una fede disgiunta dall’idea della sua diffusione, e la diffusione della fede avviene solo con il potere, che personalmente intendo negargli.
    in ogni caso, se posso spezzare alla fine un ramoscello d’ulivo, anche se in generale preferisco i papi reazionari rispetto a quelli illuminati, peraltro una rarità, considero francesco infinitamente più simpatico del polacco, il quale polacco lo apprezzo più o meno quanto hitler e stalin: se fosse vissuto in un’altra epoca avrebbe fatto sembrare l’inquisizione un’associazione di frati trappisti.

    • Genesis 15 ottobre, 2015 at 09:36

      Consiglio la lettura del Art 724 C.P….
      Perché ho dato questo “consiglio”…non mi interessa la rissa…ormai mi conoscete…
      Vedi Kobab, io, come molte altre persone, nutro un profondo rispetto nelle idee e libertà degli altri, finché queste, le libertà, non ledono qualcuno…nella fattispecie trovo la tua premessa una mancanza di rispetto nei confronti di chi è un credente, soprattutto nella bestemmia, ribadita e spiegata, indicando che la parola utilizzata non potesse essere un semplice “cattivo”, a prescindere dal senso che dai nel tuo scritto.
      Sinceramente a me, delle bestemmie, non me ne può calare di meno, ma penso a persone come Gualtiero, che conosco profondamente, cui un pugno in pieno volto è nulla rispetto al mancato rispetto verso un dio…(non solo il Dio dei cristiani…), cosa che per molti può essere considerata “bigottismo”, io la chiamo “offesa gratuita”.
      Credo inoltre che se qualcuno non nutrisse interessi su un argomento, possa liberamente “andare oltre”, anche disprezzando l’ideologia proposta, e non trovo spiegazione nel rendere pubblico questo totale disprezzo con così tanto fervore dialettico…
      Se poi, la Repubblica Italiana ha, dal tempo dei patti lateranensi, creato una legge penale nei confronti della bestemmia…legge depenalizzata negli anni ’90 togliendo giustamente anche la questione “religione di stato” (anche questa era una bestemmia), ma legge ancora attiva e utilizzabile…credo che la motivazione sia, appunto, per mantenere il Rispetto reciproco.

      • Kokab 15 ottobre, 2015 at 11:03

        bene genesis, non intendo eludere le risposte che hai dato al mio commento sul blog di gualtiero, a mio parere tutte sbagliate; vado in ordine cronologico.
        1) gualtiero non mi risponderà mai. liberissimo, la risposta non è dovuta e non può essere pretesa; io leggo spesso e discuto con maggiore interesse le cose che non condivido, ma non pretendo che questa debba essere una regola per nessuno, trovo solo inelegante la risposta per interposta persona: gualtiero poteva rispondermi per le rime, o poteva ignorarmi, cosa che magari ha anche fatto, ma non penso che spetti ad altri rispondere per lui; se questa è una tua iniziativa, cosa che sono incline a credere, la trovo doppiamente sbagliata, per ragioni così ovvie che non penso di doverle spiegare.
        2) la citazione dell’art. 724 del codice penale e il relativo consiglio alla sua lettura mi ha fatto francamente sorridere; dal 1999 la bestemmia non è più considerata un reato, ma un illecito amministrativo punito con una sanzione pecuniaria, che vale quanto un eccesso di velocità, ed è pure troppo; peraltro dubito che il mio odierno ragionamento, nel quale spiegavo il mio pensiero da bambino, possa configurarsi come bestemmia, ma, nel caso, mi posso permettere la spesa. noto di passaggio che nella bislacca legislazione italiana, sorvolando sui santi che non valgono fortunatamente nulla, è lecito bestemmiare la madonna, cosa che mi pare paradossale, ma si sa, le donne valgono meno anche nelle confessioni religiose; più in generale ricordo che da un lato sono i paesi integralisti a conservare una legislazione variamente punitiva sulla materia, e dall’altro i principali paesi civili, mi riferisco segnatamente a quelli di cultura anglosassone, hanno ormai completamente cancellato questo tipo di reato. ognuno si scelga i suoi compagni di strada.
        3) veniamo al merito delle questioni che sollevi, che sono il limite della libertà e l’idea del rispetto. io ho un profondo rispetto delle persone, almeno fino a prova contraria e, in molti casi, un minor rispetto delle loro idee, con varie gradazioni e sfumature; peraltro, non necessariamente ho stima delle persone di cui condivido le idee, e non sempre disprezzo le persone che la pensano diversamente da me. dell’idea della fede non ho alcun rispetto, almeno nel senso che intendi tu, e rivendico il diritto di poterlo esprimere: io sono offeso da qualunque manifestazione di fede nella stessa identica misura in cui il credente è offeso dalla bestemmia, e fra questa ed una qualsiasi preghiera non noto alcuna differenza di valore; la mia libertà vale forse meno della tua o di quella di gualtiero? perché io dovrei avere un limite più forte e cogente del vostro? cos’è, una forma di “tutela della maggioranza”? gualtiero ha il diritto di professare la sua fede liberamente, e io ho il diritto di criticarla, financo di irriderla, come lui può, se vuole, irridere o trovare disgustose le mie convinzioni, questo e non altro è il limite delle nostre reciproche libertà, a meno che qualcuno non voglia stabilirlo con la forza. quello che tu chiami rispetto reciproco è semplicemente il fatto che io devo rispettare chi ha fede, ma lui non deve rispettare me. troppo comodo.
        infine una notazione. ho letto con interesse lo scritto di gualtiero, e ho ritenuto di poterlo commentare, con argomentazioni e critiche certamente molto dure, ma senza esprimere alcun giudizio negativo sulla persona, non la conosco e non me lo permetterei mai. riconosco allo sconosciuto gualtiero qualità culturali e intellettuali che ho trovato stimolanti, pur nella diversità delle vedute, e certamente, per quanto mi riguarda, io non l’ho offeso; non ritengo pertanto di dovergli delle scuse, ma gli riconosco il diritto di offendersi, se ritiene offensivo quello che ho scritto, e di regolarsi di conseguenza, ciò non muterà il mio giudizio

        • Genesis 15 ottobre, 2015 at 13:38

          Grazie Kobab per la tua delucidazione interessante, per me, per stabilire una base di partenza per questo mio ulteriore commento. Premetto fin da ora che utilizzerò parole, per spiegarmi, che non sono usuali per me. Non seguirò il tuo schema, parto da ciò che mi ha dato più da pensare.

          Sì, sono stato inelegante, ma perchè? Forse perchè mi ha dato fastidio uno scritto su questa piattaforma (pubblica ed alimentata anche da me, te e tutti gli altri) che parte dal presupposto che un ateo possa liberamente offendere il dio cui io e Gualtiero, come tante altre persone, crediamo…perchè per l’ateo è inesistente, inconcepibile e ignorante. Facendo un paragone forte, purtroppo attuale (spero non si offendano gli interessati), è come dare del “frocio” ad una persona omosessuale: un’offesa gratuita!

          Al punto 3. Come Gualtiero con questo suo scritto può farti manifestare diniego in questo modo: “io sono offeso da qualunque manifestazione di fede nella stessa identica misura in cui il credente è offeso dalla bestemmia, e fra questa ed una qualsiasi preghiera non noto alcuna differenza di valore; la mia libertà vale forse meno della tua o di quella di gualtiero? perché io dovrei avere un limite più forte e cogente del vostro? cos’è, una forma di “tutela della maggioranza”?”…questo non riesco a capirlo. Hai giustamente capito che lo scrittore ha un’altra visione del cristianesimo, così come è concepito coi testi sacri ecc., quindi è più vicino al tuo ragionamento che a quello del “cattolico”…

          Al punto 2. Va bene, hai ragione, una sanzione amministrativa…possono essere anche 10cent, ma sempre e comunque viene sanzionata la bestemmia. Hai fatto il giusto esempio dell’eccesso di velocità, ma, chiedo comprensione, il significato che do a queste tue parole è, semplicemente: posso eccedere nella velocità, intanto…caso mai…mi becco solo una multa…non ragionando sul fatto che, appunto, eccedendo in velocità potrei divenire pericoloso nei confronti degli altri. Sorridi quanto vuoi, Kobab, ma poi non stupiamoci se sempre più gente “evade” le normative vigenti.

          Vedi Kobab, il senso di quel tuo commento è molto condivisibile e, di certo, ci si può anche ragionare, se fosse scritto in altro modo: la bestemmia iniziale taglia le basi del Rispetto nei confronti di Gualtiero e anche miei (come vedi, però, ci tengo ad argomentare comunque)…come a tutti gli altri credenti in qualsiasi religione.
          E’ una questione di forma. Poi, ovviamente, fai come meglio credi!

          PS: fidati…conosco Gualtiero come le mie tasche!

          • Kokab 15 ottobre, 2015 at 15:37

            non mi piacciono i botta e risposta fini a sè stessi, e quindi mi impegno a non replicare ulteriormente, lasciandoti poi ogni ulteriore intervento e argomentazione, non perchè lo scambio mi appaia poco interessante, ma perchè le cose ce le siamo sostanzialmente già dette.
            tre soli punti:
            1) il modo in cui sviluppi il punto 3 onestamente non l’ho capito, condivido che il ragionamento sia ribaltabile, anzi, mi sembra di averlo affermato nel precedente commento, ma non comprendo cosa mi vuoi effettivamente dire.
            2) sul punto 2, certo che trasgredisco una norma, che ritengo ingiusta, ma lo faccio alla luce del sole, assumendomene la responsabilità e pagando l’eventuale sanzione, non incoraggio nessuno a spacciare eroina, a evadere le tasse, o a rubare soldi pubblici, cosa che si fa normalmente di nascosto, mi sembrano contesti diversi e non paragonabili.
            3) sulla bestemmia, non nego di utilizzarne, ma questa nel contesto del ragionamento, secondo me non lo era; in ogni caso non pretendo il rispetto dell’ateismo, dell’idea dico, e non lo concedo all’idea della fede. si offende chi vuole, tollera l’ostacolo chi può.

        • Genesis 15 ottobre, 2015 at 17:02

          Per mancanza di spazio faccio finta di rispondere qui al tuo ultimo, non volendo essere quello “dell’ultima parola”, ma se non risponderai (come hai già indicato), me ne farò una ragione.

          Credo di aver esposto in maniera più che esaustiva il mio pensiero, rispettando chiunque si trovasse in questo thread. Ho forzato la mano più di quanto è mio solito.
          Non ci capiamo e mi piacerebbe riuscire ad esporre più chiaramente le mie opinioni, e, comunque, concedo tutta la mia disponibilità…

  3. Berto Al 10 ottobre, 2015 at 09:48

    Indiscrezione di questi giorni; Francesco è malato e si dimetterà, probabilmente quando Ratzinger sarà deceduto, per non far sopportare alla Chiesa il peso di tre Papi vivi contemporaneamente. Sempre ammesso e non concesso che non riescano a farlo fuori prima.

    • nemo 10 ottobre, 2015 at 18:13

      Forse, molto più umanamente, lo aiuteranno a morire. Che questo Pontefice sia anomalo è dato, credo, per scontato, le sue idee non hanno niente a che vedere con quella che nei secoli, ed anche ultimamente malgrado la veloce santità, con quella dicevo che è stata la politica della Chiesa. nella realtà nei sacri palazzi c’è chi morde il freno ed aspetta, non dico l’occasione ma il momento di rendere grazie a Dio per l’avvenuto richiamo.

  4. Genesis 10 ottobre, 2015 at 08:44

    Il Dio Spietatamente Giusto contrasta nella maniera più assoluta con l’insegnamento del Gesù storico dei vangeli, quindi si può di certo affermare che quell’Uomo fosse un estremista nei confronti del credo giudeo del suo tempo. In pratica destabilizzò la visione di un dio che dall’alto dei cieli ti tiene sott’occhio centellinando solamente i peccati che uno commette, segnandoseli sul taccuino che poi gli sarà a disposizione quando qual qualcuno arriverà al suo cospetto, disegnando un altro volto al Dio Padre, quello che ti vuole bene, quello che cerca di proteggerti, quello che attende in pace il tuo ritorno (figliol prodigo). È chiaro che questo sentimento può risultare da chi spiega i passi del Vangelo e, se questo è di solo compito dei preti, sta appunto nel loro animo portare la lieta novella. Fino a una manciata di decenni fa il dio pauroso faceva breccia nell’animo umano e portava a mantenere i conigli nel recinto…da pochi anni a questa parte (decenni e anni rapportati ai sedici secoli di storia del cristianesimo…) qualcuno ha reso il volto del Dio di Gesù come “dio mammona” che decisamente si avvicina di più a ciò che professò il nazareno, e decisamente m’è più simpatico!

    Altro punto inerente al sinodo e sarò brevissimo!
    Questo sinodo è intitolato alla famiglia. Non ricordo più dove ho letto o sentito che “come fanno a parlare di Famiglia se in quel consesso non c’è nemmeno una donna, un ragazzo, un padre…”…e questa è la foto del mio pensiero.

  5. Gennaro Olivieri 10 ottobre, 2015 at 00:27

    L’articolo di Gualtiero è spunto per moltissime riflessioni. Per non essere insopportabilmente lungo, propongo qualche considerazione solo sull’aspetto della giustizia divina come modello per la giustizia umana, che forse merita di essere analizzato più in profondità.
    Quello stesso Dio ebraico che arriva fino a noi lungo la tradizione della Chiesa cattolica è indubbiamente un Dio molto terreno, nel senso che gli compete occuparsi anche di tutto ciò che avviene sul nostro pianeta; e tutto quanto avviene è sottoposto al suo giudizio. Il giudizio divino sulle attività umane è quello “giusto” per antonomasia: giusto perchè perfettamente imparziale, ma anche perchè Dio è l’unico a conoscere la verità di tutto quanto accade, e l’unico che può riconoscere sempre le accuse false e le giustificazioni inammissibili.
    La giustizia del Dio ebraico è certamente una giustizia che risponde a criteri severamente retributivi. Non dobbiamo però commettere l’errore di pensare che il principio di retribuzione, che dalla giustizia divina si trasmette a quella umana in tempi antichi, sia “eccessivamente” severo. Il principio “occhio per occhio, dente per dente” stabilito nel Levitico, è puramente retributivo, non ci piove. Ma è anche un principio di profonda civiltà, perchè stabilisce con precisione e intransigenza che tra offesa e difesa, tra colpa e punizione, deve esistere uno stretto nesso di proporzionalità. E ciò vale sia nelle comuni dispute private, come nell’amministrazione della giustizia. Non sono ammesse le reazioni sproporzionate all’offesa subita, come le pene troppo dure rispetto al danno causato alla collettività, nè tanto meno pene inumane.
    Ma già nell’Antico Testamento, e tanto più nel nuovo, è Dio stesso che introduce il concetto di clemenza. Dal Dio della Genesi che promette ad Abramo di salvare Sodoma dalla distruzione per riguardo e per amore dei pochi giusti che vi si potrebbero trovare. Sappiamo che Abramo troverà il solo Lot giusto: non sarà sufficiente per salvare Sodoma dalla distruzione, ma Lot, con la sua famiglia, sarà salvato. La clemenza, quindi il perdono, che avrà ruolo fondamentale nell’insegnamento di Gesù, si situa quindi da sempre al di sopra della necessità di retribuzione del male. E’ la stessa clemenza che contraddistingue la potestà dei sovrani, fino ai giorni nostri. Non a caso, l’atto più nobile che un Capo di Stato possa compiere, che sia un monarca assoluto o un capo scelto dal popolo, si chiama Grazia, come quella divina. Un atto di pura benevolenza che ci ricorda il bisogno di legare le nostre autorità terrene a quella superiore saggezza e bontà che appartengono a Dio.

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