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Slavoj Žižek: ‘L’Isis cresce perché non c’è la sinistra’

SET 14-12-05-002-662

Solo un nuovo pensiero radicale può sconfiggere i fondamentalisti. Che sono generati dal perverso funzionamento del liberismo. Parla il filosofo sloveno

di Slawomir Sierakowski

Se lo Stato Islamico ha successo è anche perché manca una vera sinistra, dice Slavoj Žižek e spiega il senso del suo pensiero in questa intervista con “l’Espresso”. Žižek, 65 anni, sloveno, filosofo e psicanalista, critico del modello neoliberista (propone un ritorno allo spirito del comunismo), è stato inserito da “Foreign policy” nel 2012 nell’elenco dei cento migliori pensatori del mondo. Benché si definisse “leninista” negli Anni Ottanta perse il lavoro nel suo Paese, la ex Jugoslavia in quanto considerato “non marxista”. Oggi è direttore del “Birkbeck Institute for the Umanities” di Londra e docente dell’ “European Graduate School”. Ha tenuto e tiene lezioni nelle più prestigiose università del globo.

Žižek, facciamo un passo indietro e torniamo ai giorni di Parigi che hanno sconvolto non solo la Francia ma tutta l’Europa. In un suo intervento pubblicato su “New Statesman” lei ha espresso solidarietà a “Charlie Hebdo”. Pensa che la reazione internazionale all’accaduto sia stata adeguata?

«Se pensiamo a tutto il pathos della solidarietà universale, che ha avuto il suo culmine nello spettacolo di domenica 11 gennaio, quando tutti i grandi nomi della politica internazionale hanno sfilato insieme prendendosi per mano – da Cameron a Lavrov, da Netanyahu ad Abbas – ecco: questa sarebbe l’immagine giusta se dovessimo raffigurare la falsità e l’ipocrisia. Nel vero stile Charlie Hebdo sarebbe stato appropriato pubblicare un’enorme vignetta che deridesse ferocemente e senza tatto alcuno questo avvenimento, con disegni di Netanyahu e Abbas, Lavrov e Cameron e di altre persone che si abbracciano e si baciano mentre gli uni alle spalle degli altri affilano le lame dei coltelli».

Lei ha detto che i terroristi musulmani sono una strana specie di fondamentalisti perché avvertono il bisogno di rispecchiarsi nella società occidentale. I veri fondamentalisti come gli Amish si limiterebbero a ignorare gli edonisti occidentali e le loro stupide vignette. E se davvero ci fosse dell’altro, e non il fondamentalismo, dietro questi terroristi? Crede che questo rappresenti da parte loro un disperato bisogno di trovare una causa trascendente, così rara in questo mondo post-ideologico?

«Le cose sono più ambigue ancora. Se si chiede a un anticomunista russo a quale tradizione siano da imputare le atrocità dello stalinismo si otterrebbero due risposte contrastanti. Alcuni considerano lo stalinismo (e il bolscevismo in genere) un capitolo della lunga storia russa della modernizzazione occidentale, tradizione che ebbe inizio con Pietro il Grande (o forse addirittura con Ivan il Terribile). Altri invece punterebbero il dito contro l’arretratezza russa, la lunga tradizione del dispotismo orientale che vi predominò a lungo. Di conseguenza, mentre per il primo gruppo i modernizzatori occidentali arrestarono e influirono violentemente sull’evolversi naturale della Russia tradizionale, sostituendo alla tradizione il terrore di Stato, per il secondo gruppo, invece, per la Russia la vera tragedia fu che la rivoluzione socialista scoppiò nel periodo e nel posto sbagliato, in un Paese arretrato che non aveva alcuna esperienza o tradizione democratica. Tutto ciò ricorda da vicino proprio il fondamentalismo islamico, che finora ha trovato la sua espressione più estrema nell’Isis».

E quindi, di che tipo di fenomeno si tratta?

«Ormai è diventato quasi un luogo comune far notare che l’ascesa dell’Isis è l’ultimo capitolo della lunga storia del risveglio anticoloniale (di fatto si stanno ridisegnando i confini arbitrari tracciati all’indomani della Prima guerra mondiale dalle grandi potenze), e al tempo stesso è un capitolo della lotta contro il modo col quale il capitalismo globale intacca il potere degli Stati nazione. A incutere paura e costernazione, tuttavia, è un’altra caratteristica del regime dell’Isis: le autorità dell’Isis dichiarano ufficialmente che compito principale del potere dello Stato non è occuparsi del welfare della popolazione (sanità, lotta alla fame). Ciò che più conta è la vita religiosa, che l’intera vita pubblica obbedisca alle leggi religiose. È per questo che l’Isis resta più o meno indifferente nei confronti di qualsiasi catastrofe umanitaria: il suo motto è “occupiamoci della religione, e il welfare verrà da sé”. È qui che è quanto mai evidente il grande divario tra il concetto di potere esercitato dall’Isis e quello esercitato dall’Occidente. Il secondo è il concetto di “bio-potere”, che regola la vita, mentre il califfato dell’Isis respinge integralmente questo concetto».

Tutto ciò rende l’Isis un semplice fenomeno pre-moderno, un disperato tentativo di riportare indietro le lancette del progresso storico?

Dopo gli attacchi armati, l’Isis e al Qaeda puntano su quelli informatici. E arruolano hacker esperti, cresciuti in Occidente
«La resistenza al capitalismo globale non dovrebbe fare affidamento sulle tradizioni pre-moderne, sulla difesa delle loro particolari forme di vita, per il semplice motivo che un ritorno a esse è irrealizzabile, perché la globalizzazione in un certo senso è già una forma di resistenza a esse. Coloro che si oppongono alla globalizzazione in difesa delle tradizioni da essa minacciate lo fanno in una forma che è già moderna. Il contenuto di ciò che dicono potrà anche essere antico, ma la sua forma è ultra-moderna. Quindi, invece di considerare l’Isis una forma di resistenza estrema alla modernità, si dovrebbe considerarlo un caso di modernizzazione scellerata e si dovrebbe collocarlo nella serie delle modernizzazioni conservatrici iniziate con la Restaurazione Meiji in Giappone (un rapido piano di modernizzazione industriale che assunse la forma ideologica di “restaurazione”, di ritorno alla piena autorità dell’imperatore). La famosa foto di al-Baghdadi che porta al polso un prezioso orologio svizzero, è quanto mai emblematica da questo punto di vista: l’Isis è ben organizzato nella propaganda in rete, negli affari economici, anche se queste pratiche ultra-moderne sono utilizzate per diffondere e affermare una visione ideologico-politica che non è tanto conservatrice, quanto un disperato tentativo di fissare chiari limiti gerarchici, soprattutto tra coloro che regolamentano religione, istruzione, e sessualità (con un rigido e asimmetrico codice di diversificazione sessuale, il divieto di impartire un’istruzione laica, e così via…)».

Se a spiegare l’ascesa del radicalismo islamico è l’assenza di una sinistra laica, che cosa dovrebbe fare l’Occidente per risolvere il problema del terrorismo globale?

«È proprio questo il mio punto: non riusciremo a sconfiggerlo se restiamo nell’ambito delle coordinate liberal-democratiche. Soltanto una nuova sinistra radicale potrà riuscirci. Teniamo bene a mente la vecchia intuizione di Walter Benjamin quando disse che “ogni ascesa del fascismo è un fallimento della sinistra ma al tempo stesso reca testimonianza di una rivoluzione fallita”: è la dimostrazione che c’era un potenziale rivoluzionario da sfruttare, c’era un’insoddisfazione che la sinistra non è stata capace di mobilitare. Perché questo stesso principio non dovrebbe valere per il cosiddetto “islamo-fascismo” odierno? L’ascesa dell’islamismo radicale non è forse correlata con grande precisione alla scomparsa della sinistra laica nei Paesi musulmani? Nella primavera del 2009, quando i talebani conquistarono la valle dello Swat in Pakistan, il “New York Times” riferì che essi avevano architettato e attuato una “rivolta di classe che sfruttava le profonde crepe che si erano venute a creare tra un gruppetto di facoltosi possidenti terrieri e i loro vassalli senza terra”. Tuttavia, se “sfruttando” la piaga dei contadini i talebani stanno “facendo suonare l’allarme e richiamando l’attenzione sui rischi di un pericolo analogo in Pakistan, che continua a essere ancora oggi in buona parte feudale, che cosa impedisce ai democratici liberali pachistani come pure statunitensi di “sfruttare” nello stesso modo questa preoccupazione, cercando di aiutare gli agricoltori senza terra? La triste implicazione di tutto ciò è che in Pakistan le forze feudali sono “alleate naturali” della democrazia liberale…».

E che ne è dei valori centrali del liberalismo, della libertà, dell’uguaglianza, e così via?

«Il paradosso è che da solo il liberalismo non è abbastanza forte per salvarli dalla mannaia dei fondamentalisti. Il fondamentalismo è una reazione – una reazione fasulla e mistificatrice, naturalmente – alla pecca reale del liberalismo, ed è per questo che continua a nascere da quello. Lasciato a sé, il liberalismo si farebbe del male, danneggerebbe soltanto sé stesso. L’unica cosa in grado di salvare i valori più importanti è una sinistra rinnovata. Affinché questo importante patrimonio di valori possa sopravvivere, il liberalismo necessita anche dell’aiuto fraterno della sinistra radicale. Questo è l’unico modo per sconfiggere il fondamentalismo: togliergli il terreno da sotto i piedi. Reagire alla carneficina di Parigi significa abbandonare una volta per tutte l’accondiscendente autocompiacimento dei liberali permissivi e ammettere che il conflitto tra la permissività liberale e il fondamentalismo è in definitiva un falso conflitto, ovvero un circolo vizioso tra due poli che si generano reciprocamente e implicano a vicenda l’altro come scontato. Ciò che Max Horkheimer disse del fascismo e del capitalismo già negli anni Trenta (“Coloro che non intendono parlare del capitalismo criticamente dovrebbero astenersi dal parlare anche di fascismo”) dovrebbe valere anche per il fondamentalismo: “Coloro che non intendono parlare di democrazia liberale criticamente dovrebbero astenersi dal parlare anche di fondamentalismo religioso”».

Pensa di avere qualcosa in comune con Michel Hoeuellebecq e con la sua critica delle società liberali occidentali, collegata a un’assenza di giustificazione per le alternative reazionarie come quella islamista e quella russa?

«Sì, sicuramente. Per quanto folle possa sembrare, ho un grande rispetto per i conservatori liberali sinceri come Houellebecq, Finkielkraut o Sloterdijk in Germania. Da loro si può imparare molto di più che da un liberale progressista quale Habermas. I conservatori sinceri non hanno timore di ammettere che siamo arrivati a un punto morto. Secondo me il ritratto più devastante della rivoluzione sessuale degli anni Sessanta è quello che Houellebecq ha fatto ne “Le particelle elementari”. In quel libro egli mostra come l’edonismo permissivo abbia trasformato in osceno l’universo del super-io obbligato a godere. Anche il suo anti-islamismo è più raffinato di quanto possa sembrare: Houellebecq è consapevole che il vero problema non è la minaccia islamica proveniente dall’esterno, ma dalla nostra stessa decadenza. Molto tempo fa Friedrich Nietzsche intuì che la civiltà occidentale si stava indirizzando verso l’Ultimo Uomo, una creatura apatica, priva di grande passione o senso di responsabilità. Incapace di sognare, stanco della vita, questo Ultimo Uomo non corre rischi, ricerca soltanto comodità e sicurezza, vive di tolleranza verso gli altri. “Un po’ di veleno ogni tanto: questo per sogni piacevoli. E molto veleno alla fine, per una morte piacevole. Hanno i loro piccoli piaceri diurni, e i loro piccoli piaceri notturni, ma tengono in considerazione la salute”. “Abbiamo scoperto la felicità”, dicono gli Ultimi Uomini. E ammiccano».

 

L’autore Slawomir Sierakowski, polacco, è un columnist del New York Times

Traduzione di Anna Bissanti

 

articolo collegato:  Slavoj Žižek: cos’è la libertà oggi

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48 comments

  1. Berto Al 20 febbraio, 2015 at 22:15

    E’ certo che la disperazione alimenta il terrorismo e la rabbia per le macroscopiche disuguaglianze, lo sostiene, ma dubito che anche laddove esistesse una sinistra transnazionale capace di rappresentare quella disperazione e quella rabbia, verrebbero meno le istanze fanatiche in quei Paesi

  2. Berto Al 20 febbraio, 2015 at 22:15

    E’ certo che la disperazione alimenta il terrorismo e la rabbia per le macroscopiche disuguaglianze, lo sostiene, ma dubito che anche laddove esistesse una sinistra transnazionale capace di rappresentare quella disperazione e quella rabbia, verrebbero meno le istanze fanatiche in quei Paesi

  3. Genesis 20 febbraio, 2015 at 07:18

    Confesso che questo filosofo non lo conoscevo: andrò a leggere suoi scritti solamente perché in questa intervista credo abbia centrato esattamente il fondamento del problema del fondamentalismo religioso… La questione sinistra povera di idee è una conseguenza del suo pensare e del suo essere più o meno comunista…ma questo è per me altro tema…
    Dico la mia, da pensatore, credente (a modo mio), cercando di essere più obbiettivo possibile:
    1. Qualsiasi guerra, o rivoluzione, sparsa in qualsiasi tempo, nessuno mai mi toglierà dalla mente che sia stata fatta (o è ancora in atto) per ottenere più potere, prestigio e guadagni. Per cui per me le guerre religiose non esistono;
    2. ISIS come qualsiasi altro gruppo di sfegatati sanguinari, provengono dall’essere stati soggiogati, colonializzati, deturpati della propria terra natia, dalle favolose menti socio-politiche mondiali (anche questo è guadagno economico);
    3. La rivoluzione in atto nel cosiddetto III mondo con guerre decennali, anch’esso è a sfondo economico;
    4. L’unico modo, in questo momento, per affrontare questo “terrorismo” è poterlo combattere da dentro, facendo si di lasciare ai capi, ai manovratori, quanto basta per fermare la propria avanzata. Combattere da dentro significa trovare il modo di portare alla ragione chi, di questo falso fondamentalismo religioso, ne è oggetto…donne in primis! Combattere sul profilo armamenti è deleterio in primo luogo per via delle solite vittime civili che nel caso tremerebbero nell’uno o altro caso, in secondo luogo per via che già sappiamo quale sia stato il gioco dei nostri oppositori: hanno giocato nel tempo a Risiko mettendo bandierine e carrarmatini in giro per il mondo: sono pronti in ogni momento a tirare i dadi a nostra insaputa (vedi Francia Belgio ecc ecc).

    • nemo 20 febbraio, 2015 at 11:19

      Tutte le volte che parliamo di guerra non si può dimenticare che la causa principale è quella economica e di potere, ma non si può neanche dimenticare che la molla neppure tanto nascosta è quella religiosa. Le guerre del periodo classico avevano lo scopo della rapina, nessuna di loro fu dichiaratamente a sfondo religioso, senza andare oltre rammento le famose, per noi, crociate. Negli ultimi anni si sono mascherate con la esportazione dell democrazia. Semplificare è sempre un modo cattivo i approcciarsi ai problemi, è chiaro che non si dovrebbe fare. Oggi, come ieri nel cristianesimo nascente e bisognoso di affermazione, ci troviamo davanti alla rinascita dello spirito ” imperiale” del mondo arabo, per loro , come lo fu per noi, la molla ed il collante è religioso, quello di pura e semplice conquista del potere e delle fonti economiche è presente ma nascosto. far discendere da una sola, anche se la più evidente, lo scoppio di una guerra, è riduttivo. Come lo sarebbe escludere cause non perfettamente evidenti

  4. Genesis 20 febbraio, 2015 at 07:18

    Confesso che questo filosofo non lo conoscevo: andrò a leggere suoi scritti solamente perché in questa intervista credo abbia centrato esattamente il fondamento del problema del fondamentalismo religioso… La questione sinistra povera di idee è una conseguenza del suo pensare e del suo essere più o meno comunista…ma questo è per me altro tema…
    Dico la mia, da pensatore, credente (a modo mio), cercando di essere più obbiettivo possibile:
    1. Qualsiasi guerra, o rivoluzione, sparsa in qualsiasi tempo, nessuno mai mi toglierà dalla mente che sia stata fatta (o è ancora in atto) per ottenere più potere, prestigio e guadagni. Per cui per me le guerre religiose non esistono;
    2. ISIS come qualsiasi altro gruppo di sfegatati sanguinari, provengono dall’essere stati soggiogati, colonializzati, deturpati della propria terra natia, dalle favolose menti socio-politiche mondiali (anche questo è guadagno economico);
    3. La rivoluzione in atto nel cosiddetto III mondo con guerre decennali, anch’esso è a sfondo economico;
    4. L’unico modo, in questo momento, per affrontare questo “terrorismo” è poterlo combattere da dentro, facendo si di lasciare ai capi, ai manovratori, quanto basta per fermare la propria avanzata. Combattere da dentro significa trovare il modo di portare alla ragione chi, di questo falso fondamentalismo religioso, ne è oggetto…donne in primis! Combattere sul profilo armamenti è deleterio in primo luogo per via delle solite vittime civili che nel caso tremerebbero nell’uno o altro caso, in secondo luogo per via che già sappiamo quale sia stato il gioco dei nostri oppositori: hanno giocato nel tempo a Risiko mettendo bandierine e carrarmatini in giro per il mondo: sono pronti in ogni momento a tirare i dadi a nostra insaputa (vedi Francia Belgio ecc ecc).

    • nemo 20 febbraio, 2015 at 11:19

      Tutte le volte che parliamo di guerra non si può dimenticare che la causa principale è quella economica e di potere, ma non si può neanche dimenticare che la molla neppure tanto nascosta è quella religiosa. Le guerre del periodo classico avevano lo scopo della rapina, nessuna di loro fu dichiaratamente a sfondo religioso, senza andare oltre rammento le famose, per noi, crociate. Negli ultimi anni si sono mascherate con la esportazione dell democrazia. Semplificare è sempre un modo cattivo i approcciarsi ai problemi, è chiaro che non si dovrebbe fare. Oggi, come ieri nel cristianesimo nascente e bisognoso di affermazione, ci troviamo davanti alla rinascita dello spirito ” imperiale” del mondo arabo, per loro , come lo fu per noi, la molla ed il collante è religioso, quello di pura e semplice conquista del potere e delle fonti economiche è presente ma nascosto. far discendere da una sola, anche se la più evidente, lo scoppio di una guerra, è riduttivo. Come lo sarebbe escludere cause non perfettamente evidenti

  5. Blue 19 febbraio, 2015 at 18:32

    Non sono naturalmente in grado di controbattere argomentando adeguatamente le tesi del fine pensatore Žižek, per cui mi limiterò ad esporre una mia semplice considerazione in merito, scusandomi per la mia banalità.
    Ritengo che il fondamentalismo dell’Isis abbia delle motivazioni che prescindono dall’esistenza o meno di qualunque altro elemento di natura ideologico-politica.
    Alla radice di questa spinta neo-terroristica si pone la religione. Una religione vissuta come cardine della società e del diritto. In nome di questa religione gli aderenti, fanatici che antepongono a qualunque pensiero razionale la missione ultima della “purificazione” del mondo dagli “infedeli”, si immolano per instaurare il dominio assoluto di uno Stato Globale Islamico fondato sulla Sharia, sulla legge di dio.
    Con questi presupposti non c’è Laicità, Sinistra Umanitaria, Pensiero Forte che tengano. Non si intercetta una (per ora contenuta) minoranza fanatica assorbendone o mitigandone le spinte estremistiche. Si può, secondo me, cercate di isolare e di sradicare con la legalità queste frange impazzite coinvolgendo il mondo islamico moderato, richiamandolo alle proprie responsabilità.
    E una auspicata reazione umanistica alla deriva esistenziale nietzschiana dell’uomo occidentale non avrebbe alcuna valenza oppostiva a tale fenomeno. Se non quella, necessaria, per il proprio riscatto morale.

    • Kokab 19 febbraio, 2015 at 22:56

      la religione, e in particolare l’integralismo religioso, si nutrono in egual misura di ignoranza e povertà, che possono essere prodotte dalla destra come dalla sinistra, magari con sistemi diversi ma identico risultato.
      a me sembra abbastanza pacifico che le povertà atroci, le ineguaglianze radicali, e la diffusa assenza di diritti che caratterizzano il mondo arabo e l’islam in generale, siano figlie, da quasi un secolo, di politiche marcatamente di destra, che nella migliore delle ipotesi hanno contenuto l’integralismo con la forza, e negli altri casi ne sono state travolte con i risultati che abbiamo imparato a conoscere.
      certo, io credo che l’is vada anche militarmente sconfitto, ma se vogliamo evitare che torni con un altro nome, e se vogliamo evitare una guerra di civiltà permanente, ci dovremo porre il problema di uno sviluppo economico e sociale di quelle terre, con formule diverse da quelle tentate e fallite in passato.
      quindi, mi sembra, non dovranno essere formule di destra.

  6. Blue 19 febbraio, 2015 at 18:32

    Non sono naturalmente in grado di controbattere argomentando adeguatamente le tesi del fine pensatore Žižek, per cui mi limiterò ad esporre una mia semplice considerazione in merito, scusandomi per la mia banalità.
    Ritengo che il fondamentalismo dell’Isis abbia delle motivazioni che prescindono dall’esistenza o meno di qualunque altro elemento di natura ideologico-politica.
    Alla radice di questa spinta neo-terroristica si pone la religione. Una religione vissuta come cardine della società e del diritto. In nome di questa religione gli aderenti, fanatici che antepongono a qualunque pensiero razionale la missione ultima della “purificazione” del mondo dagli “infedeli”, si immolano per instaurare il dominio assoluto di uno Stato Globale Islamico fondato sulla Sharia, sulla legge di dio.
    Con questi presupposti non c’è Laicità, Sinistra Umanitaria, Pensiero Forte che tengano. Non si intercetta una (per ora contenuta) minoranza fanatica assorbendone o mitigandone le spinte estremistiche. Si può, secondo me, cercate di isolare e di sradicare con la legalità queste frange impazzite coinvolgendo il mondo islamico moderato, richiamandolo alle proprie responsabilità.
    E una auspicata reazione umanistica alla deriva esistenziale nietzschiana dell’uomo occidentale non avrebbe alcuna valenza oppostiva a tale fenomeno. Se non quella, necessaria, per il proprio riscatto morale.

    • Kokab 19 febbraio, 2015 at 22:56

      la religione, e in particolare l’integralismo religioso, si nutrono in egual misura di ignoranza e povertà, che possono essere prodotte dalla destra come dalla sinistra, magari con sistemi diversi ma identico risultato.
      a me sembra abbastanza pacifico che le povertà atroci, le ineguaglianze radicali, e la diffusa assenza di diritti che caratterizzano il mondo arabo e l’islam in generale, siano figlie, da quasi un secolo, di politiche marcatamente di destra, che nella migliore delle ipotesi hanno contenuto l’integralismo con la forza, e negli altri casi ne sono state travolte con i risultati che abbiamo imparato a conoscere.
      certo, io credo che l’is vada anche militarmente sconfitto, ma se vogliamo evitare che torni con un altro nome, e se vogliamo evitare una guerra di civiltà permanente, ci dovremo porre il problema di uno sviluppo economico e sociale di quelle terre, con formule diverse da quelle tentate e fallite in passato.
      quindi, mi sembra, non dovranno essere formule di destra.

    • Gennaro Olivieri 19 febbraio, 2015 at 15:25

      Mi pare che il concetto di Democrazia sia talmente vago da poter essere riempito con qualsiasi farcitura. L’India formalmente è una Democrazia, proprio come lo è la Svezia, eppure non ho nessun dubbio sul Paese che sceglierei per viverci.

    • Tigra 19 febbraio, 2015 at 15:53

      Caro Riesenfelder, rispondo qui alla tua risposta precedente, che più sotto si è interrotta la catena; se hai ragione, e penso di si, a parte la battuta sul califfato, bisognerà concludere che il comunismo non esiste, o che almeno non è mai esistito, e quindi non può essere quello il riferimento di Zizek

      • riesenfelder 19 febbraio, 2015 at 22:56

        Esatto. ( ma solo secondo me, ovviante ) Lo chiamavano, infatti, “utopia”. Il casino è che in quel Nome, per un secolo intero, milioni di persone sono state costrette gentilmente ma anche categoricamente a marciare con una bandierina rossa in mano.
        E anche quello era “fondamentalismo”.
        In fondo bisognerebbe capire cosa intende Slavoj Žižek quando parla di “Vera Sinistra” come argine contro l’IS o meglio contro il fondamentalismo islamico. A parte la bischerate dette da quelli del patacca, penso sia difficile negare che la strage dell’11 sett.2001 e poi quella di Madrid sia stata fatta perchè “mancava” la Sinistra.
        A me ( solo a me, mi ripeto e chiedo scusa) l’analisi di questo filosofo ( che ahimè prima non conoscevo) non sta in piedi. Fa una menata filosofica, buttandoci dentro di tutto, ma non coglie il nocciolo che in fondo è banale. Non ci vuole solo “Democrazia” ma anche “Laicità”.
        Tant’è che i “fondamentalisti” di tutte le religioni ( anche quelli cristiani ed ebrei) hanno hanno un nemico comune e si chiama ATEO.
        (sono le 22:56. Prima chi chiudano la posta invio. In amicizia,

    • Gennaro Olivieri 19 febbraio, 2015 at 15:25

      Mi pare che il concetto di Democrazia sia talmente vago da poter essere riempito con qualsiasi farcitura. L’India formalmente è una Democrazia, proprio come lo è la Svezia, eppure non ho nessun dubbio sul Paese che sceglierei per viverci.

    • Tigra 19 febbraio, 2015 at 15:53

      Caro Riesenfelder, rispondo qui alla tua risposta precedente, che più sotto si è interrotta la catena; se hai ragione, e penso di si, a parte la battuta sul califfato, bisognerà concludere che il comunismo non esiste, o che almeno non è mai esistito, e quindi non può essere quello il riferimento di Zizek

      • riesenfelder 19 febbraio, 2015 at 22:56

        Esatto. ( ma solo secondo me, ovviante ) Lo chiamavano, infatti, “utopia”. Il casino è che in quel Nome, per un secolo intero, milioni di persone sono state costrette gentilmente ma anche categoricamente a marciare con una bandierina rossa in mano.
        E anche quello era “fondamentalismo”.
        In fondo bisognerebbe capire cosa intende Slavoj Žižek quando parla di “Vera Sinistra” come argine contro l’IS o meglio contro il fondamentalismo islamico. A parte la bischerate dette da quelli del patacca, penso sia difficile negare che la strage dell’11 sett.2001 e poi quella di Madrid sia stata fatta perchè “mancava” la Sinistra.
        A me ( solo a me, mi ripeto e chiedo scusa) l’analisi di questo filosofo ( che ahimè prima non conoscevo) non sta in piedi. Fa una menata filosofica, buttandoci dentro di tutto, ma non coglie il nocciolo che in fondo è banale. Non ci vuole solo “Democrazia” ma anche “Laicità”.
        Tant’è che i “fondamentalisti” di tutte le religioni ( anche quelli cristiani ed ebrei) hanno hanno un nemico comune e si chiama ATEO.
        (sono le 22:56. Prima chi chiudano la posta invio. In amicizia,

  7. riesenfelder 19 febbraio, 2015 at 14:09

    Mi sono letto due volte l’articolo ( sono un po’ lento di comprendorio!) e mi sembra di avere capito che al fondamentalismo “islamo-fascista”, bisognerebbe avere una Sinistra_sinistra, quella vera…, insomma, quella della Dittatura_del_Proelatriato in cerca del Sol_dell’Avvenir.
    Io, terra terra, sono invece convinto che quei fondamentalismi, ( di tutti i tipi e colori) possa essere combattuto solo con la Democrazia.

    • Gennaro Olivieri 19 febbraio, 2015 at 15:01

      Credo che Zizek intenda in realtà riferirsi non solo e non tanto a un semplice radicalismo di sinistra, ma al bisogno di un pensiero forte da opporre alla forza e al fascino del fondamentalismo religioso. Pensiero di cui Europa e USA al momento sono sprovvisti, con conseguenze disastrose anche all’interno delle nostre società. Radicalità nel senso di idee che tornino a permeare profondamente la nostra forma di convivenza e le nostre politiche, che al momento sono in totale balia di economia & finanza.

      • riesenfelder 19 febbraio, 2015 at 15:19

        Non voglio contraddirti ma in Jugoslavia ( e in tutti gli altri Paesi pre_caduta_Muro_Berlino) di “comunista” c’era assai poco, nonostante stelle e falci_e_martelli sulle bandiere.

          • riesenfelder 19 febbraio, 2015 at 15:41

            Bella domanda! Ma comunque non in quelli. Tant’è vero che negli anni ’60, prese piede la formula “socialismo reale” .
            Reale nel senso: questo passa il convento.E il convento passava personcine che di nome facevano Gomulka, Honecker, Breschnew , ecc. ecc.
            E anche al giorno d’oggi, guardando la Corea del Nord, checche ne dicano Razzi e salvini che ci sono andati, è difficile parlare di società Comunista e se si forse allora è quasi meglio il Califfato. ( solo gusti miei, ok?)

  8. riesenfelder 19 febbraio, 2015 at 14:09

    Mi sono letto due volte l’articolo ( sono un po’ lento di comprendorio!) e mi sembra di avere capito che al fondamentalismo “islamo-fascista”, bisognerebbe avere una Sinistra_sinistra, quella vera…, insomma, quella della Dittatura_del_Proelatriato in cerca del Sol_dell’Avvenir.
    Io, terra terra, sono invece convinto che quei fondamentalismi, ( di tutti i tipi e colori) possa essere combattuto solo con la Democrazia.

    • Gennaro Olivieri 19 febbraio, 2015 at 15:01

      Credo che Zizek intenda in realtà riferirsi non solo e non tanto a un semplice radicalismo di sinistra, ma al bisogno di un pensiero forte da opporre alla forza e al fascino del fondamentalismo religioso. Pensiero di cui Europa e USA al momento sono sprovvisti, con conseguenze disastrose anche all’interno delle nostre società. Radicalità nel senso di idee che tornino a permeare profondamente la nostra forma di convivenza e le nostre politiche, che al momento sono in totale balia di economia & finanza.

      • riesenfelder 19 febbraio, 2015 at 15:19

        Non voglio contraddirti ma in Jugoslavia ( e in tutti gli altri Paesi pre_caduta_Muro_Berlino) di “comunista” c’era assai poco, nonostante stelle e falci_e_martelli sulle bandiere.

          • riesenfelder 19 febbraio, 2015 at 15:41

            Bella domanda! Ma comunque non in quelli. Tant’è vero che negli anni ’60, prese piede la formula “socialismo reale” .
            Reale nel senso: questo passa il convento.E il convento passava personcine che di nome facevano Gomulka, Honecker, Breschnew , ecc. ecc.
            E anche al giorno d’oggi, guardando la Corea del Nord, checche ne dicano Razzi e salvini che ci sono andati, è difficile parlare di società Comunista e se si forse allora è quasi meglio il Califfato. ( solo gusti miei, ok?)

  9. Luistella 19 febbraio, 2015 at 12:06

    Mi guarderei bene dal confutare ciò che dice Zizeck, che sicuramente, non sarei all’altezza. Comunque dissento su alcune cose che mi paiono più di natura pratica, alla mia “portata”.
    Proprio non riesco a capire gli intellettuali come lui, che definiscono uno spettacolo, la parteciapazione alla manifestazione dell’11 gennaio che gli ricorderei, ha accolto l’affluenza di molti capi di stato, ma anche l’affluenza di un grandissimo numero di comuni cittadini. Cittadini che hanno aderito, non perchè soggetti ad un condizionamento mediatico , ma per manifestare un reale sentimento di solidarietà e di ribellione all’integralismo. Non abbiamo bisogno che ci ricordi “l’ipocrisia” di alcuni capi di stato. Lo sappiamo anche noi. E allora? Si è reagito nell’unico mezzo possibile concesso ai tempi attuali,manifestando a livello quasi planetario, la ribellione alla violenza. Zizeck, aderisce alla teoria che l’Ultimo uomo” è un essere apatico, privo di grandi passioni”,poi definisce spettacolo ipocrita la manifestazione di Parigi. Mi pare assuma un atteggiamento critico verso quest’uomo moderno di Nietzche, ” che ricerca comodità e sicurezza, vive di tolleranza verso gli altri “; non sono un filosofo, ma non ci vedo nulla di male, anzi, in tutto ciò. lLascerei perdere Nietzche . L’occidente è quello che è, ma certamente non è quello della caduta dell’impero romano, assalito dai barbari. Sono passati alcuni secoli. Qualcosa, non tutte , ma le nazioni hanno capito. Poi quando sento parlare di necessità di sinistra radicale, la cosa non mi va molto a genio. Il termine radicale, fatta eccezione quando si definisce il partito di Pannella, mi fa intravedere brutti scenari, come non ne avessimo già abbastanza.In ultimo, se pur un filosofo non è tenuto a dare informazioni di tipo pratico su come risolvere determinati problemi, gli chiederei quanto , ritiene che occorra per questa svolta ad una sinstra radicale, prima che l’Isis, allarghi ancora di più il teatro dei suoi orrori.

    • Tigra 19 febbraio, 2015 at 13:05

      Mi sembra che ci sia una differenza fra la spontaneità della partecipazione popolare alla manifestazione di Parigi, e l’ufficialità un po’ ipocrita che salta sempre fuori un queste occasioni; penso che Zizek si riferisse a quest’ultima, e mi sembra anche indovinata l’idea della copertina che su una cosa del genere avrebbe fatto Charlie Hebdo.

  10. Luistella 19 febbraio, 2015 at 12:06

    Mi guarderei bene dal confutare ciò che dice Zizeck, che sicuramente, non sarei all’altezza. Comunque dissento su alcune cose che mi paiono più di natura pratica, alla mia “portata”.
    Proprio non riesco a capire gli intellettuali come lui, che definiscono uno spettacolo, la parteciapazione alla manifestazione dell’11 gennaio che gli ricorderei, ha accolto l’affluenza di molti capi di stato, ma anche l’affluenza di un grandissimo numero di comuni cittadini. Cittadini che hanno aderito, non perchè soggetti ad un condizionamento mediatico , ma per manifestare un reale sentimento di solidarietà e di ribellione all’integralismo. Non abbiamo bisogno che ci ricordi “l’ipocrisia” di alcuni capi di stato. Lo sappiamo anche noi. E allora? Si è reagito nell’unico mezzo possibile concesso ai tempi attuali,manifestando a livello quasi planetario, la ribellione alla violenza. Zizeck, aderisce alla teoria che l’Ultimo uomo” è un essere apatico, privo di grandi passioni”,poi definisce spettacolo ipocrita la manifestazione di Parigi. Mi pare assuma un atteggiamento critico verso quest’uomo moderno di Nietzche, ” che ricerca comodità e sicurezza, vive di tolleranza verso gli altri “; non sono un filosofo, ma non ci vedo nulla di male, anzi, in tutto ciò. lLascerei perdere Nietzche . L’occidente è quello che è, ma certamente non è quello della caduta dell’impero romano, assalito dai barbari. Sono passati alcuni secoli. Qualcosa, non tutte , ma le nazioni hanno capito. Poi quando sento parlare di necessità di sinistra radicale, la cosa non mi va molto a genio. Il termine radicale, fatta eccezione quando si definisce il partito di Pannella, mi fa intravedere brutti scenari, come non ne avessimo già abbastanza.In ultimo, se pur un filosofo non è tenuto a dare informazioni di tipo pratico su come risolvere determinati problemi, gli chiederei quanto , ritiene che occorra per questa svolta ad una sinstra radicale, prima che l’Isis, allarghi ancora di più il teatro dei suoi orrori.

    • Tigra 19 febbraio, 2015 at 13:05

      Mi sembra che ci sia una differenza fra la spontaneità della partecipazione popolare alla manifestazione di Parigi, e l’ufficialità un po’ ipocrita che salta sempre fuori un queste occasioni; penso che Zizek si riferisse a quest’ultima, e mi sembra anche indovinata l’idea della copertina che su una cosa del genere avrebbe fatto Charlie Hebdo.

  11. Kokab 19 febbraio, 2015 at 11:25

    zizek non è mai banale e ti fornisce sempre degli spunti di riflessione intriganti, che in questo scritto mi sembra si concretizzino nella modernità dell’integralismo e nell’inadeguatezza della risposta liberale ai vari fondamentalismi comunque declinati.
    se posso evidenziare una piccola perplessità, ho la sensazione che si riferisca al moderno liberalismo, drammaticamente contaminato dal liberismo fino a cambiare la sua natura.
    il liberalismo è un insieme di regole di natura eminentemente politica, che consentono di governare la società, il liberismo si declina invece in un sistema fondato sulla tendenziale assenza di regole per governare l’economia, ed è una cosa concettualmente molto diversa; le regole del liberismo sono state tradizionalmente contenute nelle società liberali, ma ogni volta che sono diventate troppo invasive, e ormai lo sono dai tempi di “ronnie & margie”, si è invertito il rapporto fra i due sistemi, rendendo marginale contenuto quello che prima era il contenitore.
    nella sostanza, quando le società liberali diventano troppo liberiste, l’economia inizia a governare la politica e il mondo si sposta drammaticamente a destra, ma questo mondo è solo un lontanissimo parente delle società liberali, che poi tanto di destra non sono.
    al netto di ciò, una risposta più di sinistra all’integralismo dell’isis a me sembra un’ipotesi oltremodo convincente.

  12. Kokab 19 febbraio, 2015 at 11:25

    zizek non è mai banale e ti fornisce sempre degli spunti di riflessione intriganti, che in questo scritto mi sembra si concretizzino nella modernità dell’integralismo e nell’inadeguatezza della risposta liberale ai vari fondamentalismi comunque declinati.
    se posso evidenziare una piccola perplessità, ho la sensazione che si riferisca al moderno liberalismo, drammaticamente contaminato dal liberismo fino a cambiare la sua natura.
    il liberalismo è un insieme di regole di natura eminentemente politica, che consentono di governare la società, il liberismo si declina invece in un sistema fondato sulla tendenziale assenza di regole per governare l’economia, ed è una cosa concettualmente molto diversa; le regole del liberismo sono state tradizionalmente contenute nelle società liberali, ma ogni volta che sono diventate troppo invasive, e ormai lo sono dai tempi di “ronnie & margie”, si è invertito il rapporto fra i due sistemi, rendendo marginale contenuto quello che prima era il contenitore.
    nella sostanza, quando le società liberali diventano troppo liberiste, l’economia inizia a governare la politica e il mondo si sposta drammaticamente a destra, ma questo mondo è solo un lontanissimo parente delle società liberali, che poi tanto di destra non sono.
    al netto di ciò, una risposta più di sinistra all’integralismo dell’isis a me sembra un’ipotesi oltremodo convincente.

  13. nemo 19 febbraio, 2015 at 09:04

    Che guazzabuglio di teorie, quando mai nei Paesi del medio oriente vi è stata una sinistra, sia pur mediocre? Quando mai una rivoluzione scoppia nei posti e nei momenti giusti ? In questa analisi manca totalmente, a mio avviso, l’analisi delle cause. Esse sono , è già stato scritto di carattere locale, divisioni tra tribù, tante,diversa concezione di quella che dovrebbe essere la unica religione, e generali , derivate queste dall’ inquinamento, eredità del periodo coloniale e della influenza dell’occidente sul quotidiano. Nel primo la fittizia creazione di entità nazionali con i relativi confini, la seconda con l’asservimento agli interessi degli ex colonizzatori e della nuova classe dirigente, la quale è molto permeabile, ma non è la sola, alle lusinghe del denaro e della corruzione. Diciamo che la famosa sinistra radicale di cui, il nostro, vorrebbe il risorgere in quelle realtà è mascherata dal radicalismo religioso, quello che oggi prende il sopravvento, chiamarlo sinistra è troppo lo so ma l’ho usato come termine di paragone. Le rivoluzioni non nascono per caso , maturano nel tempo, scoppiano però solo dopo che la insoddisfazione trova il punto di coagulo, le rivoluzioni sono fatte dal popolo, il quale le combatte, ma condotte dalla classe media e degli intellettuali. Di una cosa sono però sempre preda, del capo carismatico cioè quello che impersona ed, a volte, è il comandante. Ecco che inevitabilmente alla rivoluzione segue la restaurazione. Perchè il personaggio cui sopra inizia ad assaporare il gusto dolce del potere, gusto che corrode anche le menti più aperte. Non elenca le colpe dell’occidente in questo, si limita ad un esame tutto proteso a dimostrare la validità delle sue tesi , quindi per me insufficiente.

    • Tigra 19 febbraio, 2015 at 10:06

      Caro Nemo, si può naturalmente dissentire da Zizek, che come tutti può sbagliare, ma è universalmente considerato uno dei più grandi pensatori viventi, pur essendo “politicamente scorretto”, e se digiti il suo nome su Google saltano fuori mezzo milione di risultati.
      Io non lo tratterei con sufficienza, e leggendo i suoi scritti cercherei in primo luogo di coglierne gli aspetti originali e stimolanti, che non mancano mai, senza farmi condizionare dalla visuale forse un po’ ristretta del nostro angolo di mondo.

    • Jair 19 febbraio, 2015 at 10:37

      Secondo me il ragionamento di Zizek è più che sensato. Finchè il il liberismo USA non era il pensiero unico dell’Occidente cristiano, i paesi arabi erano per la grande maggioranza fedeli alleati dell’URSS, e i loro capi tenevano tranquillamente sotto controllo le infinite tribù che popolano i deserti di Asia e Nordafrica. Con il crollo dell’URSS scompare l’ideologia politica che faceva da contrappeso all’Occidente liberista, e l’antioccidentalismo arabo (che esiste da sempre) comincia a esprimersi in maniera incontrollata e deflagrante, attraverso il fondamentalismo, la guerra santa, il terrorismo, giacchè non esiste più una grande potenza militare che lo limiti e che lo tenga lontano dai centri di comando.

  14. nemo 19 febbraio, 2015 at 09:04

    Che guazzabuglio di teorie, quando mai nei Paesi del medio oriente vi è stata una sinistra, sia pur mediocre? Quando mai una rivoluzione scoppia nei posti e nei momenti giusti ? In questa analisi manca totalmente, a mio avviso, l’analisi delle cause. Esse sono , è già stato scritto di carattere locale, divisioni tra tribù, tante,diversa concezione di quella che dovrebbe essere la unica religione, e generali , derivate queste dall’ inquinamento, eredità del periodo coloniale e della influenza dell’occidente sul quotidiano. Nel primo la fittizia creazione di entità nazionali con i relativi confini, la seconda con l’asservimento agli interessi degli ex colonizzatori e della nuova classe dirigente, la quale è molto permeabile, ma non è la sola, alle lusinghe del denaro e della corruzione. Diciamo che la famosa sinistra radicale di cui, il nostro, vorrebbe il risorgere in quelle realtà è mascherata dal radicalismo religioso, quello che oggi prende il sopravvento, chiamarlo sinistra è troppo lo so ma l’ho usato come termine di paragone. Le rivoluzioni non nascono per caso , maturano nel tempo, scoppiano però solo dopo che la insoddisfazione trova il punto di coagulo, le rivoluzioni sono fatte dal popolo, il quale le combatte, ma condotte dalla classe media e degli intellettuali. Di una cosa sono però sempre preda, del capo carismatico cioè quello che impersona ed, a volte, è il comandante. Ecco che inevitabilmente alla rivoluzione segue la restaurazione. Perchè il personaggio cui sopra inizia ad assaporare il gusto dolce del potere, gusto che corrode anche le menti più aperte. Non elenca le colpe dell’occidente in questo, si limita ad un esame tutto proteso a dimostrare la validità delle sue tesi , quindi per me insufficiente.

    • Tigra 19 febbraio, 2015 at 10:06

      Caro Nemo, si può naturalmente dissentire da Zizek, che come tutti può sbagliare, ma è universalmente considerato uno dei più grandi pensatori viventi, pur essendo “politicamente scorretto”, e se digiti il suo nome su Google saltano fuori mezzo milione di risultati.
      Io non lo tratterei con sufficienza, e leggendo i suoi scritti cercherei in primo luogo di coglierne gli aspetti originali e stimolanti, che non mancano mai, senza farmi condizionare dalla visuale forse un po’ ristretta del nostro angolo di mondo.

    • Jair 19 febbraio, 2015 at 10:37

      Secondo me il ragionamento di Zizek è più che sensato. Finchè il il liberismo USA non era il pensiero unico dell’Occidente cristiano, i paesi arabi erano per la grande maggioranza fedeli alleati dell’URSS, e i loro capi tenevano tranquillamente sotto controllo le infinite tribù che popolano i deserti di Asia e Nordafrica. Con il crollo dell’URSS scompare l’ideologia politica che faceva da contrappeso all’Occidente liberista, e l’antioccidentalismo arabo (che esiste da sempre) comincia a esprimersi in maniera incontrollata e deflagrante, attraverso il fondamentalismo, la guerra santa, il terrorismo, giacchè non esiste più una grande potenza militare che lo limiti e che lo tenga lontano dai centri di comando.

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