attualità

Sono terroristi e islamici

Sono terroristi perché compiono attentati e stragi nei confronti di civili inermi e incolpevoli, con la finalità di spargere il terrore.
Sono islamici siccome il loro agire a torto o a ragione ha motivazioni di carattere religioso e politico.
Lo stato teocratico è una costruzione politica-religiosa esistita in passato, di fatto nuovamente edificabile.

Dal connubio tra religione e terrore, nasce un nuovo modello organizzativo, che diversamente dal gruppo terroristico eventualmente radicato nel territorio sotto la giurisdizione dello stato democratico, possiede in più i requisiti della territorialità, autonomia, indipendenza e soprattutto della sovranità che sono gli elementi inviolabili degli stati nazionali.

Nell’Isis l’elemento religioso e la particolare interpretazione della dottrina comune a tutte le forme di Islam, costituiscono il cemento che unifica il popolo, la struttura amministrativa e la milizia armata, consolidandone i rapporti e le connessioni.

E’ erroneo ritenere che il terrorismo non abbia nulla a che vedere con la religione, in particolare con l’Islam, quasi fossero mondi separati come compartimenti a tenuta.

L’Islam, il Cristianesimo e altre fedi, possono essere il supporto ideologico del terrore e di stati totalitari.
I terroristi possono essere contestualmente islamici terrore e religione possono albergare nella stessa persona e convivere in essa senza apprezzabile contraddizione.

Il negare che i terroristi siano islamici, autorizza gli islamici cosiddetti moderati all’inerzia, a non reagire, come se la deriva violenta e terroristica non li riguardasse, come se fosse qualcosa di diverso e di estraneo al loro sentimento religioso.
I terroristi sono islamici, frequentano le moschee, condividono comuni tradizioni e riti, a loro modo ritengono di essere osservanti dei principi e dei precetti religiosi.

Così come molte religioni, quale quella cattolica, hanno subito una evoluzione, spesso operando vere e proprie rivoluzioni interne con riferimento a valori, precetti e dottrina, in tal guisa adeguandosi all’evoluzione della società nel suo complesso, anche l’Islam deve fare altrettanto.

L’Islam cosiddetto moderato con forza, non solo esteriormente ma in profondità, deve tracciare il confine, la linea di demarcazione con il terrorismo poiché la degenerazione terroristica riguarda gli islamici sotto il profilo ideologico.

In altre parole non si deve avere paura di affermare che i terroristi sono purtroppo islamici, se non altro perché gli atti di terrore sono platealmente giustificati dai loro autori con motivazioni non solo di carattere politico, ma soprattutto religioso.

Una volta per tutte, l’Islam moderato con univocità e chiarezza, deve affermare ad esempio che è ingiusta qualunque discriminazione di genere, che una donna pertanto può muoversi e vestirsi liberamente, può guidare l’auto, può curare malati uomini, può scegliere il proprio compagno per la vita, ha diritto all’istruzione al lavoro e alla carriera, che tutte le religioni hanno pari dignità e sono meritevoli di rispetto, che l’uccisione e la violenza sono crimini da chiunque commessi, che la libertà, l’uguaglianza e la democrazia sono valori universali non comprimibili.

Se l’Islam moderato che assume di essere maggioranza nel mondo avrà la forza interiore per operare una rivoluzione in tal senso, al terrorismo mancherà il terreno di coltura, e qualunque forma espressa o tacita di supporto, sarà isolato, ridotto a minoranza, eradicato e definitivamente battuto.

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30 comments

  1. Luistella 3 dicembre, 2015 at 10:02

    Vorrei che ,sia Dareos che la sottoscritta avessimo torto a tal riguardo. Vedendo oggi le news , ho letto che il fratello o il padre di uno dei delinquenti che in California sono entrati in un centro per disabili e hanno ammazzato 14 persone e ferite altrettante, ha detto che il loro parente (di religione islamica) “era molto religioso “. Ora prendendo queste dichiarazioni col beneficio d’inventario, visto l’andazzo che hanno ora i media nel comunicare le notizie, una frase del genere , purtroppo ,depone sul fatto di cui ha parlato Dareos nel suo blog. Non si sa ancora se l’attacco sia di origine terroristica, forse no, però la sostanza non cambia

  2. Berto Al 24 novembre, 2015 at 12:39

    Con la fatica che facciamo a liberarci dei nostri retaggi medieval-cristiani, trovo l’accostamento terroristi/islamici al limite dell’offensivo per tutti quei musulmani che si sono integrati alla perfezione nella nostra civiltà occidentale e che chiedono solamente di poter continuare a seguire i loro precetti religiosi, rispettosi dei nostri ordinamenti statali. In un paese nel quale non si riesce a far passare uno straccio di diritto per le coppie di fatto e per coloro che vogliono por fine dignitosamente ad una vita che offre loro solamente dolore, dovremmo prestare molta attenzione a criticare gli altri

    • DareioS 24 novembre, 2015 at 13:06

      Non condivido caro Berto, nella chiarezza e nella verità non c’è spazio per l’offesa. Conosco bene l’ambiente islamico. Gli islamici integrati non possono essere considerati né omertosi né fiancheggiatori o giustificazionisti. Loro per primi dovrebbero reagire a tutela e protezionea dell’onorabilità del credo islamico contro il tentativo di strumentalizzazione terroristica.
      Purtroppo è frequente sentire discorsi del tipo ” L’Isis e il terrorismo non ci riguardano, ed ancora “L’isis è creazione dell’imperialismo americano e da quest’ultimo sostenuto, per giustificare le proprie finalità espansionistiche ed interventiste nello scacchiere mediorientale. In sostanza ” dietro l’Isis ci sono gli Usa unici responsabili, dunque noi non c’entriamo niente, prendetevela con loro”

      • Berto Al 24 novembre, 2015 at 13:42

        Anche solo fare l’accostamento che tu proponi significa aiutare l’ISIS a fare proseliti, perchè isola i musulmani “buoni” da quelli che, probabilmente, neppure potrebbero definirsi tali.
        Sulla tua conoscenza del mondo islamico, per cortesia, lasciamo perdere con patenti più o meno legittime: ognuno di noi ha la sua conoscenza

      • Bondi James Bondi 24 novembre, 2015 at 13:53

        Riguardo all’ultima frase circolante tra i fedeli dell’Islam che citi e a discorsi presenti in molti altri commenti, mi sovviene che spesso le indagini (vere) della Magistratura sulle Brigate Rosse evidenziarono fatti e circostanze che conducevano agli USA e a Israele. Coincidenze…

        • Gennaro Olivieri 24 novembre, 2015 at 14:28

          E’ una ipotesi che si legge ovunque, tanto da essere ormai di dominio pubblico, che i maggiori ispiratori e finanziatori dell’Isis sarebbero Arabia Saudita e Qatar. Due Stati presenti a pieno titolo nel gotha della finanza mondiale e di molti settori economici di prima importanza. Il fondo sovrano del Qatar è, ad esempio, uno dei maggiori azionisti esteri (tramite il fondo FSI) della nostra Cassa Depositi e Prestiti, cioè il principale collettore dei risparmi delle nostre buone vecchiette (tramite Poste Italiane), e il maggior finanziatore di opere pubbliche nel nostro Paese. Quasi quasi, la prossima volta che vado all’ufficio postale, pretendo dall’impiegata allo sportello che esprima la sua ferma condanna del terrorismo islamico.

      • Genesis 25 novembre, 2015 at 06:47

        …un po’ come nel malaffare italico. Tanti denunciano fatti gravi e meno gravi, ma, a questo punto, non vengono presi in considerazione dalla magistratura.
        Dareios, pochi sono quelli che denunciano, quasi nessuno! Perchè? C’è di mezzo forse la paura di perdere la propria vita o quella dei propri cari? Beh, effettivamente questa è una paura più che fondata, soprattutto in casi dove la morte è presa alla leggera!

        Ricordo cosa mi disse un avvocato di un mio cliente (il cliente aveva una ragione più che schiacciante nel contenzioso col suo ex socio): “Voi (inteso come assistiti) dovete dirci la verità, siamo noi ad inventare le palle!”…quindi il tuo discorso, Dareios, vale in quei territori in cui la popolazione è proattiva nei confronti dello stato…non quindi in Italy’!

        • Gennaro Olivieri 25 novembre, 2015 at 07:18

          L’avvocato del tuo cliente aveva pienamente ragione. Ogni legale, che si occupi della pubblica accusa o della privata difesa, ha tutto il diritto-dovere di usare ogni mezzo dialettico, logico e giuridico per prevalere. Lo fanno anche i pubblici ministeri, mostrano le prove contro l’imputato e nascondono quelle a suo favore. Accusa e difesa sono parti in causa su un piano di parità, l’accusa non ha più, da molti anni, quella posizione di privilegio che derivava da una concezione etica dello Stato. Lo vedi da sempre anche nei film americani, no? che i pubblici ministeri sono figli di… tanto quanto gli avvocati degli imputati 🙂 Bene, funziona così anche in Italia.

      • nemo 25 novembre, 2015 at 09:22

        Due sono gli argomenti. Uno riguarda la presunta omertà degli islamici, vogliamo definirli buoni per semplicità? Costoro non sono buoni, sono solo dei cittadini, seguaci di una religione che seguono, altrettanto dignitosamente la regola del buon vivere civile, cosa che evidentemente sfugge a molti dei loro accusatori. Chiedere a loro quello che noi stessi non chiederemmo mai ai religiosi della nostra parte è ipocrita ! Non ho ancora sentito a nessuno chiedere conto al Pontefice delle malefatte di alcuni prelati, anzi tutti a definire gli stessi pecore nere ! Altro discorso è invece quelo relativo alle responsabilità degli Usa nella genesi del terrorismo, sia chiaro nessuno con questo vuole diminuire quelle che sono le responsabiltà dell’altra parte. Ma oggi affrontiamo questo, domani, forse, se qualcuno vorrà sollevarlo affronteremo l’altra. Con la invasione dell’Afganistan, le ragioni della quale , fino ad ora, noi semplici portatori d’acqua ancora non sappiamo, con quella invasione si ha la inseminazione e la crescita dl feto, chiamato terrorismo. da quello, sciagurato momento cresce la malapianta, è da lì che viene un signore che fonda Al Qaeda, è da lì che vengono le prime armi, ed è lì che si addestreranno i primi combattenti. La storia la conosciamo tutti,e se non ci facciamo chiudere gli occhi dalla classica fetta di prosciutto della partigianeria potremmo controllare quello che scrivo. La genesi è, però quel conflitto, in medio oriente, mai risolto e mai, seriamente affrontato dalla diplomazia statunitense. Il conflitto Israelo Palestinese. Quella mala pianta è cresciuta, mai veramente contrastata, anzi, direi, ben alimentata da quello che è rimasto il chiodo fisso del controllo geo politico da parte della potenza egemone. Quella stessa che in pochi secoli di vita ha collezionato altrettanti secoli di conflitti, quella stessa che, una volta soccorreva la democrazia , ma poi si è convinta che la poteva esportare, gli effetti, lo dimostrano oggi, sono disastrosi. Parleremo, poi delle responsabiltà dell’ altra parte dell’altro giocatore di questa partita nella quale noi siamo solo le pedine da sacrificio. E da sacrificare !

        • Kokab 25 novembre, 2015 at 13:13

          sai, non ci piacevano i russi in afghanistan e abbiamo armato gli “studenti coranici”, immemori di una precedente famosa e disastrosa ritirata inglese, pensando che fosse solo un fatto del secolo precedente…

        • DareioS 25 novembre, 2015 at 19:53

          Caro Nemo, Il mio amico magrebino che vicino al mio studio gestisce una macelleria islamica, perfettamente integrato in Villa Rosa piccola località balneare medio Adriatico, come i fedeli all’uscita della moschea intervistati nel corso della trasmissione ( La7/ diMartedì), anche lui ritiene che l’Isis sia una creazione Americana e israeliana, ritiene che si parli troppo dei morti di Parigi e troppo poco dei morti siriani, palestinesi Nigeriani e altro.
          Per il resto, penso che sia noto a tutti di come la Chiesa dal Cesaropapismo dell’alto medioevo fino alla perdita totale del potere temporale e al suo costituirsi come autorità morale e religiosa universale, abbia subito una evoluzione spesso indotta dall’evoluzione migliorativa di tutta la società. Non penso che altrettanto possa dirsi dell’Islam

  3. nemo 24 novembre, 2015 at 11:15

    Caro Dareios, hai la prerogativa , di certo molto apprezzabile di spiegare bene le cose, intervengo per puntualizzare un già completo esame. Quello a cui oggi siamo costretti ad assistere non è solo un rigurgito di religiosità, non completamente, è una riappropriazione di appartenenza, sia religiosa che etnica, intesa questa nel senso di comunità non certo nazionale ma, religiosa. Oggi costoro sentono di appartenere ad una nazione, non certo nel senso lato, ma in quello più indefinito dai confini dalla comune credenza religiosa. Lo dimostrano, se ve ne fosse stato il bisogno, i conflitti che ci sono tra loro, tra sciiti e sunniti, sarebbe il caso che noi si cominciasse a conoscere la differenza che esiste tra di loro, si da non fare di tutta erba un fascio! La differenza, tra la loro storia e quella nostra, ha una data precisa. Essa nasce da quella che fu una rivoluzione copernicana, se posso usare il termine, il cui confine, o passaggio, fu la Rivoluzione Francese ! Con quel cataclisma, sociale, quella che in quei tempi era una religione totalitaria come lo è oggi nelle sue manifestazioni estreme l’islam, perse una parte, importante, del suo potere. Per la prima volta, in occidente si assaltarono i conventi, si distrussero, putroppo, i simboli sia materiali che umani, del potere religioso che dalla caduta dell’Impero Romano avevano dettato la legge, degli uomini e della chiesa. Una prima avvisaglia si ebbe con la scissione della Chiesa d’Inghilterra ma questa riprodusse in piccolo quello che in grande c’era già quindi nulla di fatto produsse. Con la Rivoluzione Francese, invece si ebbe lo scossone. il terremoto, al quale segui la restaurazione, ma il seme era ormai gettato. La condizione della donna, occidentale, pre rivoluzione, era la stessa della donna islamica, in Italia solo in anni recenti, relativamente, si è giunti alla abolizione del reato del delitto d’onore ! Con gli errori che l’occidente ha fatto, dagli anni 50, creazione di Stati con il righello, anzichè con la storia, interventi a sostegno di amici, vedi Iran, interventi a sostegno delle giuste aspettative di Israele, ma obnulazione dei diritti di chi in quelle terre abita da millenni, infine, e peggiore di tutte la cecità dettata dalla politica delle alleanze da contrapporre al blocco sovietico. Per ultimo l’aggressione all’Irak. Ecco che si è creata una nuova forma di nazionalismo, senza confini, senza bandiera se non quella religiosa. Eppure vi sono stati momenti, nella storia, che le tre religioni monoteiste si sopportavano a vicenda, direi più esattamente si rispettavano, ma sono altri tempi, putroppo lontani.

  4. Blue 24 novembre, 2015 at 10:58

    Rispondo qui per mancanza di spazio sotto.

    Vero Dareios. Solo che per prendere la decisione di tracciare una netta linea di demarcazione tra le prime avvisaglie di violenza (strutturatesi poi in terrorismo e lotta armata) e la battaglia “dentro” le istituzioni, tutta la sinistra (operaia e non solo) ci mise alcuni anni. Ancora alla metà degli anni ’70 gli stabilimenti manifatturieri del nord erano densi di simpatizzanti per le azioni violente, dentro e fuori le fabbriche, che (giustamente o no, ora è inutile rileggere la storia con gli occhi del “dopo”…) molti ritenevano unica strada per ridimensionare lo strapotere padronale, che, è bene ricordarlo, spesso di concerto con gruppi “collaterali” alle istituzioni, pensava di risolvere i conflitti sindacali e sociali anche con altri “metodi”.
    Ti ricordo uno slogan, molto in voga in quegli anni: “né con lo Stato né con le BR”. All’epoca (e a ben vedere ancora oggi ci sono coloro che continuano in questa lettura dei fatti…) la stampa e la politica di destra affibbiava a tutta la sinistra (anche a quella istituzionale, non solo a quella extraparlamentare) le responsabilità degli episodi violenti che erano opera di consistenti minoranze avventuriste.
    Non penso di dilungarmi qui sulla storiografia di quegli anni, ma mi premeva sottolineare (nell’esempio che ho citato a proposito di paternità e di corresponsabilità) quanto le analisi di un fenomeno non debbano essere sempre così marcatamente manichee, lasciando spazio e tempo affinché gli eventi si definiscano in modo inequivocabile. E’ di ieri la notizia che l’ayatollah Ali Khamenei, uno dei massimi leader religiosi riconosciuti del mondo islamico, durante il suo incontro con Vladimir Putin in Iran, ha detto che «bruciare un essere umano o decapitarlo» sono segnali della «totale estraneità» all’Islam dell’organizzazione terroristica che fa capo al Califfo Abu Bakr al-Baghdadi, perché «l’Islam è la religione della fratellanza e della magnanimità» e «questi crimini nulla vi hanno a che fare». Così come, la scorsa settimana, un’altra autorità religiosa, questa volta sunnita, lo sheikh Ahmed Al-Tayeb, grande imam di Al-Azhar (l’università de Il Cairo considerata la principale istituzione di riferimento teologico per tutto l’Islam sunnita), parlando in occasione dell’apertura della conferenza dei saggi musulmani, ha chiarito: «Il terrorismo non ha religione. Ed è ingiusto attribuire all’Islam azioni violente, con uso di esplosivi e finalizzate alla distruzione solo perché quelli che le commettono gridano Allah Akbar». Al-Tayeb ha poi invitato a distinguere «l’Islam, i suoi principi, la sua cultura e civiltà e una piccola minoranza che non rappresenta nulla se paragonata all’insieme dei musulmani pacifici», ha poi esortato i dignitari islamici provenienti dai cinque continenti a ingaggiare «una battaglia intellettuale e ideologica» per sconfiggere lo Stato Islamico.
    Chiediamo con al mondo islamico, quindi, di dirci con chiarezza la sua posizione e di operare conseguentemente per annientare questo fenomeno allucinante. I primi segnali ci sono. Ma il nostro atteggiamento, seppur fermo, deve essere dialogante. Ci vorrà tempo.

  5. Luistella 24 novembre, 2015 at 09:09

    Cercherò di spiegarmi meglio rispetto alla mia condivisione a quanto scritto nel blog di Dareos, portando una “testimonianza” , non diretta, ma di un amico, persona più che affidabile ed equilibrata, che ha una lunga esperienza di viaggi in Africa, prima come “viaggiatore”, poi, sino a qualche anno fa , come portatore di aiuti umanitari in paesi centro Africa.Per quello che riguarda la sua conoscenza del mondo islamico nei paesi africani, lui sostiene ( ed è da crederci, per i motivi che ho detto)che L’islam viene considerato dai credenti l’unica religione giusta e principale, superiore a qualsiasi altra fede. Nè più e nè meno (dice) di quanto il cristianesimo fece nei secoli passati imponendo con guerre e sangue ,la fede. Torquemada, in Spagna è ancora considerato santo. Ma è stata una travisazione del Vangelo da parte dell’uomo a giustificare le carneficini del passato, per uso e consumo dei potenti. Sono passati come minimo 500 anni, le grandi rivoluzioni sociali e tutto ciò che sappiamo hanno trasformato il mondo occidentale e “ridimensionato”la Chiesa cristiana nel suo ruolo specifico. Ora nessuno in nome di Dio, arriverebbe al punto di Abramo con Isacco (questo lo dico io).
    Per l’Islam, il fedele è superiore a qualsiasi altro fedele di qualsivoglia religione. Perciò tutto dipende da quanto viene predicato dagli Imam. Quelli estremisti predicano l’estremizzazione del Corano ed hanno presa particolare sui fanatici , che frequentano le mosche,che poi diventeranno quello che vediamo.
    Raccontava il mio amico, che durante uno dei viaggioi in cui andò a portare i medicinali, rischiò di far aggredire a coltellate una persona di colore, di religione non islamica al quale aveva chiesto di scaricare per primo la merce. Chi lo aveva minacciato era un islamico al quale, secondo lui, non doveva essere affidato il compito ad un “essere inferiore”. E molto probabilmente non era un terrorista quale quelli che purtroppo ora conosciamo.

    • Tigra 24 novembre, 2015 at 10:35

      Cara Luistella, mi sembra che il tuo scritto contenga implicitamente molte delle spiegazioni ai problemi che tu e l’amico che citi avete individuato.
      Le fedi religiose, non so se per loro natura, ma certamente nella storia, hanno sempre pensato di essere uniche, esatte e superiori, fede cristiana compresa, le cui atrocità non è che vengano cancellate da alcuni anni di pontificato di Francesco, e i cui errori sono tutt’altro che spariti, come diceva anche Genesis in un commento precedente.
      E’ vero, l’evoluzione della cultura occidentale e lo sviluppo economico hanno ridimensionato la chiesa dell’occidente e la funzione della fede fra gli occidentali, con un processo che è durato secoli, ma i paesi in cui cresce l’integralismo islamico sono poveri o sottosviluppati, e smetteranno di crescere integralisti solo quando saranno cresciuti economicamente, civilmente e culturalmente, speriamo con un percorso più breve del nostro.
      Noi naturalmente ci difendiamo dall’integralismo, ci mancherebbe, ma siamo sicuri che a parti invertite nella storia (se cioè non fosse stato l’occidente a vincere il confronto con l’oriente), oggi gli iman e i mullha non sarebbero i nostri, e che i terroristi non saremmo stati noi?
      Alla fine io credo che gli uomini possono anche credere di combattere per la fede, ma le guerre si fanno solo per il denaro e per il potere.

  6. Blue 23 novembre, 2015 at 22:26

    Lo scritto di Dareios, stilato con le migliori intenzioni (immagino), possiede una caratteristica che lo connota, secondo me ovviamente, in modo tale che non ritengo di condividerne gli aspetti sostanziali. Provo a spiegarmi.
    Pare stabilire una corrispondenza e una responsabilità diretta tra la religione islamica e le azioni terroristiche degli adepti dell’Is. A cominciare dal titolo che suggerisce una connessione (quasi) sillogistica Islam/terrorismo, anche se dal punto di vista formale nessuna affermazione contenuta nel post è criticabile. Vi si afferma che “la degenerazione terroristica riguarda gli islamici sotto il profilo ideologico”. E che “gli atti di terrore sono platealmente giustificati dai loro autori con motivazioni non solo di carattere politico, ma soprattutto religioso.” E quindi? Le distorsioni criminali dei seguaci farneticanti del califfo Al Baghdadi, che persegue un disegno ideologico- politico delirante, sono ascrivibili tout court al mondo islamico? Secondo la medesima logica dovremmo ritenere complice la sinistra degli anni ’70 (in quanto “terreno di coltura” di cattivi maestri…) dei misfatti dei figli degeneri della lotta di classe che in quegli anni hanno prodotto terrore e morte. Non mi sentirei poi – proprio in quanto appartenente ad una civiltà densa di contraddizioni sul piano etico/morale e di condizionamenti (a proposito di “religione”) che certi ambienti, da noi in Italia in particolare, impongono costantemente alla nostra società, al nostro modo di vivere – di chiedere (anche se necessaria) al mondo islamico quella rivoluzione di valori e di ruoli qui ancora incompiuta. Altrimenti avalliamo la teoria che è in atto uno “scontro di civiltà”. E sappiamo che quelle strade non risolvono i problemi. Li creano.

    • DareioS 23 novembre, 2015 at 22:50

      Ciao Blue chiarisco meglio aggiungendo quanto segue:
      Quando l’Italia intera era sotto il tiro del terrorismo di sinistra che proclamava lo scontro tra classe operaia o proletariato e la borghesia imperialista, addirittura contrapponendo una giustizia proletaria amministrata da un tribunale del popolo a quella statale, l’intera classe operaia e la totalità dei lavoratori sarebbero potuti rimanere inerti, asserendo che i fatti di sangue non erano riferibili direttamente agli operai e che la lotta armata era semplicemente una degenerazione terroristica.
      Invece gli operai normali, quelli che tutti i giorni si recavano a lavoro ed espletavano regolare prestazione lavorativa, cui nulla poteva essere rimproverato a riguardo in punto di responsabilità, non solo sono scesi in piazza per manifestare contro il terrorismo, ma si sono mobilitati in modo permanente, in tal guisa non permettendo che il terrorismo facesse ulteriori proseliti e attecchisse nel tessuto sociale.
      Di fatto il terrorismo è stato isolato espulso e battuto principalmente da coloro che nella previsione allucinata degli ideologhi costituivano nel contempo la classe da tutelare e la base di reclutamento per le azioni delittuose.

      • Genesis 24 novembre, 2015 at 06:42

        Siamo sicuri che la classe operaia avesse manifestato contro il terrorismo rosso e non contro la paura di beccarsi una delle pallottole vaganti degli scontri a fuoco con le forze dell’ordine (che ricordo anch’esse classe operaia)?…e non meramente contro l’imperialismo borghese dei padroni che di lì a poco avrebbero dovuto elargire più quattrini, ferie pagate e permessi sindacali?

        Molti dei capi del terrorismo italiano degli anni settanta sono ancora in attività, spesso accomunati alla filosofia proletaria e scrittori di libri che vegetano in una storia italo-terroristica di un tempo che, poi, avrebbe portato al primo “mani pulite”…

        PS: mi sembra di aver scritto in gergo IR…!

        • Jair 24 novembre, 2015 at 10:15

          Caro Genesis, negli anni a cui tu gli altri amici vi state riferendo, gli operai manifestavano sia contro i padroni, che contro gli assassini che strumentalizzavano le loro lotte. Erano avversari diversi, contro i quali c’erano sistemi di lotta e di resistenza diversi. Secondo me fai un errore di cronologia: il grosso delle manifestazioni operaie per salario e diritti va dal 1967-68 a metà degli anni 70. Contemporanea e in risposta a questa avanzata della classe operaia (perchè diritti e aumenti e spazi politici si ottennero), ci fu la strategia della tensione organizzata dalle parti più reazionarie dello stato.
          Dalla metà degli anni 70 la lotta operaia diventa più politica: gli operai avevano abbracciato finalmente e massicciamente il Pci come lo strumento per arrivare al potere. E lo stesso terrorismo rosso, di fatto, colpì il Pci e il sindacalismo collaterale al Pci. La vigilanza contro il terrorismo fu una perte importante dell’impegno del sindacato in quegli anni: infatti molti sindacalisti caddero sotto i colpi dei brigatisti.
          Tra il 1980 e l’82 il terrorismo viene sconfitto, ma anche le velleità politiche del sindacato subiscono uno scacco dalla reazione di quella fascia di lavoratori che non si sentiva più proletaria ma pienamente borghese, fascia che aumentava continuamente di numero e che riteneva di avere raggiunto e di dover difendere un livello accettabile di benessere, anche contro la sua classe sociale di provenienza. Può non essere un caso che il terrorismo cessi di esistere quando gli impiegati diventano superiori, in numero e in influenza, rispetto agli operai. Per il sindacato, finisce l’epoca della lotta e comincia quella della concertazione.
          Scusa il lungo riepilogo della situazione storica, ma mi sembrava giusto fare un po’ di chiarezza.

          • Genesis 24 novembre, 2015 at 20:15

            Sai Jair, a mia discolpa posso portare la mia età: in quegli anni giocavo ancora con ciò che trovavo…soprattutto coi lego. Dovevamo stare attenti nelle passeggiate montane ai tralicci che, a volte, venivano abbattuti dai cappelli piumati sudtirolesi.
            Anni ’70, la prima crisi del petrolio…già allora si facevano i conti del “fino a quando durerà”…le prime aziende che chiudono non prevedendo che il sogno italiano non sarebbe durato poi così a lungo…i primi surgelati, convenienti alla spesa familiare, il primo pane industriale…le prime catene di supermercati…una politica non al passo coi tempi (ma quando mai c’è stata?)…
            Quella storia, vissuta da bambino, l’ho appresa dai racconti e dalle letture…letture, appunto, non solamente dei libri che non trovi…
            Il Mahatma Erri deLuca scrive di quegli anni in un certo modo, da “attivista” in prima linea, di quegli scioperi e sabotaggi sulle linee di montaggio, che portarono ad una grande forza contrattuale del proletariato…cos’è una “forza contrattuale”?
            http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=7348

            Poi, giustamente, i sindacati si adoperarono con le “polizie sindacali” visto che, alla fine, le colpe dei terrorismi rossi andavano a cadere su di loro.
            Il caso Moro, giusto per togliersi di torno quello che voleva creare le coalizioni…

            Quella storia, ripeto, non l’ho vissuta se non con i colpi di coda degli anni ’80…dei neri contro i rossi, dei tedeschi contro i Walschen italiani…

            Storia…che però, credo, sia completamente diversa da questa guerra tra islam radicale e mondo occidentale; guerra deprecata dal islam moderato.

    • Remo Inzetta 24 novembre, 2015 at 12:28

      Ti chiedi se le farneticazioni del califfo sono ascrivibili tout court al modo islamico; io credo che possiamo e dobbiamo rispondere di si, come appartenevano alla sinistra massimalista, per fortuna ua minoranza, i terroristi italiani degli anni ’70.
      Poi ovviamente l’islam e la sinistra non sono solo quello, ma le matrici di quei terrorismi non stanno da un’altra parte, e solo riconoscendolo si può pensare di risolvere in entrambi i casi il problema.

  7. Tigra 23 novembre, 2015 at 22:10

    Convengo che le fedi religiose possano essere tutte potenzialmente le madri del terrore e del terrorismo, e non nego che i terroristi islamici che hanno sparato a Parigi agiscano sulla base di una convinzione religiosa, se non non si farebbero saltare per aria, ma non mi pare che ciò dimostri nulla di definitivo sull’islam in generale, se no ci potremmo aspettare frotte di terroristi dall’Indonesia, dall’India o dall’Iran dove ci sono più musulmani che in qualunque altro posto, e da dove invece non arrivano.
    In realtà le truppe e la direzione del califfato vengono dall’esercito disperso di Saddam Hussein, come quelle di Osama, salvo che per la direzione saudita, venivano dall’Afghanistan, cioè da luoghi nei quali la guerra è diventata una condizione normale e la miseria una regola, e credo che questo aspetto abbia un peso determinante.
    Certo, soggettivamente il terrorista agisce anche per motivazioni religiose, ma oggettivamente non mi pare che il terrorismo islamico sia figlio della religione, eviterei le generalizzazioni e i giudizi troppo schematici.

  8. Genesis 23 novembre, 2015 at 20:44

    …a me, Dareios, basterebbe che gli estremisti islamici (o islamisti) togliessero dal loro vocabolario, e obbiettivo di annientamento, la parola “infedele”. Da questa forte distinzione, urlata dagli islamici moderati, urlata perchè nessun occidentale gli crede, può nascere anche ciò che auspichi alla fine.
    Ricordiamoci che la donna, ancora oggi nel cristianesimo, è colei che porta il peso dell’errore di Eva…ancora oggi non può vestirsi in chiesa come vuole, non può esercitare i sacramenti se non su altre donne.
    Politicamente andiamo a ricordarci da quanto poco la donna ha ottenuto una parità dispari con l’uomo…
    Questo non giustifica la violenza, ma penso che prima di criticare tutto un mondo io, Genesis, guardo prima dentro di me!

  9. Gennaro Olivieri 23 novembre, 2015 at 20:25

    Mi sembra che per inseguire i terroristi islamici stiamo rischiando seriamente di buttare a mare principi fondamentali di civiltà giuridica e diritti, individuali e collettivi, che fino a ieri sembravano pacificamente acquisiti e intoccabili. Uno di questi principi (che nel nostro ordinamento è esplicitato nell’art. 27 della Costituzione) sancisce che la responsabilità penale è personale. Non stiamo invece accomunando tutti i musulmani nella responsabilità di terribili fatti di terrorismo, chiedendo a tutti loro, per togliersi di dosso questa colpa collettiva, non solo di dissociarsi ufficialmente, ma anche di farsi parte diligente nello scoprire e denunciare i terroristi e i loro fiancheggiatori?
    Altra questione problematica collegata, quella delle misure di sicurezza. Domani sarà il quarto giorno di stato d’emergenza in Belgio. Le scuole e gli uffici pubblici resteranno chiusi, i trasporti non funzioneranno, la piazza principale di Bruxelles sarà off limits. Sapendo che dei 21 arrestati nelle gigantesche operazioni di polizia, 17 sono già stati rilasciati e scagionati, c’è da chiedersi se i risultati ottenuti siano proporzionati alla grande limitazione dei diritti che i belgi stanno subendo. E’ una domanda che tutti i cittadini europei dovrebbero farsi, dato che non è improbabile che simili misure di emergenza vengano prese anche in altri Paesi, nel malaugurato caso di altri attentati.

  10. Osita 23 novembre, 2015 at 18:29

    Per Kalid Chaouki l’errore che non deve fare l’informazione oggi è proprio “quello di cadere nella trappola della generalizzazione. Il miglior regalo che si può fare al terrorismo in questo momento è stringere milioni di persone musulmane nella casella dell’estremismo. Invece non viene compreso quanto un titolo o un articolo di giornale possa far male non solo agli adulti ma soprattutto ai bambini di religione musulmana. L’invito ai mezzi di informazione è a fare attenzione alle semplificazioni e anche a raccontare le esperienze di pace, di convivenza, di pace, di dialogo che in Italia si verificano ogni giorno: a partire dalla piazza di oggi”.
    Un musulmano a Roma,a piazza Santi Apostoli, ha pure raccontato la sua storia,di integrato,con una ditta e due figli ormai italiani incominciando con una parola in gergo romanesco”Piantamola” ora di considerare quei terroristi dei musulmani come noi

  11. Luistella 23 novembre, 2015 at 15:27

    Condivido lo scritto di Dareios. Trovo inoltre, un pò ipocrita la frase che viene ripetuta più volte in queste settimane, dagli islamici, cosiddetti moderati, “non in mio nome”.Meglio di niente certo, ma sarebbe più significativo uno slogan che dicesse sintetizzando” non devi proprio farlo nè nel mio, nè nel nome di alcun altro”.

  12. Remo Inzetta 23 novembre, 2015 at 14:57

    Trovo questa riflessione particolarmente acuta e stimolante, sia perchè evidenzia una forma nuova di terrorismo, quella di uno stato quasi sovrano, che ci piaccia o no, visto che controlla un vasto territorio, che esporta il terrore a casa d’altri, sia perchè riconosce i limiti culturali dell’Islam, che al suo interno non è progredito e non si è mai modernizzato.
    Credo che Dareios abbia ragione quando identifica la natura islamica di questo terrorismo, perchè in questi terroristi la fede religiosa è fondamentale, e anche quando dice che l’Islam che si professa moderato si deve riformare fin dalle radici, se non vuole diventare complice di quello estremista, fino ad esserne fagocitato.
    Si vede che questa è un’epoca nella quale le riforme sono indispensabili ovunque se non si vuole essere travolti.

  13. Por Quemada 23 novembre, 2015 at 13:57

    Finalmente qualcuno che chiama le cose con il loro vero nome: sono terroristi e sono islamici.
    Noi stiamo qui discutere se accoglierli o no, e loro quando sono nei nostri paesi neanche vogliono integrarsi e adeguarsi alle nostre leggi.
    Che cominciassero ad evolversi, a rispettare le donne come gli uomini, e a far sparire tutti quei ridicoli veli.
    Bravo Dareios.

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