Uno sparo nel buio

In seguito all’approvazione da parte della Camera, il 4 maggio scorso, della proposta di Legge presentata dal Partito Democratico sulla modifica della disciplina della legittima difesa, stiamo assistendo a una gazzarra delle più indecenti, scatenata dentro e fuori dall’aula dai partiti della destra. Ed è inevitabile pensare che i parlamentari Democratici, nel tentativo di dare qualche piccola parte di soddisfazione agli istinti vendicativi e pistoleri di certi settori dell’opinione pubblica, siano in realtà caduti in una trappola dalla quale ora è arduo risalire.
Ricordiamo che la legittima difesa prevista dall’articolo 52 del Codice Penale, era già stata modificata in senso permissivo per chi reagisce a un’aggressione da una legge del 2006 voluta dall’allora Ministro della Giustizia Castelli (Lega Nord), la quale consente di usare un’arma (legalmente detenuta), nel proprio domicilio o sul luogo di lavoro, davanti al semplice pericolo di aggressione all’incolumità fisica o alle proprietà.         Uno sparo nel buio
Ma questa già discutibile innovazione sul rapporto di proporzionalità tra uso dell’arma da fuoco e difesa della proprietà, voluta dalla Legge Castelli, oggi non basta più ai numerosi difensori degli aspiranti pistoleri nostrani, che nei mesi scorsi hanno presentato una pletora di disegni di Legge volti ad ampliare ulteriormente la possibilità di sparare impuniti a ladri e rapinatori. Ora i parlamentari PD, invece di scegliere la strada più nobile e più sensata giuridicamente di opporsi tout court ad ogni allargamento dei limiti di applicabilità della legittima difesa, hanno scelto di portare in aula una loro proposta che cercasse di placare quel famoso “bisogno di sicurezza” che non sarebbe nè di destra nè di sinistra.           Uno sparo nel buio

Già la proposta di Legge inizialmente presentata dal deputato PD David Ermini, che interveniva non sull’art. 52 del Codice Penale (legittima difesa), ma sull’art. 59 (Circostanze non conosciute o erroneamente supposte), rafforzava la tutela per chi si difenda da un’aggressione in casa con un’arma legittimamente posseduta, eliminando la colpa di chi si difende in modo eccessivo se si trova in uno stato di “grave turbamento psichico causato dalla persona contro la quale è diretta la reazione”.                     Uno sparo nel buio
Nell’intenzione di Ermini, la nuova legge servirebbe a tutelare chi si sia difeso anche in modo sproporzionato dopo aver subito un’aggressione in casa, se questa aggressione ha provocato un notevole spavento (condizione la cui esistenza sarebbe difficile da dimostrare, ma ancora più difficile da negare nella motivazione di una eventuale sentenza di condanna).                                            Uno sparo nel buio
Durante i lavori in aula, poi, la proposta di Legge è stata ampliata per modificare direttamente anche l’articolo 52 C.P., per considerare legittima la difesa in “reazione ad un’aggressione commessa in tempo di notte ovvero la reazione a seguito dell’introduzione nei luoghi con violenza alle persone o alle cose ovvero con minaccia o con inganno”. Con le novità introdotte vengono salvati i principi della proporzionalità tra l’offesa e la difesa (che i leghisti vogliono invece eliminare), il fatto che la legittima difesa valga solo in caso di un’offesa “ingiusta”, e che non valga se l’aggressore ha già desistito o sia in fuga.                            Uno sparo nel buio
Tralasciamo le polemiche violente quanto futili sul concetto di “notte” o quelle volutamente basate su interpretazioni erronee della congiunzione “ovvero” (altra trappola nella quale si sono fatti trascinare anche esponenti di primissimo piano del PD): questa Legge poteva forse essere scritta in modo più chiaro, ma quasi tutti coloro che in aula hanno votato contro e quasi tutti quelli che la criticano, non vogliono maggior chiarezza nè sono amanti del bello scrivere in italiano.                                            Uno sparo nel buio

 

Due sono le pretese di Lega Nord, Fratelli d’Italia e di altri gruppi (tra i quali, tristemente, anche i resti di quell’Italia dei Valori che fu di Antonio Di Pietro): l’abbandono di ogni riferimento al concetto di proporzionalità tra offesa e difesa (quindi la liceità di sparare a qualsiasi intruso), ma soprattutto che non venga avviata l’azione penale contro chi si difende sparando. Ciò che i partiti della destra pretendono è in pratica l’abbandono, da parte del nostro ordinamento giuridico, della legittima difesa intesa come scriminante, per arrivare a quello che alcuni giuristi chiamano “diritto di reazione”.                                             Uno sparo nel buio
Questa posizione ha anche qualche esponente di una certa fama, tra cui (stranamente?) l’ex pubblico ministero Carlo Nordio. Nordio sostiene che esista per il privato cittadino un diritto naturale all’autodifesa: diritto che il nostro Codice Penale limita eccessivamente, in quanto è il codice scritto da uno Stato autoritario (fascista) che si considera depositario di una superiorità etica e riserva a sè stesso l’uso della forza. Mentre secondo i principi liberali, se lo Stato diventa inadempiente al patto che ha contratto con i cittadini (ed è inadempiente se non riesce a prevenire i reati), il privato avrebbe il diritto-dovere di reagire a un crimine che lo Stato non è riuscito a impedire.

 

Quella di Nordio sembra una mera speculazione filosofico-giuridica, ma conviene rileggere quello che ha scritto Silvio Berlusconi a un sindacato di Polizia venerdì scorso, cioè il giorno dopo l’inatteso voto contrario di Forza Italia contro il ddl di Ermini: (il ddl )… “non risponde alle paure e alle attese degli italiani, non tutela chi, essendo vittima, è stato costretto a difendersi, come ha potuto e come ha saputo“. “D’altronde quando un aggressore entra in casa lo Stato ha già fallito“, aggiunge Berlusconi, e ci ritroviamo in piena teoria di Nordio. “Non vogliamo certo il far west della giustizia fai da te, ma vogliamo un controllo del territorio efficiente in grado di conoscere i fenomeni criminali e di impedirli prima che vengano messi in atto“. “Questo governo non ha la forza né la capacità di intraprendere azioni chiare e risolutive“, scrive ancora Berlusconi, e qui arriva la chiusura del cerchio… “l’azione politica della sinistra ha semmai favorito l’ingente arrivo di immigrati, che sono andati ad alimentare quel sentimento di insicurezza che ormai pervade il Paese“.                   Uno sparo nel buio

Ci ha dunque pensato Berlusconi a esplicitare il significato vero e inconfessabile dello slogan barbaro (ormai ha poco senso chiamarlo populista piuttosto che fascista) “La difesa è sempre legittima”: gli immigrati sono la causa del sentimento di insicurezza diffuso tra i cittadini, ristabiliamo il senso di sicurezza dando la libertà di sparare agli immigrati (giacchè i feroci rapinatori delle italiche villette sono sempre immigrati, secondo la solita “percezione comune” del fenomeno).                         Uno sparo nel buio
Fortunatamente, una disciplina della legittima difesa così intesa e così come pretesa da Lega, FdI e IdV è del tutto confliggente con i precetti della Costituzione, della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e, questa sì, con i principi del diritto naturale. Ci chiediamo quindi come una riscrittura in Senato del ddl approvato qualche giorno fa alla Camera possa essere giuridicamente, oltre che eticamente, accettabile, se dovrà fare ulteriori concessioni garantiste (per gli sparatori) ai gruppi di destra. C’è da augurarsi che i berlusconiani abbiano voluto soltanto alzare il prezzo di un voto favorevole in Senato, in cambio di accordi col PD in altre materie. In ogni caso, il risultato sarà l’aggiunta dell’ennesimo codicillo pletorico, poco chiaro e incongruo con la struttura in origine cristallina del Codice Penale Rocco.                                          Uno sparo nel buio

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