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Spazio, tempo e pallone

Spazio, tempo e pallone

Johan Cruijff ha trovato un avversario che lo ha anticipato. A soli 68 anni il cancro ai polmoni ha deciso di segnare il gol definitivo e ci ha sottratto l’unico Genio del calcio mai apparso in Terra. Meno dotato tecnicamente di mille altri, (aveva pure i piedi piatti e una malformazione alla caviglia, difetti che gli evitarono il sevizio militare), Cruijff aveva però quella capacità di interpretare e modificare lo spazio e il tempo, che nessun altro ebbe prima di lui e nessuno avrà dopo di lui.
Il calcio totale. Molti allenatori, fin dal primo dopoguerra, avevano avuto l’intuizione che le partite di calcio si potessero vincere non in dipendenza delle doti dei singoli giocatori, ma semplicemente in base alla  disposizione degli uomini in campo e ai loro movimenti sincronizzati. Ma perchè il calcio totale divenisse una realtà rivoluzionaria e un’arma devastante, doveva comparire sui campi di gioco un predestinato, con il carattere del leader carismatico e con la visione chiara di tutto quello che accadeva contemporeanemente per decine di metri intorno a lui.

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L’intuizione si muove più veloce della ragione, l’esecuzione automatica di schemi provati migliaia di volte precede sempre i piedi degli avversari. Cruijff vede tutto prima, si muove prima, e si muove lungo linee che gli avversari non riescono a capire. Non è un centravanti puro, gioca spalle alla porta perchè deve controllare tutto il campo con lo sguardo, riceve palla al limite dell’area e nessuno degli avversari capisce perchè il Genio, invece di tentare la conclusione, passi a un compagno che sta sulla fascia, o si allunghi il pallone per uno strano passaggio a sè stesso fino alla bandierina del corner. Quando i difensori capiscono che quei movimenti apparentemente inconsulti hanno liberato due o tre attaccanti in area, ormai è troppo tardi.

 

La posizione in campo dipende dalla posizione dei compagni, e non da dove si trova il pallone. Il movimento dipende dal movimento dei compagni, e non dal movimento degli avversari. La palla viene passata non sui piedi, ma sul punto x, dove si sa che al momento y giungerà un compagno. Se ci avete capito poco, beh, chi si trovava davanti l’Ajax di Cruijff e l’Olanda di Cruijff ci capiva ancora meno.
La geometria cruijffiana era studio, preparazione maniacale in allenamento, fiducia totale nei compagni e nel fatto che avrebbero eseguito i movimenti concordati con tempismo e precisione.

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Su una cosa Cruijff continuò a mentire spudoratamente per tutta la vita: che il “suo” calcio non richiedesse di correre più degli avversari, ma fosse basato solo sull’anticipo. In realtà, la continua sovrapposizione degli uomini e il continuo scambio di ruoli tra attaccanti, centrocampisti e difensori, richiedeva una corsa forsennata e un’enorme dispendio di energie. In questo senso, Cruijff fece virare definitivamente il gioco del calcio verso l’atletismo e la potenza fisica, a dispetto delle capacità di controllo di palla. Come un forte fumatore riuscisse anche a correre come un cavallo, è uno dei misteri della carriera di Johan, che comunque fisicamente aveva già dato tutto attorno ai 30 anni. Si raccontò che non volle partecipare ai Mondiali d’Argentina 1978 in segno di protesta verso la dittatura dei generali, e lui lasciò dire. Molti anni dopo confessò: “Sono andato a giocare nel Barcellona ancora quando c’era la dittatura di Franco, che volete mi importasse della dittatura in Argentina?”. Semplicemente, aveva ormai finito la benzina che serviva per stare in cima al Mondo.

 

Molti siti hanno proposto immagini e video dei più bei gol di Cruijff, dei suoi movimenti e delle sue finte più celebri (tra cui la letale “giravolta”).
Noi preferiamo ricordarlo con una delle massime espressioni del suo puro genio, spesso irridente, sempre spiazzante: il rigore “alla Cruijff”, che non viene battuto direttamente a rete, ma diventa inaspettatamente un passaggio per un compagno. Sembra facile, ma richiede grande tempismo e capacità di coordinazione con il movimento del compagno che entra in area un attimo dopo la battuta del rigore. Infatti, quelli che ci proveranno dopo di lui, o falliscono miseramente, o comunque non riescono a realizzarlo con la sua geniale naturalezza.

(dopo le immagini del rigore, vediamo Cruijff (con la voce precocemente arrochita dal fumo…) che risponde al giornalista olandese che gli chiede se ha deciso sul momento di battere il rigore in quel modo o si trattava di uno schema preparato in precedenza. Cruijff risponde: “era una cosetta che avevamo fatto una volta per scherzo, giocando sulla neve…”)

 

Spazio, tempo e pallone

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1 comment

  1. Kokab 26 marzo, 2016 at 14:53

    bella storia, intrigante da leggere anche per chi, come me, non sa nulla di calcio.
    mi sembra di capire che fosse uno di quegli uomini che non fanno scuola, perchè certi talenti non si replicano con l’allenamento, sono la fortuna delle generazioni che li possono vedere.

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