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La supercazzola della zanzara anofele

La supercazzola della zanzara anofele

Dare dell’imbecille a chi quotidianamente cavalca con leggiadria tutte le più dolorose notizie con la sicurezza di chi sa sempre com’è andata e chi è il colpevole è diventato un lavoro costante, gratuito e sfibrante, ma qualcuno lo deve pur fare.                                        La supercazzola della zanzara anofele

Lunedì scorso la piccola Sofia di 4 anni è morta di malaria all’Ospedale di Brescia, nel quale era stata trasferita a causa dell’aggravamento delle sue condizioni fisiche dopo un precedente ricovero all’Ospedale di Trento, dove la malattia era stata prontamente diagnosticata.          La supercazzola della zanzara anofele

Fin da subito ha colpito il fatto che quella malattia, ormai debellata in Italia, abbia colpito la piccola Sofia senza che questa l’abbia potuta contrarre nel modo in cui solitamente questo avviene, e ciè durante un viaggio in un paese tropicale. Ciò ha alimentato l’ipotesi che la zanzara che ha punto la bambina sia arrivata in Italia attraverso uno dei molteplici canali che la crescente globalizzazione ed emigrazione hanno creato negli anni, forse coccolata in forma larvale all’interno di un bagaglio arrivato da chissà dove.         La supercazzola della zanzara anofele

Che le possibili spiegazioni dell’evento possano essere decine, forse anche centinaia, non pare interessare a nessuno, perché in realtà l’intento principale non è quello di comprendere la causa per eliminare la possibilità che ciò possa di nuovo accadere, ma semplicemente quello di trovare un colpevole o, meglio ancora, di aggiungere una colpa a chi colpevole lo deve essere di sicuro; tanto vale consolidare la convinzione: l’immigrato brutto, sporco e cattivo.

Facciamo il punto: la malaria è una malattia causata da un parassita che si annida nel sangue di un soggetto malato, e che da questo può essere trasmessa ad altri soggetti attraverso il contatto del sangue, o più comunemente per mezzo di un vettore, la zanzara della specie anofele, che pungendo un malato ed aspirandone il sangue, può infettare altri soggetti, animali o persone. Anche se è stato annunciato che dal prossimo anno potrebbe essere reso disponibile un vaccino per la prevenzione (Oddio!Che ho detto!), attualmente l’unica possibilità è la cura con appositi farmaci non appena la malattia si manifesta.              La supercazzola della zanzara anofele

Da un punto di vista epidemiologico la malaria è la seconda malattia infettiva al mondo, ed è diffusa quasi esclusivamente nei paesi del terzo mondo in quanto la zanzara anofele per proliferare ha necessità di particolari condizioni climatiche ed ambientali che trova prevalentemente in quelle aree. Sino alla metà del secolo scorso essa era presente anche in Italia, dove mieteva vittime prevalentemente nelle zone paludose centro-settentrionali, ma in seguito alle massicce bonifiche operate prevalentemente in epoca fascista, al miglioramento della qualità della vita (igiene ed alimentazione), ed alla maggior attenzione e cura in ambito sanitario, da noi la malattia è quasi del tutto scomparsa, anche se risulta che il vettore (la zanzara anofele appunto) sia ancora presente sul territorio e possa quindi, in presenza del parassita, diffonderla e infettare.

 

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Mappa delle zone di diffusione della famiglia Culicidae e specificamente delle
varie specie del genere Anophelinae (Zanzara anofele). La zanzara anofele
atroparvus è la specie che vive in Europa. Fonte: Global Health – Division of
Parasitic Diseases and Malaria.
                  (cliccare immagine per miglior risoluzione)

 

l’Istituto Superiore di Sanità rende noti tra gli altri, anche i dati dei casi di malaria, e senza fare eccessive ricerche ho trovato una statistica, peraltro datata al 2008 (quindi solo parzialmente influenzata dai fenomeni migratori degli ultimi anni), dalla quale risulta che già in quegli anni i casi conclamati di malaria in Italia erano numerosi ma non preoccupanti, e gli italiani colpiti (1749 dal 2000; circa il 27% del totale) dovevano la loro sfortuna prevalentemente al fatto di essersi recati in Paesi a rischio. Ovviamente la maggioranza dei casi riguarda immigrati i quali hanno contratto la malattia nei loro paesi di origine e, talvolta inconsapevolmente, se la sono portata dietro fino alle nostre città. Rappresentando essi la quota maggioritaria dei casi rilevati in quel periodo, è chiaramente più alta la probabilità che il parassita che ha ucciso la piccola Sofia le sia stato trasmesso da una zanzara che prima ha punto uno dei suoi giovani vicini di letto originari del Burkina Faso (nei quali la malattia era conclamata), ed è invece altamente improbabile che l’infezione sia dovuta ad uno dei rari casi di contagio autoctono (9 dal 2000 al 2008). I dati più aggiornati divulgati recentemente dall’agenzia ADNKronos, riguardano il quinquennio 2011-2015 durante i quali non risulta che i casi di malaria siano aumentati nonostante l’incremento degli sbarchi, ed i decessi sono rimasti contenuti (4 casi su circa 3600 malati). Pur avendone fatta ricerca, non ho trovato notizia di altri decessi per malaria nel corso dell’anno in corso (e siamo già a settembre).

I dati di cui siamo in possesso evidenziano quindi che da una parte esiste un problema reale, che è quello delle malattie importate da altri paesi, prevalentemente, ma non solo, a causa dell’immigrazione, e dall’altra che la situazione, sul versante malaria, non sembra rappresentare un’emergenza sanitaria visto, che i casi di malati conclamati e di decessi non risultano in aumento e sono in numero limitato.

Ricapitolando:

  1. Ogni anno in Italia si verificano mediamente circa 700 casi di malati di malaria; di questi due terzi sono immigrati ed un terzo italiani che si sono recati in paesi a rischio per vacanza o lavoro
  2. I decessi accertati sembrano di circa 1 malato all’anno
  3. La malattia si trasmette solamente per contagio sangue/sangue, ed il vettore conosciuto è la zanzara anofele; anche se essa risulta essere presente sul territorio italiano, si pensa che non sia molto diffusa e la possibilità che qualche esemplare sia arrivato da noi nei bagagli di migranti o villeggianti, è materia da scrittori più che da scienzati (anche se, naturalmente, è possibile).
  4. La malaria è una malattia grave ma diventa mortale solo se non adeguatamente curata; coloro che l’hanno contratta, se seguono i protocolli di cura, sopravvivono, talvolta a lungo.
  5. Non sappiamo quanto, sull’esito letale dell’infezione, possano aver pesato condizioni di salute pregresse delle vittime; la piccola Sofia era stata ricoverata in ospedale per diabete e faringite e temo che non vi sia giunta in condizioni di salute ottimali.

Non oso immaginare il dolore dei genitori della bambina, ma alla fine essa potrebbe essere stata vittima di una sfortuna terribile, perchè realisticamente le possibilità di morire di malaria in Italia oggi sono molto basse; ma è accaduto. Non sono un medico e non voglio dilungarmi oltre sull’argomento ma mi domando se la notizia avrebbe avuto tutto questo risalto mediatico se non ci fossero in vista le elezioni regionali in Sicilia e se non ci avvicinassimo sempre più alle prossime elezioni politiche, con i soliti personaggii di infimo ordine sempre pronti allo sciacallaggio pur di acquisire consenso.

 

 

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La supercazzola della zanzara anofele

 

 

 

 

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