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La tempesta perfetta

La tempesta perfetta

Qualche giorno fa, mentre era in corso la votazione on line per dare voce agli iscritti del Movimento in merito alla richiesta di autorizzazione a procedere a carico di Salvini, è apparsa improvvisamente la notizia degli arresti domiciliari per i genitori di Matteo Renzi a causa di un’ indagine per bancarotta fraudolenta iniziata sei anni fa, e mentre sul web montava l’indignazione per l’ennesimo caso di giustizia a “orologeria”, la piattaforma Rousseau mostrava, se ancora fossero esistiti dubbi, la sua totale inadeguatezza a rappresentare un utile strumento di espressione del voto.

Alla fine della giornata abbiamo preso atto che la percentuale dei votanti sfavorevoli a consentire il processo a carico di Salvini era abbastanza superiore rispetto a quella che, al contrario rappresenta coloro che quel processo lo avrebbero voluto: circa 20 punti percentuali. Questo risultato, per certi versi dato per scontato da gran parte degli osservatori, ha creato e creerà notevoli mali di pancia nella base elettorale del movimento, la quale vede evaporare giorno dopo giorno tutti, e sottolineo tutti, i principi di legalità, correttezza, onestà e chi più ne ha più ne metta, sui quali era stato costruito il consenso popolare attorno alla nuova prospettiva politica. Quel che rimane è l’idea che ormai si sta consolidando un’accozzaglia di persone e di opinioni create alla rinfusa, senza più alcun orizzonte praticabile.

Da questa giornata il movimento ne esce con le ossa rotte per almeno due motivi: il primo è che Salvini, una volta evitato il missile del processo che forse non lo avrebbe abbattuto, ma impegnato per mesi si, ha legato a se mani e piedi i vertici dei 5stelle, i quali si sono spesi così tanto a sfavore dell’autorizzazione a procedere, da avere, da ora in avanti, maggiore legittimità nel rapporto con lo scomodo alleato che non con la propria stessa base; per dirla in parole povere: Salvini li tiene per le palle. La seconda ragione attiene all’effetto fortemente polarizzatore all’interno del PD in seguito alla notizia sui genitori di Renzi.

Abbiamo per anni letto autorevoli commenti relativi all’inopportunità che gli avvisi di garanzia arrivassero a Berlusconi in prossimità di eventi politici importanti, e di come ciò potesse aver rafforzare nell’opinione pubblica l’idea che non solo non fosse colpevole, ma che fosse addirittura perseguitato, ed in effetti abbiamo poi verificato che elettoralmente queste vicende hanno finito quantomeno per non danneggiarlo. Quanto un’analoga situazione possa attualmente avvantaggiare il PD è difficile dirlo; anche se in rete qualcuno non certo assimilabile al partito inizia sommessamente a dire che forse si sta esagerando, di sicuro c’è che la reazione emotiva alla notizia sembra rafforzare l’ala oltranzista all’interno del PD, contraria da sempre ad accordi con il partito di Di Maio.

In caso di crisi, e crisi ci sarà, Salvini può temere una sola cosa: che il M5s trovi il modo di fare un accordo con il PD evitando di andare alle elezioni anticipate, e lasciando così la Lega con la sua attuale modesta (rispetto ai sondaggi) forza elettorale a logorarsi in una lunga attesa prima di arrivare alle prossime elezioni politiche, quando potrebbe non riuscire a capitalizzare il consenso di cui ora gode. D’altronde l’ipotesi di un Governo con maggioranza di centro destra, in caso di crisi dell’attuale compagine giallo verde, non ha i numeri per ottenere la fiducia (sempreché con l’ennesima capriola il m5s non si presti anche ad accordarsi con Berlusconi), per cui l’unica prospettiva possibile è quella di avere una situazione bloccata nella quale persino Mattarella, che di abilità sino ad oggi ne ha mostrata molta, non riesca a trovare soluzioni.

Uno degli elementi potenzialmente scatenante la crisi politica, la TAV,  è già sul tappeto, ma dubito che la miccia verrà accesa prima delle elezioni europee, dopo le quali le idee saranno anche più chiare in merito ai risultati e soprattutto ai costi delle politiche economiche messe in campo dal governo. Ciò che sappiamo allo stato attuale è che la pace fiscale non sta dando i risultati auspicati, l’annacquamento di quota 100 sta coinvolgendo prevalentemente i dipendenti statali, ed il reddito di cittadinanza rischia di eccedere le attese, specialmente al sud dove divorzi e cambi di residenza studiati a tavolino intasano gli uffici dei comuni.

Era già tutto scritto: minori gettiti previsti dalla pace fiscale, maggiori uscite su quota 100 e rdc, carenza di personale in sanità e scuola (dove già non stavamo messi benissimo) e nessuna prospettiva realistica che quel denaro che verrà messo in circolo si trasformi nel nuovo agognato boom economico. E questo in una situazione generale che vede tutte le economie dei paesi avanzati rallentare decisamente, con l’Italia, che già lenta era, che sprofonda in recessione. E visto che la manovra accettata dall’Europa prevedeva tassi di crescita che nemmeno con il binocolo vedremo, prima ancora che le bocce si fermino stiamo già parlando di manovra correttiva, minimo di 10 mld. di euro, ma c’è da scommettere che saranno molti di più.

Concludendo: l’economia va male, anzi malissimo, e prospettive realistiche di miglioramento non ve ne sono; Salvini però vola nei sondaggi, beneficiando di una sorta di travaso di consensi da parte degli sprovveduti alleati, mentre il Pd è, come spesso accaduto in passato, immerso nelle dialettiche interne in vista di un congresso. Per questo, se da un lato la Lega sembra poter godere di un vantaggio competitivo al momento incolmabile, laddove riuscisse a capitalizzarlo si troverebbe a dover fronteggiare una situazione economica a dir poco disastrosa, per di più avendo largamente contribuito a crearla.

Manca l’ultimo tassello che risolve l’apparente contraddizione di aver messo in crisi il paese, e contemporaneamente volerlo governare: si tratta della richiesta di autonomia presentata da alcune regioni del nord, che cambia sostanzialmente le carte in gioco e rende tutto l’operato di Salvini coerente con lo scopo non più urlato come ai tempi di Bossi, di sfasciare il Paese; e questo grazie al decisivo contributo del centro sinistra il quale nel 2001 aprì il vaso di Pandora, nel tentativo di contrastare la marea montante della Lega, con un’apertura al federalismo i cui effetti sono oggi sotto gli occhi di tutti; ma allora a comandare nel PD c’erano quelli bravi e soprattutto lungimiranti.

L’idea che mi pare esca totalmente sconfitta da questa parentesi dopo il ritorno al sistema proporzionale è quella che le coalizioni siano l’espressione massima della dialettica interna ai sistemi democratici; come sempre era avvenuto in passato la concorrenza interna e le rivalità hanno fatto egregiamente il loro lavoro, mentre i compromessi sono stati ottenuti tutti al rialzo, con lo scopo unico ed evidente, ciascuno per la sua parte, di trarne vantaggio a scapito del Paese. Salvini è l’astro nascente, la Lega avrà la sua chance di Governare e alla fine gli elettori giudicheranno e voteranno; non sarebbe stato meglio fosse accaduto prima di vivere questi mesi di disastro totale? C’è ancora qualcuno il quale realisticamente pensa che un’alleanza tra PD e M5S dopo il 4 marzo avrebbe prodotto risultati migliori di quelli che abbiamo sotto gli occhi?

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