le scienze

Un tweet sulla scoperta delle onde gravitazionali, scienziati in fibrillazione

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il Guardian riprende un lancio su Twitter di un cosmologo americano a proposito delle debolissime “vibrazioni” dello spazio tempo previste da Einstein.

IL TWEET di un cosmologo dell’Arizona, ripreso dal quotidiano britannico The Guardian, parla di rumor sulla scoperta delle onde gravitazionali, le debolissime “vibrazioni” dello spazio tempo previste un secolo fa dalla teoria della relatività di Albert Einstein. Voci di una possibile scoperta, mai confermate, si stanno ripetendo da tempo e forse sono destinate ad aumentare, considerando che la scoperta delle onde gravitazionali è stata indicata dalle riviste Science e Nature come una delle più attese nel 2016.

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Il tweet di Lawrence Krauss, cosmologo dell’università dell’ Arizona, saggista e giornalista, si riferisce all’esperimento internazionale Ligo: “le mie prime indiscrezioni su Ligo sono state confermata da fonti indipendenti. Rimanete sintonizzati! Le onde gravitazionali potrebbero essere state scoperte!! Emozionante”. Raggiunto però dai giornalisti del Guardian, Krauss è stato più prudente spiegando: “Non so se le indiscrezioni siano solide. Se non dovessi più sentire nulla nei prossimi due mesi allora capirò che sono false”.

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                             Il cosmologo Lawrence Krauss

Vedere le onde gravitazionali permetterebbe di studiare l’universo in un modo completamente nuovo e per questo la loro osservazione diretta è considerata come uno dei massimi obiettivi della fisica dei prossimi anni. Da tempo si ripetono indiscrezioni sulla loro scoperta, puntualmente smentite: il caso più recente risale al 2014, quando ricercatori dell’università di Harvard avevano affermato di aver individuato i ‘tremori’ del Big Bang. Ma a distanza di un anno i dati sono stati bocciati dalla comunità internazionale.

In ogni caso sia Science che Nature scommettono che il 2016 potrebbe essere l’anno buono e puntano gli occhi sulle due enormi antenne di Ligo, realizzate negli Stati Uniti nell’ambito di una collaborazione internazionale cui partecipa anche l’Italia con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).

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