Ustica: Dc-9 abbattuto, tre nuove condanne per i ministeri

Dodici milioni per 31 familiari delle 81 vittime della strage.

Lunedì in onda inchiesta di Canal Plus su ipotesi missile francese

 

Il tribunale civile di Palermo, con tre distinte sentenze, pronunciate il 13 e il 19 gennaio, ha di nuovo condannato i ministeri della Difesa e dei Trasporti a risarcire, per complessivi 12 milioni di euro, 31 familiari delle 81 vittime del disastro del Dc-9 Itavia precipitato al largo di Ustica il 27 giugno ’80 mentre da Bologna andava a Palermo. Secondo i giudici palermitani, è confermata la ricostruzione che il Dc-9 fu abbattuto da un missile o comunque da una “near collision”. Le tre nuove sentenze di condanna per il caso Ustica, pronunciate dai giudici della terza sezione civile, Giuseppe Rini e Paolo Criscuoli, si vanno ad aggiungere a quelle già emesse nel capoluogo siciliano, alcune delle quali confermate anche in appello e in Cassazione. Il disastro del volo Itavia ih-870, secondo il tribunale civile di Palermo, fu causato con “elevata probabilità” da un evento esterno alla carlinga dell’aereo.

 

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Di fatto rimangono confermate le conclusioni della sentenza-ordinanza del giudice Rosario Priore che nel ’99, dopo anni di indagini e analisi sui tracciati radar di Ciampino, affermò che il Dc-9 era stato abbattuto nel corso di una battaglia aerea e che la sua rotta era stata disturbata da caccia militari di diversi Paesi tuttora da identificare.

Ma su Ustica si continua a indagare anche a livello giornalistico. Stavolta è una tv d’Oltralpe a scavare nei misteri di Ustica e su quella che – in 35 anni di indagini italiane – è stata definita la “pista francese”. In un documentario di poco meno di un’ora, la pay tv Canal Plus manderà in onda lunedì prossimo in seconda serata un’inchiesta dal titolo “Il disastro di Ustica: un errore francese?”.

 

 

 

È il giornalista Emmanuel Ostian a ricostruire passo dopo passo – a partire dalla testimonianza di familiari delle vittime. Ci sono le prime indagini, la pista dell’attentato dinamitardo commesso dai neofascisti dei Nar, poi smentita (Marco Affatigato, il presunto attentatore, su quell’aereo non si era mai imbarcato). Poi il ritrovamento del relitto – che le telecamere di Canal Plus mostrano da vicino – con gli oblò in gran parte intatti e la toilette, dove sarebbe stato sistemato l’ordigno esplosivo, ancora integra. Canal Plus scende invece in profondità dopo aver illustrato l’ipotesi più imbarazzante per Parigi, quella dell’abbattimento da parte di un missile militare lanciato da caccia francesi partiti dalla base militare di Solenzara, in Corsica, la più vicina al luogo dell’incidente. Parigi per anni ha sempre affermato che la base era “chiusa a partire dalle 17” il giorno del disastro, cioè quattro ore prima che il DC9 precipitasse. Questa difesa si è poi rivelata falsa e gli autori del programma affondano il coltello nella piaga, intervistando ex militari dell’epoca che testimoniano come invece fino a tarda sera nella base militare ci fosse “un’intensa attività”.

 

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Inesatto anche – conferma Canal Plus – sostenere come hanno fatto per lungo tempo le autorità di Parigi che “nessuna portaerei francese fosse in mare il giorno del dramma”, visto che è stato poi appurato che la “Foch” era in rada in Corsica pochi giorni prima per un’esercitazione. Più volte, nel documentario, vengono riproposte le immagini di Francesco Cossiga, presidente del consiglio in carica al momento dei fatti, che nel 2007 affermò davanti alle telecamere che fu Parigi responsabile dell’abbattimento del DC9, ribadendo poi le sue dichiarazioni davanti agli inquirenti. Gli autori del programma, ricostruendo così il “terribile scenario” di aerei francesi che, volendo abbattere un Mig libico che seguiva da vicino il DC9, lanciano per errore un missile contro l’aereo di linea Itavia per “dare una lezione al nemico pubblico numero 1 dell’epoca, il colonnello Muammar Gheddafi”.

 

 

Interrogandosi su chi potrebbe confermare o smentire un’informazione del genere, Canal Plus si rivolge all’interlocutore di massimo livello, Valery Giscard d’Estaing, che era allora presidente della Repubblica. Richiesto di un’intervista, l’ex presidente risponde di non essere disponibile e il messaggio di rifiuto viene inquadrato dalle telecamere della pay tv francese. Quindi è la volta di Hervé Morin, ex ministro della Difesa, centrista, in carica quando Cossiga accusava pubblicamente la Francia. Le telecamere e il giornalista di Canal Plus lo intercettano in Normandia, dove è stato appena eletto presidente della Regione. Gentilmente, ma in modo fermo, Morin respinge ogni richiesta affermando di “non sapere” di cosa si tratti quando il giornalista gli chiede dell’aereo italiano precipitato ad Ustica.

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6 comments

  1. Genesis 26 gennaio, 2016 at 06:48

    Ricordo il racconto di un mio parente di stanza nel Lazio, in una torre di controllo militare, proprio in quei tempi. Erano mesi che sollecitava la risposta alla sua richiesta di trasferimento e, pochi giorni dopo il fattaccio, gli fu concordata con termine immediato (nemmeno il tempo di raccattare quei due stracci comprati sulle bancarelle). Ricordava quando ci fu “il problema” e quanto i superiori fecero votare al silenzio gli operatori che videro quei punti sparire ed apparire in tanti, per poi diradarsi, se non anche gli operatori radio che furono messi “diligentemente” a tacere.
    Sì, continuo ad affermarlo! C’è del marcio che più marcio non si può! C’è uno stato che sa, ma, che per motivi diversi legati ad un’unione militare nata dopo la seconda guerra mondiale, non può sbandierare una verità sacrosanta. C’è un altro stato che non vuole, non può, ammettere di aver combinato un bel casino. C’è un mega stato che è a capo di quell’unione militare che, al tempo, aveva impartito un ordine perentorio.
    …e le famiglie, dopo decenni di pene e lai, verranno risarcite economicamente di una, o più vite. Vite segate, stroncate, debellate dalla faccia della terra perché un “tiranno” doveva essere eliminato per lasciare il potere in mano all’opportunità di manovrare il mondo da parte di alcuni…
    …e quanto siamo limitati. Quanto siamo depistati nel scegliere questo o quel pensiero, cercando di reprimere la propria ragione che spesso urla e troppo spesso da fastidio.
    Bah, non so quanto sia ancora utile questo “porco mondo”…

    • nemo 26 gennaio, 2016 at 09:16

      Non che sia , oggi, importante, ma per amore della verità sono anni che dico quanto segue, due giorni dopo la tragedia , ricordo 81 vittime, qualcuno mi disse una semplice frase, poi confermata dal “picconatore”, la sotto c’era la Clemanceau. Per inciso portaerei dello Stato sovrano di Francia, membro della alleanza altlantica..

  2. nemo 24 gennaio, 2016 at 23:21

    Si, Tigra in fondo, passato l’angelo gabbato lo santo. Anche io, credo, che a distanza di tanti anni sapere il colore della bandiera che ha portato 81 persone alla morte sia poco rilevante. Un giorno, forse sapremo quel colore ! Oggi tutti noi pagheremo quel conto, sacrosanto, alle famiglie , a nessuno di loro, gli uccisi, verrà mai data la possibiltà di vivere per intero la vita, si che vuoi quanto possa essere importante conoscere quel colore. in fondo i generali che hanno dimenticato sono in pensione, i ministri che non hanno battuto i pugni sul tavolo sono in vitalizio, i morti sono sepolti e si sa chi muore giace, con tutto quello che ne segue. lo so, non volevi essere sarcastico così come invece, forse in modo inopportuno, lo sono stato io, ma non riesco a digerire, si digerire il pensiero che uomini delle forze armate si sono fatti complici di silenzio e complicità, politiche, perchè è di questo che si tratta.

  3. nemo 24 gennaio, 2016 at 09:31

    Ho avuto modo di commentare su questo. Abbiamo ora, ci mancava, la benedizione di professionisti stranieri i quali fanno inchieste, ma come mai i nostri non le fanno o se le fanno hanno il difetto di voler dimostare tesi di parte ? Polemiche a parte, pochi giorni dopo il “fattaccio” qualcuno mi sussurrò che “la’ sotto” c’erano i francesi! Ohibò, tesi convalidata dal defunto Presidente picconatore, noto appartentenente alla organizzazione di “patrioti” gladiosi, che se ne guardò bene di parlarne quando poteva influire. Ebbene negli anni , tanti, che sono trascorsi abbiamo avuto in primis i riuscitissimi depistaggi dei vertici delle forze armate, tutti costoro hanno goduto di sentenze “delicate” per loro, però per amor di cronaca dobbiamo parlare, anche, dei tuttologi politici che si sono sbizzarriti in varie e, lo si deve dire, sempre interessanti ipotesi. dalla bomba nella toilette a quella imbarcata, senza mai , però portare uno straccio di prova se non la opinione del solito “tecnico”. Di stranezze quel giorno ne ha molte, come una collana di perle, dal radar che, misteriosamente, era in stand by ai tracciati che pur leggibilissimi erano indecifrabili, agli addetti alle postazioni che furono presi da un virus che causò forti amnesie, al Mig con un pilota mummificato ritrovato, mesi dopo sulle montagne, crivellato di colpi, insomma una spy story degna di Bond, si quello 007, il quale ha trovato, dopo più di mezzo secolo dei miseri giornalisti a fargli da concorrenti. Ebbene, resta, però, quello che ho scritto in capo, “la’ sotto c’erano i francesi”?

    • Tigra 24 gennaio, 2016 at 14:58

      Io non credo che ce lo diranno mai se sono stati i francesi, o gli americani, o qualcun altro ancora ad abbattere il DC9, ma alla fine non credo sia la cosa più importante.
      I tribunai della repubblica stanno cominciando a condannare lo Stato ai risarcimenti, sulla base della considerazione che l’aereo è stato comunque abbattuto da “fuoco amico”, e quindi evidentemente per errore, i passati processi hanno visto il riconoscimento di una parte dei depistaggi, sia pure prescritti, o non perseguibili perchè il reato era stato cancellato, a ai morti e alle loro famiglie non fa una grande differenza sapere se il missile era francese, italiano o americano.
      Quello che resta è che le ragioni degli Stati valgono di più di quelle dei cittadini, oltre alla domanda di fondo: è giusta, o almeno ammissibile, una cosa del genere?

  4. Tigra 24 gennaio, 2016 at 00:56

    Una strage dove si accertano le responsabilità civili e non quelle penali non dovrebbe esistere, ma ci siamo abituati a cose anche peggiori, e quindi non sarebbe giusto sorprendersi.
    Non credo che ci sarà mai una verità processuale, ma probabilmente una verità storica si sta profilando, anche in Francia per merito della stampa, e ci dice che quando le nostre forze armate, o quelle di un qualunque paese, commettono qualche tragico errore, gli uomini che hanno sbagliato pagano molto raramente.
    Non dico che il denaro sia senza valore, ma alcune cose non si dovrebbero poter comprare.

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