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I vincitori stanno scrivendo la storia; purtroppo!

I vincitori stanno scrivendo la storia; purtroppo!

Qualche giorno fa Di Maio ha dichiarato ai giornalisti che lui e Salvini stavano scrivendo la storia, con questo voler significare che il ritardo nella proposta di un programma di governo da parte delle due forze che erano risultate vincitrici nelle ultime elezioni politiche, fosse ben giustificato dall’alto scopo di dare una svolta (secondo lui) al paese; io sostengo che la storia che stanno scrivendo è l’ennesima menzogna propinata all’Italia, con il largo consenso dell’elettorato; iniziò la Democrazia Cristiana la quale sotto l’ala protettiva della Chiesa Cattolica ha per anni protetto interessi criminali, proseguì Berlusconi annunciando la rivoluzione liberale all’alba del peggior sistema oligopolistico nel quale abbiamo vissuto, sino a Renzi che promise la rottamazione di un sistema politico economico dal quale ha finito lui stesso per essere rottamato. Siamo così giunti a Di Maio e Salvini portatori di una novità che assomiglia tanto a tutto il peggio che abbiamo passato in settant’anni di Repubblica.

 

Trascorsi oltre due mesi dal terremoto elettorale che ha portato ad uno sconvolgimento politico degli assetti che avevano governato in un sistema sostanzialmente bipolare, l’Italia del post tangentopoli, l’evidenza che sia accaduto qualcosa di storico è sotto gli occhi di tutti, e suscita molte reazioni preoccupate nel vedere il tentativo, non tanto di trovare soluzioni che appaiono francamente irrealizzabili, quanto di restare a tutti i costi fedeli, Lega e Movimento 5 Stelle a quel clichè, passatemi il termine, “rivoluzionario” sul quale hanno costruito la loro fortuna elettorale, facendo leva sul livello di scontento che nel nostro Paese ha raggiunto e forse superato da tempo il limite di sopportabilità, ma che alla lunga non può consentire, promettendo tutto a tutti, di portare ad una qualche soluzione accettabile, quand’anche fosse realizzabile.

Il fatto non secondario è che mentre tutto questo avviene in segrete stanze (lo streaming non è più di moda), l’Italia si sta nuovamente spaccando in due con una polarizzazione, tra chi vede positivamente il fatto che comunque si andranno a rompere equilibri consolidati e che il dopo non sarà più uguale al prima (considerando questo, di per sé, come fattore comunque positivo) e chi al contrario ritiene che ciò che sta accadendo mini alla base buona parte delle regole democratiche di funzionamento  della nostra civiltà.

 

Probabilmente entrambi gli schieramenti commettono un errore perché, se è vero che i profondi squilibri esistenti al mondo tra i vari Paesi e tra i cittadini all’interno di ciascuno di essi, sono tali e tanti da non poter consentire la sostenibilità della situazione attuale a lungo, altrettanto vero è che non si può pensare di arrivare a sovvertire dalla sera alla mattina regole consolidate e strutturate da secoli di evoluzione del pensiero politico, economico e sociale. Secondo il mio parere, alla base dell’equivoco che spinge elettoralmente il nuovo che avanza ci sono alcune evidenti contraddizioni che però la stampa fa una certa fatica a commentare e criticare presentando ciò che avviene in Italia, in Usa, in Russia, ma anche in Catalogna, Ungheria e Regno Unito, come il segnale evidente di un malessere diffuso (e questo è sicuramente vero) rappresentato da porzione delle popolazioni che, però sono spesso espressione di istanze sociali assai diverse e che solo occasionalmente si trovano adesso a combattere dalla stessa parte della barricata, ma le cui strade sono spesso totalmente divergenti.

È come se si volesse affermare che gli americani che hanno votato Trump, o i catalani che vogliono lasciare la Spagna fossero portatori delle stesse esigenze; è pur vero che per loro è stato facile trovare nella globalizzazione e, soprattutto nella frustrazione dei nazionalismi il nemico comune, ma che al loro interno le istanze di chi ha lavoro e protesta perché ha difficoltà a far quadrare i conti e coloro che il lavoro non ce l’hanno e non hanno redditi, le necessità di chi ha un’azienda da gestire e di chi all’interno di quella azienda ci lavora, siano sempre le stesse e che a tutti i problemi si possa trovare la stessa identica soluzione, appare un tantino singolare e dovrebbe porre più di un dubbio, per non parlare di chi, all’interno dello stesso ambito di protesta, chiede riduzione delle tasse ed aumento dello stato sociale.

 

Il massimo della contraddizione lo stiamo vivendo proprio nella quotidiana fatica di Lega e M5S nel trovare un accordo politico che costituisca la base della formazione di un Governo; e questo si evidenzia sotto almeno quattro aspetti sui quali credo non si possa assolutamente sorvolare.

Il primo riguarda la coerenza democratica di un accordo che nasce e si sviluppa completamente al di fuori dei luoghi deputati ad essa; il contratto, i gazebo che dovrebbero servire a ratificarlo, il comitato di garanzia che dovrebbe dirimere le possibili controversie future tra le due forze che si accingono a sostenere il Governo, sembrano configurare l’embrione di una nuova struttura giuridico- politica parallela a quella strenuamente difesa, proprio da quelle due forze politiche, durante il referendum del 2016. Negli scorsi mesi abbiamo udito numerose espressioni di assoluta ignoranza costituzionale, tipo quella del “Governo non eletto dal popolo”, ma quando si passa dalle piazze dei comizi alle aule del Parlamento, la gravità ed il peso delle parole dovrebbero essere maggiormente misurate e qui, a me pare, che quel senso lo si sia completamente perso.

 

Il secondo aspetto concerne il sovvertimento delle più basilari regole economiche; persino nelle economie pianificate del blocco sovietico si aveva ben presente il concetto base che a fronte di una spesa si dovesse necessariamente reperire delle risorse, ed anche se la contabilità non era finalizzata alla definizione di una struttura di costi e ricavi che portasse ad un utile (concetto avulso da quei sistemi), che una delle più elementari leggi della fisica, quella asserente che in natura niente si crea e niente si distrugge (legge della Conservazione della massa, o di Lavoisier) sia necessariamente da applicarsi anche all’economia, dovrebbe essere patrimonio comune di chi si propone di guidare la terza potenza economica europea, una delle prime dieci al mondo.
La proposta recentemente trapelata (che probabilmente non avrà seguito in quanto già abbondantemente bocciata in sede europea), della cancellazione di 250mld di euro di debito, non ha alcuna giustificazione e non tiene conto che normalmente ad un debito corrisponde un credito, e ad un debitore, un creditore; va da sé che la decisione di procedere all’eliminazione di una simile posta in bilancio debba prevedere, come minimo, un accordo tra due parti, e che se si può definire come unico il debitore (nel caso specifico l’Italia), i creditori sono molti visto che la Bce, in qualità di attuale sottoscrittrice dei titoli dei quali si chiede l’annullamento, rappresenta una pluralità di creditori, cittadini degli Stati che aderiscono all’euro i quali hanno deciso (perché nessuno li ha costretti) di cedere la sovranità monetaria.
Ragionamento conseguente e banale: laddove in sede europea la proposta venisse accolta, perché mai anche altri Stati debitori non dovrebbero chiedere la stessa cosa? E, alla fine, perché mai i creditori dovrebbero accettare questa richiesta? Direi che dopo queste considerazioni diventa persino superfluo sottolineare quanto tutto questo possa essere pericoloso in un’economia mondiale che su rapporti di debito e credito si basa; insinuare il concetto che può esistere un momento nel quale si può arrivare ad un condono tombale, ad una sorta di remissione dei debiti da parte del “Re buono” della parabola evangelica, credo sia assurdo, almeno al di fuori dei luoghi ove si professa la fede Cristiana.

Si controbatte a questa banale osservazione con il ricordare che simili operazioni sono avvenute più volte in passato, sia nei confronti dei Paesi del terzo mondo che in Italia con i vari condoni (edilizi e fiscali); l’osservazione non è banale ma non tiene conto di fattori importanti riguardanti talvolta l’impossibilità evidente del debitore di onorare i propri impegni (Paesi del terzo mondo) e anche la difficoltà materiale di riscuotere quei debiti laddove il debitore sia nullatenente o possa impunemente sottrarre ai creditori beni sui quali rivalersi (condoni).
In ultimo mi pare necessario sottolineare che, nel caso dei condoni, la presenza di un Parlamento il quale legifera in rappresentanza di tutte le parti in causa è condizione di evidente singolarità, evidentemente non presente nella richiesta unilaterale contenuta, si dice, nel programma. È bene in ultimo evidenziare che una simile richiesta configura piena e chiara ammissione di impossibilità di assolvere ai propri impegni; tecnicamente si chiama insolvenza.

 

Ma la contraddizione più grossa di tutti i populismi (terzo punto) è quella di rappresentare una sorta di cavallo di Troia al cui interno finiscono per mascherarsi esigenze le più disparate e spesso contrapposte. La sinistra italiana ha più volte sostenuto il tentativo del M5S di fare un accordo con il Partito Democratico prima di dover prendere atto che l’unica soluzione praticabile era quella che volgeva lo sguardo a destra; questa posizione, molto forte in LEU e nella minoranza all’interno del PD, parte dalla considerazione che l’elettorato del M5S sia prevalentemente di sinistra, ma non credo che sia così: lega e Movimento 5 stelle hanno per anni sostenuto una posizione antagonista rispetto ai Governi in carica, basata sul tentativo di raccogliere lo scontento e la voglia di ribaltare tutti i tavoli, presente in larga parte della popolazione e rappresentante i più disparati punti di vista, così come risulta evidente da alcuni degli argomenti ritenuti più qualificanti del contratto in corso in corso di definizione, almeno di quelli emersi dalle indiscrezioni giornalistiche:

 

  • Reddito di cittadinanza: è evidente che possa rappresentare una soluzione “civile” per risolvere i problemi di quelle famiglie che non riescono a sostenere un livello di vita decoroso per tutta una serie di problemi oggettivi, ma se questo progetto non è preceduto da un serio programma che parta dalla scuola e dall’istruzione, per finire alla formazione professionale ed ai centri dell’impiego, fatti salvi i problemi connessi con la disabilità fisica e psichica, esso porterà all’ennesimo spreco di denaro in aree e/o settori nei quali, di fatto il reddito di cittadinanza sino ad oggi lo si è realizzato consentendo la corruzione ed altre forme di illegalità (dal parcheggiatore abusivo a chi firma il cartellino e poi non si reca al lavoro), oppure sovraccaricando la macchina pubblica con assunzioni non giustificate dalle effettive necessità. Per chi non ha lavoro occorre creare un percorso, seguirlo attentamente in questo percorso ed accompagnare l’individuo al superamento dello stato di indigenza e di assistenza in tempi ragionevoli, altrimenti sono soldi buttati.

 

  • Flat tax: a parte l’evidente contraddizione di un’aliquota unica che porterebbe a privilegiare i redditi più alti rispetto a quelli bassi realizzando una redistribuzione al rovescio, e l’incostituzionalità rispetto all’art.53 (che specifica l’obbligatoria progressività delle imposte sui redditi), partendo dal presupposto che sicuramente l’attuale livello di tassazione presente in Italia è insostenibile per qualsiasi tipo di attività e che una sua rimodulazione è necessaria, se si procede ad un abbattimento repentino in attesa dei risultati, si produrrà da subito una voragine i cui esiti saranno l’impossibilità dello Stato di redistribuire attraverso i servizi il reddito prodotto, e ammesso e non concesso che questo susciti l’interesse di chi ha delocalizzato le attività industriali o di chi banalmente le tasse le evade, se questa norma non porterà ad una crescita economica molto sostenuta, si tradurrà esclusivamente in benefici per chi ha molto ed in sacrifici ulteriori per chi non ha; prova ne sia il fatto che laddove essa è applicata, la massa di persone che vivono in stato di povertà e con scarsa o nulla assistenza sanitaria e sociale, è più elevata che da noi. Le tasse dovranno essere abbassate, ma lo si dovrà fare con equilibrio ed un occhio attento al bilancio.

 

  • Abolizione della Legge Fornero: rinnova il percorso seguito per decenni, quello di scaricare sulle nuove generazioni il sacrificio economico, proprio su quelle che già sanno, da adesso, che alla pensione forse non ci arriveranno mai ma che continueranno a pagare contributi per i pensionati in essere. E’ ovvio che ci sono lavori i quali non si possono svolgere oltre una certa età così com’è ovvio che aver fatto per 40 anni il minatore o l’operaio in un cantiere logora il fisico e lo rende inadatto a proseguire il lavoro. Avrebbe un senso determinare una diversa considerazione dei vari percorsi lavorativi, sia per rispondere all’evidente necessità, in alcuni di andare in pensione prima di altri, ma anche per liberare posti di lavoro in settori ove la manodopera è ancora richiesta, ma ciò contrasta con il dettato costituzionale che impedisce difformi trattamenti tra i cittadini. In ogni caso, anche laddove si trovasse la soluzione giuridica, non si potrebbe prescindere da una programmazione rispettosa di sani e prudenti criteri di finanza pubblica.

 

  • Condono fiscale: chiunque abbia avuto modo di recarsi presso gli uffici di Agenzia delle Entrate Riscossione (ex Equitalia) si sarà reso conto delle dimensioni del problema, almeno in termini di numero di cittadini coinvolti. Circa un anno fa il Direttore dell’Agenzia dell’Entrate Ernesto Maria Ruffini dichiarò che il totale dei crediti dello Stato, a vario titolo vantati verso 21 mln. di contribuenti, ammontavano a oltre 800 mld. di euro e che per solo circa un 6% di essi si pensava di poter ottenere il recupero. Quando si parla di questo argomento viene in mente l’accertamento dell’evasione fiscale e contributiva colpose, ma non si tratta solamente di questo aspetto; in quella massa enorme di crediti da riscuotere vi è anche gran parte del disagio economico che ha impedito a molti cittadini di far fronte ai propri impegni, i quali non hanno niente su cui lo Stato possa rivalersi. Fatto è che l’amministrazione pubblica ha poche possibilità di riscuotere se non una minima parte di quei soldi ed il dubbio se una simile mossa sia utile ed opportuna è oggetto di numerose riflessioni. Ma non è questo ciò sul quale voglio puntare l’attenzione, bensì sul fatto che una sanatoria sostanziosa (si ipotizza di abbuonare sino al 94% del debito per chi potrà dimostrare di versare in gravi difficoltà e di non poter fare di meglio), favorirà chi effettivamente può così avere l’occasione di ripartire in una prospettiva decorosa di vita come chi, al contrario, potrà approfittare dell’ennesima opportunità di farsi beffa dello Stato. E se è probabile che numericamente siano assai più numerosi i primi, sono anche convinto che per ammontare complessivo siano decisamente maggiori i secondi. Entrambi si saranno però trovati concordi nel voto quando la Lega ha propagandato il condono fiscale come obiettivo programmatico.

 

  • Provvedimenti di contrasto all’immigrazione: qui va detto chiaramente: la barbarie ha colpito un po’ tutti, ma specialmente gli strati sociali più bassi, quelli ai quali si è dipinto l’immigrato come quello cattivo, che ruba, violenta e uccide. Nella realtà sappiamo che è stata in gran parte un’operazione mediatica studiata a tavolino da abili manipolatori dell’opinione pubblica ed alla quale i media si sono ben volentieri prestati accentuando ed esasperando i termini di un problema che esiste ed è reale, ma che ha determinato orientamenti di voto su basi concettualmente sbagliate. Non va però dimenticato inoltre che l’ignoranza non colpisce solamente chi vive in condizione di disagio economico e che spesso la bassa scolarità o quantomeno il ridotto accesso alle classi più alte dell’istruzione, lo si verifica anche in zone dell’Italia, quali il Trentino Alto Adige dove la ricchezza economica è maggiore.

 

Potrei dilungarmi ancora, tanto è il materiale sul quale poter basare un’efficace ricostruzione del fenomeno che ha portato i movimenti populisti a vincere ovunque mettendo insieme portatori di istanze spesso contrapposte tra loro ma unite da un unico scopo: distruggere, poi si vedrà.

Se noi analizziamo attentamente la composizione sociale dell’elettorato di Lega e Movimento 5 stelle, troveremo che in esso è rappresentato in larga parte il disagio sociale presente in molte aree del paese, ma anche una nutrita rappresentanza di persone che di quel disagio sociale sono causa più o meno diretta: malavita organizzata, evasori fiscali, persone che non hanno mai avuto alcuna intenzione di cercarsi un lavoro, ma solamente di vivere parassitariamente alle spalle degli altri, così come altre economicamente agiate ma convinte che il loro benessere sia gravemente minato da agenti esterni come l’immigrazione, o che vogliono rompere il patto sociale che sta alla base della convivenza democratica per salvaguardare il loro benessere personale, insomma, di tutto un po’. Dare credito a queste forze politiche significa, secondo me, non tanto dare risposte al malessere diffuso, ma soprattutto assecondare il peggio del malcostume nazionale e, quindi se queste forze politiche hanno vinto è necessario lasciare che provino a fare ciò che hanno promesso e che le contraddizioni di cui sono espressione riescano ad emergere nella loro drammaticità ma anche, purtroppo con i danni collaterali necessari a farle emergere.

Forse non è vero, come disse Montanelli di Berlusconi, che per immunizzarci da certe patologie dobbiamo farcene infettare, e potrebbe persino esser ragionevole ciò di cui Mussolini era profondamente convinto a proposito degli italiani, cioè che non fosse difficile governarli, ma del tutto inutile. Può persino accadere che dopo il prevedibile fallimento dei populisti, abbiano la meglio coloro che disprezzano la democrazia a tal punto da aver sempre sostenuto elettoralmente coloro i quali più di altri hanno aiutato il degrado nel quale siamo caduti passando da Berlusconi a Salvini e Di Maio, con una breve quanto colpevolmente ininfluente parentesi dell’ultima legislatura alla quale adesso si vogliono addossare però tutti i fallimenti con i quali stiamo facendo i conti: i fascisti, a suo tempo riabilitati dai governi di centro-destra ed adesso rinvigoriti dalla Lega e dal Movimento 5 stelle nelle cui file sono degnamente e numericamente ben rappresentati.

 

La soluzione di problemi così gravi e complessi come quelli che hanno portato all’esasperazione larghi strati di popolazione in molti paesi non è facile, e la miopia, per non dire l’incapacità specialmente in Europa di comprendere la portata delle conseguenze alle quali saremmo andati incontro è evidente; la soluzione proposta che oggi va per la maggiore è gettare il bambino con l’acqua sporca e se non vogliamo che ciò accada occorre, da un lato incidere maggiormente sulla soluzione dei problemi, e dall’altro una decisa condanna della mistificazione, della divulgazione del falso come metodo di propaganda politica, perché non vi è alcun dubbio che questo ultimo aspetto abbia avuto un peso decisivo in molte delle scelte democratiche a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, così come è certo il fatto che se la volontà popolare è sacra, si debba avere il diritto di sottolineare che la sua manipolazione è un reato grave; forse quello più grave di tutti.

 

 

 

 

 

AAA Governo disperatamente cercasi
4 marzo 2018, prova di democrazia o crisi della democrazia?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alba

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La redazione

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