le storie

Come fu che Stati Uniti e Gran Bretagna rovinarono l’Iran

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Fu una tipica mossa colonialista a stroncare il cammino dell’Iran verso la democrazia e a rigettarlo tra le braccia di un regime feudale, pavido e incapace, che poi spianerà la strada agli ayatollah.
Era appena cominciata la seconda guerra mondiale, quando nel 1941 i britannici costrinsero Reza Shah Pahlavi ad abdicare in favore del figlio Mohammad Reza Pahlavi. All’epoca Mohammad Mossadeq (o Mossadegh) era già un politico e una personalità stimata. Laico, apertamente ostile all’influenza sovietico-comunista, era tuttavia fortemente orientato a favorire il progresso tecnico e culturale del paese e la sua trasformazione in una democrazia moderna.
Finita la guerra si aprì ovunque il problema della de-colonizzazione, che abbracciava anche paesi come l’Iran, dove la Gran Bretagna regnava comunque attraverso una dinastia debole e imbelle, pronta a farsi manipolare e consigliare dal tutore occidentale. Simbolo di tale dominio erano i privilegi della Anglo-Persian Oil Company (APOC / AIOC), poi British Petroleum e infine BP, che pagava una sciocchezza il petrolio allo Sha e che rifiutava di rivedere le condizioni che le garantivano petrolio scontatissimo fino al 1993. Un rifiuto assoluto, al punto che i governi iraniani non riuscirono a strappare nemmeno condizioni avvicinabili a quelle concesse ai sauditi con la divisione a metà dei profitti.

 

Nel 1950 l’imperatore di Persia aveva nominato il generale Haj-Ali Razmara a capo del governo, ma questi non sembrò in grado di convincere il parlamento che la nazionalizzazione del petrolio era cosa da non farsi. Secondo l’opinione più condivisa dagli storici fu lo stesso shah ad ordinarne l’omicidio. La mossa non servì a molto, anche perché a quel punto fu costretto a furor di popolo e di una coalizione maggioritaia di partiti a nominare Mossadeq primo ministro, la nomina del quale era passata con 79 voti contro 12 al Majlis, il parlamento iraniano.
Mossadeq nazionalizzò il petrolio, varò una serie di riforme sociali introducendo l’indennità di disoccupazione, cure e malattie dei lavoratori a carico dei datori di lavoro, la fine del lavoro forzato per i contadini sotto il giogo feaudale e dispose che il 20% delle rendite derivanti dagli affitti agricoli fosse versato in un fondo per finanziare progetti pubblici per le campagne, quali scuole, bagni, abitazioni dignitose e la prevenzione delle malattie infettive.

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                                  Mohammad Mossadeq

Il governo di Londra la prese male, richiamò tutti i suoi tecnici e sottopose l’Iran a un duro embargo, che si risolse soprattutto nell’impedire in tuti i modi, facendo cartello con le altre “sorelle”, persino il trasporto del petrolio iraniano. La produzione iraniana crollò così dagli olltre 240 milioni di barili del 1951 ad appena 10, minando grandemente la capacità di spesa del governo e la stessa economia iraniana. Già nel 1950 Londra mandava in Iran 10.000 sterline al mese per corrompere i realisti come i fratelli Rashidian, parlamentari, leader religiosi, giornalisti, delinquenti comuni e figure rappresentative e, soprattutto, i militari. Nel luglio del 1952 Mossadeq si dimette di fronte al rifiuto dello shah di lasciargli nominare il mìinistro della Guerra e il capo di stato maggiore. Reza Pahlavi a quel punto nomina primo ministro Ahmad Qavam, un politico di lungo corso, che subito annuncia l’intenzione di piegarsi a Londra. Durerà appena 5 giorni, dopo di che sull’onda di massicce manifestazioni popolari toccherà a Mossadeq riassumere il comando, e questa volta con poteri speciali concessi dal parlamento per 6 mesi.
Poteri che userà per rafforzare le istituzioni democratiche limitando il potere reale, tagliando l’appannaggio statale dello shah e proibendogli rapporti diretti con i diplomatici stranieri, ma anche trasferendo i latifondi reali allo stato e cacciando dal paese Ashraf Pahlavi, sorella dell’imperatore fin troppo attiva politicamente. Nel frattempo anche a Washington era cambiato qualcosa, nel 1951 Mossadeq era l’uomo dell’anno per Time e rispettato dal presidente Truman, ma nel 1953 la stampa lo dipingeva come uno scriteriato e il nuovo presidente Eisenhower era assediato da consiglieri che lo spingevano ad intervenire, per evitare che il paese finisse sotto l’influenza sovietica, pericolo che a posteriori si è visto non essere mai esistito in un solo momento della storia dell’Iran e ancora meno nelle intenzioni di Mossadeq, da sempre apertamente critico verso il comunismo e l’URSS.

 

E poi c’erano gli inglesi che premevano, secondo il Segretario di Stato Dean Acheson i britannici erano “distruttivi e determinati a dominare o a distruggere l’Iran, pur non essendo in grado di farlo da soli”. Proprio il timore che i britannici finissero per fare una sciocchezza spalancando le porte ai sovietici fu la leva usata per convincere il nuovo presidente ad autorizzare il golpe. Nell’agosto del 1953 finalmente gli americani convinsero lo shah a mettersi contro Mossadeq e a lasciare mano libera ai generali, pagati e armati da Washington e Londra.
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                       Il Segretario di Stato USA Dean Acheson

 

Lo shah firmò il decreto per cacciare il primo ministro e istituire la legge marziale, ma prima della sua diffusione volò a Baghdad e poi a Roma, dove attese lo svolgersi degli eventi da distanza di sicurezza. In un secondo decreto nominava il generale Fazlollah Zahedi nuovo primo ministro, in pratica consegnadogli il paese. Zahedi ci andò giù duro, finendo per schierare i carri armati nella capitale e usandoli per bombardare gli assembramenti e i quartieri degli oppositori. Mossadeq si costituì, venne processato e condannato a tre anni d’isolamento, contro la richiesta del procuratore di una condanna a morte per tradimento, concluderà la sua vita nel 1967, ancora agli arresti domiciliari. Meno fortunati furono altri oppositori del golpe che finirono fucilati, meno ancora gli iraniani che da allora finiranno tra le mani della SAVAK, la terribile polizia segreta organizzata e finanziata dagli americani, che terrorizzerà gli iraniani fino a che lo shah non sarà definitivamente cacciato dal paese dalla rivoluzione del ’79, che porterà al potere i Khomeinisti e farà dell’Iran una simil-repubblica clericale.

 

Il generale Zahedi intascherà cinque milioni di dollari in contanti per il disturbo e sulla storia calerà il silenzio, fino a che nel 1990, proprio negli Stati Uniti, scoppia la polemica per l’edizione di un FRUS (un testo riassuntivo dell’operato dei servizi) sull’Iran, che gli storici accoglieranno malissimo. Pesantemente censurato, il volume ometteva persino le parti già di pubblico dominio relative all’intervento americano, i FRUS: ” …devono rappresentare un sincero, accurato ed affidabile archivio documentale” della politica estera americana, ma quello pubblicato nel 1990 a proposito dell’Iran era tutt’altro, al punto da spingere Bruce Kuniholm, un ex membro dello State’s Policy Planning Staff a definirlo “una frode”. A lui si unì la comunità degli studiosi, in particolare degli storici, che ne chiesero a gran voce il ritiro e un’edizione corretta. paradossalmente, mentre si aprivano gli archivi dell’URSS, quelli americani sembravano chiudersi alla curiosità degli storici.
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                        Emblema della polizia segreta iraniana SAVAK

 

Oggi sappiamo che tale censura fu motivata soprattutto dalle pressioni dei britannici, e quanti danni abbia procurato è evidente dallo stato dei rapporti tra Iran e Stati Uniti. Il mancato riconoscimento di una responsabilità ormai tanto nota ed evidente è stato un’arma formidabile nelle mani dei politici iraniani che hanno continuato a sostenere l’impossibilità di fidarsi di Washington, che nemmeno a distanza di mezzo secolo voleva ammettere ufficialmetne quello che già altissimi ufficiali americani avevano ammesso e raccontato e che altri documenti avevano testimoniato.
Con il senno di poi non è difficile capire la posizione britannica, Londra si comportò da predatore, senza alcun riguardo per le vite degli iraniani, armando e pagando persino i criminali perché fomentassero la violenza nelle strade nel tentativo di legittimare il violento intervento dell’esercito. Per di più agì per una stupida ripicca, finendo per consegnare buona parte del petrolio iraniano al controllo degli americani, che una volta preso lo shah sotto la loro ala protettiva pretesero la loro parte. Di più, i servizi britannici mostrarono di non aver capito niente dell’Iran sia nei primi anni ’50 che all’alba della rivoluzione khomeinista, quando proprio dall’alto della loro grande conoscenza del paese frenarono gli americani dicendosi convinti che il trono non corresse alcun rischio.

 

Oggi invece finalmente il FRUS sul golpe in Iran è stato riscritto come si deve, il testo e i documenti indicati come riferimento sono disponibili sul sito dei National Security Archives, che ne ha ottenuto finalmente la declassificazione dalla CIA e chiunque può leggere come Londra abbia brigato fin dagli anni ’40 per mettere sul trono iraniano un imperatore che ha potuto manovrare come ha voluto fino a che la rivoluzione non lo ha costretto alla fuga e alla morte in esilio. Un imperatore incapace, dissoluto, a lungo una figura al limite della macchietta, utile a gonfiare le riviste di gossip con l’opulenza della sua corte e la ricchezza esibita insieme all’imperatrice Farah Diba nei luoghi più glamour del pianeta, mentre generali e servizi segreti sorvegliavano il paese a tutela degli interessi angloamericani.

 

                           Farah Diba con lo Shah Reza Pahlevi

Non si può far torto agli iraniani se non si fidano di Washington, tanto più che che una volta cacciato lo shah si videro in breve attaccati a tradimento dall’Iraq di Saddam ugualmente armato dagli stessi paesi ostili. Coinvolti in una guerra che non hanno voluto, che è durata otto anni e che ha provocato mezzo milione di morti, un numero enorme di feriti e invalidi e danni ingentissimi, una guerra che ha gli stessi mandanti del golpe di Mossadeq. Per il quale, incidentalmente, da Washington deve ancora levarsi una sola parola di scuse, quanto mai opportune ora che è emerso in tutta evidenza che il golpe fu organizzato per motivi meschini e senza alcun beneficio evidente nel medio-lungo periodo per gli americani, per gli iraniani e neppure per i britannici. Britannici che poi hanno speso mezzo secolo a cercare di nascondere la loro responsabilità e i motivi da miserabili; per non dire dei metodi; che li hanno spinti a devastare un intero paese e a ricacciarlo verso il medioevo, facendo pagare al resto del mondo e a quella regione del mondo in particolare, un atroce prezzo di sangue al solo scopo di far guadagnare a BP, ma solo per un po’, qualche dollaro al barile in più.

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5 comments

  1. Osita 8 dicembre, 2015 at 14:32

    Effettivamente Londra è stata la causa delle disgrazie dell’Iran perché,con lo scopo di approfittare del petrolio a buon prezzo,ha fatto in modo che cadesse in un regime ,facendo fuori Mossadeq che stava cercando di introdurre la democrazia .Nel 1953 la stampa invece lo dipingeva come uno scriteriato e anche gli USA con Eisenhower intervennero per il timore che l’Iran finisse sotto l’influenza sovietica ,pericolo mai esistito perché Mossadeq era critico verso il comunismo e l’URSS

  2. Genesis 6 dicembre, 2015 at 09:25

    …e questo successe il secolo scorso…che detta così sembra cosa antica, ma effettivamente non lo è.
    Oggi, su queste pagine, abbiamo letto della storia recentissima dell’Iran, dei suoi Shah manovrati a dovere dagli Stati occidentali legati alle lobbyes del petrolio. Sarebbe utile leggere anche di IRAQ, AFRICA sub sahariana, America Latina, Turchia, Israele, Palestina, ecc ecc…cioè di quei posti del mondo dove l’arte della guerra è in continua espansione: guerra voluta, pianta da chi ne subisce il peso, pianta con lacrime di coccodrillo da chi la fomenta.
    Quanto è forte il Dio Denaro: Dollar akbar!

  3. nemo 6 dicembre, 2015 at 08:54

    Ottima ricostruzione storica, e questa volta nessuno potrà dire viziata, essendo supportata da riferimenti e documenti ufficiali. Non che sia una novità in assoluto quello che si legge , non che sia una novità in assoluto la pretesa del mondo anglofilo di voler continuare a dettare legge in una sorta di continuazione, perenne, dell’impero ormai definitivamente defunto. I risultati di tale pretesa, e tale miopia, li vediamo ora.

  4. Kokab 5 dicembre, 2015 at 23:30

    credo che questo articolo spieghi più di qualunque altra analisi il bagno di sangue del medio oriente.
    abbiamo in iran, negli anni ’50, un politico di stampo liberale, laico, colto e pure anticomunista, che cerca di modernizzare il paese più importante del golfo persico, godendo di un vasto consenso popolare, e facciamo in modo di cacciarlo via per affidare il trono, il trono, neanche il governo, a una caricatura di scià come reza pahlevi, per fare gli interessi della bp.
    con tutta la buona volontà del mondo gli interessi della bp non possono proprio essere considerati quelli dell’occidente, e bisogna essere pure imbecilli per fare una cosa del genere. l’abbiamo fatta.

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