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La fine della democrazia americana? Sulla minaccia storica di un Trump 2

La fine della democrazia americana ? La fine della democrazia americana ? 

La fine della democrazia americana ? La fine della democrazia americana ? 
 Heather Cox Richardson, storica, professoressa, e superstar di Substack, afferma che gli Stati Uniti sono minacciati da pericoli che non si vedevano dai tempi della Guerra civile – e che Joe Biden è il miglior difensore del paese

La fine della democrazia americana ? La fine della democrazia americana ? 

di David Smith
(da The Guardian)
Traduzione Redazione Modus

La fine della democrazia americana ? La fine della democrazia americana ? 

Kevin Seefried ha fatto ciò che l’esercito sudista non avrebbe mai potuto fare. Il 6 gennaio 2021, il 53enne ha portato una bandiera confederata attraverso il Campidoglio degli Stati Uniti. Per gli storici della guerra civile americana come Heather Cox Richardson è stato come un colpo allo stomaco.

“L’obiettivo fondamentale della guerra civile fu assicurare che quella bandiera non avrebbe mai avuto influenza sul Campidoglio degli Stati Uniti”, dice, tramite Zoom, dal Maine. “Con una perdita di quasi 6 miliardi di dollari e 600.000 vite umane, tennero quella bandiera fuori dal Campidoglio; e poi ora vedere con i miei occhi, concedetemelo, quegli stronzi che l’hanno portata dentro, il colpo allo stomaco è stato più grande di qualsiasi altro evento, per me che, come storica, ho vissuto profondamente quella guerra civile”.

Richardson, 60 anni, professoressa di storia al Boston College, è stata descritta dal New York Times come “la star emergente” della piattaforma di newsletter Substack, dove il suo Letters from an American (Lettere da una americana) ha più di un milione di abbonati. Ha 1,7 milioni di follower su Facebook, mentre la sua biografia su X, precedentemente noto come Twitter, dice: “Storica. Scrittrice. Professoressa. Burbera. Studio il contrasto tra immagine e realtà in America, soprattutto in politica”.

I lettori apprezzano la capacità di Richardson – simile a quella di un Ken Burns (documentari), una Rachel Maddow (TV) e un Jon Meacham (libri) – di dare un senso al caos dell’era Trump, assicurandoci che il caos l’abbiamo già conosciuto e siamo sopravvissuti. È conduttrice di Now & Then, un podcast di Vox Media e autrice di libri pluripremiati sulla guerra civile, Reconstruction, The Gilded Age e Il West Americano.
Ora offre Democracy Awakening: Notes on the State of America (Risveglio della democrazia) uno studio approfondito su come la democrazia più ricca del mondo sia arrivata a vacillare sull’orlo dell’autoritarismo con l’aiuto di Donald Trump. Sembra sollevata che il libro sia finito.

 

Scrivere 1.200 parole ogni giorno è di per sé un lavoro ingrato e poi scriverci sopra un libro mi ha quasi ucciso”, ammette Richardson. “Lo scopo originario del libro era quello di mettere insieme una serie di saggi che rispondessero alle domande che tutti mi pongono continuamente: cos’era veramente la “strategia del Sud“? In che modo i partiti si sono scambiati di schieramento, i democratici da conservatori a progressisti e i repubblicani da riformatori a conservatori [N.d.R.] ? – ma molto presto mi sono resa conto che avevo scritto la storia di come le democrazie possono essere indebolite”.

Fondamentale in questo è il modo in cui la storia e la lingua possono essere utilizzate per dividere una popolazione e convincere alcuni che l’unica ragione per cui sono rimasti indietro economicamente, socialmente o culturalmente è la presenza di un nemico. L’antidoto, sostiene Richardson, è una storia esplicitamente democratica “basata sull’idea che le popolazioni emarginate hanno sempre mantenuto i principi della Dichiarazione di Indipendenza al centro della nostra storia”.

6 gennaio 2021, Kevin Seefried porta la bandiera degli stati confederati dentro il   Campidoglio USA (sarà in seguito condannato a 3 anni per i reati commessi).

Non trattiene i colpi. La sua prefazione osserva che la crisi della democrazia americana si è insinuata in molti e traccia un confronto diretto con l’ascesa di Adolf Hitler, ottenuta attraverso conquiste politiche e consolidamento del potere.

“Le democrazie muoiono più spesso attraverso le urne che sotto la minaccia delle armi”, scrive.
L’attuale malessere dell’America, sostiene, è iniziato nello stesso decennio: gli anni ’30. Fu allora che i repubblicani che detestavano le regolamentazioni commerciali previste dal New Deal di Franklin Roosevelt, iniziarono a prendere in considerazione un’alleanza con i democratici del sud, che trovavano i programmi di Roosevelt insufficientemente segregazionisti, e con i democratici occidentali che si risentivano dell’idea che il governo federale proteggesse la terra e l’acqua, specie negli stati pieni di risorse, che ritenevano affar loro. Nel 1937, questa empia coalizione presentò un “Manifesto conservatore”.

Richardson dice: “Quando la notizia trapela sui giornali, scappano tutti come topi perché i repubblicani decidono che è meglio combattere FDR dall’esterno, piuttosto che cercare di lavorare con i democratici, e i democratici non vogliono criticare il proprio presidente”.  Tutti lo sconfessano, ma quel manifesto viene ristampato in tutto il paese su giornali e opuscoli pro-business e razzisti, ha successo e continuerà ad aver influenza.

“ (1) Vogliono liberarsi della regolamentazione del business, (2) vogliono liberarsi di una rete di sicurezza sociale di base e demandare tutto alle chiese, (3) vogliono liberarsi dei progetti infrastrutturali in cui FDR è impegnato, perché pensano che costino troppo in dollari dei contribuenti e dovrebbero essere fnanziati da investimenti privati.”

“In realtà non parlano di diritti civili perché, poiché FDR in realtà sta solo flirtando con l’idea di uguaglianza nei programmi del New Deal, dicono però di volere l’autogoverno e i diritti degli stati, che qui va letto (4) “Non vogliamo diritti civili dalle nostre parti”.”

Questi quattro principi sarebbero diventati un modello per repubblicani come Barry Goldwater e Ronald Reagan; il linguaggio a volte combaciava perfettamente. All’inizio degli anni ’70, sostiene Richardson, i repubblicani iniziarono a perseguire strategie antidemocratiche come il gerrymandering e lo spostamento della magistratura verso destra. Hanno anche trascorso decenni conducendo una “guerra dell’informazione”.

Bill Clinton e Donald Trump, New York, 16 giugno, 2000.

Un primo esempio è stato l’impeachment di Bill Clinton nel 1998, un tentativo di convincere l’opinione pubblica che non era un presidente legittimo.

“Quella è l’epoca in cui decollano le indagini del Congresso per diffamare i democratici”, afferma Richardson. “Quelle indagini non portano alla luce nulla ma non importa, perché mantiene di fronte al popolo americano l’idea, il sospetto che ci sia qualcosa”.

Entra in scena Trump, uno sbruffone che ha trasformato la disinformazione in una forma d’arte nel mondo degli affari ed è diventato una star dei reality. Ha promesso ai conservatori cristiani che avrebbe nominato giudici di destra; ha promesso ai conservatori in materia fiscale che avrebbe tagliato le tasse; ha promesso alla classe operaia bianca di aver compreso i loro risentimenti. Ha fatto suo il partito.

Richardson dice: “I repubblicani dell’establishment hanno giocato sulla questione dell’aborto, hanno giocato sulla questione ‘i democratici sono malvagi’ per rimanere al potere e mettere in atto quella che era essenzialmente una distruzione libertaria del governo federale in carica dal 1933. Ma non lo so, non credo che intendessero rinunciare al loro potere. Trump ha dato un’occhiata a questo e ha detto: “Me ne infischio di voi, vi supero, vi aggirerò tutti”. Poteva farlo perché era un bravo venditore e ha messo in atto qualcosa di molto diverso.

“Trump è un personaggio interessante perché non è un politico. È un venditore, e questa è una distinzione importante perché nel 2016 ha offerto uno specchio a una certa parte della popolazione americana, che era stata devastata dalla legislazione approvata dal 1981, e ha dato loro ciò che volevano.

“Se ricordate, nel 2016 era il repubblicano più moderato su quel palco riguardo alle questioni economiche. Ha parlato di infrastrutture, di tasse giuste, di assistenza sanitaria più economica e migliore e di rilancio del settore manifatturiero. Ha parlato di tutte quelle questioni economiche, ma poi ha seminato anche razzismo e sessismo; e ovviamente era quello che voleva davvero, quella rabbia a cui poteva attingere.

“Attingere a quella rabbia è stato cruciale per lui nel creare un movimento autoritario, perché almeno negli Stati Uniti i movimenti autoritari di destra sono sempre venuti dalla violenza di strada, piuttosto che dall’alto e da idee sul fascismo. Ha attinto deliberatamente a quella rabbia emotiva che poteva scatenare con il razzismo e il sessismo”.

Richardson ancora una volta non esita a invocare il paragone nazista, quando cita l’osservazione dello studioso di comunicazione Michael Socolow, secondo cui il discorso di Trump sullo Stato dell’Unione del 2020, in cui ha dimostrato di poter “elevare alla gloria gli individui sofferenti”, rispecchiava le prestazioni di Hitler, che cercava di mostrare un potere quasi magico, in grado di cambiare la vita delle persone.

L’ascesa di Trump potrebbe essere descritta come un trionfo della volontà. I politici repubblicani hanno offerto poca difesa.

Il Senatore Lindsey Graham (R-Sud Carolina) e l'allora leader della maggioranza al   Senato Mitch McConnell (R-Kentucky) il 26 settembre 2017 a Washington, D.C.

“Se c’è un gruppo che mi fa infuriare in tutto questo, sono i senatori”, dice Richardson. “I senatori repubblicani avrebbero potuto fermare Trump in qualsiasi momento e invece hanno apprezzato i tagli fiscali e poi hanno avuto paura dei suoi seguaci. Avrebbero dovuto fermarlo nel 2015, nel 2016, nel 2017, e possono fermarlo adesso e non lo faranno. Sono così stanca di sentire queste persone dire: ‘Beh, sapevamo che era cattivo’. Grazie tante!”

Nonostante 91 accuse penali, Trump domina le primarie repubblicane. I sondaggi lo mostrano testa a testa con Biden. Sembra una corsa ravvicinata. Cosa significherebbe un secondo mandato Trump per l’America?

La fine della democrazia americana. Non ho assolutamente alcun dubbio al riguardo e lui lo ha detto molto chiaramente. Guardate il Progetto 2025, che consiste di migliaia di pagine su come smantellare il governo federale, quello stesso governo che ha protetto i diritti civili, fornito una rete di sicurezza sociale di base, regolamentato le imprese e promosso infrastrutture dal 1933. Il tema della sua campagna 2024 è la punizione.”

“Non credo che la gente capisca ora che, se Donald Trump vincesse di nuovo, metteremmo al potere quelle persone che vogliono bruciare tutto. Con questo intendo dire che vogliono sicuramente ferire i loro nemici ma, finché riescono a mantenere il controllo, a loro non importa se ciò significa che la NATO cade a pezzi, o che gli americani muoiono di fame, o muoiono di malattie pandemiche. Finché qualcuno si fa male, gli basta”.
Biden comprende la minaccia. Il mese scorso a Phoenix, in Arizona, ha lanciato un altro duro avvertimento. L’indice di gradimento del presidente è debole e alcuni democratici sono irrequieti, ma Richardson getta l’occhio della storica sul suo passato.

Il presidente Joe Biden viene intervistato dalla storica Heather Cox Richardson, 25  febbraio 2022, alla Casa Bianca. Da WikiCommons.

“Biden è un personaggio affascinante in quanto è una delle pochissime persone che avrebbero potuto affrontare questo momento. A dire il vero non ero una sostenitrice di Biden. Pensavo che avessimo bisogno di qualcuno nuovo e molto più aggressivo, eppure ammetto di essermi sbagliata completamente perché ha, prima di tutto, una conoscenza molto profonda degli affari esteri, che tendevo a denigrare.”
“Pensavo che nel 2020 questo non avrebbe avuto importanza e avrei potuto sbagliarmi di più? Penso proprio di no. Ciò contava davvero allora e continua a contare, in quanto uno dei motivi per cui i repubblicani si stanno ritirando dall’Ucraina in questo momento è che riconoscono, nonostante ciò non abbia ricevuto spazio sui giornali degli Stati Uniti, che l’Ucraina sta in realtà ottenendo importanti guadagni. Una vittoria degli ucraini darebbe davvero impulso alla rielezione di Biden e i repubblicani lo riconoscono e sono disposti a far fallire la cosa, purché ciò significhi poter riconquistare il potere qui. La sua comprensione degli affari esteri è stata fondamentale.”

“L’altra cosa di Biden è che la sua straordinaria abilità nel concludere accordi ha reso questa amministrazione nazionale la più efficace almeno dai tempi della Great Society e probabilmente del New Deal. Pensi al fatto che Trump non potrebbe mai far passare le infrastrutture al Congresso, anche se tutti lo volessero.”

“Tutto questo è stato enorme, ma l’intera argomentazione alla base di tutto ciò è che ha bisogno di dimostrare che il governo può lavorare per le persone, dopo 40 anni in cui abbiamo avuto un governo che sentivamo lavorare contro di noi. Per lui è stata un’istanza sempre più difficile da sostenere, perché i media non se ne sono accorti.”

“La domanda per il 2024 è: gli elettori capiranno che Biden ha creato un governo che lavora per la gente? Che ti piacciano o meno le sue politiche personalmente, sta cercando di usare quel governo per soddisfare i bisogni della gente, in un modo che i repubblicani non facevano dal 1981. È un presidente trasformativo. Se sarà sufficiente o meno lo scopriremo tra 14 mesi”.

Biden, che compirà 81 anni il mese prossimo, è anche il presidente più anziano. I sondaggi mostrano che molti democratici pensano che sia troppo vecchio. Richardson non abbocca.

“È, molto anziano, ovviamente; lo sono tutti. Ma l’età è in realtà un vantaggio per lui. Prima di tutto non è minaccioso per molti bianchi più anziani, e in secondo luogo ha quel patrimonio di relazioni che semplicemente non hai se hai 40 anni.”

“Lo guardo costantemente, lo leggo costantemente, l’ho incontrato e intervistato. Sta bene mentalmente. Io stessa invecchiando, quando sono impegnata, ci sono pienamente e non perdo un colpo. Ma dopo andrò a fare la spesa e ci sono molte probabilità che incontrerò qualcuno che conosco abbastanza bene e di cui non ricordo il nome. I passi falsi capitano. È così e basta.”

Richardson alterna tra lo scavare nella storia del XIX secolo e un commentare continuo sui fatti politici del giorno. Mercoledì, la sua rubrica Substack era dedicata alla cacciata del presidente della Camera, Kevin McCarthy.

Riflette: “Una delle cose che fanno le persone come me è dare alla gente un terreno solido su cui resistere in una palude. Cioè, dopo anni in cui non si è riusciti a dire cosa sia reale, avere qualcuno che dice: “È successo, è successo questo, è successo questo e qui ci sono citazioni che puoi andare a controllare, ed è così che funzionano le cose”, è molto confortante.

“Forse sono solo io perché quando scrivo non conosco io stessa le risposte ogni mattina. Ma quando voglio sapere, ad esempio, cosa è successo in commissione, faccio effettivamente la ricerca e dico che questo è quello che è successo, in modo da poi poter dormire la notte avendo effettuato le giuste verifiche.”

“Quindi è in parte una ricerca della storia, ma è anche in parte una ricerca per avere la sensazione di comprendere il mondo ex novo; il che è difficile da fare quando sei bombardata da dettagli di udienze in commissione, bugie e tutto quel genere di schifezze. In realtà penso che il significato di tutto ciò riguardi meno la storia che il ritorno a una comunità basata sulla realtà.”

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