le storie

Le sei Capitali d’Italia

Una semplice ricerca su quali siano state le Capitali d’Italia, fornisce per risultato le tre città che la storia ufficiale ci insegna sin dai tempi di scuola.

La prima menzionata è Torino, in virtù della proclamazione del Regno d’Italia il 17 marzo 1861 con Legge n. 4671, la stessa che assegnò a Vittorio Emanuele II il titolo di Re d’Italia. Questo primo atto istitutivo di quello che sarà poi, con la Costituzione repubblicana lo Stato italiano, fu anche l’unico a sancire la fine del lungo periodo del Risorgimento che portò all’unificazione sotto un’unica bandiera, di buona parte delle terre, peninsulare e insulari, che formano ancora oggi la nostra Repubblica. In segno di continuità con il precedente Regno di Sardegna, venne mantenuto lo Statuto Albertino, concesso da Carlo Alberto nel 1848 e restato sostanzialmente in vigore sino alla promulgazione della Costituzione repubblicana, il 01/01/1948.

In realtà lo status di Capitale, per Torino, non venne mai sancito da altro se non dalla consuetudine che ormai da anni, vedeva la corte sabauda ed il Parlamento del Regno di Sardegna risiedere in pianta stabile in quella città. Fu così alquanto doloroso per la popolazione dover rinunziare al prestigio acquisito e vedere partire Reali e Governo per Firenze ritenuta, da un lato più difendibile dalle mire austriache in tempi tutt’altro che tranquilli, nonché tappa di avvicinamento a quella che anche allora era considerata la capitale naturale del Regno: Roma.

L’atto con il quale si sancisce lo spostamento della Capitale da Torino a Firenze è il documento conclusivo della Conferenza di Parigi sottoscritta il 15 settembre 1864, con il quale la Francia voleva placare le mire espansionistiche dell’Italia su Roma ed è questo, di fatto, l’unico scritto nel quale Torino e Firenze vengono identificate con il titolo di Capitali del Regno d’Italia (l’una uscente e l’altra entrante).

Mentre per Torino questa fu una vera tragedia alla quale seguirono gravi tumulti con morti e feriti, placati solamente dalla promessa (poi realizzata) di cospicui investimenti nella città, per Firenze questo insperato traguardo divenne l’inizio di un nuovo rinascimento che nelle intenzioni dei francesi (che l’avevano caldeggiato) avrebbe dovuto essere ben più lungo di quanto effettivamente fu.

La città, piccola ordinata, ben amministrata, ma assolutamente inadeguata a svolgere il ruolo che le veniva assegnato, divenne un grande cantiere con il quale si arrivò alla demolizione di parte consistente della cinta muraria medioevale e di alcune parti dei quartieri storici per far posto agli attuali Viali di Circonvallazione i quali, unendosi al costruendo Viale dei Colli, di là d’Arno, formavano un anello viario che voleva ricalcare i boulevards progettati a Parigi dal Prefetto Haussmann e che rendono oggi la viabilità cittadina quantomeno non impossibile. In effetti l’architetto Poggi copiò totalmente il progetto parigino inventandosi anche una “Place de l’Etoile” in piccola scala, nell’attuale piazza della Libertà nella quale non manca l’Arco di Trionfo, voluto dai Lorena più di un secolo prima, quindi antecedente al più famoso monumento parigino.

Per i siti istituzionali vennero individuati Palazzo Vecchio (sede della Camera dei Deputati che si riuniva nel Salone dei Cinquecento), Gli Uffizi (sede del Senato), Palazzo Pitti (ove si insediò il Re) ed altri palazzi storici del centro per i vari Ministeri (a quello degli Esteri venne attribuito il Palazzo che era stata residenza dei Medici).

Come detto gli eventi travolsero i progetti fatti a tavolino ed il 20 settembre 1870 i bersaglieri entrarono in Roma dalla famosa breccia di Porta Pia decretando la fine dello Stato Pontificio, con buona pace del Papa e dei francesi che lo avevano sostenuto sino ad allora, e consentendone l’annessione al Regno d’Italia con la conseguenza che, finalmente, la città che più di ogni altra aveva, per storia e cultura, diritto ad assurgere al ruolo, divenne Capitale del Regno il 3 febbraio 1871.

La legge n. 33 che ne proclama lo status è rimasta a lungo l’unico riconoscimento del ruolo attribuito ad una città che poi, cresciuta negli anni, ha sofferto non poco questa mancanza di attenzione per i problemi che una Capitale comporta. La Costituzione del 1948 niente aggiunse e si dovette attendere il 1990 perchè la legge 142 sottolineasse le peculiarità delle città metropolitane; ma fu solo con la famosa riforma del Titolo V della Costituzione, nel 2001, che a Roma Capitale venne attribuito definitivamente il rango che le competeva mediante la riformulazione dell’art. 114 della Costituzione che, dal quel momento recita:

La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni [cfr. art. 131]e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i princìpi fissati dalla Costituzione. Roma è la capitale della Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento.”

Con la Legge n. 42/2009 il percorso si è chiuso e Roma ha finalmente ottenuto un assetto normativo adeguato.

 

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 A Brindisi il principe Umberto II di Savoia, luogotenente generale del Regno,
 prese alloggio nella Palazzina dell'Ammiragliato.

 

Nelle aule di scuola, la storia si ferma sostanzialmente qui in quanto ben pochi ricordano che con la seconda guerra mondiale, l’armistizio dell’8 settembre 1943 e la successiva fuga del Re e del Governo a Brindisi prima ed a Salerno poco più tardi, anche queste due città, in un momento nel quale il resto della penisola a Nord era in mano alle truppe germaniche, assursero, di fatto, al rango di Capitali del Regno, sia pur per pochi mesi successivamente l’una all’altra.

 

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 Villa Guariglia (Raito), dove il Re Vittorio Emanuele III alloggiò nei mesi
 di Salerno Capitale            (cliccare immagine per miglior risoluzione)

 

Ciò che manca totalmente alla narrazione della genesi dello Stato Italiano e, quindi, alla storia delle sue Capitali, è il ruolo assunto nel corso dei secoli dal Regno di Sardegna e dalla città di Cagliari.

Da un punto di vista storico, il Regno di Sardegna nasce il 19/06/1342, con Cagliari Capitale, come Regno di Sardegna e di Corsica (la quale figura nominalmente ma che non sarà mai annessa e finirà per scomparire dal titolo) ed è bene ricordare che sino al 17/3/1861 i regnanti di casa Savoia si chiameranno sempre, senza soluzione di continuità, Re di Sardegna per poi acquisire il titolo di Re D’Italia.

Di fatto i Savoia acquisirono il diritto a chiamarsi Re solo nel 1718 quando per effetto di accordi internazionali il Regno di Sardegna venne loro attribuito aggiungendosi alla Savoia, Piemonte e Nizza; e fu proprio per mantenere il titolo che nel 1847 venne deciso di fondere i vari Stati (Ducati e Principati) nel Regno di Sardegna stesso, il quale contraddistinse, da allora, il territorio che fu l’embrione nella costruzione dello Stato italiano unitario. A sancire questo status fu il mantenimento di Cagliari in qualità di Capitale del Regno ed i 4 mori (simbolo oggi della città di Cagliari) nello stemma del regno ai quali si aggiunse poi l’aquila sabauda e che venne poi sostituito nel 1849 dal tricolore al centro il simbolo di casa Savoia.

Di fatto Cagliari è stata la capitale del Regno dal 1342 sino al 1861 quando, solo per consuetudine acquisita, si dà per assodato che la capitale fosse stata trasferita a Torino. In realtà nella storia travagliata di quei secoli, i sovrani finirono spesso per rifugiarsi sull’isola, ritenuta scomoda ed insalubre ma estremamente più sicura rispetto al Piemonte che si trovava sulla strada degli eserciti francesi troppe volte interessati alle scorribande nella penisola.

Nessuno vuole dubitare del diritto di Torino di fregiarsi del titolo di essere stata capitale italiana (anche se, ripeto, non sembrano esservi atti ufficiali a sancirlo), ma forse, al prestigio di questa bella regione italiana (la Sardegna) così maltrattata dalla storia, andrebbe restituita quella dignità che proprio gli eventi storici le hanno dato e la memoria, purtroppo, tolto: la Repubblica italiana è nata dalla successiva annessione al Regno di Sardegna di territori della penisola e, probabilmente, Cagliari è stata a pieno titolo la prima Capitale dell’Italia unificata.

 

bibliografia: Francesco Cesare Casùla – Italia il Grande inganno, 17/03/1861

 

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