le scienze

E’ sotto il Sudafrica la “molla” che inverte i poli magnetici?

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Le inversioni del campo magnetico terrestre sarebbero fortemente influenzate dall’azione di una particolare regione del nucleo terrestre che si trova al di sotto dell’Africa meridionale. E’ questa la conclusione di un gruppo di ricercatori dell’Università di Rochester, dell’Università del KwaZulu-Natal e della Witwatersrand University, in Sudafrica, che firmano un articolo pubblicato su “Nature Communications”, smentendo l’ipotesi che siano provocate da alterazioni in punti casuali all’interno del nucleo.

Nella storia del pianeta, le inversioni dei poli magnetici Nord e Sud si sono verificate in modo irregolare; l’ultima è avvenuta circa 800.000 anni fa. Una volta che un’inversione è innescata, tuttavia può richiedere fino a 15.000 anni per completarsi. E poiché dal 1840 a oggi, il dipolo del campo magnetico della Terra è diminuito del 16 per cento, è sorto il dubbio che si possa essere alla vigilia di una nuova inversione.

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          In blu è indicata l'Anomalia del Sud Atlantico. In verde il manto di roccia insolitamente
         caldo e denso individuato dai ricercatori.(Cortesia Michael Osadciw/University of Rochester)

 

L’indebolimento del campo  magnetico interessa in particolare la cosiddetta Anomalia del Sud Atlantico, che dal Sudafrica si estende fino a raggiungere il Sud America. Purtroppo, per l’Africa australe mancavano dati che dessero indicazioni sulle variazione nel campo magnetico relative alle ultime migliaia di anni: la ragione è che non vi sono quei tipi di rocce, quelle eruttive, che conservano la memoria  dello stato del campo magnetico nel momento in cui è avvenuta l’eruzione. Quando il magma eruttato solidifica, infatti, i materiali magnetizzabili che contiene si allineano lungo le linee del campo magnetico presente in quel momento, conservandone così la “memoria”.

John A. Tarduno e colleghi hanno ora trovato dei materiali che contengono questa “memoria”. E ciò grazie
alla conoscenza degli usi tribali, tramandatisi fino a oggi dall’Età del ferro, di alcune popolazioni dell’Africa australe. Di fronte a eventi calamitosi, questi indigeni purificano il villaggio bruciando le capanne insieme a grandi quantità di granaglie. Laddove il suolo è argilloso, le temperature possono raggiungere e superare i 1000 °C.Questa temperatura è sufficiente a fondere i materiali argillosi, cancellare le memorie magnetiche preesistenti, e a crearne di nuove, che conservano le tracce del campo magnetico esistente in quel momento.

Tarduno e colleghi hanno individuato cinque siti di questo tipo al confine fra il Sudafrica, lo Zimbabwe e il Botswana – proprio al centro dell’Anomalia del Sud Atlantico – in cui questo rituale era stato praticato diverse migliaia di anni fa. Dall’analisi dei dati così raccolti, i  ricercatori ritengono di aver trovato la ragione dell’insolita debolezza del campo magnetico in quella regione: “La parte superiore del nucleo sottostante è ricoperta da un manto di roccia insolitamente caldo e denso”, ha detto Tarduno. Questo “scudo”altera il flusso del ferro allo stato fluido sottostante, che causano irregolarità nel campo magnetico.

“E’ possibile che la regione sia effettivamente un innesco per inversioni dei poli magnetici, che potrebbe verificarsi quando la regione di campo debole diventa molto grande”. Questi dati, sottolinea però Tarduno non possono essere usati per prevedere con sicurezza se il campo magnetico stia oggi entrando in un’inversione.

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