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Giorgio, o’ mericano

 

Se Stefano Folli, autorevole ed accreditato giornalista politico, ipotizza una serie di motivi per cui Giorgio Napolitano potrebbe dimettersi entro la fine dell’anno, se il Quirinale non conferma (ma nemmeno smentisce), se il resto della stampa italiana, diffusa la notizia parte alla ricerca dei possibili nomi per la successione (di tutto di più), è possibile, anzi probabile, che Folli abbia anticipato gli eventi con buon grado di approssimazione.

 

Se volessimo parlare in termini sportivi, potremmo dire che Napolitano nella sua carriera politica, eccelle per aver, come Presidente della Repubblica, battuto alcuni primati ed eguagliati altri; senza addentrarmi nella stesura della sua biografia, basti su tutti ricordare che la sua elezione ha riguardato, per la prima volta nella storia della Repubblica, un importante esponente “storico” del Partito Comunista Italiano (sia pur quello che, nella sua carriera, aveva più di altri, in quel partito, espresso simpatie per gli Stati Uniti d’America, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “o’ mericano”). Altro record battuto da Napolitano, riguarda la sua elezione per un secondo mandato, quello che sta forse per concludersi, e per il quale, tutto aveva fatto fuorchè ricandidarsi.

 

E questo è accaduto, giova ricordarlo, nel periodo di massimo fulgore elettorale, seguito da una repentina parabola discendente, dell’era berlusconiana.
Sono ormai anni ed anni che Napolitano riceve critiche, sia da sinistra che da destra, per il modo in cui ha interpretato il ruolo e, dopo oltre 8 anni di ininterrotta gestione del Quirinale, direi che è riuscito nella non invidiabile impresa di scontentare un pò tutti. Senza addentrarsi troppo nei particolari (specialmente sulle decisioni prese all’atto della promulgazione di alcune discutibilissime leggi), ciò che più di ogni altra cosa gli viene rimproverata è di aver travalicato i poteri che la Costituzione formale attribuisce al Capo dello Stato, consentendo ad alcuni di ipotizzare il reato di alto tradimento.

 

Non è mia intenzione ergermi ad estremo difensore di Napolitano, ma su questo specifico argomento, ritengo che almeno una parola vada spesa.
Nella Storia della Repubblica abbiamo avuto Presidenti molto controversi (Leone, Cossiga, Scalfaro, sia pur per motivi molto diversi) alcuni (Pertini su tutti) molto amati, altri passati come meteore (Segni e Saragat); il tratto distintivo che li accomuna un pò tutti è stato quello di aver svolto il loro mandato in momenti, anche difficili, ma in cui il Paese poteva vantare una classe politica di un certo spessore (sia pur con tutti quei difetti che l’hanno portata alla sua disintegrazione); per Napolitano è stato diverso e si è trovato spesso a dover supplire, richiamare, consigliare oltre il dovuto, assumendo posizioni che, in effetti, non avrebbero dovuto essergli proprie. Quindi, se oggi ne parliamo male e lo critichiamo, come elettori, dovremmo con un minimo di onestà riconoscergli che, al di là dei suoi demeriti, si è trovato a cucinare con gli ingredienti scadenti che per anni noi gli abbiamo fornito: può darsi che non sia stato un gran cuoco, ma non ne ha tutte le colpe.

 

Il suo secondo settennato (che si era premunito di annunciare non avrebbe concluso) si avvia mestamente alla conclusione senza che, apparentemente, sia compiuto il disegno che ne ha animato la nascita: la riforma elettorale.
In questo incide sicuramente il fatto che l’evoluzione della scena politica stia facendo saltare improvvisamente quegli equilibri di cui era stato strenuo sotenitore: le larghe intese. In più la constatazione dell’avventura mestamente conclusa degli unici due Presidenti del Consiglio da lui fortemente voluti (Monti e Letta), ha determinato in lui l’insoddisfazione di dover, per l’ennesima volta, sostenere il confronto con l’attivismo di un Presidente del Consiglio (Renzi) il quale sembra voler sparigliare ad ogni piè sospinto, le carte faticosamente messe in ordine al Quirinale.

 

Detto questo saremmo, però degli ingenui se pensassimo che la vecchiaia, l’insoddisfazione, il vedere un traguardo che, con effetto elastico, talvolta si avvicina e talvolta si allontana, siano i veri unici motivi per cui Napolitano lascia.
Recentemente, e, credo, per la prima volta nella storia della Repubblica, la carica massima è stata ascoltata in un’indagine della Magistratura riguardante fatti non mai chiariti ma dei quali emergono contorni inquietanti, al limite dell’eversione: la trattativa Stato/Mafia. Le prerogative del Presidente della Repubblica sono state pienamente rispettate ed un certo numero di Avvocati e di Magistrati, si è recato al Quirinale ad ascoltare che cosa Napolitano avesse da dire in merito alla vicenda di un suo strettissimo collaboratore il quale, di quella trattativa ne sapeva, eccome; le risposte sono state date con “forte e vibrante” determinazione e tutti se ne sono tornati a casa consci di aver fatto il loro dovere, ma di aver anche ascoltato ciò che, già sapevano, sarebbe stato detto loro. Ecco, credo che una volta di più, in questo Paese, la Magistratura abbia supplito alla politica.

 

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18 comments

  1. Tecette 13 novembre, 2014 at 21:38

    Personalmente sono convinto che, in diverse situazioni -ivi compreso l’indecoroso trattamento riservato a Bersani – Napolitano abbia travalicato, se non nella lettera nello spirito, i limiti del suo mandato.
    Detto questo però, condivido la maggior parte dell’articolo. Perché negli ultimi venti anni il ruolo che dovrebbe essere del Parlamento è stato usurpato un pò da tutti: Governi, Magistrati… Napolitano arriva buon ultimo. E lo è stato senza alcun golpe strisciante o mascherato, ma per l’ottimo motivo che il Parlamento quel ruolo ha smesso di esercitarlo, e se lasci un vuoto qualcuno prima a poi lo occupa.
    Ad esempio, era risibile la dichiarazione con la quale Napolitano, pur di tenere congelato Bersani, dichiarava che il governo Monti -dimissionario per evitare la sfiducia, tanto da portare alle elezioni anticipate- fosse ancora pienamente in carica, nonostante nel frattempo le Camere avessero cambiato la loro composizione; ma è vero anche che il Parlamento avrebbe potuto -e dovuto, aggiungerei io- sfiduciare Monti il giorno dopo. Così, tanto per far capire chi è che da la fiducia a un governo. Non lo ha fatto; anzi, nè Bersani, né Grillo, né Berlusconi si sono sognati di presentare alcuna mozione, non dico di votarla.
    Altro esempio: è verissimo che il fatto stesso che la legge elettorale venga proposta dal governo è uno scandalo, essendo la questione di PURA competenza parlamentare. E scandaloso è che il governo poi imponga tempi e modi della discussione. E tuttavia, il Parlamento non è tenuto ad approvare tale proposta: può bocciarla, modificarla, stravolgerla. Può perfino non discuterla.
    Che un altra questione di pura competenza parlamentare, la riforma costituzionale, venga non solo proposta dal governo ma scritta a porte chiuse da due cittadini che non sono nemmeno parlamentari, può sembrare quasi golpista; eppure, di nuovo questo è il Parlamento che accettava supinamente che si potesse scrivere la riforma elettorale in un Cominato di Saggi esterno al Parlamento stesso. E anche in questo caso, basta votare contro…
    E infine: si può ben dire che questo governo ha la percentuale più alta di fiducie della storia della Repubblica. E questo è offensivo per il Parlamento. Bene, cosa farebbe il Congresso americano? Voterebbe CONTRO. Diciamolo pure: A PRESCINDERE. Tanto per far capire che ci sono delle prerogative che non puoi usurpare.
    Tutto questo se vuoi difenderlo, il Parlamento. Ma i nemici veri del nostro Parlamento sono i parlamentari stessi, incapaci -perché nominati: e così si preannunciano anche quelli futuri – di comprendere l’alto ruolo al quale sono stati eletti. Principali responsabili di aver creato un’opinione pubblica favorevole a una (sciagurata) abolizione di una delle due Camere, solo per l’impossibilità di abolirle entrambe, vista la loro palese inutilità.
    In tutto questo, forse, prendersela con Napolitano, o con Renzi, mi pare esagerato.

    • M.Ludi 13 novembre, 2014 at 22:07

      Piccolo particolare che ti pregherei di condividere: il Parlamento di nominati è figlio della teoria dell’abolizione delle preferenze, al fine di evitare il voto di scambio, di cui la sinistra è stata fiera paladina per anni e anni.
      Direi che dare tutte le colpe ai tecnicismi, finisca per essere un ottimo alibi disponibile per chiunque ne sia alla ricerca.

      • DareioS 15 novembre, 2014 at 13:12

        Ogni sistema elettorale utilizzato in modo disonesto produce degenerazione. Ricordo bene le ragioni dell’abolizione del voto di preferenza, pur condividendole ho sempre ritenuto che non fosse la preferenza in se la causa del male, ma l’utilizzo in modo distorto e per fini diversi della preferenza. Fin da quando ero poco più che ragazzo e per molti anni ho fatto il presidente di seggio elettorale, ho potuto toccare con mano l’effetto distorsivo delle preferenze seriali indicate con i numeri a tal punto che veniva compromessa anche la segretezza del voto, tuttavia la designazione da parte dei partiti ovvero da parte del solo padrone del partito, è stato più odioso e ripugnante. L’effetto è stato quello di affievolire il rapporto tra elettore ed eletti, consegnando tutta la politica in mano a comitati d’affari o a singoli soggetti. I partiti hanno cessato di essere il tramite delle istanze provenienti dalla società, hanno smesso di produrre cultura e si sono trasformati in macchine elettorali che vengono messe in moto solo in prossimità degli appuntamenti elettorali per catturare il consenso e subito dopo rimangono quiescenti trasformandosi in macchine che occupano i luoghi del potere.

  2. DareioS 12 novembre, 2014 at 20:38

    Se Napolitano dimissionario venisse sostituito con soggetto di diversa minore statura politica, si potrebbe creare per l’Italia un problema di credibilità politica internazionale con ripercussioni pure in ambito economico e finanziario.

  3. Jane 11 novembre, 2014 at 15:32

    Mi inserisco su Napolitano e saluto gli amici che avevo perso lasciando il luogo dove si era (Scan e gli altri..)
    La disponibilità di Napolitano a fare un secondo mandato è stato un fatto eccezionale, dovuto al rischio che il sistema si sfaldasse anche per la spinta distruttiva dei 5 stelle appena arrivati in parlamento.
    Eppure Napolitano ha fallito, per totale incapacità della classe politica italiana ma lui stesso ha fatto scelte da leader vecchia maniera, solo tecniche e di nessun coraggio. Doveva dare l’incarico a Bersani e avviare una legislatura di minoranza. Rischioso si, ma sempre meglio della infinita palude, in cui siamo ancora.
    Le uniche riforme che hanno comportato vere liberalizzazioni e tutela dei consumatori sono state quelle di Bersani, doveva provarci. Napolitano non voleva essere additato come vecchio comunista (ci era già riuscito firmando le norme spazzatura di Berlusconi)che apriva tale porta insidiosa ma i suoi tentavi tecnici son falliti miseramente (Monti, sigh). Si fanno nimi per la successione a dir poco imbarazzanti. Prepariamoci a un Veltroni o una Pinotti. Insomma a un Renzi in versione Luigi XIV.
    Nota: Il semestre bianco sono in realtà gli ultimi 6 mesi del mandato (settennato): le dimissioni di Napolitano sono volontarie quindi in nessun modo si tratta della fattispecie. Al contrario credo che Napolitano non voglia, come suo ultimo atto, sciogliere le camere e forse questo è già stato condiviso con Renzi che invece si prepara ad andare al voto nonostante tutte le smentite (#statesereninonsivota).

  4. scan49 11 novembre, 2014 at 00:44

    per quanto vecchio e stanco, non penso che napolitano, se è vera la notizia del suo prossimo abbandono, non abbia pensato alle conseguenze del suo atto. è, quindi, lecito chiedersi: a chi giova? o, più maliziosamente, a chi vuol fare lo sgambetto? chiedo, invece, a chi ne sa più di me: che ne è del semestre bianco nel caso di dimissioni del p.d.r.?

    • Gennaro Olivieri 11 novembre, 2014 at 09:15

      Ripensando a un mio precedente commento dove citavo il semestre bianco, mi rendo conto di aver scritto delle inesattezze, ma probabilmente la questione sta occupando anche i consiglieri giuridici del Quirinale, e i dubbi che ne sorgono possono essere forse alla base delle ultime non conferme-non smentite di Napolitano. Il semestre bianco (periodo in cui il PdR non può sciogliere le Camere) occupa gli ultimi sei mesi del mandato Presidenziale. Il quiz giuridico è: se il PdR annuncia le sue dimissioni (che rassegnerà entro sei mesi), ci troviamo nel periodo in cui Egli non può sciogliere le Camere? A rigor di logica sì, ma se il Presidente cambiasse idea, e alla fine non si dimettesse?
      Innanzitutto, Napolitano non ha (ancora)annunciato nulla. L’immediato clamore mediatico e il fermento politico seguiti alle indiscrezioni sulle dimissioni hanno irritato il vecchio Presidente, che ora si sente forzato all’annuncio e orgogliosamente ci ricorda che non accetta di essere coartato nè limitato nelle sue prerogative. In più, i suoi consiglieri si staranno lambiccando il cervello e l’avranno certamente messo in guardia sulla situazione istituzionale anomala che si verificherebbe proprio riguardo al periodo di impossibilità di sciogliere il Parlamento. Da qui, l’atteggiamento del Presidente, che mi sembra improntato a una certa saggezza nonchè a correttezza istituzionale: il PdR non può annunciare le proprie dimissioni, e anche le sole indiscrezioni creano una situazione istituzionale incerta e pericolosa. Egli dovrà semplicemente dimettersi senza alcun preavviso, a ciel sereno, quando avrà deciso di farlo. Quindi a questo punto sembra improbabile che le dimissioni arrivino per Natale o Capodanno, e ancora più improbabile è che siano precedute da un annuncio.

      • M.Ludi 11 novembre, 2014 at 15:24

        Solo per precisare; Napolitano non ha preannunciato alcunchè e, quindi, tutto può accadere; anche nel caso preannunciasse non vedo motivo per cui, prima di darle, non potrebbe anche sciogliere le Camere. La domanda è casomai, perchè dovrebbe mai prendere tutte insieme queste decisioni infilandoci in una situazione ancora più caotica dell’attuale. Per quanto è a mia conoscenza il semestre bianco scatta 6 mesi prima della scadenza del mandato, e non altro.

  5. Luistella 10 novembre, 2014 at 19:37

    Penso che abbia contribuito un insieme di fattori nella decisione del Presidente: non ultima l’anzianità, il desiderio legittimo di lasciare il mondo controverso (eufemismo) della politica. Poi la convocazione, come teste nel processo per le trattative stato- mafia, l’aver quasi rischiato che al processo , anche se solo in video, dovesse essere presente un “esimio signore” quale Totò Riina, penso sia la goccia che gli ha fatto dire “sufficit”

  6. Kokab 10 novembre, 2014 at 16:05

    1) si può concedere a napolitano di aver dovuto cucinare con ingredienti avariati, ma erano, vuoto per pieno, gli stessi che avevano avuto a disposizione scalfaro e ciampi, e non ho dubbi sul fatto che gasparri non sia peggiorato invecchiando, non era possibile.
    2) che la patologia del sistema lo abbia indotto a svolgere un ruolo di indirizzo politico, a me pare indubitabile, ma ciò, nella migliore delle ipotesi, ha determinato un mutamento della costituzione materiale, che può avere avuto alcuni effetti positivi, ma dei cui effetti negativi non abbiamo ancora alcuna contezza.
    3) che le larghe intese forever fossero la sua visione del mondo mi pare evidente, essendo il presidente, a tutti gli effetti, un figlio legittimo del compromesso storico, che era, nella migliore delle ipotesi, la cura, col veleno, di una patologia più grande.
    4) che la magistratura svolga un ruolo di supplenza rispetto alla politica, è vero da oltre 20 anni, ma questo dipende da una evidente patologia della politica e degli italiani, più che dal debordare dei magistrati, il quali, a me pare, hanno in generale assolto una funzione più che positiva.
    5) sarò ingenuo, ma credo che la vecchiaia e l’insoddisfazione, e forse addiriturra la percezione dell’irrilevanza, di fronte ad un sistema che mentre lo incensa ignora ormai sfacciatamente, dal giorno della rielezione, i suoi appelli e le sue esortazioni, giochino un ruolo decisivo nelle dimissioni.

    • M.Ludi 10 novembre, 2014 at 16:42

      Per quanto riguarda i punti dall’1 al 4, nella sostanza, concordo; perlatro avrai notato che non sono andato giù pesante con giudizi di merito sugli argomenti da te elencati, e da me riportati a puro titolo di cronaca.
      Sull’ultimo punto, di fatto non nego l’importanza delle motivazioni da te rafforzate con considerazioni pertinenti ma penso anche che ci sia altro.
      I Magistrati avrebbero potuto prendere atto delle affermazioni pubbliche fatte da Napolitano in merito a ciò che lui avrebbe o non avrebbe saputo sulla famosa trattativa; averlo indotto a verbalizzare sotto giuramento una probabile menzogna, mette loro al riparo da possibili accuse di omissione di atti d’ufficio, ma consegna il cerino in mano a Napolitano il quale, probabilmente, adesso teme che ben altre notizie possano venir fuori nel prosieguo dell’indagine e vuole evitare di coinvolgere la carica istituzionale che rappresenta, in uno scandalo dalle proporzioni inattese. Forse questa è solo un’ipotesi fantasiosa, ma se si rivelasse fondata, credo che possiamo concedere ad un uomo di 90 anni di meditare un’azione (le dimissioni) che in questo contesto non potrebbe che fargli onore. Se questa non fosse la motivazione, potrebbe tranquillamente attendere la fine dell’iter legislativo della riforma elettorale il quale, probabilmente con altri sostenitori, credo che finirà per avere esito positivo; e forse lui non sarà più al suo posto a prendersene il merito.

  7. forzanapoli 10 novembre, 2014 at 15:19

    Credo che il PdR non voglia lasciare la sua carica senza aver portato a termine la riforma che più gli sta a cuore e cioè la riforma elettorale. Credo che queste indiscrezioni sulle sue dimissioni in tempi brevi , smentite e non smentite , siano più che altro un ultimo avviso ai partiti per accelerare i tempi della riforma. Napolitano non ha nessuna intenzione di procedere ad un nuovo scioglimento delle camere senza che ci sia una nuova legge elettorale e in particolar modo nel semestre della presidenza italiana della UE. E’ probabile che alla fine del semestre e con l’occasione del discorso di fine anno dia l’annuncio delle sue dimissioni , tanto più che fra pochi mesi compirà 90 anni .

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