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L’uomo che salvò il mondo

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         Vasilij Aleksandrovič Archipov (Василий Александрович Архипов)
 30 Gen. 1926 – 19 Ago. 1998   (cliccare immagine per miglior risoluzione)

 

 

Operazione “Kama”: l’importanza di dire “niet”…

di Alessio Lisi

 

1962: il nome in codice dell’operazione è “Kama”, come un affluente del Volga. Vasilij Aleksandrovič Archipov si trovava però nel fiordo di Murmansk, sul mare di Barents, ed era il secondo in comando del sottomarino B-59, del 4ª Bandiera Rossa, facente parte del prestigioso squadrone di sommergibili della Flotta del Nord sovietica (squadrone tra l’altro insignito dell’Ordine di Ushakov). La missione era talmente segreta che anziché partire dal porto militare di Poljarnyj, base del 4ª Bandiera Rossa, la partenza avvenne da Sayda-Guba che all’epoca; era un piccolo porto di pescatori.

 

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   Baia di Kola, o Golfo di Murmansk. Da qui partirono i sottomarini della
    operazione Kama nel 1962  (cliccare immagine per miglior risoluzione)

 

Il sottomarino B-59 è stato varato nel 1960 ma non era proprio tecnicamente all’avanguardia, trattandosi fondamentalmente di un sommergibile diesel derivato dagli U-Boot tedeschi della seconda guerra mondiale mentre nel 1960 i sommergibili nucleari erano già diventati realtà. Il B-59 non era solo nel piccolo porto, insieme ad esso ci sono altri sommergibili del tipo “Progetto 641” o, come li chiamava la NATO, “classe Foxtrot”: il B-4, il B-36 e il B-140. Caratteristica di questi sottomarini è la stazza, tanto che la B sta per in russo “grande”. Vasilij alla partenza non sapeva ancora che missione sarebbe stata affidata loro perché gli ordini erano di aprire le buste sigillate solo una volta al largo; sapeva solo che le comunicazioni sarebbero state vietate sia tra i sommergibili della piccola flotta e il Comando di Mosca sia anche tra di loro durante tutta la missione al fine di mantenere la totale segretezza.

 

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Partenza e destinazione dei sottomarini dell’operazione Kama: da Sayda-Guba
                   sul fiordo di Murmansk (Russia) a Cuba.
                  (cliccare immagine per miglior risoluzione)

 

Completati i rifornimenti e con tutto l’equipaggiamento artico la flotta salpò, il 1 ottobre 1962, dal fiordo di Murmansk e giunti al largo scoprì la destinazione: si trattava di un viaggio di ottomila chilometri con meta Cuba, con la finalità di proteggere dagli attacchi la rotta degli ottantacinque mercantili che avrebbero trasportato i missili balistici da installare sull’isola. Il comando militare di Mosca ha voluto che la flotta salpasse con l’equipaggiamento artico, quindi colbacchi, pellicce e tutto il resto, per ingannare eventuali curiosi anche se la meta erano i tropici. Il B-59 a bordo aveva ventuno siluri convenzionali dipinti di grigio ed uno dipinto di viola: il colore indicava una testata nucleare. Il Comando militare aveva autorizzato il B-59 a utilizzare ogni mezzo per la riuscita della missione, compreso l’uso dell’atomica purché, come da protocollo, fossero d’accordo sul lancio in maniera unanime il comandante, il primo ufficiale e lo zampolit [1] ovvero l’ufficiale politico che nell’Armata Rossa rappresentava il Partito Comunista e doveva controllare la “lealtà” dei comandanti militari. L’operazione Kama rientrava nella più grande operazione “Anadyr”, decisa da Chruščëv (in italiano traslitterato come Krusciov) in accordo con Castro e che prevedeva di installare missili balistici con testate nucleari sull’isola di Cuba. Il piano Anadyr è stato uno dei momenti più critici di tutta la guerra fredda, che tenne il mondo intero letteralmente col fiato sospeso per paura dello scoppio di una guerra termonucleare. Chruščëv aveva intuito che gli Stati Uniti stavano vincendo la guerra fredda e con il dispiegamento dei missili intercontinentali Minuteman e Titan si erano decisamente avvantaggiati in termini strategici. La rivoluzione di Fidel Castro e il tentativo americano di sovvertirlo nel 1961, con l’invasione della baia dei Porci, aveva fatto sì che l’URSS e Fidel Castro si avvicinassero a tal punto che nel giugno del 1962 concordarono di trasformare di fatto Cuba in una base militare sovietica a cielo aperto. Nonostante i camuffamenti, il 14 ottobre un U-2 [2] americano fotografò le postazioni militari sovietiche installate a Cuba dando vita all’escalation di tensione.

 

 

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  Una delle fotografie scattate a Cuba tra ottobre e novembre del 1962 dai
   ricognitori americani Lockheed U-2, che confermavano la presenza di
    installazioni missilistiche sull’isola (John F. Kennedy Library).
          (cliccare immagine per miglior risoluzione)

 

Il 22 ottobre il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy fece una dichiarazione straordinaria ai mass media in cui accusò l’URSS di disporre armamenti d’attacco a Cuba, ne condannò la manovra segreta, richiese che fossero portati via e dichiarò la “quarantena” [3] dell’isola, cioè il suo blocco navale. La situazione precipitò: entrambi gli schieramenti misero le proprie forze armate in stato di massima allerta e sia Chruščëv sia Kennedy dovettero affrontare il dilemma su quale fosse il passo successivo da compiere.

 

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Il personale civile della base americana di Guantanamo a Cuba viene evacuato
  a bordo della USS Upshur il 22 ottobre 1962, giorno della dichiarazione di
                           Kennedy della “quarantena cubana”.

 

Entrambi gli schieramenti avevano al loro interno i cosiddetti “falchi”, gli interventisti, che spingevano per sferrare il primo colpo e per quanto entrambi i leader non volessero davvero lo scoppio di un conflitto armato su vasta scala, la situazione era così tesa che il minimo incidente avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi. I due schieramenti si minacciavano a vicenda, mostravano i muscoli ma entrambi temevano più di tutto che qualcosa potesse cambiare la situazione facendola andare fuori controllo.

 

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J.F. Kennedy sigla ufficialmente la “quarantena cubana” il 23 ottobre 1962.

 

I rischi infatti ci furono tutti [4] ed i più pericolosi si sono concentrati nella giornata del 27 ottobre. Chruščëv continuò infatti a scherzare con il fuoco: aveva già deciso dopo il discorso di Kennedy del 22 ottobre di ritirare i missili ma volle mantenere la pressione sul presidente americano. Nella notte del 27 ottobre Robert Kennedy, fratello del presidente americano, e Anatolij Dobrynin, ambasciatore sovietico negli USA, trovarono l’accordo sul ritiro dei missili da Cuba in cambio di due concessioni: gli USA avrebbero pubblicamente dichiarato di non intromettersi nelle vicende politiche cubane e segretamente avrebbero tolto i propri missili dalla Turchia. Nella giornata in cui Robert Kennedy e Dobrynin trovavano un accordo per uscire dalla crisi, la guerra rischiava di scoppiare.

 

 

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            Un ricognitore Lockheed U-2 della U.S. Air Force in volo.
                 (cliccare immagine per miglior risoluzione)

 

Il 27 ottobre un U-2 pilotato dal capitano Rudolph Anderson venne abbattuto sui cieli sopra Cuba da un missile terra-aria sovietico costando la vita al pilota. Fidel Castro si assunse pubblicamente la responsabilità ma quando Chruščëv lo chiamò per rimproverarlo Castro gli disse: «il comando sovietico potrà fornirvi ulteriori notizie su ciò che è accaduto». Per quanto la contraerea cubana avesse in effetti aperto il fuoco ad abbattere l’aereo fu un’unità sovietica. Nessuno aveva autorizzato ad abbattere l’aereo americano ma il tenente generale Stepan Gretchko, comandante delle forze di difesa aerea sovietica a Cuba, vedendo i cubani sparare dedusse che la guerra era cominciata e fece fuoco a sua volta. Contemporaneamente un altro U-2 violava lo spazio aereo sovietico innescando il decollo di alcuni MIG per intercettarlo; il decollo dei MIG provocò a sua volta il decollo dei caccia F-102A dall’Alaska che, dato il livello di massima allerta, erano equipaggiati con missili “aria-aria” atomici ed i piloti erano autorizzati a usarli se lo avessero ritenuto necessario. Per fortuna gli aerei sovietici e americani mantennero la calma e l’allarme rientrò.

 

 

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Una mappa utilizzata dalla CIA durante la crisi. Raffigura il raggio di azione
 dei missili sovietici installati a Cuba. L’anello da 1020 miglia nautiche si
 riferisce alla portata dei missili R-12 “Rackete” (noti agli americani come
SS-4 “Sandal”) mentre quello più esterno da 2200 NM ai missili R-14(SS-5 “Skean”)
                   (cliccare immagine per miglior risoluzione)

 

 

Infine il rischio più grosso di innescare la guerra nucleare lo corse il B-59 con a bordo Vasilij Aleksandrovič Archipov. L’operazione Kama infatti stava proseguendo e i quattro sommergibili erano nei pressi della linea di interdizione decisa dagli USA. Fin dal 24 ottobre gli americani erano venuti a conoscenza dell’avvicinarsi dei sommergibili sovietici ma l’ordine dato da Kennedy fu perentorio: tenerli sotto continua pressione ma per nessun motivo le unità americane avrebbero dovuto aprire il fuoco per prime. Una volta rilevata la posizione si aprì la caccia al B-59 e sulle sue tracce si mise la USS Cony. Il cacciatorpediniere americano[5] attivò il sonar e iniziò a inviare i suoi “ping” sullo scafo sovietico: equivaleva a dire «vi abbiamo scoperto». Il nervosismo assalì l’equipaggio del B-59 e il capitano Valentin Grigorievitch Savitsky capì che la segretezza della missione era ormai saltata. Savitsky sapeva che il suo sommergibile, essendo a motore diesel, una volta localizzato non poteva far perdere le sue tracce in quanto necessitava periodicamente di un cambio d’aria attraverso uno snorkel, cioè una presa d’aria retrattile a pelo d’acqua, che ne avrebbe rivelato la posizione; nonostante ciò decise di non emergere e di continuare la navigazione. Il comandante del Cony optò quindi per alzare il livello di pressione: la nave iniziò a sganciare bombe di profondità ma con cariche d’addestramento, ovvero esplodevano senza arrecare danni. Fu una decisione davvero azzardata, in quanto rischiava d’innescare lo scontro a fuoco con il sommergibile sovietico. ll capitano Savitsky capì che non era ancora un attacco diretto ma la situazione a bordo del B-59 si faceva sempre più critica man mano che la scorta d’ossigeno si riduceva. Si arrivò al punto in cui l’anidride carbonica era ormai ai livelli di guardia, la temperatura a bordo raggiungeva i 45° Celsius e la velocità del sommergibile era ridotta al minimo. In queste condizioni di estremo stress Savitsky ipotizzò che l’azione del cacciatorpediniere era la dimostrazione che la guerra tra USA e URSS era in atto: diede pertanto l’ordine di puntare la prua verso il Cony e di armare il siluro nucleare. Savitsky tentò anche di contattare il Comando a Mosca ma senza successo, e questo aumentò la convinzione che la guerra fosse iniziata. Per lanciare il siluro nucleare però c’era un protocollo e Savitsky lo rispettò chiedendo l’opinione del comandante in seconda Archipov e dell’ufficiale politico Maslennikov. Lo zampolit Ivan Semonovich Maslennikov sostenne il comandante nel voler lanciare il siluro atomico: due voti su tre. Possiamo solo immaginare cosa stessero provando in quei momenti i membri dell’equipaggio del B-59, la tensione sarà stata così spessa da poter essere tagliata con una motosega. Mancava però il voto del primo ufficiale. Fu allora che Vasilij Aleksandrovič Archipov scosse la testa e disse niet: non c’era l’unanimità, il missile nucleare non poteva essere lanciato e al B-59 non restò che emergere in superficie. Dato che il numero identificativo del B-59 era stato raschiato, sempre per via della segretezza della missione, il Cony chiese ai sovietici di quale unità si trattasse e la risposta fu «nave X». La nave offrì inoltre assistenza al sottomarino, il capitano Savitsky rifiutò ma da questo capì definitivamente che non erano in guerra contro gli Stati Uniti.

 

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Il sottomarino “B59” costretto all’emersione dalla cacciatorpediniere USS Cony
                          il 29 ottobre del 1962.

 

Al ritorno a Murmansk gli equipaggi furono messi agli arresti per aver fallito l’operazione Kama. Vasilij Aleksandrovič Archipov continuò poi la sua carriera nella marina sovietica e morì nel 1999. La sua storia divenne pubblica solo nell’ottobre del 2002 durante una conferenza all’Havana in occasione dei quarant’anni della Crisi dei missili di Cuba: in quella occasione l’organizzatore, il professor Thomas Blanton [6], lo definì l’uomo che aveva salvato il mondo.

 

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    Vasilij Aleksandrovič Archipov negli anni ’80, ormai viceammiraglio.

 

Rileggendo gli eventi dell’Ottobre 1962 possiamo dire che per nostra fortuna il buonsenso alla fine prevalse impedendo agli eventi di prendere una brutta piega. Negli anni successivi si ebbero altri “finti allarmi” e vere tensioni ma nessuna toccò più il livello di guardia raggiunto con la crisi di Cuba. Archipov ci ha probabilmente risparmiato un finale della storia simile a quello del film Il Dottor Stranamore di Stanley Kubrick. A proposito di film: un “incidente” simile, ma con un finale differente, è descritto nel film del 1965 Stato d’Allarme (titolo originale: The Bedford Incident) di James B. Harris, tratto dal romanzo omonimo di Mark Rascovich del 1963; i fatti dell’anno precedente erano però coperti da segreto e la somiglianza è probabilmente dovuta ad una singolare coincidenza (bisogna considerare che in quel periodo vi era un quotidiano timore di una guerra nucleare incombente). Una vicenda molto simile è quella narrata nel film Allarme Rosso (titolo originale: Crimson Tide) del 1995: come nella realtà dei fatti di Cuba è il primo ufficiale ad opporsi al lancio di una testata nucleare, ma il sottomarino questa volta è americano. Secondo la Marvel -e per Hollywood- la crisi cubana fu invece risolta grazie all’intervento dei supereroi mutanti “X-men”, come raccontato nel film X-Men Le Origini (2009). Supereroi a parte, è a Vasilij Aleksandrovič Archipov che mandiamo invece il nostro più sentito spasibo (“grazie” in russo).

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Note

[1] zampolit: замполи́т, abbreviazione di замести́тель команди́ра по политрабо́те, “addetto del comandante sui lavori politici”.

[2] Il Lockheed U-2 è un aereo statunitense da ricognizione ad alta quota equipaggiato con macchine video e fotocamere. Ad esso è ispirato il nome della famosa band musicale irlandese U2.

[3] (en) May, prof. Ernest R. “John F Kennedy and the Cuban Missile Crisis.” BBC, 18 Nov 2013. Web.

[4] Tra gli episodi più rischiosi ricordiamo anche che un missile della NASA lanciato da Cape Canaveral fu scambiato momentaneamente per un attacco missilistico sovietico proveniente da Cuba e un orso curioso nei pressi di una base aerea fu scambiato per una squadra di sabotatori allertando un F-106 armato di testate nucleari.

[5] Classe “Fletcher”.

[6] Direttore del National Security Archive presso la George Washington University in Washington, D.C.

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Bibliografia e fonti

Gaddis, Lewis John, (a cura di) Raffaele D’Agata, La guerra fredda: rivelazioni e riflessioni. Soveria Mannelli: Rubbettino, 2002.

Roberts, Priscilla Mary. Cuban Missile Crisis: The Essential Reference Guide. Santa Barbara, Calif: ABC-CLIO, 2012.

Huchthausen, Peter A. October Fury. Hoboken, N.J: J. Wiley & Sons, 2002.

Caprara, Giovanni. “Sommergibili d’ottobre.” Talento nella Storia. 31 Ott. 2011. Web.

Zucconi, Vittorio. “Quel niet che salvò il mondo.” La Repubblica [Roma] 15 Oct. 2002: p. 1.

Zubov, Andrej. “Come ci mancò poco che ci uccidessero tutti.” La Russia che non tutti conoscono. Matteo Mazzoni, 12 Ott. 2012. Web.

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Immagini

 

Vasili Alexandrovich Arkhipov (Василий Александрович Архипов) (30 Gen. 1926 – 19 Ago. 1998) da Tezla

Mappa del mondo, Proiezione Gall–Peters SW da Commons.

Foto: © V. Lobanov, 2009 [CC-BY-3.0] da Commons.

U.S. Department of Defense, San Cristobal (Cuba) 1 nov. 1962 [PD] National Archives and Records Administration #193933.

22-10-1962, Guantanamo [PD] da The Wire n°24 vol.9, 15-9-2008: p. 13.

Foto: Robert Leroy Knudsen, 23-10-1962. White House, Washington. [PD] National Archives and Records Administration #194218.

Foto: Master Sgt. Rose Reynolds, Bale Airforce Base, California [PD] da Airman Magazine, 6/1996.

C.I.A, 16 ottobre 1962 [PD] John F. Kennedy Library, via Commons.

U.S.Navy 28/29-10-1962, mar dei Caraibi vicino a Cuba [PD] U.S. National Archives, Still Pictures Branch, Record Group 428, Item 428-N-711200.

1980-85 circa. Autore e licenza sconosciuta (fair use) da en.wikipedia.

 

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