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Svizzera e dintorni; innocenti evasioni

 

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Nel bel mezzo di due crisi le quali, ciascuna indipendentemente dall’altra, possono rappresentare uno sconvolgimento di portata inaudita (quella Ucraina e quella Greca), accade che i media, in maniera un pò inattesa, rilanciano alle cronache un nome divenuto famoso nel 2009 ma poi caduto nel dimenticatoio: Hervé Falciani.

E’ vero che in questi giorni l’Espresso sta per pubblicare la famosa lista di nominativi italiani intestatari di conti presso l’HSBC in Svizzera, ed è vero anche che ciò ha grande presa sull’opinione pubblica la quale, in occasioni come queste vede forse uno spiraglio di giustizia in un mare di furti e corruzione.

Aspetto mediatico a parte, la vera notizia è un’altra e deriva dal fatto che, dopo diversi anni di trattative a livello internazionale, il numero di paradisi fiscali al mondo si sta assottigliando in maniera preoccupante per chi abbia soldi da nascondere, e non solo al fisco.

Dobbiamo dire che, in questo, molto ha inciso l’effetto del terrorismo internazionale il quale ha mostrato ai governanti dei Paesi più importanti (USA in testa), quanto una lotta senza quartiere ai potentati del segreto bancario inviolabile, fosse non più procrastinabile.

Senza entrare in tecnicismi e particolari che poco aggiungono, la breccia è ormai una voragine e se già da oggi buona parte degli ex paradisi fiscali europei metteranno a disposizione delle autorità richiedenti di altri Paesi i dati bancari di presunti evasori, dal 2017 lo scambio di informazioni avverrà in automatico e chi volesse ancora celarsi al fisco, dovrà rivolgersi a Paesi lontani, con Istituzioni spesso barcollanti, insomma, niente a che vedere con la tranquillità Svizzera.

Si sente, è palpabile, il senso di soddisfazione che questa situazione induce, con ottismo sin eccessivo in relazione agli esiti economici che questa nuova situazione produrrà sulle finanze pubbliche e qui, forse, un pò di chiarezza in più va fatta.

L’esportazione di ricchezza in Paesi esteri è un fenomeno antico che la Svizzera per prima, con la proclamazione della sua neutralità, ha indotto rassicurando tutte le parti, l’un contro l’altra armate, sulla sua correttezza (tant’è che alla fine della Seconda Guerra Mondiale i suoi forzieri erano pieni dell’oro degli ebrei, ma anche dei nazisti).

In Italia il fenomeno assume aspetti rilevanti nel corso degli anni ’70 quando, vuoi per l’instabilità democratica (paura di un golpe), vuoi per il pericolo determinato dal crescente consenso del PCI, molti detentori di ricchezza hanno ritenuto prudente spostarla al sicuro da eventuali mutamenti del quadro politico; ma non necessariamente si trattava di frutto di evasione fiscale.

Questa è subentrata come motivo principale di tali movimenti nel corso degli anni ’80 ed è proseguita, praticamente ininterrotta, sino ai nostri giorni quando anche le tensioni valutarie hanno fatto da incentivo ad andare altrove, al riparo da un euro dal futuro incerto.

Fatti questi doverosi preamboli è opportuno fare mente locale sulle tipologie di infrazioni in cui può essere incorso chi detiene soldi in un Paese estero (non necessariamente tutte e, forse anche nessuna, giacchè avere conti all’estero, a determinate condizioni, è consentito):

1) Formazione della ricchezza esportata (derivante da redditi dichiarati o no)
2) Modalità di esportazione all’estero (a mezzo Banche o altri intermediari abilitati o con canali alternativi)
3) Segnalazione della detenzione di capitali all’estero (inserimento ai soli fini di monitoraggio fiscale in dichiarazione dei redditi annua o meno)
4) Modalità di assolvimento del pagamento delle imposte sui guadagni realizzati in investimenti all’estero.

Dal primo di gennaio di quest’anno è entrata in vigore una legge (cd. Voluntary Disclosure) che consente a tutti i cittadini che abbiano pendenze con il fisco (non necessariamente legate all’esportazione di capitali), di autodenunciarsi entro la fine del prossimo mese di settembre andando a pagare tutte le imposte evase (in un determinato lasso di tempo) ed evitare così ,le sanzioni amministrative e, solo in alcuni casi, quelle penali connesse agli illeciti commessi; a spanna, le percentuali da pagare andranno da circa l’1,5% sulle infrazioni minori, su su, sino a circa il 90% del capitale oggetto dell’autodenuncia.

Poichè l’Italia sotto questo aspetto è un Paese ad alta infedeltà, il fisco si aspettta che dei circa 200 mld di euro (imponibile) che in modo presuntivo (tutto da dimostrare) possano essere oggetto di questo provvedimento, possano essere introitati circa 30 mld. di euro di imposte evase. La realtà verificata in Paesi come la Germania e la Francia, ci induce ad un pò di pessimismo sulla reale portata economica del provvedimento mentre un pò di ottimismo in più può venire dalla constatazione che, per chi ha fatto dell’infedeltà al fisco un suo impegno, stanno arrivando tempi veramente duri; dispiace che i terroristi abbiano potuto più delle autonome sensibilità dei Governi.

Per quanto riguarda le prime indiscrezioni riguardanti Pippo Civati, Davide Serra e Giorgio Stracquadanio, urgono alcune precisazioni: mentre il primo, in virtù di una firma di procura (peraltro mai utilizzata), non ha commesso alcun reato e/o illecito, ed il secondo dovrà eventualemente rispondere al fisco inglese, il terzo, defunto un anno fa, ha lasciato una bella gatta da pelare ai suoi eredi perchè i debiti nei confronti del fisco, si ereditano come tutto il resto.

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5 comments

  1. Digian 13 febbraio, 2015 at 22:59

    Triste destino quello di Giorgio Stracquadanio. Sputtanatosi in vita nel cercare di superare una vasta schiera di lecchini al soldo di Berlusconi. Arrivando a dichiarazioni assurde e ridicole, dette tutte con la faccia fresca e la schiena curva. Pensare che nei due anni prima di morire (forse se lo sentiva) ha cercarto disperatamente di rifarsi un minimo di reputazione, persa oramai da troppi anni. Ora, da morto, la reputazione se l’è finita di rovinare, questa volta per sempre.
    Credo comunque, o forse proprio per quest’ultima infamia, che la storia non si dimenticherà di lui. Prendendolo ad esempio di un ventennio dove tutto era possibile a chi era disposto a scendere ai piu bassi compromessi.
    Ora, tra l’altro, ci sono le prove che la dignità e la reputazione se l’era vendute a caro prezzo.
    In quanto agli eredi, dal punto di vista finanziario, la gratta da pelare a mio parere è molto meno onerosa di quanto ne possano ricavare. Dal punto di vista dell’eredità morale… quella è un’altra storia.

  2. nemo 13 febbraio, 2015 at 09:01

    Sinceramente, sono diventato una bestia a leggere ma capisco il perchè. Non sono un santo e vi dico senza timore che , anche se comprendo il vostro disappunto, nelle stesse condizioni, di fattibiltà, mi sarei lasciato convincere dalla tentazione. Ho avuto la possibiltà di ascoltare una bellissima definizione di Giannini, quello famoso per la laurea mai presa. Se vi sono paradisi fiscali è perchè vi sono inferni fiscali. Cosa c’è di più vero di tutto questo ? Un Presidente, della nostra Repubblica ebbe modo di definire un modello per la denuncia dei redditi “lunare” queste cose sono cambiate, oggi non è più tale ma resta il concetto appunto “lunare” il livello ormai insostenibile dai più, in particolare da quella massa che, ieri, dava alla economia quello che serviva. Oggi vediamo negozi chiusi, ragazzi in cerca di occupazione redditi, quelli legali, falcidiati dalle tasse, che non dimentichiamolo non sono solo quelle nazionali ma anche, e forse sopratutto quelle locali. Mi direte, giustamente , pagare tutti per pagare di meno. Ebbene, il concetto lo sposo al buio, lo condivido totalmente, ma non vedo, fino ad ora i fruttii di questo matrimonio, quindi debbo presumere che lo stesso è per procura, chissà quando e cosa avverrà, nel frattempo debbo consolarmi…. Il peso del debito è enorme , tutti ne abbiamo beneficiato, oggi lo pagano i giovani, quelli in attesa del lavoro e quelli che hanno la fortuna di lavorare, loro saranno i poveri di domani, sia che abbiano o no maturato il diritto alla pensione. Cosa c’azzecca tutto questo con l’evasione e la mia comprensione. sia pure metaforica ? Niente lo dichiaro ho solo scritto frasi senza senso dettate dal momento, non me ne vogliate.

  3. Franz 12 febbraio, 2015 at 20:59

    Se non ricordo male, anche Valentino Rossi, agli inizi della vicenda che lo vide coinvolto, dichiaró di essere residente in Gran Bretagna. Il seguito ha dimostrato che la sua era una residenza fittizia ed ha dovuto restituire gran parte del maltolto. Non voglio poi commentare il fatto che questi che dicono di avere decine di ricette per salvare l’Italia cercano in tutti i modi di svignarsela col malloppo Cayman, Svizzera, Gran bretagna…).

    • M.Ludi 12 febbraio, 2015 at 22:00

      Commento animato da una vis polemica del tutto fuori luogo per due motivi; il primo è che Valentino Rossi aveva trasferito artificiosamente da poco tempo la sua residenza a Londra e fu facile per il fisco italiano dimostrare che le cose stavano così, tant’è che ben presto Rossi stesso ammise che aveva ceduto ad un’improvvida proposta fatta dal solito commercialista solerte mentre Serra risiede a Londra da più di 20 anni; piuttosto ci sarebbe da domandarsi se per lui, qualora avesse detenuto illegalmente (per il fisco inglese) soldi in Svizzera, non sarebbe stato meglio aver a che fare con il fisco italiano.

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