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Cosa accadrà nel 2016

SET - SPE 2016 4

 

(Traduzione Redazione Modus)

 

Mai fare previsioni, soprattutto per il futuro. Così dichiararono Mark Twain, Yogi Berra o Niels Bohr – o forse tutti e tre.
Ma se proprio ci si vuol cimentare, ci sono davvero solo due opzioni: giocare sul sicuro e andare per l’ovvio, o arrivarci con delle previsioni così vertiginosamente ottimiste tanto che nessuno ci prenderà sul serio.
Utilizzando il primo approccio, il 2016 produrrà più tragedie in Siria e Yemen, un flusso ininterrotto di profughi verso l’Europa, un’altra ripetizione della crisi della Grexit, si inasprirà la siccità nella parte orientale cinese e nell’ ovest americano, e aumenteranno le disavventure legate all’hacking sia ai livelli statali che aziendali. E saranno programmati un sacco di vertici e riunioni per cercare di affrontare quanto sopra.

La corruzione continuerà a falcidiare tre quarti dei sistemi politici del mondo – lasciando la stragrande maggioranza dell’umanità delusa e con propensioni sempre più improbabili verso il votare. Idem per lo sport. L’economia globale subirà un’altra botta, probabilmente partendo dall’ Asia.
Ma lasciamo spazio per un po’ di ottimismo: ci saranno effettivamente meno guerre nel 2016 rispetto agli anni passati. E mentre è improbabile che le due Coree si riunifichino, Cipro potrebbe riuscirci. Le due elezioni, tra le più prestigiose al mondo – negli Stati Uniti e all’ONU – potrebbero portare alla vittoria, per la prima volta nella loro storia, due donne. La scienza ci dirà più di quanto abbiamo mai saputo sui nostri antenati, noi stessi e il nostro universo.

La potente combinazione di controllo delle nascite e l’aumento della prosperità che insieme hanno stabilizzato i tassi di natalità nelle società occidentali nel dopoguerra continuerà a mettere radici in Africa, mettendo pressione al ribasso sui livelli generali di popolazione. Potremmo, dopo tutto, non arrivare a 11 miliardi di persone.

E lontano dai titoli dei giornali, la stragrande maggioranza delle persone continuerà a vivere decentemente, vite banali non distratte dagli impulsi di pessimismo che tendono ad inquinare il nostro senso generale di benessere. Chissà, forse cominceremo a renderci conto che la felicità non risiede nei social media, e il 2015 sarà ricordato come l’anno del picco delle condivisioni.

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