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Fuori i secondi

 

La data delle elezioni amministrative si avvicina velocemente, e il cielo sopra la testa del PD si sta facendo sempre più cupo, con le tre più grandi città italiane che si preparano al voto senza che il partito sia riuscito a trovare candidature forti e vincenti. Fuori i secondi

A Milano, Roma e Napoli si sono svolte le primarie, e quello che è stato per breve tempo un rito democratico dal quale il partito usciva più forte si sono tramutate in uno scontro feroce che ha lasciato sul terreno solo degli sconfitti o dei mezzi vincitori, sia per il profilo medio dei candidati, sia per le irregolarità evidenti che sono state da più parti denunciate, e della cui fondatezza è difficile dubitare, sia infine, ed è la cosa di gran lunga più grave, per la mancata ricomposizione dell’unità del partito a seguito della proclamazione dei vincitori.Fuori i secondi

 

Nella capitale del nord Giuseppe Sala ha vinto grazie alla divisione della sinistra, che ad urne ancora calde non ha mancato di far trapelare con malcelata chiarezza il suo disimpegno rispetto al vincitore, che deve affrontare con Stefano Parisi l’avversario più temibile, in una partita che appare ad un tempo aperta e difficilissima.Fuori i secondi

Nella capitale del sud si è assistito ad uno scontro improbabile fra il leader politicamente più vecchio, usurato ed organico alla società partenopea, e una giovane di belle speranze ed ancor basso profilo, che avrebbe serie difficoltà ad affrontare un populista scafato come De Magistris, il quale a dispetto di insuccessi e ambiguità gode di un seguito del tutto sorprendente; in ogni caso il fatto che Bassolino abbia praticamente annunciato di candidarsi ugualmente certifica il fatto che il PD partenopeo evidentemente non c’è più.Fuori i secondi

Nella capitale del paese ha vinto Roberto Giacchetti, personaggio tutto sommato originale e stravagante, non privo di meriti politici, che non sembra però dotato della necessaria autorevolezza: D’Alema, che a dispetto di errori politici imperdonabili e dell’antipatia personale è tutto fuorchè uno stupido, non ha mancato di sottolineare che per l’aspirante Sindaco non è stata una buona idea farsi fotografare mentre trascina Renzi seduto su un risciò, ed è difficile dargli torto; il fatto poi che per Roma abbia contestualmente sollecitato una candidatura di Massimo Bray in concorrenza a Giacchetti, definendo nel contempo l’attuale leadership del PD “un gruppetto di arroganti”, lui che in materia è la principale autorità del paese, costituisce una prova e non un indizio del fatto che il PD come soggetto politico non esiste più ben al di fuori di Napoli.Fuori i secondi

 

La cosa era talmente prevedibile che Renzi e Orfini avevano già annunciato un “chiarimento” nella prossima riunione della Direzione, che, non è difficile da prevedere, sarà caratterizzata da toni accesi e dall’assenza di ogni possibile spazio di dialogo e di mediazione, perché le cose sono andate troppo oltre, e perché le caratteristiche personali dei due contendenti sono troppo simili e troppo radicali: Matteo & Massimo si detestano, rappresentano due visioni antitetiche della politica, della società e della storia, ma sono nella sostanza la stessa persona, due presuntuosi arroganti divisi solo dal fatto che il primo è sanguigno e irruento, mentre il secondo è freddo e calcolatore.Fuori i secondi

In questo scontro dal quale penso che i secondi si defileranno dietro le quinte, salvo forse alcuni pasdaran renziani, io non credo sia in discussione la legittimità di Renzi a dirigere il PD e il paese, e neppure il fatto che D’Alema come possibile leader abbia consumato il suo tempo e non sia più spendibile, ma credo che si giochi una questione più importante e di assoluta sostanza, il futuro assetto della sinistra e del paese, che definirà anche, di risulta, l’assetto e il perimetro della destra.Fuori i secondi

Il PD vuole diventare e sta diventando il partito della nazione, e per farlo Renzi ha dovuto riposizionarlo a destra, guadagnando consensi e mietendo alcuni evidenti successi elettorali, quello delle europee prima di tutto, e quello meno evidente ma pur sempre reale di alcune successive tornate amministrative; in tutte queste occasioni non ha dovuto affrontare una vera guerra a sinistra, ma al massimo un accentuarsi dell’astensione o del voto di protesta, che gli ha consegnato delle vittorie meno brillanti, ma non certo delle sconfitte: oggi per la prima volta appare invece concreta la prospettiva di una scissione, il cui effetto sarebbe quello molto probabile di consegnare il paese alla destra, perché è vero che la sinistra in questo paese è da sempre minoritaria, incapace di vincere da sola, ma dispone pur sempre di un bacino di diversi milioni di voti che sono determinanti per far vincere o perdere uno schieramento di centro sinistra.Fuori i secondi

Nel riposizionare il PD Renzi non ha concesso nulla alla sinistra, ha fatto a pezzi in modo irridente la minoranza interna e ridotto il partito quasi ovunque ad una pura macchina elettorale, ha umiliato il sindacato, declassato a puro soggetto conservatore, ha fatto le riforme del lavoro e della scuola che voleva, incurante dei pareri contrari di buona parte dei loro destinatari, ha fatto le riforme elettorali e costituzionali che la sua visione e sensibilità gli hanno dettato, infischiandosene del fatto che tutti i principali costituzionalisti italiani fossero contrari, e anche del fatto che non esiste al mondo un altro modello istituzionale che assomigliasse a quello che ha disegnato: perché la sinistra dovrebbe accettare all’infinito un simile scenario, nel quale la stessa parola che la definisce, “sinistra” ha ormai assunto una accezione puramente negativa, non solo per la destra, che in Italia è sempre stata particolarmente retriva, ma anche nel partito per cui vota?Fuori i secondi

 

Non ho personalmente un grande interesse a discutere il merito delle questioni, ossia il valore positivo o negativo delle riforme e dei progetti di Renzi, materia ormai persino noiosa, mi limito a registrare che la politica non è fatta solo di ragioni o torti, di visioni del mondo contrapposte, di maggioranze o minoranze, ma è anche mediazione di interessi, negoziato, rinuncia ad alcune delle proprie idee per costruire consensi più ampi e condivisi, e credo che su questo terreno si misuri il valore dei leaders degli statisti.Fuori i secondi

Sotto questo profilo Renzi mi è sempre apparso singolarmente poco attrezzato, capace di vincere ma non di mediare, capace di convincere ma non di ascoltare, tatticamente abile e strategicamente molto più debole, un capo ma non uno statista: ha puntato le sue carte su una rimodulazione della sinistra ispirata da Tony Blair, e fino ad oggi i fatti gli hanno dato ragione, ma non so se glie la daranno anche domani, e se dovessi scommettere punterei sul no, perché è troppo forte nel nostro paese la destra reazionaria, e perché è troppo radicata la sinistra, che a dispetto della tradizione comunista è comunque compiutamente socialdemocratica, per lasciare spazio ad un partito vincente che possa fare a meno di lei.Fuori i secondi

E d’altra parte se la sinistra non trova adeguata rappresentanza nel PD di Renzi ha obbiettivamente tutto l’interesse a farlo perdere, eliminarlo politicamente e riprendersi la sua robusta area di minoranza, come insegnava Craxi, primum vivere…; le prossime amministrative potrebbero anche essere il banco di prova per uno schema del genere, nel quale Renzi perde e il paese va alla destra, provando anche, di passaggio, a far fallire le riforme costituzionali; non dubito del fatto che D’Alema ne sia capace, e non mi sembra un caso che oggi stia giocando in prima fila e in prima persona.Fuori i secondi

Ho sempre personalmente avuto la netta sensazione che per sicurezza e abitudine al successo Renzi abbia sottovalutato questo rischio, e abbia sempre dato per scontato di poter alla fine compattare il suo elettorato, sinistra compresa, di fronte al pericolo di Grillo e di Salvini, ma ho anche sempre considerato un errore e una debolezza questa presunzione: nel momento decisivo le persone che da te non si sentono rappresentate non ti votano, se ti va bene si astengono, e se ti va male ti votano contro, e ho sempre pensato che un eventuale ballottaggio condannerebbe il PD ad una sconfitta rovinosa, a meno di miglioramenti strabilianti quanto improbabili dell’economia.Fuori i secondi

In tutti i giochi prima o poi si scoprono le carte, e penso che da quel momento non siamo più molto lontani, ci sono ormai troppi segnali che a me sembrano univoci; in questa partita Renzi ha di fronte, penso per la prima volta, un avversario cattivo almeno quanto lui e deciso a rottamarlo, cosa che non credo consideri nella sua vera pericolosità; ha la forza dei numeri, certamente, ma D’Alema unisce la scaltrezza del politico di lungo corso alla determinazione di chi non ha niente da perdere, e una consapevolezza ideale che nessuno gli attribuisce, ma che io onestamente gli riconosco: la rappresentanza di quella parte minoritaria di paese che non accetta di diventare un ferrovecchio della storia.Fuori i secondi

Se devo esprimere un parere, dubito di riuscire a vedere, da parte di entrambi, quella saggezza che vorrei, e non vedo secondi adeguati per giocare un ruolo in questo frangente.

 

Fuori i secondi

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14 comments

  1. AndreaNatoli 17 marzo, 2016 at 20:45

    Perché ancora D’Alema … Basta D’Alema! Gli elettori del pd hanno votato più volte dall’inizio della rottamazione e buffetto ha sempre preso mazzate … Perché non andare in pensione? Perché continuare a remare contro? È una vita che fa perdere voti alla sinistra e qualcuno continua a tenerlo in considerazione …

    • Tigra 18 marzo, 2016 at 01:17

      Mi sembra che il tema si un’altro. D’Alema rappresenta esattamente quella parte della sinistra che ha sempre preso mazzate, che era fin dall’inizio mal disposta nei confronti di Renzi, e che dopo averlo visto governare probabilmente non lo voterà mai più.
      Che questa sinistra abbia torto o ragione mi sembra irrilevante, bisogna capire se al PD serve per vincere o no; la scommessa di Renzi mi sembra che sia sul il no, se la dovesse perdere vincerà probabilmente Grillo e finirà il PD a vocazione maggioritaria, con D’Alema che riderà sotto i baffi.
      Quanto al fatto che sia ancora e proprio lui a rappresentare questa sinistra, credo dipenda dalla scarsa qualità generale dei politici oggi a disposizione delle idee che si confrontano in Italia.

    • Remo Inzetta 18 marzo, 2016 at 09:30

      Non posso che applaudirti, D’Alema rappresenta il peggio della sinistra da molti anni, e ultimamente sta anche peggiorando; fortunatamente è isolato nel partito e nella società, e si sta condannando all’irrilevanza, fra un po’ farà compagnia a Fini nelle partite di bocce ai giardinetti.

  2. Dario Morgante 17 marzo, 2016 at 20:30

    Sono in trepidante attesa di sapere quando avverrà la defenestrazione di Morfini, la cui testa è caduta nello sfascio atroce delle primarie romane. Sarà prima o dopo le elezioni?

      • AndreaNatoli 14 luglio, 2016 at 19:52

        Pur da grillino ti dico che sarei sportivamente contento per il pd se allontanasse Orfini … Fa più danni che cose buone e non è stato affatto capace di gestire lo scandalo di mafia capitale.

        Sarei contento che andassero in pensione anche D’Alema, Bersani e altri della vecchia guardia che sono i maggiori responsabili del l’allontanamento mio e di molte altre persone dalla sinistra

    • Remo Inzetta 18 marzo, 2016 at 09:33

      Guarda, Orfini fa parte del complotto per farvi vincere le elezioni a Roma, so che non volete, ma facciamo del nostro meglio.
      Dopo che avrete vinto lo useremo come capro espiatorio, a qualcuno bisogna pur dare la colpa…

  3. Remo Inzetta 13 marzo, 2016 at 10:56

    Vorrei ricordare che Blair e il New Labour le elezioni le vincevano, mentre i suoi successori le hanno perse rovinosamente.
    Il mondo è cambiato, è cambiata l’organizzazione del lavoro, e pensare ad un partito incentrato su una figura in declino come quella del lavoratorre dipendente garantito vuol dire votarsi alla sconfitta.
    E’ un’idea conservatrice della società quella della sinistra del PD, guarda all’indietro e non in avanti, e l’unico risultato che può ottenere, lo ammetti anche tu Kokab, è consegnare il paese alla destra.
    Io vorrei evitarlo.

  4. Por Quemada 12 marzo, 2016 at 17:35

    Le due menti più fini della storia del PD che si scannano fra di loro, fantastico, onestamente non potremmo chiedere di meglio, anche se non saprei dire chi dei due è il peggiore: fra baffino e berluschino è una gara veramente dura, un perdente nato e il segretario più di destra nella storia della “sinistra”, vicino a lui sembra di sinistra pure Alfano.
    Il PD sta scoppiando, la sinistra dura e pura finirà al 5%, più o meno, Forza Italia svapora, la Lega non cresce e noi aspettiamo con ansia il ballottaggio alle prossime elezioni politiche.
    Cambierà finalmente questo paese quando questa gente sarà per sempre fuori dai giochi.

    • Jair 12 marzo, 2016 at 17:44

      invece i pentastellati quanto a tenuta sono messi meglio, eh? Si ritira pure la vostra candidata a Milano perchè ha capito che non se la filavano nemmeno i 74 che l’hanno scelta alle vostre stupidarie… Guarda, piuttosto che voi, sono disposto a votare PD ancora per un pezzo, nonostante Renzi.

      • Por Quemada 13 marzo, 2016 at 10:13

        Contento tu, contenti tutti. Noi abbiamo qualche anno di vita, qualche ingenuità e qualche candidato inesperto, voi avete quello che si definisce un pelo sullo stomaco spesso quattro dita, e votate per il giovane democristiano che si finge di sinistra, o per il vecchio ras napoletano che vuole rifare il sindaco perchè il potere non si molla mai.
        Chiedetevi perchè la gente si stufa di voi…

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