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La Scienza Simpatica – parte 16 – Mal di schiena

PREMESSA…doverosa…

Questo scritto vuole essere solamente un momento nel quale passiamo alcuni minuti della nostra vita ad elaborare pensieri e/o ricordi. Non vuole essere quindi la panacea dei mali del mondo e, soprattutto, non è un trattato medico. Avrei voluto, da bambino, fare il chirurgo, perché da sempre, alla vista del sangue, mi viene fame…, ma alla fine, ho seguito la parte tecnica della mia famiglia e chirurgo non sono diventato…

Fino ai venti, trent’anni, spesso, non hai mai male e, se te lo fai, passa in breve tempo. Passati i trenta, ahimè, quel tempo si prolunga…dipende un po’ dal lavoro che fai…ai quaranta diviene cronico!

Veniamo al tema di questa puntata de La Scienza Simpatica

Le statistiche mondiali portano il dolore alla schiena come un male che il 90% della popolazione ha patito o patirà almeno una volta nell’arco della vita.

Balle!

Il 120% della popolazione mondiale ha, oppure avrà, mal di schiena. Non ci sono da toccare amuleti o parti intime maschili…tocca a tutti inesorabilmente, credetemi!

Il termine medico del “mal di schiena” è la mitttttica dorsopatia che può essere cervicale, lombare o sacrale, in base a dove senti quel chiodo sprofondare nella tua carne. Siccome la stragrande maggioranza dei rilievi di dorsopatia derivano dalla zona delle cinque vertebre lombari, spesso si sente parlare di lombalgia. Ma sto maledettissimo male, da dove deriva? Non scriverò delle varie malattie scheletriche o tumori di vario genere…cerco di evitare, toccando gli amuleti di cui sopra…

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La nostra schiena è formata da un certo numero di vertebre: 33 o 34, dipende da quante vertebre sacrali si saldano tra loro. Ogni vertebra è separata dall’altra da un disco (intervertebrale) formato da cartilagine. Questi dischi gommosi fanno sì che tra le vertebre vi sia la possibilità di movimento e, soprattutto, che le ossa non striscino tra loro provocando cigolii che nessun olio metterebbe a posto; oltre a questo, visto il movimento sussultorio e, a volte, ondulatorio della nostra impalcatura quando si cammina, i dischi intervertebrali fungono da ammortizzazione del movimento stesso. In un foro apposito di queste ossa, passa il midollo spinale, cioè, in pratica, la “montante” del sistema nervoso che, con opportuni scambi elettrici, ci fa vivere, muovere, digerire ecc. Da altri opportuni pertugi vertebrali fuoriescono le diramazioni nervose che poi andranno a collegarsi con il loro muscolo, organo e qualsiasi altra diavoleria…

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La colonna vertebrale è, alla fine, il sostegno meccanico che ci fa rimanere eretti…ma questo nostro stare eretti, piano piano, o, veloce veloce, appiattisce quei cuscinetti biconvessi maledetti che separano le vertebre (i dischi intervertebrali) imprimendo troppo spesso uno schiacciamento alle diramazioni nervose che poi inviano segnali al cervello indicando il dolore stramaledettissimo di cui sto trattando in queste righe strampalate. Questo dolore comporta un’azione quasi automatica in ognuno di noi: mano alla schiena, due parolacce e…cambiamo posizione, che è meglio…

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…ma non è mai “meglio”, fidatevi! Cambiare una posizione per noi naturale, quindi influire sulla nostra postura, significa utilizzare muscoli che normalmente non usiamo. Questo utilizzo sfrenato di muscoli non allenati crea la sovrapproduzione di acido lattico (acido 2-idrossipropanoico) che alla fine va ad infiammare alcuni nervi… …alcuni ‘na cippa: è sempre il nervo sciatico quello che ti si infiamma e senti dolore fino alle caviglie. Quindi si parla di sciatalgia o sciatica.

 

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Ora, se me lo consentite (se dissentite scrivetemi uno scorbutico commento…risponderò a tutti…), vi racconto la storia della mia schiena, che credo sia emblematica.

Fino a circa dodici anni fa, mi era usuale avere, almeno una volta l’anno, dei fortissimi mal di schiena che, in giovane età, passavano in tre giorni, poi, con l’aumentare degli anni e dei chili (…mai kili, mi raccomando…) quei giorni divennero settimane. Di certo questa cadenza annuale del dolore, accentuò, temprandomi, la mia sopportazione…oggi, se mi martellassi un dito, proferirei solamente epiteti contro questo o quello, ma il dolore passerebbe molto velocemente…tranne uno stramaledetto pesce che pestai, inavvertitamente qualche anno fa nelle calde acque del Gargano, che fece del dolore l’apice del senso della vita…ma torniamo a noi…

Finché il dolore passava in una settimana, tutto bene; dopo cominciai a farmi vedere dai medici che, chiaramente, più che degli anti dolorifici o anti infiammatori, non ti iniettavano.

Il mio problema è stato quello che, oltre al dolore di schiena, mi si bloccavano entrambe le gambe per via dell’infiammazione del nervo sciatico. Quindi zoppicavo con entrambe le gambe…sono un uomo grande, immaginatevelo…un papero di quasi un metro e novanta!

Quella volta che andai al pronto soccorso mi dissero che quella nuova iniezione avrebbe bruciato un pochino: la lava dell’Etna, in confronto, era gelida!…e comunque passato l’effetto di quell’intruglio, in qualche ora, mi tornò il dolore!

Quella volta che, tramite le esperienze di conoscenti (i veri amici mi avrebbero dato una soluzione), andai fuori regione a farmi fare l’ossigeno-ozono terapia, l’effetto durò una settimana, poi peggio che prima! Tra l’altro avevo continue nausee, manco fossi incinto!

Quella volta che mia moglie mi prenotò una serie di sedute fisioterapiche (cinque) mi chiesero un voto da zero a dieci per il dolore arrecato dai loro massaggi. Di seguito la sequenza dei miei voti: meno due, due, quattro, cinque…centoventisettemiladuecentotrentasei! Mi entrarono nell’inguine con tutte le dita, per riuscire a scovare un muscolo dietro ad un fascio di chissà che cosa. Io ebbi un dolore pazzesco, ma anche il fisioterapista era stremato!

L’ultima volta mi capitò poggiando le valige per una breve vacanza in montagna: zac…inchiodato come un pezzo di legno, piegato ad angolo retto. Andai al centro traumatologico del paese e, in tre giorni, mi fecero tre iniezioni di un cocktail di tre anti-tutto…che non fecero nulla…non ebbi più influenze per anni! Presi la palla al balzo e mi dissi che, forse, era arrivato il momento di farsi vedere da qualcuno di bravo!

Presi appuntamento fuori provincia in un centro che “riparava” persone che avevano subìto incidenti anche gravi; me ne parlarono molto bene! Parlai con il neurochirurgo, un dottore germanico che l’italiano lo sapeva meglio di me e scriveva le ricette in stampatello… Mi prescrisse una risonanza magnetica.

Dopo una settimana (ho molte amicizie ed in tre giorni la risonanza è stata fatta!) tornai da questo neurochirurgo, ma, vista l’occasione del piccolo viaggio, mi fermai prima da un cliente: dovevo fornirgli una valvola del peso di quaranta chili (…). Camminando come un papero zoppo, andai da Walter, il responsabile del magazzino che non vedevo da più di un mese.

Questi mi guardò stranamente nell’appropinquiarmi e chiese: “…ma cos’hai? Protrusione?”.

Lo guardai in modo interrogativo, perché quello che utilizzò è il termine medico dell’inizio dell’ernia, cioè della fuoriuscita tuberosa maledetta di parte dello stramaledetto disco cartilagineo intervertebrale; un po’ come quando avete in mano un panino con la cioccolata e ne premete le due metà.

Gli chiesi e lui mi disse che era un fisiatra (cioè una persona che, dopo aver seguito dei corsi specifici, massaggia la gente per alleviare i vari dolori e raddrizzare qualche osso) e che il lavoro da magazziniere gli serviva per mettere da parte dei soldi per poter aprire il suo studio. Già era il massaggiatore di un paio di squadre di ciclisti e di una squadra di pallavolo.

Gli dissi che stavo andando da quel neurochirurgo. Mi rispose di andarci, perché quel dottore era molto bravo: di fare la visita e farmi fare l’offerta per le eventuali fisioterapie…poi sarei dovuto tornare subito da Walter.

Il dottore appese le lastre alla lavagna luminosa e mi disse: “Ernia di sette millimetri tra L5 e S1…” (tra l’ultima vertebra lombare e la prima sacrale…non sorridete…chi lavora in officina è compagno di merende di quella L5-S1…). Mi chiese anche che sport praticavo, perché la muscolatura della mia schiena era (ed è) molto sviluppata. Risposi “automobilismo…oltre che in officina, in cantiere e ovunque, faccio anche il venditore per la mia azienda…”…sorrise. Mi disse che con una serie di sedute fisioterapiche, forse, si sarebbe arrivati ad un buon risultato, ma che spesso era meglio operare. Tirò fuori dalla valigetta un chiodo di 25cm e mi fece vedere, sul campione di ossa sulla scrivania, come sarebbe stata l’operazione. Quando gli obiettai che se quel chiodo fosse andato in contatto coi nervi io mi sarei ritrovato seduto a vita, mi disse che lui opera un giorno sì e uno no…mai successo in vita sua, ma c’è un caso su qualche milione…mi sono immedesimato in quel caso. 2100€ di fisioterapie e, al limite, l’operazione.

Tornai da Walter. Lui mi aiutò a salire seduto sul bancone del magazzino e mi chiese di rilassarmi distendendomi. Mi disse “Mi sa tanto che hai un’ernia spostata un po’ a sinistra”…difatti il mio piede sinistro piegava più dell’altro verso l’esterno. “Forse, ma ne sono quasi sicuro, è tra L4 e S1…”.

Prese le lastre ed alla luce del sole mi disse le medesime cose del neurochirurgo: le stesse parole!

Mi chiese fin dove sentivo dolore per la sciatica: il dolore della sciatalgia lo senti nelle cosce…

Risposi: “Walter, sono ventitré giorni che ho male! Fino al ginocchio destro ed al polpaccio sinistro…”

Lui: “Le hai due palline da tennis?”

Io: “Si, ma non gioco da anni…ero bravo, poi..il lavoro, la famiglia…i figli…”

Lui: “Bene! Questa sera ti stendi sul tappeto di casa a panza sopra e infili le due palline sotto ai glutei in corrispondenza dell’osso sacro per quindici minuti. Poi mi chiami!” L’osso sacro, alla fine, è come un triangolo isoscele con vertice verso il basso. La corrispondenza che mi indicò Walter era più o meno la mezzeria dei lati di quel triangolo.

Io pensai che di lì a poco mi sarei fatto operare, ma la sera, guardando il telegiornale lo feci, incredulo.

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Al decimo minuto, ormai non avevo più la forza muscolare per contrastare il dolore che quell’inarcamento mi provocava e le palline mi entrarono di prepotenza tra le fibre muscolari dei glutei. Mi cominciarono a formicolare le dita dei piedi. Al quindicesimo minuto mi alzai: SCIATICA FINITA!

“Walter, dimmi che bottiglia vuoi, perché son rinato!”

Lui: “No, non hai finito! Sabato vieni a casa mia che ti massaggio un po’.”

Andai e, tra la musichetta in sottofondo e l’olietto profumato, per circa un quarto d’ora, mi massaggiò.

Mi fece scendere dal lettino e mi chiese come stavo. “Ho ancora una puntina di dolore, che credo sia Gigi l’Ernia, ma sto benissimo…GRAZIE INFINITE”.

“Non hai ancora finito! Siediti sul lettino e vai a toccarti le punte dei piedi…”

“Walter, nemmeno da bambino riuscivo a toccarmi le punte…”

“Fallo!”

Arrivai poco prima delle caviglie. Mi fece fare un esercizio di quaranta secondi (20+20) e mi richiese di toccarmi le punte dei piedi. Sorridendo ironicamente ci provai e toccai i piedi (non le punte).

“Cosa mi hai fatto?”

“Hai fatto tutto tu! Entro domani sera, se fai questo esercizio tre volte oggi e tre domani, ti prenderai i piedi da dietro…”.

Mi spiegò che il dolore, nel mio caso, era dovuto alla contrattura muscolare che chiunque ha. L’esercizio che mi fece fare servì per stirare totalmente la muscolatura della schiena. La sciatica era dovuta proprio all’uso di muscoli che non utilizzavo comunemente i quali rilasciavano acido lattico che, nella normalità, veniva assimilato dal corpo, ma che in sovra-produzione infiammava qualsiasi altra cosa. Le palline da tennis servivano per fare in modo che le mie stesse cellule “riparatrici” sciogliessero quell’acido, perché convogliate nei punti giusti. Utilizzò un linguaggio semplice, quasi così come l’ho riportato. Mi spiegò poi altri due esercizi, ancora più semplici, senza termini temporali, dicendomi che allorquando avessi sentito l’approssimarsi del mal di schiena, li avrei dovuti eseguire.

Sono passati dodici anni e la mia schiena non si è mai più inchiodata!

Ora, come ho premesso, quanto mi è capitato fortunatamente (nella sfortuna), non può, non deve essere la panacea per liberarsi dal dolore, ma, negli anni, mandai tante persone da Walter e questi riparò tutti…nessuno escluso! Non ultima la moglie anziana di un mio nuovo cliente che ormai erano otto mesi che non si muoveva dal letto…Walter massaggiò la donna guardando il marito che, camminando in tondo come fosse in attesa dell’ennesimo figlio pronto ad elargire sigari, massaggiò alcuni minuti dopo…in una seduta la moglie ricominciò a camminare ed alla seconda, due tre giorni dopo, sempre assieme al compagno, sparì il dolore!

In ogni provincia, in ogni regione, c’è una persona come il mio amico Walter e, spesso, sono quelli che nemmeno ti aspetti. Cercateli…scovateli. Sono quelli che spesso, dopo averti riparato, non ti chiedono nulla, beh dai, poco….forse chiedono solo la continuazione di un’amicizia, perché prendono il loro lavoro come fosse una vocazione. Aiutano per ciò che riescono il loro prossimo. Io a Walter diedi poche decine di €uro. Oggi a quella signora ha chiesto gli stessi soldi, benché lo studio, vabbè, il centro fisioterapico, Walter, l’abbia aperto da due anni. Non posso fargli pubblicità più di tanto, ma il nome che gli ha dato fa capire quanto sia vera la sua storia…

Io, comunque, per la schiena, non prendo più nemmeno l’aspirina!

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1 comment

  1. Luistella 25 luglio, 2016 at 14:56

    E’ vero ciò che dici. Spesso si trova un sig. Walter ( e non intendo quello a cui si riferisce la Litizzetto), quando meno te lo aspetti. Dopo aver cercato invano la soluzione di un problema fisico che t’è costato fatica , sofferenza e soldi, trovi la persona che si è preparata, svolge la sua opera con onestà e un pizzico di dedizione e ti risolve il problema.

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