le storie

Anna Politkovskaja: proibito parlare

Anna Politovkaya1

 

Italo Calvino : da “Le città invisibili”..”L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se c’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne.Il primo riesce faccile amolti: accettare l’inferno e dividerne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno,è farlo durare, e dargli spazio.”
Il 7 ottobre sono trascorsi otto anni da quando Anna Politkoskaja fu ritrovata nell’androne della sua casa di Mosca, uccisa da quattro colpi di arma da fuoco.
Dalla prefazione del libro di Anna” Proibito parlare”:”..dopo pochi giorni avrebbe pubblicato sul giornale Novaja Gazeta, i risultati di una sconvolgente inchiesta sulle torture perpetrate in Cecenia dai russi- l’ultimo reportage di una carriera sempre all’insegna del coraggio, della verità, della lotta per i diritti e la dignità umani, per la libertà e la democrazia. Quella che ancora oggi, in Russia, non c’è. Testimone scomoda, sempre in prima linea, ha vissuto sulla propria pelle e raccontato al mondo senza mezzi termini i lati della Russia post sovietica, gli episodi più drammatici, dalla strage dei bambini nella scuola di Beslam al sequestro di ostaggi al Teatro Dubrovka, alla guerra cecena…
Racconti agghiaccianti che nella loro scarna obiettività rievocano episodi e tracciano ritratti di persone comuni travolte dalle tragedie della storia: la donna che allattava i piccoli ostaggi di beslam, il piccolo ceceno che a undici mesi si è visto rapire la mamma, la madre del guerrigliero “desaparecido”, le vittime della pulizia etnica a mosca.. le parole della Politkoskaja rivelano il terrificante clima quotidiano di una Russia lacerata da violenze e soprusi che si vuole tenere nascosta”-
Sempre dall’introduzione del libro citato:.. Anna Politkoskaja nasce a New York nel 1958. I suoi genitori sono diplomatici di origine ucraina di stanza all’ONU. L’ambiente familiare e lo status di diplomatici dei suoi le consentono alcuni privilegi, non ultimo l’accesso a materiale e a pubblicazioni proibiti in patria. Si laurea nel 1980 alla facoltà di giornalismo dell’Università di Mosca…dal 1982 lavora in diverse redazioni …nel giugno 1999, approda alla “Novaja Gazeta”. Fin da subito è inviata in zone di guerra, si reca in Cecenia una quarantina di volte…mostra grande coraggio in quelle zone pericolose, è odiata dalle autorità locali e dal governo russo, ostacolata nel suo lavoro dalle une e dall’altro, tenuta a distanza dai militari……nel dicembre del 1999organizza, l’uscita da Groznyl di un gruppo di ottantanove cittadini anziani sotto i bombardamenti, occupandosi poi della loro sistemazione in Russia..Con la sua iniziativa “Groznyl, casa degli anziani”, vengono portate in Cecenia tre tonnellate di aiuti umanitari e donati 120.000 rubli. Dal punto di vista giornalistico sono state eclatanti le sue testimonianze dal vivo in zone in cui la stampa indipendente non aveva accesso e la mediazione durante il sequestro degli ostaggi al Teatro Dubrova. Altrettanto clamorosa la sua “forzata assenza” nei giorni di Beslam.Come racconta al quotidiano inglese “The Guardian”, durante il viaggio verso la cittadina dell’Ossezia del Nord, in aereo le viene servito un tè che la fa star male. E’ costretta a tornare indietro per essere ricoverata in ospedale. Quando si sveglia tramortita l’infermiera le dice – Mia cara, hanno tentato di avvelenarla. I test che le hanno fatto all’aeroporto sono stati distrutti per ordini dall’alto” Le prime minacce risalgono al 2001, dopo la pubblicazione dell’ articolo “Scomparsi” sulla sorte del ceceno Zelimchan Murdalov arrestato dagli OMON all’inizio di quell’anno e sparito senza lasciar traccia. L’autore delle e-mail minatorie , tal Sergej Lapin, aveva condotto direttamente l’arresto di Murdalov. Nello stesso anno,durante una missione in Cecenia, a seguito di un colloquio con un colonnello russo, viene catturata da uomini dell’FSB. Subisce percosse umiliazioni e la messinscena di una condanna a morte. Viene liberata grazie all’intervento della Novaja Gazeta presso il ministero della difesa. “
Anna non si è mai sentita particolarmente eroica, non aveva fiducia nella Russia né nell’Occidente,diceva:” vorrei solo un po’ più di comprensione. Ma la cosa più importante è continuare a fare il mio lavoro, raccontare quello che vedo, ricevere ogni giorno in redazione persone che non sanno dove altro andare…”
Tutto ciò fino al 7 ottobre 2006.” In quell’inizio ottobre Anna stava lavorando ad un articolo che conteneva una grave denuncia contro Ramza Kadoriv e i suoi uomini. Sarebbe dovuto uscire lunedì 9, avrebbe riportato accuse dirette di torture e trattamenti inumani ai danni di prigionieri e di presunti guerriglieri ceceni…”
Adriano Sofri, nella prefazione del libro scrive, parlando del funerale di anna , scirve”… C’era un migliaio di persone. Nessun rappresentane del governo russo, nessuna pubblica autorità. Putin era andato a Dresda, e lì stava stringendo la mano alla signora Merkel, molto commosso , perché in quella città aveva avuto negli anni Ottanta il suo apprendistato esetro di agente del KGB- Putin si commuove sempre al ricordo del KGB. Non un solo rappresentante dei governi europei, nemmeno a titolo personale, si è fatto vedere- tuttavia il Parlamento europeo, in seduta plenaria ha tributatao l’omaggio di un minuto di silenzio alla memoria di Anna Politkovskaja. Non c’erano picchetti d’onore, né musiche da requiem .., non premi Nobel né scrittori internazionali, né leader dei movimenti per la pace, né una qualunque segretaria del segretariato dell’ONU. (C’era Marco Pannella, e vada detto a suo merito). Le madri di Beslam, le Madri cecene, le Madre di soldati russi, forse ce n’era qualcuna: col cuore dovevano esserci in tante.”
Sempre Sofri:”Il catalogo dei giornalisti morti ammazzati comprendeva nomi di donne, soprattutto in Cecenia…..Nonostante un’ emancipazione femminile così spinta nell’Urss, il maschilismo della leadership sovietica prima e russa poi è restato fortissimo. Se Eltsin si illustrò per episodi imbarazzanti di gallismo traballante, Putin ha portato nello stile presidenziale un madornale virilismo da caserma. E’ significativo che agli occhi del mondo l’intrepida opposizione al virilismo di Putin si sia incarnata in una donna minuta e inerme come Anna, e che a spegnerne la voce sia occorsa la viltà di un sicario.”
Nel libro “ Cecenia:la guerra degli altri” di Anna Politkovskaja, Massimo Bonfatti, amico dell’editore Carlo Spera, editore del libro in oggetto, scrive:”durante uno dei miei tanti viaggi in Cecenia, con la complicità dell’amico/editore/fotoreporter Carlo Spera, con cui condividevo l’esperienza, sottrassi benevolmente all’amico Shakhman, nella sede di Memorial a Groznyj, una copia dell’edizione russa di un libro di Anna Politkovskaja.”
Dall’esperienza e dalla conoscenza della realtà cecena, Bonfatti pensò di dar vita alla campagna per la democrazia dell’informazione, denominata Dar voce alle voci, e a tale iniziativa invitò Vera, la figlia di Anna, che vedendo casualmente il libro scritto in russo dalla madre dichiarò di non averlo mai visto, di non sapere della sua esistenza. “Bonfatti scrive:” mi riempie d’orgoglio pensare che una piccola organizzazione di volontariato come Mondo in cammino e Carlo Spera editore abbiano potuto, ognua nel rispetto delle proprie competenze,realizzare un grande prodotto, un prodotto indipendente, come ra indipendente il pensiero di Anna; e libero, come era libera Anna, scegliendo di non arricchire il mercato affidandosi al tipico percorso distributivo, ma di progettarne uno nuovo, autonomo e alternativo, in grado di finanziare progetti di riconciliazione nel Caucaso del nord”.
Anna scriveva:”mese dopo mese,anno dopo anno, in una guerra che ne è già durata quasi dieci, centinaia di migliaia di persone si trovano qui in condizioni assolutamente inaccettabili per una persona del nostro tempo e, come tutti, vivono, amano, sperano, aspettano…Vi prego, pensate a loro ogni tanto, perché sono tali e quali a voi: i politici sono imprevedibili e nessuno sa con quale pretesto decideranno di sguainare le spade la prossima volta e contro chi.”
Mi unisco alla conclusione di Bonfatti:” Grazie Anna”.
Fonti:Anna Politokovsaja: “Proibito Parlare” 2007 ristampa 2010: Piccola biblioteca Oscar Mondadori “Cecenia : la guerra degli altri”Carlo Spera editore 2008
Massimo Bonfatti, giornalista, impegnato da decenni nel sociale, diplomato in lingua russa ed esperto di tematiche di tematiche del’Europa centro orientale, ha fondato nel 2005 l’O.d.v. Mondo in cammino.

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