di  Danny Cevallos
(Traduzione Redazione Modus)

Ex-tràdere

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha accusato Fethullah Gülen (un solitario imam turco di 75 anni che vive in esilio volontario a Saylorsburg in Pennsylvania) di esser la mente del colpo di stato militare fallito lo scorso fine settimana.

Erdogan ha chiesto agli Stati Uniti l’arresto di Gulen e il suo ritorno in Turchia – cioè, di estradarlo. Il governo turco, ha detto Erdogan a  Becky Anderson della CNN, presenterà una formale richiesta scritta per l’estradizione del religioso entro pochi giorni.
L’estradizione è il processo mediante il quale una persona accusata di o condannata per un reato secondo il diritto in un paese, e che si trova in un altro paese, viene rimpatriata per il processo o l’esecuzione della sentenza.
In generale, negli Stati Uniti, l’estradizione può essere concessa soltanto in virtù di un trattato. La decisione di estradizione tradizionalmente comporta una analisi in tre parti:
– in primo luogo, il reato deve essere un “atto da estradizione”.
– in secondo luogo, ci deve essere “doppia incriminazione”.
– in terzo luogo, lo Stato richiedente deve rispettare un principio chiamato “specialità”.

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1- Gli atti degni d’ ‘estradizione’

Gli Stati Uniti hanno stipulato oltre 100 accordi con diversi paesi, ognuno con la propria lingua. Ognuno di essi è anche esternamente influenzato dallo stato delle relazioni con quel paese.

All’interno di tutte le incertezze, ci sono due modi in cui le nazioni decidono se un atto è degno d’ “estradizione”. Un trattato – come quello tra gli Stati Uniti e la Turchia – potrebbe identificare specificamente atti ammessi per l’ estradizione, come l’omicidio o omicidio colposo, in una lista di controllo. In alternativa, si potrebbero elencare i casi di estradizione molto in generale, con riferimento alla gravità della pena.
Così, i crimini presunti dalla Turchia dovranno essere atti da “estradizione” conformi al trattato Stati Uniti-Turchia, che enuncia specifici atti passibili di estradizione. Tradimento – come quella implicita nella richiesta di Erdogan per l’estradizione di Gulen – non compare nel trattato. Tale omissione potrebbe non escludere automaticamente l’estradizione, perché un atto da estradizione viene anche definito come un atto punibile secondo le leggi di entrambi i paesi da una perdita della libertà superiore ad un anno di pena o con una pena più severa – vale a dire, in base alla lunghezza della pena .

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2- La ‘doppia incriminazione’

Il requisito o criminalità “doppia” significa solo che il presunto reato è illegale in entrambi i paesi. Questa regola non richiede che le definizioni o la punizione per i reati stranieri debbano essere identici ai nostri (USA n.d.r).
Ancora una volta, i crimini per i quali la Turchia sostiene che Gulen debba rispondere saranno fondamentali qui. Se il Presidente, notoriamente avverso ad internet, sostiene che le critiche al governo sui social media sono un crimine, è probabile che non sarà soddisfacente per la doppia incriminazione. Fare discorsi pepati su Twitter non è solo legale negli Stati Uniti, è un passatempo nazionale.

D’altra parte, il presidente turco potrebbe semplicemente addurre crimini pre-approvati direttamente dalla appendice del trattato: cospirazione? Danni alla proprietà? Incendio doloso? Spuntato, spuntato, e spuntato. Sono tutti nel trattato.

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3- ‘Specialità’

Il requisito della “specialità” potrebbe essere rinominato come il più ingombrante, ma più descrittivo: “Non mentite a noi su quello che state andando a perseguire contro questo indiziato per indurci a consegnarvelo”. Questo principio assicura ad un paese che il convenuto estradato sarà processato per i crimini per i quali è stata concessa l’estradizione, e nessun altro.

Se il paese richiesto sospetta che il paese richiedente stia per tirare un sgambetto con le accuse, l’estradizione può essere negata.
Questa regola è stata progettata per proteggere l’indiziato, ma ammettiamolo, è stata progettata per proteggere il paese a cui viene richiesta – in questo caso, gli Stati Uniti – dal passare per veramente ingenuo. Nessun paese vuole essere indotto a restituire un imputato che invece meritava protezione.

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L’eccezione del reato politico

Se la Turchia sarà in grado di soddisfare tutti gli elementi dell’ estradizione, gli Stati Uniti dovranno far tornare Gulen in Turchia, giusto?
Non necessariamente. Il diritto internazionale e dei trattati non sono diversi rispetto alle nostre stesse leggi nazionali: ci sono sempre eccezioni alla regola. Nel mondo dell’estradizione, il “reato politico” appartiene a una classe di reati che sono esclusi dai trattati di estradizione.

Dato che i reati politici possono essere visti come parte di una lotta per il cambiamento politico in una nazione, sono diversi rispetto ad altri reati, a causa di una serie di credenze moderne. La prima è che gli individui hanno il diritto di attivismo politico per favorire un cambiamento politico, attività che è ben più legittima di qualunque comune attività criminale.
Poi vi è la preoccupazione che un ribelle estradato possa essere ingiustamente giudicato e punito a causa delle sue opinioni politiche.

Infine, c’è l’idea che i governi non dovrebbero intervenire nelle lotte politiche interne di altre nazioni. (Paradossalmente, si potrebbe sostenere che il modo più sicuro per un paese a cui viene richiesta l’estradizione per evitare di “farsi coinvolgere” in lotte politiche estere sia quello di restituire un imputato immediatamente su richiesta, e di non opporre affatto una eccezione per “reato politico”.)
L’eccezione del reato politico ha senso in teoria. Il problema sta definirlo nella pratica. Da un lato, un leader di una protesta politica potrebbe essere accusato di sedizione, di incitamento alla rivolta e forse anche essere colpevole. Le persone che pronunciano discorsi politici spesso lambiscono questi crimini come parte del loro attivismo. All’estremo opposto vi è l’assassino di massa che guida un camion in una folla di innocenti, motivato da un bel po’ di convinzione politica sinceramente sentita. Non possiamo trattare questi crimini, con la stessa classe di “reato politico”. Il primo è solo nominalmente penale, mentre il secondo è il male peggiore che si possa immaginare.

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24 comments

  1. Luistella 21 luglio, 2016 at 12:15

    Ormai ci si puo aspettare di tutto. Già si è visto dalle dichiarazioni dei vari stati dopo il fallito golpe, in cui si è sostenuto che il governo di Erdogan è stato eletto democraticamente dal popolo. Memoria opportunisticamente corta, visto cio che “democraticamente” è stato messo in atto prima delle ultime elezioni, dove è stato riconfermato “democraticamente ” Erdogan. Quindi ci si può aspettare anche che venga trovata la “gabola” per estradare Gulen in Turchia, in barba a tutte le disposizioni e principi della legge americana. Ma spero, voglio credere che non andrà cosi, anche in considerazione della assurdità della richiesta, della velocità con cui Erdogan ha stabiito che ci sono le prove per estradare Gulen, visto che solo ultimamente il sultano turco si è avvalso degli strumenti informatici…

  2. M.Ludi 20 luglio, 2016 at 11:10

    Più che il diritto ed il rispetto dei reciproci accordi sottoscritti, hanno sempre potuto le convenienze del momento ed i rapporti di forza. Nel caso in questione direi che la Turchia abbia più di una freccia al suo arco: la non brillantissima gestione della crisi, nel momento del suo apice da parte dei paesi occidentali, le presunte connivenze tra gli USA ed i rivoltosi, l’importanza della Turchia nello scacchiere medio-orientale, potrebbero rappresentare potenti armi di ricatto tali da far superare possibili ostacoli in punta di diritto. La tradizione USA ci induce, al contrario, a ritenere che non saranno consentite eccezioni alla ferrea regola sino ad ora applicata: alla fine gli Stati Uniti fanno sempre ciò che a loro più conviene. Ma trattandosi di decisioni rilevanti per gli sviluppi della politica estera americana, credo improbabile che la decisione venga assunta dall’attuale amministrazione, così come credo possibile che la Turchia stia già pensando come capitalizzare l’attuale posizione di forza senza arrivare ad un lungo e pericoloso braccio di ferro con la super-potenza americana. Tanto non credo (e forse nemmeno Erdogan lo pensa) che Gulen verrà estradato.

  3. Tigra 20 luglio, 2016 at 10:03

    Naturalmente al mondo esiste chi predica bene e razzola male, ed è fuor di dubbio che gli americani questo peccato l’abbiano commesso spesso, sia su questioni che riguardano l’estradizione, come quella del bombardiere della Val di Fiemme, sia in tutti quei casi in cui la loro politica estera ha avuto contenuti che si definiscono di realpolitik, ma che in realtà sono spiccatamente criminali, e qui gli esempi sono noti a tutti senza dover essere elencati.
    Mi pare tuttavia che nel caso specifico i punti siano due, e cioè le norme relative all’estradizione, e la pretesa di Erdogan di ottenere la consegna di Gulen.
    Quanto alle norme, che devono avere un contenuto generale e astratto, quelle americane mi sembrano in linea con quelle di larga parte dei paesi civili, e l’unica alternativa a questa concezione può essere il suo opposto, e cioè la consegna di qualunque imputato o condannato sulla base della semplice richiesta di un paese straniero, senza alcuna valutazione di merito, cosa che secondo me è sostanzialmente una barbarie.
    Quanto al caso specifico, io personalmente farei dell’attuale Turchia un poligono per ‘esercitazione dell’aviazione israeliana, e quindi di consegnare chicchessia a Erdogan direi che non se ne parla nemmeno, per le ragioni che stiamo vedendo in questi giorni, anzi, a mio parere andrebbe sbattuto fuori dalla NATO, emarginato dall’Europa e sanzionato economicamente come stiamo facendo con Putin.
    E aggiungo, se qualcuno la notte del golpe, americano, turco o delle Isole Figi avesse abbattuto il suo aereo, avrebbe fatto il bene dell’umanità.

  4. nemo 20 luglio, 2016 at 08:02

    Già, l’elenco “burocratico ministeriale” di tutte le definizioni e relative ragioni che sono favorevoli od ostative alla concessione della estradizione va a farsi benedire, nella realtà, del quotidiiano, della sua applicazione sia chiaro! Ecco che la Patria della libertà si intromette nelle faccende interne degli Stati a lei confinanti, vedi Nicaragua, vedi Cuba, vedi Panama, oppure attraverso la espansione della Nato in Europa, oppure la continua svogliata incoerenza sul medio oriente, con alleati inosservanti delle risoluzioni ONU, o addirittura finanziatori degli assassini terroristi, senza che vi sia il minimo imbarazzo. ll tutto attraverso quella emanazione del concetto di libertà, il braccio, o se preferisci la mente, che si chiama CIA. Si, caro Genesis, l’ articolo ci elenca molto sinteticamente quello che dovrebbe essere ma non quello che è, alla luce dei fatti, si intende

  5. Genesis 20 luglio, 2016 at 06:30

    Confesso che nell’estrema semplicità di scrittura e traduzione dell’articolo, ho dovuto rileggere spesso alcune frasi per farne mio il significato. Veniamo al succo…
    Cosa vuole dirci l’articolista? Nulla di ciò che già sappiamo. Ci sono dei trattati tra i vari stati mondiali anche per le estradizioni dei (presunti) colpevoli di crimini nel paese natio: i nostri bravi, belli brigatisti rossi e neri nascosti nelle americhe come in Francia e/o altri Stati, ne sono esempio lampante come l’estradizione dei colpevoli di crimini di guerra o dell’umanità dell’ultima guerra mondiale, ritornati negli Stati che li hanno condannati mezzo secolo fa a passare, in qualche forma meno agiata, le ultime ore della propria vita.
    …ma ancora…l’articolista ci vuole far capire che negli USA, cioè la Patria della Libertà per antonomasia, per concedere una estradizione bisogna sottostare alle tre macro aree di colpevolezza, cioè devi dimostrarmi senza dubbio alcuno che quella persona ha commesso un crimine violento, dimostrarmi che lo processerai giustamente solamente per quel crimine, ma soprattutto non devi dirmi bugie su quella persona, perché altrimenti non te lo mando e me lo tengo io, coccolandolo, perché io sono USA mammona!
    Bene. Bravi. Ineccepibili! Voi americani siete veramente il popolo migliore al mondo.
    Faccio io una richiesta (ne menziono solo una, ma ce ne sarebbero alquante): potete mandarci indietro quel pilota di caccia che, giocando in Val di Fiemme ormai tanti anni fa, tranciò col suo velivolo i cavi della funivia che cascò a terra riducendo in poltiglia le persone che ivi erano trasportate? Mi mandate anche il suo comandante che ha permesso la fuga immediata a casa del militare, benché fosse a conoscenza del grave atto? Visto che ci siamo, mi mandate anche il responsabile della difesa USA del tempo che lo accudì al suo arrivo?
    No? Il giusto processo a casa sua? Pochi anni di prigione dorata e poi fuori libero e bello? …così funziona caro Danny…

    Voi mettete politicamente a capo di uno stato in mezzo al Mediterraneo un vostro fantoccio che poi con gli anni, capisce di avere un potere molto forte. Questi alza la cresta, comincia a fare il bello e cattivo tempo, Voi dite che è un brutto, cattivone e, alla fine, gli fate la guerra cui siete da sempre il miglior esponente…
    …bravi! (Chi mi legge, in questo punto, dovrebbe dire ad alta voce una parolacci qualsiasi…giusto per completezza del mio commento).

    • Berto Al 20 luglio, 2016 at 18:35

      Secondo me hai fatto un notevole sforzo totalmente inutile; quel tipo di trattato è fatto in modo tale da lasciare ampi margini di discrezionalità in chi deve rispettarli e, alla fine, in tutti i rapporti contrattuali, chi ha le spalle più grosse (notare la “s” strategica), alla fine vince.

      • Genesis 20 luglio, 2016 at 21:42

        Dipende, Berto, da cosa intendi per sforzo e quale sia il significato che hai recepito dal mio commento.
        In merito allo sforzo, per me non è un problema: sono un uomo grande con le Spalle ben larghe e grosse!
        In quanto al significato del mio commento, ribadirei quanto mi stia sulle (S)palle quando il popolo americano pavoneggia la sua falsa ricerca della libertà assoluta per tutti…loro…dall’alto di un trono che si sono auto costruiti….

    • Jair 21 luglio, 2016 at 06:23

      Purtroppo, l’impossibilità di avere giustizia per il diastro del Cermis veniva da un accordo internazionale di cui lo Stato italiano era, ed è, libero firmatario. Il trattato NATO stabilisce che la giurisdizione sui reati commessi da militari di Paesi membri dell’alleanza spetta al Paese dei militari e non al Paese sul cui territorio il reato è stato commesso. Lo stesso dicasi per l’aspetto civile del risarcimento dei danni: la nostra Corte di Cassazione stabilì che non esisteva la giurisdizione italiana, quindi non si potevano citare in giudizio l’aviazione americana o i singoli aviatori responsabili del fatto. Ci toccò accontentarci del congedo con disonore dei digraziati e di lievi pene detentive, decise da una corte marziale americana.
      Sugli errori di valutazione degli USA in politica estera e sulle loro ingerenze nella politica di altri Stati si potrebbero scrivere dei tomi, ma non dimenticherei che noi europei stessi stiamo usando e pagando profumatamente Erdogan perchè tenga i profughi siriani ben lontani da noi…

      • Genesis 21 luglio, 2016 at 08:52

        Mah, Jair…va bene tutto, ma sai, mi immedesimo nei parenti di quelle e delle tante altre vittime dello strapotere (o della strafottenza) degli USA.
        Sul fatto che “noi europei” paghiamo Erdogan per tenerci lontani i profughi siriani ti consiglio di domandare a qualche tedesco (germanico e austriaco), a qualche ungherese e polacco…quanti di questi poveracci sono entrati nel loro paese via terra solo nel 2015 e quanti ne stanno entrando nel 2016: solo in Germania, nel 2015, 1milione di siriani (senza contare afgani ecc.)…cifra che ci dovrebbe far vergognare delle polemiche sulle decine di migliaia che raccattiamo noi per mare!

    • Luistella 21 luglio, 2016 at 12:34

      Ho detto la parolaccia ad alta voce, ma non la posso riportare per scritto … Ho sentito poco fa Emma Bonino , parole giuste, purtroppo realistiche. In sostanza ha detto che negli anni 2004 /2006, la Turchia poteva essere ammessa in UE perchè era uno stato laico, e non è stata accettata. Ora che Erdogan si è reso conto di quanto potere può avere, l’UE si trova in uno stato di questuante nei confronti del sanguinario dittatore e della sua gente. Per poter fare accordi per i rifugiati e affinchè la Turchia se ne tenga un pò ,si deve far finta di non vedere ciò che sta accadendo , e sarà sempre peggio. Temo abbia ragione.

      • Genesis 21 luglio, 2016 at 14:05

        Sì, Luistella…la Bonino ha ragione…ma in quanto a “trattenere i rifugiati”, la Turchia ha delle reti ben bucate! Via terra i siriani e gli afgani stanno popolando il centro est europeo…le statistiche indicano in un milione di immigrati siriani in Germania nel solo 2015…

    • Remo Inzetta 21 luglio, 2016 at 16:36

      Scusa Genesis, ma io non mi immagino che gli americani siano mai stati contenti di avere Erdogan al potere, al posto di un governo laico e conservatore, ben più efficace contro l’integralismo islamico.
      Penso che lo abbiano subito, come noi in Europa, e che ne avrebbero fatto volentier a meno, al punto che, come quasi tutti gli occidentali, sotto sotto si uguravano che il golpe avesse successo.
      Per questo non capisco il motivo per cui dai tutte queste responsabilità agli americani, per una volta che sembrano essere innocenti e immacolati, persino troppo.

      • Genesis 21 luglio, 2016 at 17:46

        Remo, solo nelle ultime quattro righe scrivo, a termine del mio commento che verte su altro tema, la questione delle responsabilità USA su Erdogan…successe la medesima cosa con Saddam Hussein…e sappiamo come è finita!

        Poi, noi comuni mortali, non sapremmo mai come girano le potenze geopolitiche mondiali…le possiamo solamente supporre da ciò che vediamo!

        • Remo Inzetta 22 luglio, 2016 at 09:42

          Caro Genesis, faccio un po’ fatica a comprendere questo commento.
          Sono intervenuto sulla parte del tuo ragionamento che mi sembra discutibile, perchè secondo me Erdogan non è mai stato il fantoccio di nessuno, tanto meno degli americani, che mai lo hanno messo a capo della Turchia, e sarebbero stati ben felici se l’esercito turco gli avesse risolto il problema.
          Fare come con l’Iraq mi pare impossibile, ma penso che Erdogan possa dare problemi anche più seri di quelli causati a Saddam Hussein, e dovremo capire come affrontarli.

          • Genesis 24 luglio, 2016 at 06:46

            La storia, Remo, ormai non si legge più nei libri, ma la si deve cercare nelle pubblicazioni economiche e finanziarie globali. Facciamoci delle domande?
            Quando è cominciato il pubblico ludibrio contro l’Erdogan sanguinario?
            Guarda caso quando gli americani si misero al fianco dei curdi nella questione ISIS In Siria.
            Poco prima la Federal Reserve finanziava la Turchia a mani basse per via della posizione e della forte espansione economica. Questi finanziamenti portarono l’attuale presidente turco ad ottenere favori sia da occidente che da oriente, divenendo effettivamente una Potenza economico-militare, quindi un piccolo grande problema per gli USA. Si affievoliscono, a questo punto, le entrate americane…ed Erdogan comincia a fare ciò che vuole!

            Remo, il mio indicare “fantoccio degli americani” è una metonimia. È chiaro che non è stato un Clinton o altro presidente USA ad investire un sanguinario alla presidenza di un mega stato in mezzo ai continenti del petrolio, ma identifico la connivenza degli Stati Uniti (anche d’Europa) nel lasciare che questi prendesse un potere dittatoriale in un paese che ha l’esercito più grande al mondo…

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