Come tutti sanno, l’Italia si disloca su di un territorio lungo e stretto al centro del quale si sviluppa la catena appenninica che, da nord a sud, taglia longitudinalmente la penisola determinando quella varietà di paesaggi e quell’alternarsi di diversità che rendono il Paese, sia pur piccolo, così capace di manifestarsi sotto molteplici aspetti.

Questo grandissimo pregio del quale andiamo, giustamente orgogliosi, per secoli ha rappresentato anche una notevole difficoltà per collegare le varie parti del territorio e solamente i romani riuscirono, in modo strutturale, a consegnarci una viabilità che è rimasta, pressochè la stessa almeno sino al 18° secolo quando, politicamente, l’Italia veniva rappresentata come una sorta di vestito di Arlecchino tant’era divisa in stati e staterelli, a loro volta sottomessi alle principali potenze europee dell’epoca.

BLO 220815-03-662

Questa suddivisione non incentivò certo lo sviluppo di una rete viaria moderna (come stava avvenendo altrove), anzi; le contrapposizioni politico-militari rendevano, se possibile, anche più difficili le comunicazioni, lasciando i territori di campagna e montani dominio, quando non vi fossero eserciti in marcia, di bande di briganti, al tempo diffuse ovunque.

La storia dell’Unità d’Italia ci racconta dei moti carbonari e delle trame di Cavour e Garibaldi che portarono alla Spedizione dei Mille ed alla trionfale risalita dello stivale, ma tace quasi completamente sull’identità di coloro che l’Italia l’unificarono veramente, rendendo il viaggio da nord a sud (o viceversa) non più un’avventura epica ed assai pericolosa.

BLO 220815-01-662

Già, perchè Giardini Ximenes non è il nome di qualche oasi esotica situata in una località amena, ma sono i cognomi di due ingegneri che, con il loro impegno, hanno progettato e diretto la costruzione della strada che superando i contrafforti appenninici in prossimità di quello che tuttora è noto come il Passo di Annibale, unisce la Pianura Padana con l’Italia centrale.

Per intraprendere certe iniziative ci vogliono mezzi e furono tra i regnanti più illuminati dell’epoca, Francesco III d’Este Duca di Modena e Pietro Leopoldo di Lorena Granduca di Toscana (tra l’altro anche lontani parenti tra loro) a dare rispettivamente l’incarico a Pietro Giardini ed a Leonardo Ximenes, di costruire una strada su di un tracciato complessivo di circa 150 Km che, superate le asperità montuose, consentisse un agevole e veloce tragitto in zone che, senza di esso, rappresentavano un viaggio da percorrere a proprio rischio e pericolo.

Nonostante il tracciato, per lunghi tratti, venisse progettato e costruito di sana pianta per assenza totale di viabilità preesistente, in soli 12 anni (dal 1766 al 1778) la strada venne completata e con essa, nacquero nuovi agglomerati urbani dove le carrozze potevano sostare ed i cavalli essere rifocillati per un viaggio che poteva pur durare per giorni e giorni.

Di Pietro Giardini resta la memoria nel nome della strada che da Modena si inerpica verso il confine (Via Nazionale Giardini), mentre in ricordo di Leonardo Ximenes, al passo dell’Abetone si trovano due Piramidi in pietra ai due lati della strada, ciascuna recante nella parte rivolta verso gli opposti versanti, lo stemma in marmo delle casate dei due mecenati.

BLOG 210815 Storie

Dopo l’Unità d’Italia, venute meno le divisioni territoriali, iniziarono a svilupparsi altri percorsi che, con il tempo, resero inutile inerpicarsi sino ai 1450 metri del passo per attraversare le due piramidi che ancora segnano il confine tra Toscana ed Emilia Romagna; ormai quella strada viene utilizzata solo dagli sciatori nel periodo invernale e dai molti abitanti di pianura che cercano, attraverso essa di sfuggire alla calura estiva sempre più opprimente.

Quei Paesi cresciuti ai margini della strada, floridi un tempo per il brulicare delle attività economiche, oggi si stanno spopolando per la crisi economica che spinge i giovani a cercare fortuna altrove e lasciano i vecchi a presidiare la memoria di un passato glorioso che i più neppure conoscono. Eppure, per molti anni, quella strada e quei paesi hanno rappresentato la cerniera tra il nord ed il sud d’Italia.

Tra le opere necessarie allo sviluppo della strada, Ximenes progettò due ponti particolarmente difficili da realizzare sui torrenti Lima e Sestaione; in prossimità del secondo si trova una lapide nella quale il Granduca Leopoldo volle manifestare il suo orgoglio per l’opera realizzata, mentre sotto di essa si trova una iscrizione scolpita nella pietra, che si dice voluta dallo stesso Ximenes nella quale si recita: “O pellegrin se del sentier sei lasso, fermati, bevi e poi raddoppia il passo”, ad incitare il viandante stanco, a riposarsi pure e bere l’acqua fresca della fontana, ma a riprendere poi di buona lena il cammino; ché la strada era ancora lunga.

BLO 220815-00-662

Passeranno un centinaio d’anni circa e nel 1864, con l’Italia da poco unificata, verrà inaugurata la linea ferroviaria Porrettana che consentirà di percorrere in treno la distanza tra Bologna a Firenze mediante un tragitto di circa 100 chilometri, attraverso 47 gallerie e 35 tra ponti e viadotti, che realizza un progetto ingegneristico di portata impensabile per l’epoca (addirittura con un tornante all’interno della montagna che porta le rotaie in quota) e che manda nel dimenticatoio le fatiche di Pietro Giardini e Leonardo Ximenes; ma questa è un’altra storia.

1 lettore ha messo "mi piace"
Print Friendly, PDF & Email
Share:

Leave a reply

WordPress Appliance - Powered by TurnKey Linux