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E se il vero, grande malato d’Europa fosse la Germania?

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Certe notizie ci passano davanti con una facilità talmente grande da transitare inosservate ai nostri occhi ed il pessimismo che ormai ci pervade, impedisce qualsiasi accenno di riflessione su tutta una serie di dati che elaborati in tempi diversi, presentano un quadro della situazione che, definire preoccupante è poco.
Ormai da tempo immemoraboile, noi italiani, ci siamo abituati a sentirci chiamare con gli epiteti più degradanti; di noi si dice che abitiamo in un Paese bellissimo, che sappiamo mangiare e bere, nonchè vestirci, insomma, vivere bene, ma non ci preoccupiamo di nient’altro e lasciamo che le nostre ricchezze vengano dilapidate da una classe politica inetta, sostenuta da un popolo opportunista e con un tasso di criminalità esageratamente alto.
Ognuno di noi farebbe fatica a trovare le parole adatte a confutare queste affermazioni; persino i telegiornali, quotidianamente, ci ricordano quanto siamo brutti, sporchi e cattivi.
Poi ci sono le cifre….già, le cifre; e qui viene il bello perchè in economia, sembra, la matematica diventa un’opinione.
Facciamo un passo indietro.
Dicembre 2013. Friburgo è una bellissima cittadina tedesca sita in prossimità della Foresta Nera e molto vicina al confine con la Francia; pulita, ordinata e piena di gioventù. Già perchè è anche sede di un’antica e prestigiosa sede universitaria dove insegna un certo Prof. Raffelhuschen sconosciuto ai più, il quale guida un Centro Studi di Economia che si diletta nell’uscire dagli schemi e, anzichè affidarsi ai dati comunemente noti, decide di dare un’occhiata un pò più in là e vedere come stanno effettivamente le cose. Ebbene, il Prof. Raffelhuschen ed i suoi collaboratori decidono di fare delle simulazioni sulla salute degli Stati, non prendendo a riferimento solamente i dati economici attuali, ma rielaborandoli in proiezione futura e cosa ti scopre il buon Raffelhuschen? Che sommando il debito attuale con quello implicito derivante dagli impegni futuri già assunti dai principali Stati occidentali, in rapporto al PIL attuale, la graduatoria che attualmente ci vede agli ultimi posti con il nostro desolante 134% circa, in una classifica ricalcolata sulla base dei nuovi dati, ci vedrebbe proiettati (reggetevi forte, perchè c’è da farsi male), al secondo posto dietro la Lettonia, con la Germania quarta, la Francia 22a e gli Stati Uniti d’America addirittura all’ultimo posto.
Nella sostanza, mentre noi facciamo i nostri compiti a casa e mangiamo pane e cipolle rattoppando i pantaloni, gli altri pontificano e ci danno lezioni ma, nel contempo, rimandano a domani (e anche dopo) l’evidenziazione di clamorosi buchi di bilancio che si produrranno per effetto di impegni presi a futura memoria in campo sanitario e previdenziale.
Come sia potuto accadere che paesi tradizionalmente liberisti in tema di previdenza e sanità (come USA e U.K) possano trovarsi agli ultimi posti della graduatoria non ho trovato modo di approfondirlo, ma le analisi del Prof. Raffelhuschen sono state pubblicate da IlSole24Ore in un editoriale di Isabella Bufacchi pubblicato il 14/12/2013 e, direi, che possiamo ritenere siano corrette, visto che nessuno si è preso la briga di smentirle.
Il quadro che ne esce da questa analisi è preoccupante e non passa giorno che non vengano date notizie che ne confortano la veridicità.
Durante i recenti stress test effettuati dalla BCE che hanno gettato nello sconforto la città di Siena, a nessuno è capitato di notare che quei test non hanno riguardato le casse di risparmio e le LandesBank tedesche che hanno ottenuto di esserne esentate (?); negli stessi giorni un sito americano di informazione on-line pubblica un’indagine sull’esposizione in derivati delle maggiori Banche internazionali evidenziando (notizia che non mi risulta essere stata smentita) che la Banca al primo posto al mondo è la Deutsche Bank con un’esposizione totale pari a 20 volte il PIL tedesco (mentre il nostro sistema bancario ne è pressochè esente).
Nei giorni scorsi un famoso finanziere (nel senso di venture capitalist) italiano, Fabio Zoffi, da venti anni residente in Germania, ha dichiarato, in un’intervista concessa al Giornale, che in quel Paese sono ormai note le divergenze totali tra ciò che artificiosamente appare (un Paese in salute) e ciò che realmente è (un paese con un sistema sanitario e previdenziale insostenibile – come già detto dal Prof. Raffelhuschen – il Paese con meno nascite al mondo, ed un sistema produttivo fortemente sbilanciato verso un’occupazione precaria).
Chiudo con le parole di Alexander Kockerbeck, ex analista per il debito sovrano di Moody’s e attualmente consulente in Germania rilasciate a Isabella Bufacchi (14/12/2014) nello stesso editoriale sopra ricordato: «L’Italia ha una crescita del Pil fiacca, molto debole ma almeno è una crescita onesta. È la più onesta che c’è, nel senso che non nasce da una degenerazione. L’Italia non è cresciuta negli anni passati con le bolle speculative immobiliari oppure partecipando alle avventure virtuali della finanza – sostiene Kockerbeck candidamente -. E ora l’Italia esce dalla recessione nonostante la condizionalità sottintesa delle OMTs abbia imposto l’austerity e il rigore sui conti pubblici, e torna a crescere senza l’aiuto della svalutazione dell’euro, senza tassi bassissimi (perchè paga lo spread), senza inflazione: un sostegno che invece gli Usa e il Regno Unito, tornati a crescere, hanno avuto dalla Fed e dalla Bank of England con il QE che dà più tempo per fare le riforme».
Le considerazioni che, alla fine possiamo trarre sono, in ogni caso, assolutamente desolanti: se anche veramente l’Italia uscisse in un futuro riqualificata e riconsiderata (non solo per mandolini e spaghetti), in un mondo ove i presunti giganti hanno piedi d’argilla, che prospettive ha?

 

http://www.ilsole24ore.com/art//2013-12-14/la-sorpresa-debito-sostenibile-082749.shtml?uuid=ABx6l0j&fromSearch

http://www.ilgiornale.it/news/politica/debiti-occulti-e-banche-fragili-anche-germania-rischia-crac-1066711.html

http://www.formiche.net/2014/09/27/lesposizione-derivati-deutsche-bank-vale-20-volte-il-pil-tedesco/

 

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4 comments

  1. nemo 18 novembre, 2014 at 18:59

    Articolo interessante, anche se per me la materia è ostica. Mi limito però ad evidenziare una notizia di attualità, il Giappone , la famosa tigre, è in recessione tecnica, così dicono i professionisti, aggiungo che , altra notizia di grande rilievo, il debito pubblico dello stesso è spaventoso. Si parla badate bene del Giappone, osannato per la sua inossidabile capacità produttiva, qualcosa si è rotto’ Non lo sappiamo di certo c’è che la classe politica di quel Paese non è certo migliore della nostra, anzi anche loro dopo aver fatto cappellate piangono, ricordi recenti ?

  2. Luistella 15 novembre, 2014 at 13:52

    Ho sbagliato ad inviare il commento che era diretto ad un altro post.
    In questo caso mi pare invece, che la Germania, qualunque cosa facesse l’Italia,se riuscisse anche risanare il debito pubblico di Irlanda, Spagna, Francia messe insieme, più ovviamente il nostro, avrebbe sempre da ridire. Non c’è niente da fare. Tra questo colosso dai piedi d’argilla e l’Italia, scorre la stessa simpatia che c’è tra un pitecantropo ed un pinguino.Non parliamo poi se ci si mette in mezzo Moody’s.

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