le storie

L’Argentina e gli italiani, 40 anni dopo

L’Argentina commemora in questi giorni il quarantennale del Programma di Riorganizzazione Nazionale. Dietro questa dizione ufficiale ed eufemistica, si nasconde la serie di giunte militari che governò totalitariamente la Repubblica Argentina dal 1976 al 1983. Una dittatura sanguinaria su cui gli argentini non riescono ancora a costruire una memoria condivisa, e su cui anche in Italia, nazione che per motivi di sangue dovrebbe essere più ogni altra interessata alla storia e alle sorti di quel grande Paese sudamericano, regnano ancora ignoranza e disinteresse.
Eppure l’Italia e gli interessi economici e politici italiani ebbero parte importante nei tristi avvenimenti di quegli anni. Oltre a ciò, la stessa origine italiana di buona parte del popolo argentino (si stima che almeno il 40% degli argentini sia di discendenza italiana) dovrebbe di per sè essere motivo di avvicinarci alla conoscenza della travagliata Storia argentina.

 

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Già l’elenco dei generali a capo dei quattro governi militari che si succedettero in sette anni, dovrebbe incuriosirci. Videla, Viola, Galtieri, Bignone. I tre ultimi dittatori, dei quattro, erano di famiglia italiana. Come era di origine italiana gran parte dei 30.000 oppositori del regime uccisi o scomparsi (desaparecidos), e dei 50.000 che vennero arrestati e detenuti illegalmente anche per anni. Molti di questi sfortunati erano addirittura ancora cittadini italiani: ma ben poco ha fatto la giustizia italiana per perseguire le uccisioni, i sequestri e gli incarceramenti illegali di questi nostri connazionali.

La situazione politica ed economica che portò al colpo di stato militare del 24 marzo 1976 era straordinariamente disordinata e complessa. Il Paese che era stato il più ricco del Sudamerica, e addirittura la quarta economia mondiale nell’immediato secondo dopoguerra, era devastato da una grave crisi economica, accompagnata a un’inflazione che superava il 500%, e dalla perenne divisione e dagli scontri tra peronisti di destra e di sinistra (divisione che esiste ancora oggi, perchè ancora oggi esiste un movimento peronista dalle mille anime, i cui ultimi più illustri esponenti sono stati i Presidenti Menem, peronista di destra, e i Kirchner marito e moglie, peronisti di sinistra): tutto era a favore di una soluzione nel classico stile sudamericano, un golpe militare (con l’appoggio degli Stati Uniti) che scongiurasse l’avvento al potere di un governo democratico e progressista.

 

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I militari sostituiscono la debole presidentessa Isabelita Peròn con il generale Videla, che instaura immediatamente una politica che oggi definiremmo neoliberista: blocco dei salari, divieto di sciopero e di organizzazione sindacale. E soprattutto, mette in pratica una forma capillare ma sotterranea e segreta di persecuzione degli oppositori politici che, semplicemente, sparivano (i desaparecidos), in modo che venisse salvaguardata l’apparenza di un paese che trascorreva una vita tranquilla e normale.
I maggiori beneficiari del “Programma di riorganizzazione” sono le multinazionali straniere, che fanno affari d’oro con la manodopera e le materie prime argentine (Monsanto e Nestlè in primis, ma anche Fiat, Agip e Snam).

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Si contraddistinse per il silenzio assoluto sui crimini della dittatura argentina il Corriere della Sera dei piduisti Di Bella, Tassan Din e ovviamente Rizzoli, il quale diviene in quegli anni il maggiore proprietario di giornali in Argentina, utilizzando anche favori vergognosi dalla dittatura, quale l’acquisto a prezzo stracciato di una delle maggiori cartiere d’Argentina, espropriata alla famiglia Civita, ebrei anch’essi di origine italiana; d’altronde, la loggia P2 aveva avuto un ruolo fondamentale nell’organizzazione del colpo di Stato. Erano piduisti molti alti ufficiali argentini, e soprattutto il famigerato ammiraglio Massera, anima nera del regime e ispiratore della repressione omicida già da quando era consigliere corrotto e traditore della presidentessa Isabelita Peròn; anch’egli, naturalmente, di origini italiane. Il corrispondente del Corriere della Sera da Buenos Aires, Giangiacomo Foà, colpevole di descrivere con troppa chiarezza la situazione argentina, venne rimosso dal direttore Di Bella nell’estate del 1977: era l’unico, e fu l’ultimo corrispondente stabile della stampa italiana dall’Argentina dei generali. (1)

 

 

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Bruno Tassan Din e Angelo Rizzoli

 

Il silenzio del Corriere della Sera non è l’unica vergogna italiana negli anni della dittatura militare argentina. La nostra ambasciata, esattamente come farà durante la crisi economica del default argentino degli anni 1999-2002, rifiutò ai nostri connazionali il visto per rientrare in Italia, pur sapendo che questa decisione avrebbe potuto comportare la morte di coloro che cercavano scampo tornando nella madrepatria. A questo comportamento infame si sottrasse il viceconsole Enrico Calamai che, a rischio della sua carriera e della sua stessa vita, riuscì a salvare centinaia di italo-argentini, rilasciando sottobanco la documentazione e i visti per l’espatrio che la nostra burocrazia negava. Lo stesso Calamai contribuì in seguito, con le sue testimonianze in procedimenti sia in Italia che in Argentina, alla condanna di alti ufficiali per gli assassinii di cittadini italiani (2). Per il suo coraggio, Calamai ricevette una altissima onoreficenza dalla Repubblica Argentina nel 2004 (3) , mentre non si ha notizia di riconoscimenti analoghi tributati dal nostro Paese.

 

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L’italoargentino più illustre, Jorge Mario Bergoglio, oggi lo conosciamo bene. Quello che ancora non conosciamo, e difficilmente potremo conoscere del tutto, è il ruolo che ebbe durante gli anni della dittatura dei generali. Si sa che in gioventù simpatizzava per un gruppo dell’estrema destra peronista dal triste nome “Guardia de Hierro”: non si sa se ne fece effettivamente parte. Soprattutto, è assai nebuloso il ruolo di Bergoglio quando era superiore provinciale dei Gesuiti. Secondo alcuni giornalisti, Bergoglio tradì e praticamente consegnò ai militari due suoi confratelli troppo vicini all’opposizione, secondo altri invece fece il possibile per salvarli. I due gesuiti uscirono vivi dalla tortura e dalla detenzione, ma anche le dichiarazioni del gesuita ancora oggi vivente, padre Francisco Jalics, non aiutano a chiarire i fatti. Suggerisco a chi ha interesse di approfondire il tema del passato di Bergoglio di cercare sui motori di ricerca Bergoglio e Verbitsky (il secondo è un autorevole giornalista argentino che da sempre scrive sugli anni delle giunte militari). Vedrete che le fonti sono numerose e in contraddizione tra loro; alcune contraddicono addirittura sè stesse, a distanza di tempo; a conferma che il futuro Papa Francesco non fu “a tutto tondo” contro la dittatura, ma il suo ruolo si presta a ricostruzioni e interpretazioni diversissime.

 

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(1) Il Corriere e i desaparecidos argentini
(2) Lo Schindler di Buenos Aires.html
(3) Argentina: Enrico Calamai insignito per aver fatto il suo lavoro da console italiano nell’Argentina di Videla

Argentina

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9 comments

  1. Luistella 31 marzo, 2016 at 16:02

    Alcune sere fa ho visto in Rai storia “argentina gli anni spezzati”. Terribile e ben documentata analisi di quegli anni. per quanto riguarda l’italia e i desaparecidos italiani, c’è da dire che è stato fatto un processo ai militari argentini in cui l’Italia si costituì parte civile . Il 6 12 2000 si arrivò alla condanna di sette imputati, all’ergastolo. Vedasi l’articolo su sito “centro studi per la pace”. Il film documentario che ho citasto, ne parla ampiamente con i protagonisti vittime e il magistrato di parte civiule.
    Papa Brgoglio. La sera in cui fu eletto, tre anni fa, non era ancora uscito sul balcone di P.zza San Pietro col suo celebre “buonasera”, che il commentatore televisivo, aveva già preannunciato i probabili agganci con la dittaura argentina d el neoeletto. E me lo ricordo bene, perchè esclamammo “oh no, anche questo ci voleva”! Su internet c’è tutto e di più, compreso che 8 testimoni (dicesi otto) lo accusavano di pedofilia e di intrallazzi nel rapimento dei bambini sottratti alle madri poi desaparecide. Al di là di questo è ben vero che ad ogni accusa più o meno velata di connivenza anche attiva con la dittatura, esistono altrettante fonti che dicono che non fu così, specie nei riguardi dei gesuiti. Perciò ritengo come anche riportato da altri commentatori che lui fece ciò che potè , forse con poco coraggio. Forse non potè fare altrimenti.Di certo la dittatura non avrebbe di sicuro parlato dell’opposizione di un cardinale. Fu una delle peggiori del secolo scorso, perchè la più subdola. Basta vedere il documentario.

  2. Jair 30 marzo, 2016 at 16:38

    Mi sembra significativo che, dal momento della sua elezione a Papa fino ad oggi, non ci sia stata una sola voce autorevole, di storici o di politici, che abbia sostenuto che Jorge Bergoglio fu un oppositore della dittatura militare. Chiaramente, ciò non dimostra che egli fosse un sostenitore del regime o complice dei crimini dei militari: indica solo che non si spese in difesa della democrazia e che probabilmente aveva trovato una sua forma di convivenza con il regime militare.

    • M.Ludi 31 marzo, 2016 at 12:57

      In questi giorni ho letto un articolo su Indro Montanelli nel quale si racconta che, durante una vecchia intervista, gli venne chiesto conto di un matrimonio con una ragazzina eritrea di 12 anni quando era militare in quel Paese durante le farneticazioni imperialiste di Mussolini; la giustificazione di Montanelli fu che a 12 anni in Eritrea sono già donne e che, comunque, tutte si sposavano a quell’età.
      Non credo che questo episodio, sia pur deprecabile, possa indurre alcuno a mutare la propria opinione su quello che fu Indro Montanelli e credo che il giudizio su Bergoglio debba essere letto in questa chiave: non si può pensare che, per tutta la vita, chiunque di noi, abbia avuto una tale linearità di pensiero e coerenza agli stessi principi, indipendentemente dall’età e dalla situazione in cui si è vissuto.
      Se oggi, dopo secoli di indecenza allo stato puro, abbiamo un papa che cerca di recuperare l’istituzione ad un minimo di decoro, lo dobbiamo forse a qualche peccato di codardia in cui può essere incorso durante gli anni della dittatura militare argentina; se vogliamo eroi morti, ricordiamoci che poi a vincere sono sempre i peggiori

      • Scan 3 aprile, 2016 at 14:49

        solo un paio di precisazioni, secondo il mio sentire. la storia del rapporto del “nostro” indro l’avevo già citata io a proposito dei “toccamenti” di colonia definendo la vittima una bambina, non una ragazzina: anche negli anni ’30 penso che fosse tale la definizione di una dodicenne. parlare di “matrimonio” di un nostro “ardito” con una bambina (vabbé un po’ scura di carnagione) mi sembra azzardato: penserei piuttosto a violenza carnale continuata su minore, minore di 14 anni. certamente l’episodio, definito deprecabile con forte uso dell’understatement, non ha fatto cambiare la mia opinione su montanelli.
        sul passato di bergoglio non ho notizie sicure, per cui mi astengo da giudizi più o meno sommari.

  3. Tigra 30 marzo, 2016 at 13:38

    Consiglio a tutti di leggere i link allegati all’articolo, ed in particolare quelli che riguardano la vicenda di Enrico Calamai, a mio parere uno di quegli uomini capaci di fare la differenza sotto il profilo morale, e di dare lustro a istituzioni e governi che non sempre lo meritano.
    Il discorso che ha pronunciato in occasione dell’onoreficienza che gli è stata consegnata dall’Argentina ha un profilo e uno spessore che non possono non gettare nel più totale imbarazzo chi lo ha promosso per rimuoverlo; o forse no, certe persone sono probabilmente impermeabili alla vergogna.
    E’ comunque una pagina dell’Italia migliore, quella che di solito non conta nulla e che magari viene irrisa per la sua qualità etica: credo che tutte le persone per bene di questo paese dovrebbero essere riconoscenti ad Enrico Calamai.

  4. Genesis 30 marzo, 2016 at 06:25

    La forza degli italiani nel mondo! Mafia, piduismo, complottismo, creazione e sottomissione di governi sanguinari per i propri comodi…
    Andati al di là dell’oceano con le valige di cartone, bistrattati come pochi, siamo divenuti in poco tempo coloro ai quali additare le colpe di migliaia di morti e sparizioni (in Argentina sono la stessa cosa). La Grande Forza dell’impero Romano dei cesari riportato in auge 1600 anni dopo la sua dissoluzione. Grandi italiani!
    Americani, francesi, inglesi, tedeschi, spagnoli e russi che stanno a guardare come l’italiano si sia evoluto e sparso per ogni dove, a macchia d’olio. Un po’ l’Islam degli ultimi decenni che ormai ha intrapreso la medesima condizione delle migrazioni italiane degli ultimi due secoli.
    Bergoglio, Papa Francesco, quello che tra i primi visitatori del suo soglio, ha invitato le madri di quei desaparecidos di cui la storia Argentina ancora oggi non sa effettivamente, chiaramente e definitivamente scriverne… Quello era a capo dei gesuiti e “per forza di cosa” doveva essere in combutta con Videla. Quello ha fatto sparire dei suoi compaesani e compagni di merende per farsi bello nei confronti del regime: oggi è a capo della chiesa cattolica…mamma mia, c’è da averne timore!

    N.B.: per chi non capisse, ho scritto per assurdo…e non scriverò altro.

    • Scan 30 marzo, 2016 at 12:37

      non ti capisco, genesis: data l’enorme presenza, in argentina, di cittadini di origine italiana, è normale che essi fossero presenti sia tra le fila delle giunte militari sia (a migliaia) tra le vittime di esse. che le giunte militari sudamericane (non solo quella argentina) siano state oggetto, come minimo, di understatement da parte dell’informazione patria è senz’altro vero: e non solo da parte dell’informazione: ricordo un celebre viaggio in cile di un pontefice oggi santo. anche sul passato di bergoglio, a parte quelle sulle sue preferenze calcistiche, le notizie sono poche e discordanti

      • Genesis 31 marzo, 2016 at 06:49

        …non per questo bisogna dileggiare una bandiera facendo intendere, nell’Unione delle parole dello scritto, quanto ci sia di Italia nel disastro sociale mondiale. Sembra, ultimamente, che del verde, bianco e rosso verticali della nostra bandiera, si cerchi di lordarli a più non posso. Sarà che la mia italianità deriva da una tolleranza forzata, modificata solo negli ultimi tempi in convivenza…credo di poter dissentire in merito alla forma di uno scritto pubblico motivando la mia reazione…e l’ho fatto…

        Ad ogni scritto contro un Bergoglio se ne trova uno a favore…quindi? Bergoglio non ha mai manifestato orgoglio per quello che ha fatto negli anni dei desaparecidos?…si, è vero…ma poteva? Chi sa effettivamente quale sia il giuramento e il messaggio che un gesuita deve portare?

        • Tigra 31 marzo, 2016 at 09:56

          Dileggio della bandiera mi sembra un’espressione un po’ forte, che onestamente non condivido.
          E’ un fatto che la mafia sia nata in Italia, e che come tipologia di organizzazione criminale si sia poi diffusa ne mondo, come è un fatto altrettanto incontrovertibile che il fascismo come ideologia politica strutturata sia nato da noi.
          E’ poi altrettanto vero che gli italiani sono anche Giorgio Perlasca, uomo compiutamente di destra fra l’altro, ed Enrico Calamai, che rischiano la vita in nome di principi etici, in solitudine ed in silenzio, per salvare altre vite umane.
          Probabilmente siamo un popolo dalle tinte forti, nel bene e nel male, che non valorizza le sfumature di grigio, ma riconoscere i propri pregi e i propri difetti mi sembra un’onesta posizione, e non una mancanza di riguardo nei confronti della bandiera.
          Quanto a Bergoglio, credo che la verità la sappia solo lui; può essere che si sia opposto nell’ombra al regime militare facendo qualche compromesso, può essere che nel tempo si sia evoluto abbandonando precedenti posizioni più conservatrici, può essere che il nuovo ruolo di capo della chiesa gli consente libertà che prima non aveva, e che le stia utilizzando per far progredire la chiesa stessa, ammesso che ciò sia possibile, può essere infine che ci sia un mix di tutte queste cose assieme, che forse è la cosa più probabile.
          Ci sarebbe un sistema semplice per saperlo, fargli una domanda diretta, ma sembra che nei confronti del papa non si usi…

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