le storie

La sapienza del padre

Scultura di Gudmundur Thoroddsen

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SOK 005-01-110

 

La pietra nello stagno

 

 

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La fuoriuscita dall’utero materno, in fondo, è solo uno stato di transizione. In realtà, anche per coloro che accusano altri di non aver “mai tagliato il cordone ombelicale”, per tutti, donne e uomini abitatori di questo mondo, la fuoriuscita dall’utero è soltanto una fase di transizione da una “stanza all’altra” dello stesso utero.

Il mondo, infatti, infligge al corpo gli stessi scossoni già in precedenza subiti nella pancia della madre. Il corpo riceve dal mondo le medesime emozioni , ha bisogno dello stesso nutrimento e necessita, ancora e sempre, di contatto affettivo e materiale con altri corpi – sia pure, ovviamente, di altro tipo e di altro significato.

In questo senso, allora, si può ben dire che la vita dell’uomo sulla terra sia essa stessa un’esperienza incessante con una grande madre. Si piange quando si esce dalla prima stanza (l’utero), si è terrorizzati quando si teme di essere espulsi dalla seconda stanza (il cielo). Si vive costantemente all’interno di un’esperienza, fondamentalmente erotica, di comunione con la gioia e il dolore del mondo; con la sua, talvolta generosa, talvolta violentissima, presenza davanti al nostro sguardo attonito… Che cosa ci sia dopo il contatto con la madre (l’utero e il cielo), è ignoto a tutti. Così come è ignoto ciò che c’era prima.

È possibile che laggiù, o lassù, ad aspettarci ci sia il padre, ossia colui che ha fecondato la madre/terra e ha reso possibile la nostra vita, dapprima nell’utero e poi sotto il cielo. E, tuttavia, il padre ci fa paura. Le più grandi paure della nostra vita, ciò che “noi” percepiamo come le paure più grandi, sono infatti proprio legate alla possibilità di poter incontrare un padre sconosciuto e terribile.

Non avremmo più paura, né panico – forse – se imparassimo una nuova sapienza, una sapienza inaudita, ossia quella che si lega ad un padre assente. Non necessariamente, cioè, il padre dovrebbe essere concepito in quanto figura malefica e portatrice di dolore. In fondo, del padre noi non abbiamo alcuna esperienza. Ciò di cui abbiamo esperienza, invece, e si tratta di un’esperienza di dolore acerrimo, è il rapporto con una madre, poiché questo significa pianto: sia quando nasciamo, sia quando – un giorno che tutti ci auguriamo lontanissimo – dovremo andare ad incontrare il padre…

Sì, abbiamo bisogno di una sapienza nuova – forse però al di là ed oltre quella delle religioni storiche le quali, in quanto sapienza, appaiono sempre meno credibili. Sono sicuro che tale bisogno esista; non sono affatto sicuro che tale sapienza sia possibile da elaborare.

 

 

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Toteninsel

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