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Lorenzin, mi dica, non era meglio se…

 

Nel mondo animale e vegetale esistono parametri precisi in base ai quali una specie può diffondersi oppure estinguersi e quasi tutti finiscono per fare riferimento alla presenza più o meno abbondante di elementi nutritivi indotti, a loro volta, da caratteristiche ambientali (quali. p.e., le mutazioni climatiche).

La stretta connessione tra le varie specie in quella che viene comunemente chiamata la “catena alimentare” fa sì che l’abbondanza o, al contrario, la carenza, di un semplice microrganismo possa determinare enormi modificazioni sulla popolazione vegetale e animale presente in quei luoghi. Lorenzin, mi dica, non era meglio se….

Esistono poi molte specie che sembrano attivare una sorta di autoregolazione sulle nascite, incrementando o diminuendo la fertilità sulla base dell’abbondanza o meno degli elementi tipici dell’alimentazione per cui, una variazione climatica potrà portare alla riduzione nella produzione di frutti e semi di una pianta che determinerà, a sua volta, scarsità di cibo per una o più specie animali le quali, in quel periodo, procreeranno un numero ridotto di nuovi nati.

Nell’uomo i meccanismi sono simili ma con evidenti differenze dovute alla complessità della specie; è vero infatti che le carestie riducono la fertilità femminile (ed aumentano la mortalità infantile), ma non è necessariamente vero che, a fronte di abbondanza di cibo corrisponda incremento delle nascite in quanto, per l’uomo, il benessere attiva meccanismi di ricerca di autorealizzazione nella quale spesso la presenza di figli è vissuta come un ostacolo.

La cosa è assai nota nel mondo occidentale il quale, se così non stessero le cose, dovrebbe essersi trasformato da decenni in un formicaio brulicante mentre ormai da molti anni assistiamo ad un progressivo invecchiamento della popolazione dovuto all’allungamento della vita media e dal progressivamente ridotto numero delle nascite.

 

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  Roma, 24 dicembre 1939. La giornata della madre e del fanciullo,
La distribuzione dei premi di natalità. Archivio La Stampa, Torino.

 

Il fenomeno si è particolarmente evidenziato in Italia dove si avevano oltre 3 figli in media a famiglia agli inizi del secolo scorso, quando la civiltà contadina chiedeva braccia in abbondanza per coltivare i campi e queste, per molte famiglie, erano la sola ricchezza in quanto, in assenza di un piano nazionale diffuso di assistenza e previdenza, era la famiglia a sostenere il peso, non solo dei bimbi piccoli, ma anche di vecchi e malati.

Questa situazione è andata via via peggiorando con l’eccezione dell’immediato dopo guerra quando si ebbe una nuova crescita seguita, poi, da un inesorabile declino che vede oggi l’Italia avere una delle natalità più basse al mondo ed un tasso di invecchiamento della popolazione secondo solo al Giappone.

La diminuzione delle nascite si è registrata in modo abbastanza evidente per un lungo periodo che va dall’inizio degli anni ’60 sino alla metà degli anni ’90 quando si è verificata una stabilizzazione seguita, poi da una leggera ripresa che vede oggi una natalità di circa 1,5 figli per ogni donna.          Lorenzin, mi dica, non era meglio se….

 

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I sociologi hanno individuato le cause di questo fenomeno, inizialmente nell’emancipazione della donna all’interno del nucleo familiare ed il suo ingresso nel mondo del lavoro unito ad un’insoddisfacente supporto alla maternità da parte delle istituzioni (cosa assai curiosa in uno Stato tradizionalmente cattolico e per decenni ostile ad ogni forma di controllo delle nascite nonché allargamento di diritti civili con i quali si potesse ipotizzare un sostanziale indebolimento della tradizionale struttura familiare).           Lorenzin, mi dica, non era meglio se….

Successivamente sono state trovate altre cause, in apparente contraddizione tra loro; infatti, da un lato si è visto che i figli del benessere post industriale trovano molto più confortevole restare a casa con i genitori sino ad età in cui, nei decenni precedenti si erano già formata una famiglia propria, e dall’altro il crescente costo della vita ha reso sempre più difficoltoso riuscire a trovare casa, arredarla e in essa costruire un avvenire autonomo.

Ci troviamo, oggi, a tirare la somma di errori passati e di presenti difficoltà con la conseguenza di vedere un paese in declino nel quale i giovani, se possono, vanno all’estero e quelli che rimangono hanno difficoltà a trovare il lavoro; figurarsi se pensano a fare figli.                Lorenzin, mi dica, non era meglio se….

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È in questo contesto che la Ministra Lorenzin ha avanzato una proposta (velocemente riqualificata come momento informativo) per sottolineare quali possano essere le caratteristiche ed i rischi di una maternità rimandata in attesa di tempi migliori, e poiché sembra ormai che non si riesca a trovare un vocabolo o una frase in lingua italiana idonea al bisogno, si è inventata il “Fertility Day”.             Lorenzin, mi dica, non era meglio se….

Ho fatto il lungo preambolo per significare che i problemi a cui facciamo riferimento oggi hanno una storia lunga nella nostra tradizionale incuria ed incapacità di fare un minimo di programmazione e non è certo, quindi, colpa di questo governo, men che meno della Lorenzin, del fatto che oggi si fanno meno figli, così come è normale ritenere che una società che non ha ricambio generazionale, o che deve affidare questo fenomeno all’immigrazione, finisca per trovarsi a dover risolvere anche altri problemi, spesso gravi (com’è di evidenza giornaliera), ma detto ciò, benedetta figliola, era proprio questo il momento di suscitare un simile vespaio?

 

Lorenzin, mi dica, non era meglio se….

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7 comments

  1. Berto Al 9 settembre, 2016 at 11:54

    Un vecchio detto volgare indicherebbe come migliore alternativa a certi coiti procreativi, una sana autarchica sessuale; d’altronde, se la mamma degli imbecilli è sempre incinta, un motivo ci sarà pure.

  2. Kokab 3 settembre, 2016 at 09:16

    non so se effettivamente la lorenzin non ha colpe; che un ministro della repubblica, per quanto palesemente miracolata e ianadeguata parli senza sapere quello che sta dicendo, a me parrebbe una cosa imperdonabile, ma forse mi fa velo un ormai consolidato pregiudizio; peraltro definirla “benedetta ragazza”, il ministro, mi pare un pregiudizio almeno altrettanto radicato.
    che l’invecchiamento della società sia un problema mi pare ovvio, perchè le società che invecchiamo alla fine muoiono; la cosa può essere angosciante per noi, che ci avviamo al declino, ma ben più difficilmente lo è per il mondo, che è fin troppo sovrapopolato e ha un grande bisogno di smagrirsi.
    però, visto che i progetti, che pure oggi non si fanno, dovrebbero avere un fine, io ci andrei cauto con la nostalgia della famiglia numerosa, che non a caso è una delle principali caratteristiche delle società povere, a volte ache di spirito.
    non è solo un problema di oneri da considerare, che pure sono cospicui (il costo dell’università è passato da quello di una media autovettura a quello di un piccolo appartamento), o di evidenti ed irrazionali comportamenti della società (le donne criticate perchè non fanno figli sono le stesse che vengono espulse dal lavoro, o pesatemente penalizzate, non appena ne fanno uno); il vero problema sta nel fatto che allevare decentemente i figli è un processo difficile, complesso e faticoso, che non consete all’uomo di permettersene troppi se non si vuole avere uno scadimento drammatico della qualità, o se non si vuole delegare di nuovo la donna a fare la casalinga e la madre a vita.
    il modello di famiglia che abbiamo utilizzato fino ad oggi teneva in gran conto le esigenze della società, e molto poco quelle delle singole persone; lo sviluppo dell’ultimo secolo ci ha fatto apprezzare anche formule diverse, che al netto del decremento della natalità, certamente eccessivo, hanno però introdotto valori prima sconosciuti che a me parrebbe opportuno conservare, dalla maggiore libertà della donna, al ruolo delle famiglie allargate, che valorizzano la libertà di tutti, passando per il fatto che i bambini, che non devono essere polli in batteria, cominciano ad essere seguiti con una cura e un’attenzione prima sconosciute.
    personalmente non credo che il modello di famiglia che alberga nella testa di una persona che si inventa un termine come “fertility day”, che fa sincera pena e brilla per piaggeria e pessimo gusto, abbia un senso e un futuro per il mondo di domani…

  3. Genesis 3 settembre, 2016 at 06:57

    …ma Ludi…quando si sarebbe dovuto smuovere il vespaio? Quando ci si sarebbe stabilizzati socio-economicamente alla vita frenetica d’oggi? Quando?
    Sono d’accordo nell’uso improprio di lingue non italiane, perché…caspita…!

    Aveva ragione forse il duce nel suo ventennio ad elargire premi, case, lavoro al popolo fertile…indebitando minimamente lo stato monarchico del tempo? Quale fu l’idea di un Italia prolifica? Tanti bambini, tanti balilla?…no!
    Si facevan figli per più motivi:
    – braccia per l’agricoltura
    – mancanza di sistemi anticoncezionali se non quelli naturali
    – impossibilità di aborti non spontanei
    – cultura cattolica
    – cultura della Famiglia intesa come gruppo solidale
    – minor costo della vita
    È sicuramente l’ultima mia deduzione che ha maggior rilievo…

  4. Jair 2 settembre, 2016 at 16:55

    Il ministro Lorenzin non si aspettava tali e tante polemiche di fronte alla sua iniziativa un po’ sgangherata del Fertility Day, tanto da non essere riuscita a imbastire nessuna risposta convincente alle critiche che l’hanno subissata. E’ preoccupante sia che un politico, e un ministro, non si renda conto di quali temi e quali iniziative possano essere già in partenza discutibili e divisive dell’opinione pubblica, sia che si trovi del tutto impreparato a difendere le sue scelte. Risibile la distinzione che Lorenzin fa tra salute pubblica e welfare, come se la prima non fosse una componente essenziale del secondo.
    Ancora peggior figura fa, a mio parere, il Presidente del Consiglio, che non spende una parola in difesa di un suo ministro, nascondendosi dietro un poco credibile e poco cavalleresco “non ne sapevo niente”. Renzi ha dovuto imbarcare nel suo governo una componente di cattolici che ha dei caratteri integralisti su molti temi etici, e ad essi ha dovuto concedere delle poltrone importanti in cambio del loro indispensabile sostegno: ma è troppo semplice distribuire poltrone ministeriali e poi disinteressarsi e rifiutarsi di assumersi la responsabilità delle scelte e degli errori commessi dai propri ministri.

    • Remo Inzetta 4 settembre, 2016 at 20:35

      Che il Governo Renzi sia un governo di coalizione non è una gran scoperta, e che la Lorenzin abbia parlato a vanvera mi sembra chiaro.
      Ti inviterei però ad una maggiore riflessione prima di lanciare accuse infondate: Renzi sarà anche stato poco cavalleresco, ma non si è assunto la responsabilità di una sciocchezza, e ha stoppato la Lorenzin, com’era giusto che facesse.

  5. nemo 2 settembre, 2016 at 09:02

    Già, forse, hai ragione. Era proprio questo il momento per suscitare tale vespaio? Ma, domanda che non vuole essere polemica, quale sarà il momento? mai ne parli, io credo, mai assumi il controllo della situazione , mai poni in essere i correttivi, ove ve ne fossero e fossero praticabili. Un problema simile lo affrontò perfino il primo Imperatore, Augusto, ma, pare non abbia avuto grandi successi. Il benessere? Forse, la mancanza di lavoro? Forse, le difficoltà giornaliere, asili nido spese eccessive? Quasi certo! Giusto, come hai fatto, sottolineare lo strano fatto di una società, cattolica, che guarda con l’occhio attento alla famiglia e che poi, per concludere, si disinteressa, quasi del tutto, al frutto che una famiglia produce, i figli! In quella tradizionale, quella rurale, era la stessa a provvedere, forse in alcune realtà è ancora così, ma nella famiglia, urbana, attuale, le cose cambiano, le nuove vanno, quando possono, ad abitare da sole, e quando ne hanno la possibiltà la donna non resta in casa, angelo del focolare, ma contribuisce con il suo lavoro, ed i figli ? Inutile elencare i costi, sono, credetemi elevati, sia del mantenimento, pregare Dio che non si abbia la necessità di allattamento artificiale, la crescita, poi, non fa diminuire le necessità, asilo, quando si può avere, scuola, questa obbligatoria. Ecco, forse, la ministra ha usato forme discutibili ma chissà, forse, ha aperto una finestra sul problema. In quanto alla sua soluzione è altra cosa.

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