attualità

Morto un Papa, se ne fa sempre un altro!

Morto un Papa, se ne fa sempre un’altro!

l dibattito a sinistra della sgangherata compagine di governo in vista delle elezioni europee si sta incentrando sostanzialmente su alcuni punti tendenti ad un’unica considerazione finale: occorre rafforzare il PD per contrastare l’ondata sovranista e populista, non solo in Italia ma anche e soprattutto in Europa.

L’appello rivolto da Zingaretti sin dai primi giorni successivi alla sua elezione a nuovo segretario è stato quello dell’unità a sinistra in nome di antichi legami, ed in attesa di sviluppare un programma che possa contrastare l’attuale governo in quelle che si prospettano probabili elezioni anticipate, forse addirittura nel corso di questo anno.

L’elettorato che per anni ha creduto in una svolta riformista che potesse catalizzare anche buona parte degli indecisi, e che è uscito deluso da una debacle  dovuta in parte  ad una certa inefficacia delle politiche adottate dai governi di Renzi e Gentiloni, ma in larga parte costruita a tavolino su false inchieste giudiziarie ed accuse rivelatesi poi del tutto infondate, oggi guarda perplesso a questo rinnovamento del partito, a maggior ragione dopo aver verificato due fatti sostanziali: il primo relativo ad un ecumenismo di facciata ancora privo di contenuti sui quali poter definire una scelta netta, ed il secondo dovuto al tappeto rosso steso ai fuoriusciti che per anni hanno affossato le politiche del PD.

Ci sarebbe anche un terzo elemento di difficile valutazione: l’atteggiamento ambiguo di Renzi, il quale sembra aver accettato senza discutere una situazione nella quale, perso il partito e buona parte del suo seguito interno, mantiene un solido seggio in Senato, probabilmente in attesa di capire se e quando gli sarà possibile una difficile risalita nei consensi, non solo nella base elettorale, ma anche nelle gerarchie del PD.

In un quadro confuso, con poche idee e molti richiami all’unità, chi si approccia in modo pragmatico e non fideistico a questa nuova fase politica all’interno del maggior partito della sinistra ha a sua disposizione due scelte possibili, entrambe portatrici di conseguenze, nessuna delle due risolutiva del dubbio su ciò che sia meglio fare: votare il PD per rafforzare l’alleanza anti sovranista al parlamento europeo, ma anche rafforzare nel partito la corrente che intende sconfessare totalmente ciò che è stato fatto nella passata legislatura, oppure rifugiarsi nell’astensione o nell’appoggio a +Europa, rischiando, in entrambi i casi, di contribuire al rafforzamento dell’onda anti-europeista che sta attraversando l’Unione.

Gli appelli più o meno scoordinati di vecchi e nuovi fan del nuovo corso zingarettiano puntano alternativamente su di un evergreen (il voto utile, da dare al PD naturalmente) e su di un’antipatica punzecchiatura (state facendo esattamente ciò che hanno fatto prima i fuoriusciti: una ripicca).

Vi sono poi i pasdaran di Renzi, i quali in modo del tutto acritico (visto che al momento non ci sono proclami dell’ex leader su cui confrontarsi), hanno deciso di fare esattamente ciò che fa Renzi: lui sta nel partito? Ci restano anche loro! Così facendo, secondo il mio parere, riescono solamente nel non invidiabile scopo di svilire ulteriormente l’esperienza chiusa a marzo dello scorso anno, dimostrando di essere rimasti impermeabili di fronte alle evidenti lacune di una storia politica fatta di molte luci, ma anche di tante ombre, e soprattutto complici di un fallimento politico del quale non si sono mai abbastanza discusse le cause interne, rifugiandosi esclusivamente nel criticare l’opposizione fatta di menzogne (che ci sono state ed hanno pesato), che non è stata però l’unica causa della debacle elettorale.

Di Renzi l’unica cosa che sappiamo è che resta nel PD, ma si capisce bene che è solo una mossa tattica temporanea in attesa di fare altro; che cosa non è dato sapere, o meglio, lo si può solamente intuire conoscendo il personaggio e sapendo che è tutt’altro che arrendevole.

I sondaggi indicano un Partito Democratico che esce dalla lunga fase congressuale leggermente rafforzato ma non certo straripante, non solo a sinistra, ma anche e soprattutto in quella grande sacca di astensione che ormai da anni rappresenta il vero bacino contendibile della politica italiana. Nel frattempo gli equilibri nell’area di Governo si sono modificati e le parti invertite: la Lega che si era presentata davanti al Parlamento come secondo partito di governo, adesso è largamente primo nei sondaggi, mentre il M5S sembra una diga piena di falle e perde consensi man mano che passa il tempo. L’area di centro destra nel suo complesso appare oggi l’alternativa più credibile (ed auspicale, temo) a questa compagine squinternata di incompetenti pericolosi, ma in nessun modo sembra che il PD possa al momento rappresentarne un’alternativa credibile.

Con l’astensionismo sempre più elevato e larghe fasce di elettorato del tutto prive di rappresentanza, e in assenza di una qualsiasi base programmatica innovativa e coinvolgente che indichi una strada seria per far uscire l’Italia dalla crisi, gli appelli ad una generica unità del PD  mi sembrano del tutto inadeguati per costruire prospettive future che non siano drammaticamente negative per il paese;  ciò anche perchè l’Europa, sia pur in una fase di rallentamento economico del tutto naturale dopo molti anni di crescita (la parola “cicli economici” dice niente?), esce politicamente rafforzata persino dalla Brexit, e le prossime elezioni  certificheranno, secondo quello che la maggior parte dei sondaggi dicono, la sostanziale battuta d’arresto dei movimenti sovranisti e anti europeisti, alleggerendo il peso del PD in prospettiva europeista.

Per tutte queste considerazioni io ritengo che votare il PD senza sapere che cosa il PD vorrà fare in futuro sia un errore strategico grave, perchè sarà credo del tutto ininfluente in Europa, ma peserà molto sulla politica interna italiana, dando un segnale preciso su quella che può essere la forza reale di un’opposizione sbilanciata completamente a sinistra, che storicamente è sempre risultata minoritaria in questo paese.

Renzi faccia ciò che vuole: morto un papa se ne fa un altro…prima o poi!

6 lettori hanno messo "mi piace"
Print Friendly, PDF & Email
Share:

Leave a reply

WordPress Appliance - Powered by TurnKey Linux