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Se i grandi comunicatori non sanno scrivere

Tra il 20 e il 21 ottobre scorsi, ha suscitato stupore e indignazione la notizia che il ddl “Legge di Stabilità 2015” comprendesse lo spostamento del pagamento delle pensioni, dal giorno 1 al giorno 10 di ogni mese. La misura ha immediatamente scatenato la reazione asperrima dei sindacati dei pensionati e delle associazioni dei consumatori. Valga, per riassumerle tutte, la dichiarazione di Carla Cantone, segretaria dello Spi-Cgil: «Nel ddl di stabilità – spiega – non ci sono misure a favore dei pensionati ma solo norme che li penalizzano come lo spostamento del pagamento delle pensioni al 10 del mese e i tagli alle Regioni che si ripercuoteranno sulla sanità e sui servizi assistenziali. Ci sono quasi sette milioni di pensionati sotto i mille euro al mese, devono pagare affitti, medicine, aiutano i figli. È una norma demenziale pensata da qualcuno che a fine mese ci arriva tranquillamente».
Fin dal mattino del 21 ottobre, davanti al montare della protesta, sia il Ministero dell’Economia che l’Inps hanno cominciato a rilasciare una serie di note, di precisazioni e di correzioni, culminate la sera del 21 ottobre in una comunicazione del ministero di via XX Settembre che finalmente spiega: l’accredito sarà fissato al 10 soltanto per quegli 800.000 pensionati che hanno un doppio assegno Inps-Inpdap.
Solo un “difetto di comunicazione”, cioè solo un infortunio mediatico per il governo del Grande Comunicatore? O un tentativo maldestro e immediatemente naufragato di rimediare qualche soldo di interessi bancari a spese dei soliti poveracci?
“E’ stato un problema di comunicazione”; “Sono stato frainteso”; “I giornalisti non hanno capito il senso delle mie parole”: da chi abbiamo sentito più volte queste patetiche giustificazioni in riparazione di dichiarazioni infelici? Già Matteo Renzi ha mostrato di essere incline, al pari di quel suo poco illustre predecessore, ad usare l’argomento del “Non mi lasciano lavorare”, accompagnato stavolta dal mostrare i muscoli e dal minacciare la sparizione dal consesso civile per chi osa disturbare il manovratore. Ci pare però che Renzi chieda troppo alla sua compagine (ministeriale in primis), se pretende che il Governo sappia essere allo stesso tempo muscolare, comunicatore, furbo e capace di scrivere in buon italiano.
Eccovi la lettera del famigerato articolo 26 della Legge di Stabilità:

” dal prossimo 1° gennaio 2015, al fine di razionalizzare ed uniformare le procedure ed i tempi di pagamento delle prestazioni previdenziali corrisposte dall’Istituto nazionale della previdenza sociale, i trattamenti pensionistici, gli assegni, le pensioni e le indennità di accompagnamento erogate agli invalidi civili, nonché le rendite vitalizie dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro sono poste in pagamento il giorno 10 di ciascun mese o il giorno successivo se festivo o non bancabile, con un unico pagamento, ove non esistano cause ostative, nei confronti dei beneficiari di più trattamenti.”
A nostro parere, la frase ultima “nei confronti dei beneficiari di più trattamenti” dipende unicamente da “un unico pagamento”. Evidentemente tutti l’hanno letta così, tranne gli interpreti-saltimbanchi in ritardo del 21 ottobre; se la volontà del legislatore fosse stata davvero quella di regolare il pagamento SOLO per i percettori di più pensioni, essi sarebbero stati menzionati in maniera chiara all’inizio dell’articolo , e non con un inciso messo alla fine del lunghissimo periodo. A controprova: nessuno dal Governo, nè il Ministro dell’Economia, nè tantomeno il Presidente del Consiglio, ha risposto immediatamente alle critiche indignate dei sindacati: c’è voluto un balletto di precisazioni e rettifiche anonime (la faccia non ce l’ha messa nessuno) durato 36 ore. Concediamo volentieri al Governo, per questa volta, il beneficio di avere estensori di Leggi dallo stile di scrittura involuto, arzigogolato e pasticciato: davanti alla prossima nefandezza, non potremo esimerci dal pensare e dallo scrivere: ci hanno provato!

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9 comments

  1. DareioS 11 novembre, 2014 at 14:21

    Escludendo Papa Francesco per ovvie ragioni, molti sono stati definiti in passato grandi comunicatori; la vetta della classifica oggi è stabilmente occupata da Renzi, ritenuto superiore a Berlusconi, il quale superava sempre tutti stracciando traguardi e ogni record umano. A riguardo Vespa lo appellò insuperabile comunicatore per aver compiuto l’eroico quanto visionario gesto di spolverare la seduta della poltrona su cui era stato assiso Travaglio.Tale gesto per forza comunicativa soverchiò di gran lunga le parole di M.L. King “I have a dream” Hanno fatto parte della esclusiva classifica: Grillo, Casaleggio, Salvini (il quale sta rapidamente salendo nelle posizioni più alte), Tremonti, Razzi, Vanna Marchi, vari venditori di pentolame e accessori per la casa. In sostanza non c’è politico che non curi in via prioritaria la comunicazione. Poi c’ è una pletora di pseudo giornalisti che fanno l’esegesi dei testi delle parole profferite dai politici di riferimento anche quando trattasi di semplici sbadigli o fonemi. Per contro, non mi stancherò mai di ripetere che Comunicare è rendere comune, partecipare, conferire, infondere, trasfondere ad altri, pensieri, idee, stati d’animo, sentimenti e tutto ciò che dalla persona proviene e ad altre persone è destinato.
    Dunque è regola di prudenza, principio di precauzione, guardare con sospetto i grandi e geniali comunicatori, poiché non si deve mai disgiungere il comunicare dal contenuto della comunicazione stessa.
    Mi chiedo se sia possibile essere definiti comunicatori senza valutare l’oggetto, il significato, l’importanza, l’originalità di quanto comunicato. Nella onnipotenza della comunicazione, pochi si soffermano a osservare i contenuti per verificare se l’oggetto della comunicazione sia grande importante a tal punto da rendere importante e grande il comunicatore.

  2. Luistella 6 novembre, 2014 at 20:29

    essendo un’ appartenente alla schiera degli ottocentomila, non mi resta che aspettare il mese di gennaio per verificare cosa intendeva dire il legislatore, perchè ogni comunicato, ogni chiarificazione , mi pare sempre più arzigogolate e spesso le parole vengono usate per un uso strumentale atte ad ingigantire la notizia: della serie”parlare chiaro, con poche e semplici parole, guai…!”

  3. scan49 6 novembre, 2014 at 17:34

    …ci hanno provato, e non erano in ballo solo gli interessi bancari, ma il corrispettivo di 15 giorni di pensione di coloro che la percepiscono il 1° del mese. un buon bottino, non c’è che dire

    • DareioS 8 novembre, 2014 at 11:11

      La questione complessivamente non riveste importanza assoluta ma è comunque sintomatica dell’approssimazione e del dilettantismo della classe politica.
      Invero la formulazione tecnica della legge, che deve rispondere a criteri di certezza, chiarezza, brevità, univocità di contenuto e di interpretazione è assurta a rango di quasi scienza
      Purtroppo i politici e i pretesi tecnici non conoscono nulla in ordine alla scienza di che trattasi; segnatamente i politici spesso votano testi legislativi senza leggere e nemmeno conoscere il contenuto di quello che si accingono a votare.
      Diciamoci la verità quand’anche leggessero siamo sicuri che capirebbero?

      • scan49 8 novembre, 2014 at 16:29

        vi è un diffuso sentire, tra la gente comune, che le leggi siano scritte da avvocati a uso di avvocati, per cui i criteri, sacrosanti, per una corretta formulazione che tu hai elencato sarebbero, a tal fine, controproducenti

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