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Terrore dell’orso

SET 110216 -TERRORE DELL'ORSO 1

 

Terrore Tutti gli indicatori economici tradizionali lo evidenziano inconfutabilmente: la crescita economica non dovrebbe “non esserci”. Con la larga disponibilità di tutti i fattori della produzione (materie prime, forza lavoro e denaro) a prezzi assai contenuti, quale può essere la causa che determina questa situazione paradossale? Perchè, anche laddove (Usa) si è assistito al riassorbimento della disoccupazione quasi fino a quello che è considerato il tasso di piena occupazione (in quanto coloro che sono ancora disoccupati, probabilmente non hanno alcuna voglia o bisogno di lavorare), la crescita stenta a partire? Terrore

Una risposta plausibile (e, direi, la più convincente), ce la fornisce IlSole24Ore in un recente articolo nel quale ci spiega che tutto deriverebbe dall’artificioso crollo dei prezzi del petrolio fortemente voluto dai Paesi Arabi per controbattere l’autosufficienza raggiunta dagli Usa nell’approvvigionamento di fonti energetiche fossili. Terrore

La questione è nota: dopo decenni nei quali abbiamo ritenuto che i giacimenti di petrolio e di gas metano si trovassero solo ed esclusivamente in poche e delimitate aree della Terra, il progresso tecnologico, ha portato a scoprire giacimenti laddove nessuno avrebbe mai ipotizzato che potessero esserci, nonchè ad estrarre idrocarburi disciolti nella crosta terrestre, con la tecnica del “fracking”. Terrore

In virtù di queste insperate disponibilità, molti altri potrebbero essere i Paesi al mondo i quali, progressivamente, riuscirebbero, in contemporanea con lo sviluppo delle cd. “fonti rinnovabili”, ad affrancarsi dalla decennale schiavitù verso i paesi tradizionalmente produttori di petrolio e di gas con conseguente sconvolgimento, non solo degli equilibri geo-politici mondiali, ma di intere economie basate esclusivamente sui proventi derivanti dall’estrazione e commercializzazione di gas e petrolio greggio. Terrore

Paradossalmente, quei paesi che risultano ancora ricchissimi, potrebbero non avere più a disposizione i mercati di sfogo del loro prodotto e, autonomamente, non avrebbero la struttura produttiva per utilizzarlo e, quindi basare su di esso una crescita industriale ed economica. Terrore
Che il petrolio non fosse una risorsa inesauribile lo sapevamo già e ben lo sapevano anche i governanti di quei Paesi i quali hanno sapientemente accumulato le enormi ricchezze derivanti da quel commercio per investire diversificando in tutte le aree del mondo e, divenendo, di fatto, proprietari di una fetta consistente di ciò che noi occidentali chiamiamo comunemente la “nostra” economia, ma che nostra del tutto, ormai da tempo, non lo è più (e lo vediamo un pò in tutti i campi). Terrore

L’analisi fatta da IlSole24Ore consiste nel rilevare che, l’enorme sforzo economico determinato dal voler tenere artificiosamente basso il prezzo del petrolio, addirittura al di sotto dell’effettivo costo di estrazione per molti paesi produttori, se da un lato consentirebbe larga disponibilità a buon mercato dello stesso, di fatto non viene richiesto da economie frenate da una crescita che non c’è, e dall’altro comporta la possibilità da parte dei Paesi produttori di mantenere pressochè inalterate le scorte in quanto ad un incremento di produzione non sembra corrispondere incremento di commercializzazione. Terrore

Di contro c’è (come evidenziato nell’articolo) che quei Paesi soffrono il ridottissimo gettito per effetto del deprezzamento di oltre il 70% rispetto ai massimi e questo, in economie basate esclusivamente sul petrolio, in Paesi dove non si pagano tasse ed il livello di vita degli abitanti è elevatissimo, si traduce in deficit di risorse economiche le quali vengono attinte dalle numerose riserve di capitali investite in attività produttive nei vari paesi del mondo.

Di fatto, l’analisi del giornale si ferma qui e lascia un certo amaro in bocca perchè, se solo così stessero le cose, che prospettiva avrebbe il mondo? In questa assurda guerra economica, noi occidentali finiremmo per deperire inesorabilmente, ma anche i Paesi Arabi ed i loro enormi fondi sovrani, andrebbero incontro al progressivo esaurimento delle loro risorse e, loro ben prima di noi, si troverebbero a dover fare i conti con territori che, oltre al petrolio ed al turismo (peraltro già falcidiato dal terrorismo), non hanno altro. Terrore

Se questo è il quadro, la conclusione non può che essere altra, ma per spiegare dove stiamo andando, è necessario fare un piccolo esempio per i meno addentro alla materia e per i più distratti: se io oggi possiedo 100 euro di merce e questa nell’arco di un certo tempo si deprezza sino alla metà del suo valore, io mi troverò con la stessa quantità di merce (sia pur svalutata) ma con un valore dimezzato. A quel punto posso fare due cose: vendere e capitalizzare la perdita del 50% oppure tenere la merce ed attendere che questa riacquisti valore. Terrore

Qualche buon commerciante mi dirà, a questo punto, che probabilmente, visto che i prezzi sono calati, se credo nel valore intrinseco di ciò che possiedo, mi conviene comperare ancora di quella merce per sperare nella ripresa dei prezzi e lucrare sull’investimento. terrore

Adesso poniamo che sia io a voler vendere massicciamente la merce che possiedo (determinando il calo del prezzo), per fare si che questa si deprezzi per poi poterla riacquistare a prezzi più bassi: comincerò a vendere a 100, poi a 90, poi a 80 e giù sino a quando non avrà raggiunto il valore voluto di 50. A quel punto riacquisterò a 50 (con gli altri che continuano a vendere per la paura) e forse anche meno, trovandomi, alla fine, con un pò di soldi in tasca (mentre prima avevo solo merce) e con una quantità di merce maggiore di quella precedentemente detenuta.

E se i produttori di petrolio stessero facendo proprio questo? Non vogliono distruggere se stessi ed il mondo ma vendendo asset azionari sui mercati finanziari, fanno cassa utilizzando il retratto, in parte per sostenere il deficit di bilancio ed in parte per mantenere liquida la disponibilità che servirà loro, alla fine del ciclo ribassista in atto, per riacquistare ciò che hanno venduto (e forse anche più) a prezzi di saldo. Terrore

E’ la speculazione bellezza! Quella malattia che affligge i mercati deboli, quell’arma in mano ai grossi detentori di capitali, che fa in modo di forzare le scelte di coloro che sono più fragili per indurli a disfarsi di qualcosa di prezioso per poi approfittarsene: azioni di società produttive. Ma poichè non impariamo mai dai nostri errori, continueremo a comperare quando i prezzi sono in crescita ed a vendere quando i prezzi sono in caduta mentre altri, dopo aver messo a dura prova le nostre coronarie, faranno esattamente l’opposto: alla fine, come sempre è accaduto, chi ha venduto sarà più povero, e loro, più ricchi. Terrore

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5 comments

  1. Berto Al 16 febbraio, 2016 at 13:35

    E’ troppo tempo che paghiamo prezzi ingenti per le volubili esigenze dei produttori di petrolio e, francamente, ne ho un pò piene le tasche. Sappiamo ormai con certezza che tra pochi decenni le fonti fossili si esauriranno, tanto vale cominciare a pensare ad alternative come le rinnovabili ed investire su di esse; ma per fare questo occorre che i comuni smettano di frapporre ostacoli e si comprenda che l’autonomia energetica val bene una piccola deturpazione del paesaggio. L’alternativa è la decrescita (felice?)

  2. Tigra 15 febbraio, 2016 at 16:35

    La tua ipotesi è acuta e intrigante, ma mi lascia alcuni dubbi che non saprei chiarire.
    Il primo è che non mi pare pacifico che la mancata ripresa possa dipendere solo dal prezzo del petrolio tenuto artificialmente basso, ma anche da una serie di altri fattori, che vanno dei grandi debiti pubblici alla finanziarizzazione dell’economia, dalle crisi politiche che scuotono l’occidente alla drammatica crisi di fiducia che sta investendo l’intera Europa, e altri ce ne sarebbero.
    Il secondo riguarda le attività dei paesi produttori, che non stanno svendendo petrolio per riacquistarlo ad un prezzo più basso, ma da quel che capisco stanno monetizzando le loro risorse per sopperire al basso prezzo del petrolio, e non mi pare scontato che questa attività determini il deprezzamento di specifici asset da riacquistare in futuro a prezzi più convenienti; può darsi che ci stiano provando, che questa sia la loro intenzione, ma ho il sospetto che abbiano sottovalutato la capacità degli americani di estrarre a prezzi competitivi col fracking.
    Il terzo riguarda la reazione dell’occidente, quello grande e grosso, non noi, nel caso che il processo che hai descritto si realizzasse concretamente, e potrebbe anche essere una reazione ostile nei confronti di paesi che hanno si risorse ma non massa critica sufficiente per dare le carte sul tavolo della partita mondiale.

    • M.Ludi 16 febbraio, 2016 at 13:26

      Noi italiani sappiamo assai bene quanto il prezzo del petrolio abbia avuto ed abbia tuttora grande riflesso sulle sorti dell’economia, ma qui bisogna capire una cosa: l’economia mondiale, non si sa per quanto tempo ancora, è assai dipendente da quella statunitense, a maggior ragione da quando quella cinese ha rallentato vistosamente, e gli USA stanno soffrendo tremendamente il basso prezzo del petrolio in quanto la maggior parte delle aziende che erano cresciute come funghi per tutto il paese (finanziandosi pesantemente sul sistema bancario) stanno fallendo, così creando non pochi problemi, sia di approvvigionamento (quando hai interrotto i canali vecchi, riattivarli, non è cosa che puoi fare dalla sera alla mattina) che di tenuta del sistema in generale.
      Il basso prezzo del petrolio (al di sotto del costo di estrazione in gran parte dei paesi produttori) ha mandato in crisi anche la Russia ed alcuni paesi sudamericani esasperando inoltre le crisi geo-politiche in medio oriente con l’ingresso di un nuovo attore: l’Iran. Inoltre è causa determinante per l’esplosione dei debiti pubblici in quanto mantiene basso il livello di uno dei loro più grossi nemici: il tasso di inflazione.
      Per quanto riguarda l’effetto sui mercati dell’azione dei fondi sovrani, meglio di me ha spiegato IlSole24Ore nell’articolo citato: eccome se possono determinare il crollo dei mercati finanziari e con essi, minare alle basi le economie occidentali, tirando la corda sino a quando, prima di spezzarsi, sara loro utile farlo.
      Per quanto riguarda il prezzo di break even (pareggio) dello shale gas/oil, si aggira sui 70 dollari al barile mentre attualmente siamo a meno della metà come prezzo del barile di grezzo; so che circolano tabelle che evidenziano prezzi di estrazione che sono più bassi ma vanno ben interpretate e spesso non considerano tutti i costi che normalmente vengono spalmati sugli anni a venire (ricerca, predisposizione delle strutture, ammortamenti, etc..) i quali, in ogni caso, vanno conteggiati.
      Sulla capacità dell’occidente (specialmente l’Europa) di reagire ho grossi dubbi, a meno che non si inventino regole limitative del potere dei capitali sulle economie e, mi pare che gli USA siano i primi a non volerle, quindi…..

      • Remo Inzetta 16 febbraio, 2016 at 15:35

        Mi sembra che tu dipinga un quadro molto fosco, sia nel blog che in questo commento; se quello che dici è vero, e penso che in buona parte lo sia, forse stiamo finiti in un tunnel molto buio, dove l’economia funziona in modo opaco, e corre a fari spenti verso l’esaurimento delle energie fossili, senza soluzioni alternative nel cassetto.
        Ho qualche dubbio invece sull’ultima cosa che dici: è vero che gli americani non vogliono regole sui capitali, ma non credo che continueraano a non volerne quando il mercato dei capitali sarà veramente controllato dai cinesi o dagli arabi.

        • M.Ludi 16 febbraio, 2016 at 16:08

          Tendo ad essere ottimista ed il mio bicchiere lo vedo quasi sempre mezzo pieno (e non il contrario). Le tinte di quel quadro non sono figlie della mia percezione, temo, ma di una realtà i cui contorni sono delineati; andiamo verso un mondo di cambiamenti radicali e non sono solo quelli ormai noti relativi al clima ed al progressivo depauperamento delle risorse naturali, ma anche legati al modo in cui lo sviluppo economico procederà giacchè temo che, in un mondo finito, la crescita infinita abbia ben poche possibilità di verificarsi. Detto questo, qui e adesso, non possiamo non comprendere come reagire con l’emotività nei confronti di fenomeni di cui non si comprende l’origine (anche se qualche sospetto l’abbiamo), ma di cui si abbiano chiari gli scopi, è il modo peggiore di reagire. Sull’ultimo aspeto vorrei rassicurarti: i mercati finanziari sono già in larga parte controllati da cinesi e arabi: ne è la prova l’analisi fatta da IlSole24Ore.

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