Da quando Folli ha lanciato il sasso è stato un susseguirsi di silenzi e non conferme sino alle definitive ammissioni fatte da Napolitano in persona: con la fine del semestre italiano di presidenza del Consiglio UE al 31 dicembre prossimo, ogni giorno sarà buono perchè Napolitano rassegni le dimissioni dalla carica di Presidente della Repubblica. Da quel momento il Presidente della Camera dei Deputati avrà tempo 15 giorni per indire le elezioni del nuovo Capo dello Stato.
Detto questo e prima ancora di addentrarci nei possibili scenari, al fine di fare un pò di chiarezza e non cadere in facili tranelli, sarà utile fare un breve riepilogo di come avviene l’elezione.

 

I NUMERI
La Costituzione dice che il Presidente della Repubblica è eletto in seduta comune, dai deputati, i senatori ed i rappresentanti delle regioni. Ad oggi, i numeri sono questi:

Camera dei Deputati n.   630
Senato n.    320        (di cui n. 5 Senatori a vita)
Rappresentanti delle Regioni n.      58
Totale Grandi Elettori n. 1.008

Altro fattore da tenere ben presente è che la Costituzione richiede che l’elezione avvenga con una maggioranza composta dai due terzi degli elettori (totale n. 672 voti) durante le prime tre votazioni, mentre dalla quarta in poi, sarà sufficiente la maggioranza assoluta dei voti (metà + 1 = 505).

 

LA NUMEROLOGIA
E’ importante sottolineare questi dati perché i nomi che ogni giorno vengono fatti come possibili successori di Napolitano, è con essi che dovranno fare i conti per raggiungere lo scopo e, premesso che in una simile elezione, tutto può accadere, al momento una maggioranza sicura su uno dei nomi fatti, non sembra esistere per il banale motivo che nessuno dei maggiori schieramenti presenti in Parlamento, sembra vantare una coesione tale da assicurare che tutti i componenti di quello schieramento, si esprimeranno seguendo le indicazioni fatte dal proprio gruppo dirigente. Questo è il quadro ad oggi:
1) Partito Democratico
Sulla carta può contare su 446 grandi elettori a cui devono essersi aggiunti altri dai gruppi misti, dissidenti fuoriusciti da altre forze politiche (visto che Renzi ha dichiarato di avere a disposizione 460 voti). Dato che il voto è segreto, e alla luce delle esperienze passate (i famosi 101), una pattuglia composta “sulla carta” da 446 persone delle quali una cinquantina (tra Camera e Senato) hanno più volte manifestato divergenze profonde con l’azione di Governo, non può consentire a Renzi di dormire sonni tranquilli

2) Forza Italia
Anche qui, sulla carta ci sono 141 voti disponibili, se non fosse che Fitto con una quarantina di dissidenti, sembra voler giocare, proprio in queste elezioni, la carta della legittimazione politica a danno di Berlusconi.

3) Movimento 5 Stelle
Al 22 dicembre, i fuoriusciti/espulsi dalla compagine parlamentare sono 26, il che limita a 116 i residui voti che Grillo può far valere nella competizione.

4) Centro
Con il recente accordo tra Alfano e Casini, la compagine di Centro, uscita con le ossa rotte dalle ultime elezioni, si potrà ricompattare con una forza di circa 80 elettori

5) I rimanenti 199 elettori sono suddivisi su altre 6 compagini politiche, da destra a sinistra dello schieramento parlamentare.

 

LA PSICOLOGIA

Di primo impatto, la situazione ampiamente riportata sulla stampa nazionale, impone alcune evidenti considerazioni:

Dal punto di vista dei Partiti
– Senza il Partito Democratico (o parte consistente di esso) è assai difficile che si possa giungere all’elezione del nuovo Capo dello Stato.
– Il Partito Democratico non ha i numeri necessari per l’elezione del nuovo Capo dello Stato.
– Tutti i nomi fino ad ora fatti (e, probabilmente bruciati), determinerebbero spaccature all’interno dei partiti che potrebbero sostenerne l’elezione, rendendone precaria la proposizione.
Dal punto di vista dei Leader
– Renzi con l’elezione del Presidente della Repubblica si gioca gran parte delle sue possibilità future di essere protagonista (almeno sino al 2018) della vita politica del Paese; per questo motivo avrebbe bisogno di poter contare su di un nuovo Presidente che ne assecondi l’azione, specialmente con la moral suasion derivante dal potere di scioglimento del Parlamento. Ma non ha i numeri per poter ottenere questo scopo e dalla mossa di Napolitano (dimissioni anticipate) è quello che rischia di più.
– Berlusconi ha ormai abbandonato da tempo sogni di gloria e l’obiettivo minimo è quello di rientrare in gioco come grande saggio della politica e padre putativo di un nuovo corso politico. Il Patto del Nazzareno lo garantisce sulla linearità di questo percorso a condizione che Fitto (ed i 40) sommati ai numerosi avversari di Renzi nel PD non gli giochino lo scherzetto di portare sul Colle qualcuno il quale sancisca la fine di quel Patto che troppi ( a sinistra come a destra) vedono come il fumo negli occhi.
– Grillo vede ogni giorno che passa sgretolarsi la macchina da guerra che lo ha portato ad ottenere un successo insperato alle ultime elezioni politiche; l’emorragia di deputati e Senatori non sembra essere finita ed i fuoriusciti rischiano di diventare determinanti per fare ciò che lui, fino ad ora, ha cercato disperatamente di evitare. Peraltro sarebbe per lui, finalmente un grande successo poter dire di aver contribuito all’elezione del Capo dello Stato, magari portando al Quirinale uno che non si è sporcato le mani; ma con chi potrà fare una simile operazione?
– Salvini è l’oca giuliva delle Quirinarie; cavalca l’onda da mesi ed i sondaggi, settimana dopo settimana, lo confortano, ma non ha la forza di determinare granchè in quanto in rotta di collisione un po’ con tutti. Se ne starà buono, buono, pronto a colpire laddove si presentasse l’occasione di dare un bello scossone a Renzi in quanto l’unico suo scopo possibile, al momento, sarebbe quello di andare al più presto alle elezioni politiche e capitalizzare il consenso attuale, prima che, magari, qualche nuovo scandalo colpisca il suo partito (così attivo negli anni passati) e salti fuori, magari, un bis-cugino del trota con una laurea presa in qualche improbabile Università straniera.

 

QUIRINARIE WHO’S WHO

Fino ad alcuni anni or sono il panorama politico e non del nostro Paese presentava un certo numero di persone le quali, per trascorsi politici nelle istituzioni e nelle grandi organizzazioni, potevano rappresentare una valida scelta, sia sotto il punto di vista dell’autorevolezza, che di quello della competenza; le varie tangentopoli e vent’anni di berlusconismo, ci consegnano un Paese ormai orfano di simili figure, e dove, casomai, le poche presenti, o sono invise alla maggioranza dei potenziali elettori, o si guardano bene dal volersi far coinvolgere. In effetti, mai come in questo momento sembra non esserci alternativa ai soliti noti, i quali, per un motivo o per l’altro, non sembrano rappresentare le due esigenze (autorevolezza e cambiamento) più sentite al momento.
Più che i nomi fatti, ritengo utile approfondire il tipo di figura che potrà, più di altre, convogliare su di se i voti dell’Assemblea:

– Il Candidato autorevole, esperto, noto negli ambienti nazionali ed internazionali, ma con una forte connotazione politica (Prodi, Rodotà, Amato): sarebbe la figura più auspicabile, ma sembra anche essere quella più invisa a Renzi perché in nessun caso finirebbe per piegarsi alle esigenze del Premier; qualsiasi nome incarni queste caratteristiche, difficilmente riuscirà a compattare il Partito Democratico e Forza Italia (anche a Berlusconi, uno così, non piacerebbe mica tanto). Dei tre, forse Amato è quello che potrebbe avere più chances.

– Il Candidato malleabile (Gentiloni, Veltroni, Padoan); frutto di un accordo tra Renzi e Berlusconi, farebbe fatica a prendere i voti di tutto il PD e FI, ma potrebbe contare, probabilmente, in una buona sponda negli elettori di Centro che, in fondo, nei compromessi ci navigano da sempre.

– Il Candidato di rottura (Bonino, Draghi); può venire fuori dal fallimento di ogni accordo su altri nomi e potrebbe rappresentare l’unica soluzione veramente condivisa dall’arco costituzionale più ampio.

In una ipotetica corsa al Quirinale “ideale”, chissà quanti altri nomi potrebbero essere fatti; perché in Italia di persone in gamba ce ne sono e tante, persone che ci fanno onore con il loro impegno quotidiano in una pluralità di settori, quasi sempre estranee alla vita politica italiana. Ma questo Parlamento, uscito dalla non vittoria di Bersani, non credo sarà capace di un compito di alto profilo; in fondo, per il Paese che siamo, sarebbe veramente chiedere troppo.

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11 comments

  1. Kokab 23 dicembre, 2014 at 12:26

    non ci sono più “riserve della repubblica”, come per molti versi sono stati gli ultimi tre presidenti, e non sono neppure sicuro che possano essere fatti molti altri nomi, perchè comunque la carica richiede uno specifico spessore politico che dubito possa essere nel patrimonio di chi nella vita si è impegnato in altri settori, con la sola eccezione di qualche insigne giurista, che però non sarà mai eletto da questo parlamento, e forse neppure da altri.
    ciò detto, siccome per sbagliare i pronostici bisogna correre il rischio di farli, si può provare ad entrare nel merito e nel metodo delle opzioni proposte da m. ludi, e provo ad avanzare la mia personale previsione.
    concordo che fra i candidati “autorevoli”, l’unico eleggibile è amato, essendo prodi inviso a oltre metà del parlamento, e rodotà bruciato, ritengo persino giustamente, dalla precedente candidatura grillina.
    fra i candidati malleabili, essendo gentiloni una barzelletta che sconfina nell’horror, ritengo che veltroni possa avere maggiori possibilità di padoan, e mi appaiono entrambi inadeguati, il primo perchè viene da una vita di sconfitte, gravissima quella subita per mano di d’alema & bersani dopo le elezioni del 33%, che ne hanno minato credibilità e autorevolezza, e padoan perchè di fatto riconducibile ad un profilo “non politico”, che mi sembra controindicato in termini assoluti, e fuori dalle corde dei grandi elettori, che tendono a preferire animali della propria specie.
    il candidato di rottura, più draghi che bonino, perchè il vaticano comunque pesa, mi sembra possibile solo in caso di avvitamento del sistema, per evitare un napolitano ter, ipotesi decisamente drammatica per la tenuta della nosta civile convivenza.
    comunque la si guardi, temo che ci aspetti una presidenza peggiore di quella di napolitano, e non mi sembra una bella prospettiva.
    auguri e buon presidente a tutti noi.

    • M.Ludi 23 dicembre, 2014 at 13:23

      Avendo più dubbi che certezze, ho volutamente messo qua e là delle pure provocazioni; in ogni caso, mai come in questa occasione, ritengo plausibile che i nomi fatti rappresentino il cesto da cui verrà scelto il frutto: quanto stagionato (per non dire marcio), non so.

    • DareioS 23 dicembre, 2014 at 15:15

      Eleggere Amato significherebbe ancora una volta affidare la massima carica ai protagonisti del secolo scorso che ci hanno consegnato la triste attuale realtà. Per me l’Italia non ha bisogno di Amato il quale ha già dato quel che ha dato, molto meno di ciò che ha ricevuto dalla politica e dallo Stato.

    • nemo 24 dicembre, 2014 at 09:59

      Pessimista Kokab, come non esserlo diresti. Eppure a ben guardare di persone che potrebbero accedere alla alta carica ne abbiamo, non faccio nomi sia chiaro, mi limito a provocare un dibattito, uscire dall’ambito, ristretto delle personalità politiche attualmente sulle prime pagine e cercare persone che nella società hanno dimostrato il loro senso dell’etica e dello Stato. In fondo noi non saremmo neppure i primi a farlo, rammento che gli Usa ebbero come Presidente un attore, neppure tanto bravo, quindi non sarebbe da considerare poco opportuna una scelta del genere. E, pur essendoci la necessità che il Presidente abbia una sua personale idea è anche vero che è contornato da personaggi che hanno il compito di seguirlo e consigliarlo. Credo, e spero, che l’unica unità di misura che verrà presa sia quella poco sopra elencata, l’uscita del Presidente Napolitano ci lascia orfani, checchè ne dicano o scrivano i suoi detrattori, ma al tempo non possiamo porre rimedio, sapevamo che era stanco, sapevamo che non poteva concludere il settennato, sapevamo eppure lo abbiamo inchiodato alla carica, ora dobbiamo avere il coraggio di uscire dal nido e volare da soli.

      • DareioS 24 dicembre, 2014 at 13:49

        Ciao Nemo da tempo stiamo fuori dal caldo nido delle certezze e delle sicurezze. Con Napolitano se ne va forse l”unica persona che ha ricoperto con decoro adeguatezza e dignità l”ufficio e la pubblica funzione correlata, tutto il resto è mediocritas,discredito, pportunismo, calcolo, profitto, predazione.

    • M.Ludi 23 dicembre, 2014 at 12:04

      Rottura di ogni equilibrio possibile; la loro elezione forse può avvenire solo se raccolgono voti un pò da tutti. Fuori dagli schemi preordinati, non so come dire….nessuno forse li vuole ma da ultimo, non rappresentando nessuno potrebbero essere accettati da tutti, se non ci fosse un’alternativa.

      • DareioS 23 dicembre, 2014 at 14:57

        Ciao io avevo interpretato “rottura” come discontinuità con il passato. Ovviamente il passato è rappresentato da Napolitano che a dispetto dei suoi 90 anni è in grado di guardare al futuro e di commuoversi. Il candidato al Quirinale non potrà contare su una propria forza attrattiva, ma dovrà essere sostenuto da un partito o schieramento ai quali potranno aggiungersi altri voti. Forza non sufficiente ma necessaria potrà essere fornita dall’unico grande partito rimasto ovvero il PD. Il banchiere e la radicale tuttologa non mi piacciono. La nomina del PdR potrebbe costituire una prova di forza e di esistenza in vita per la destra. Comunque l’Italia non ha bisogno di banchieri, tecnocrati, parola i confusi, personaggi che diano lustro o risalto internazionali, ma di persone serie, oneste e soprattutto di buona volontà.

  2. nemo 23 dicembre, 2014 at 11:11

    Bell’articolo, ha fatto un pochino di conti, addizione sottrazioni, ha fatto un esame,o meglio una foto realistica della situazione e con questo una grande opera di aiuto alla conoscenza dei meccanismi che regolano la elezione del Presidente della Repubblica. Questo, forse, aiuterà tutti coloro che credono di risolvere il discorso con quirinarie varie. Fortunatamente il PD non ha quei numeri che gli consentirebbero di eleggere da solo il Presidente, dico fortunatamente perchè si grida, già fin d’ora ,alla dittatura figuriamoci se da solo eleggesse il Capo dello Stato, è questa una delle raginoni perchè i Costituenti misero una asticella molto in alto, evitare che un solo gruppo sia o faccia il dominus nelle più alte cariche dello Stato. Come sempre i nomi che si fanno sono la girandola iniziale necessaria solo per non scoprire il proprio gioco e per indovinate quello degli altri. Come sempre la vera partita si gioca dietro le quinte, credo che se si arriverà alla soluzione dopo le prime votazioni, per intenderci quando la maggioranza sarà assoluta, allora in questo caso si potrà dire che è questa una vittoria del segretario del PD, se si andrà oltre ci sarà il gioco al massacro e, sinceramente non vedo vincitori qualunque sia il risultato. Se al di sopra delle, pur giuste, esigenze di bandiera i nostri rappresentanti ponessero i problemi economici che il Paese sta attraversando ,i rigurgito del terrorismo , dato per sconfitto ma mai completamente debellato dalle menti dei “rivoluzionari” di destra e di sinistra , se ponessero queste cose all’apice dei loro pensieri, forse, ripeto forse, ci daranno la risposta.

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