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Aspettando Ventotene

Lunedì 22 agosto sarà un giorno importante in quanto si riuniranno, per la prima volta dopo il referendum sulla Brexit, i leader politici delle tre più grandi nazioni fondatrici della Comunità Europea; Merkel, Hollande e Renzi si incontreranno per parlare sia delle modalità con le quali accompagnare il Regno Unito fuori dalla porta dell’Unione, ma anche di come procedere ad un rilancio della Comunità in modo da superare questa difficile fase ed evitare che altri, sulla scia dei sudditi di Sua Maestà, vogliano avventurarsi sulla stessa strada. L’impresa non è facile ma che la volontà sia forte e determinata sembra stare già nel luogo scelto per l’incontro: una piccola isola dell’arcipelago delle Pontine, al largo delle coste laziali, nota per la bellezza del suo mare, ma anche e soprattutto per essere stata il luogo ove venne confinato nei primi anni della seconda guerra mondiale, quello che è considerato a buon titolo il padre del Movimento Federalista Europeo.

Altiero Spinelli (padre della deputata di SEL, Barbara) venne infatti confinato su questa minuscola isola insieme ad Ernesto Rossi e non v’è dubbio, oggi, che se i gerarchi fascisti avessero anche solo lontanamente intuito ciò che quella vicinanza esplosiva avrebbe prodotto, si sarebbero guardati bene dal sottovalutarne gli esiti.

Mentre sul continente la guerra vedeva le truppe dell’Asse (specialmente quelle tedesche) avanzare su tutti i fronti, Spinelli e Rossi già andavano oltre con i loro pensieri a progettare una nuova Società partendo dall’analisi delle cause e delle debolezze che avevano portato all’ennesimo conflitto sul continente europeo, martoriato da secoli di guerre e carestie, per poi arrivare alla definizione di un nuovo assetto politico che, basato sul benessere dei cittadini e, quindi, sulla loro pacifica convivenza, portasse l’Europa sul modello federalista già sviluppato con successo in America.

Non v’è dubbio che il cd. “Manifesto di Ventotene” sia stata la prima pietra posata per la costruzione della nuova Europa unita così com’è logico comprendere come la scelta del luogo di questo prossimo incontro sia evocativa di quelle origini al fine di trovare la strada per un rilancio di tutto il progetto complessivo.

 

Ventotene 662 - SETT 200816

 

Detto questo, con rammarico mi chiedo: ma quel “manifesto” (che ebbi modo di leggere molti anni or sono e del quale ricordavo vagamente alcuni tratti), Renzi, ma anche la Merkel e Hollande, l’avranno mai veramente letto? Il dubbio mi assale in quanto in quelle poche pagine c’è veramente molto di più di quanto possa trasparire da una propaganda superficiale, ed i primi ad essere pesantemente messi in discussione da quelle poche righe, sono proprio i politici che hanno condotto l’Europa a ciò che oggi vediamo.

…D’altra parte la formazione di giganteschi complessi industriali e bancari e di sindacati riunenti sotto un’unica direzione interi eserciti di lavoratori, sindacati e complessi che premevano sul governo per ottenere la politica più rispondente ai loro particolari interessi, minacciava di dissolvere lo stato stesso in tante baronie economiche in acerba lotta tra loro. (…).

Di fatto poi i regimi totalitari hanno consolidato in complesso la posizione delle varie categorie sociali nei punti volta a volta raggiunti, ed hanno precluso, col controllo poliziesco di tutta la vita dei cittadini e con la violenta eliminazione dei dissenzienti, ogni possibilità legale di correzione dello stato di cose vigente. Si è così assicurata l’esistenza del ceto assolutamente parassitario dei proprietari terrieri assenteisti, e dei redditieri che contribuiscono alla produzione sociale solo col tagliare le cedole dei loro titoli, dei ceti monopolistici e delle società a catena che sfruttano i consumatori e fanno volatilizzare i denari dei piccoli risparmiatori, dei plutocrati, che, nascosti dietro le quinte, tirano i fili degli uomini politici, per dirigere tutta la macchina dello stato a proprio esclusivo vantaggio, sotto l’apparenza del perseguimento dei superiori interessi nazionali. Sono conservate le colossali fortune di pochi e la miseria delle grandi masse, escluse dalle possibilità di godere i frutti della moderna cultura. E’ salvato, nelle sue linee sostanziali, un regime economico in cui le risorse materiali e le forze di lavoro, che dovrebbero essere rivolte a soddisfare i bisogni fondamentali per lo sviluppo delle energie vitali umane, vengono invece indirizzate alla soddisfazione dei desideri più futili di coloro che sono in grado di pagare i prezzi più alti; un regime economico in cui, col diritto di successione, la potenza del denaro si perpetua nello stesso ceto, trasformandosi in un privilegio senza alcuna corrispondenza al valore sociale dei servizi effettivamente prestati, e il campo delle alternative ai proletari resta così ridotto che per vivere sono costretti a lasciarsi sfruttare da chi offra loro una qualsiasi possibilità d’impiego. …

Si comprende che queste parole (tratte dal 1° capitolo del Manifesto– La crisi della Civiltà Moderna) attengono ad altro periodo storico, ma quanti di noi, in esse, non leggono anche caratteristiche tipiche della Società di oggi in molti dei Paesi europei?

Dove, però, si evidenzia una completa distonia tra la costruzione europea che abbiamo sotto gli occhi e quella ipotizzata da Spinelli e Rossi è tutto nell’inizio del 3° capitolo (I Compiti del Dopo Guerra – La Riforma della Società); in esso, infatti, dopo che nel 2° capitolo era stata delineata la nascita dell’Unione Europea come elemento necessario per il superamento dei nazionalismi, si sottolinea lo scopo di questa nuova costruzione politico-sociale:

….Un’Europa libera e unita è premessa necessaria del potenziamento della civiltà moderna, di cui l’era totalitaria rappresenta un arresto. La fine di questa era saprà riprendere immediatamente in pieno il processo storico contro la disuguaglianza ed i privilegi sociali. Tutte le vecchie istituzioni conservatrici che ne impedivano l’attuazione, saranno crollanti o crollate, e questa loro crisi dovrà essere sfruttata con coraggio e decisione. La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista, cioè dovrà proporsi l’emancipazione delle classi lavoratrici e la creazione per esse di condizioni più umane di vita. …

Un manifesto, per sua natura, deve riportare per punti un programma in modo da indicare la strada da percorrere per raggiungere un obiettivo; quello che leggo nella scelta di Ventotene quale luogo di incontro per un nuovo progetto europeo è una gran confusione tra il fine ed il mezzo per raggiungerlo. In questo senso direi che Spinelli ha visto nel federalismo il mezzo per ottenere una Società più giusta e più rispondente ai bisogni individuali delle persone mentre i tre leader che si incontreranno lunedì a me sembrano avere nel disegno federalista, al limite, un fine e, su questa base, continueranno temo a fare gli errori che hanno portato alla Brexit e che potranno alimentare tutte le spinte centrifughe future. Per questo, nel chiudere con le parole di Spinelli e Rossi, mi auguro veramente che ci sia qualcosa di più da attendersi da questo incontro, rispetto ad una parata in mare di fronte ad un simbolo.

…Oggi è il momento in cui bisogna saper gettare via vecchi fardelli divenuti ingombranti, tenersi pronti al nuovo che sopraggiunge così diverso da tutto quello che si era immaginato, scartare gli inetti fra i vecchi e suscitare nuove energie tra i giovani. Oggi si cercano e si incontrano, cominciando a tessere la trama del futuro, coloro che hanno scorto i motivi dell’attuale crisi della civiltà europea, e che perciò raccolgono l’eredità di tutti i movimenti di elevazione dell’umanità, naufragati per incomprensione del fine da raggiungere o dei mezzi come raggiungerlo.

La via da percorrere non è facile né sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà.

(Storia del Manifesto di Ventotene )

Aspettando Ventotene

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4 comments

  1. Por Quemada 22 agosto, 2016 at 17:28

    Scusate, ma vi siete accorti che il Manifesto di Ventotene ha dei contenuti esplicitamente socialisti, non socialdemocratici, e che a volte sembra richiamare politiche degne dell’Unione Sovietica.
    Non sarà che è un documento ormai fuori dalla storia, e che ha poco da dire oggi, di fronte al fallimento e al disfacimento dell’Europa?

    • M.Ludi 23 agosto, 2016 at 19:33

      L’attualità del Manifesto di Ventotene è tutta nel suo voler superare le ideologie che hanno dominato, su fronti diversi, dalla fine della prima guerra mondiale sino alla caduta del muro di Berlino e poichè fine ultimo è l’uomo, non possono che avere l’impronta che tu richiami. Considerare se certe idee sono fuori o meno dalla storia attuale è attività speculativa, di corto respiro e scarsamente interessante: ciò che la storia ci riserba oggi, non credo che lascerà il segno per le generazioni future.

  2. Tigra 22 agosto, 2016 at 16:08

    Mi sembra che la storia dell’Unione Europea sia un perfetto compendio, sotto molti aspetti, di ciò che Spinelli non avrebbe voluto, e ci trovo qualcosa di beffardo e velleitario nella scelta di Ventotene per l’incontro dei tre principali soci fondatori di quel cantiere perennemente in divenire che è stata ed è l’Unione.
    Mi sembra che i leader attuali siano privi sia della chiarezza del fine che della volontà di perseguirlo, e fra loro, chi ha più chiaro il fine ha meno volontà, mentre chi ha forse volontà non ne ha la forza.
    Credo, lo diceva Spinelli e lo ricorda oggi Ezio Mauro, servono uomini nuovi, e quelli che abbiamo, per un verso o per l’altro, sono tutti vecchi.

    • M.Ludi 23 agosto, 2016 at 19:36

      L’utilizzo che del tempo futuro fa Spinelli direi che è interessante in quanto colloca l’ineluttabilità degli eventi in un tempo che, paradossalmente, potrebbe anche non essere ancora quello attuale; siamo in ogni caso di fronte a tutta una serie di cambiamenti (in parte voluti ed in parte inevitabili) che ci porteranno a dover ripensare completamente il nostro modello di sviluppo; chi può dire quando e come? Di sicuro qualcosa accadrà.

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