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Grazie britannici, Brexit ha vaccinato l’Europa contro il populismo

 

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Anche dopo le elezioni non abbiamo capito cosa volete veramente. Ma il vostro atto di estremo auto-lesionismo ha avuto un effetto positivo sull’UE ed ha assestato colpi pesanti ai nazionalisti.

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di Jean Quatremer
(Traduzione Redazione Modus)

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Guardare la Brexit andare a realizzarsi è un piacere. Un anno dopo il referendum del 23 giugno 2016 è ormai chiaro che ciò che abbiamo previsto si sta avverando: lasciare l’Unione europea è eccezionalmente difficile (supponendo che sia anche possibile), porta un costo innegabilmente alto e sfida la politica del paese che lo tenta – come il fiasco totale delle elezioni anticipate della Gran Bretagna, l’8 giugno, dimostra ampiamente.

Ecco perché ero a favore di una vittoria per il “leave”: avrebbe significato che tutti gli eurofobici e gli eurosettici dell’unione avrebbero visto i loro sogni infrangersi sul muro di mattoni della realtà. Vorrei pertanto esprimere la mia profonda gratitudine al popolo britannico, che ha dimostrato ancora una volta uno spirito di sacrificio che fa onore al loro merito. Grazie a loro, i cittadini europei saranno vaccinati contro l’avventurismo populista per un certo tempo.

Infatti, la vittoria di Brexit (e del suo fratellino, Donald Trump) ha già avuto un impatto estremamente positivo sul vecchio continente, che ora è finalmente isolato da una nebbia particolarmente densa da un Regno Unito strafatto come un tossico del nazionalismo: partiti populisti hanno ricevuto colpi pesanti in Austria, Paesi Bassi, Francia e Italia, dove il Movimento 5 Stelle è stato appena sconfitto nelle elezioni comunali.

Per quanto riguarda il mio paese, oggetto fino a poco tempo fa di risate ingannevoli provenienti dal di là del Canale, è chiaro che l’elezione presidenziale del 9 maggio che ha inviato all’Eliseo Emmanuel Macron, il più pro-europeo di tutti i candidati, con 66% del voto, rappresenta un chiaro rifiuto della “Frexit” proposta dal Front National (la vittoria del quale era stata per inciso inneggiata dai più ardenti Brexiteers).

I francesi possono non sostenere appieno tutto ciò che l’Unione europea fa, e questo è perfettamente normale, ma hanno messo in evidenza quello che i tedeschi potrebbero chiamare il Sonderweg – farcela da soli. E alcuni funzionari del FN hanno già ricevuto il messaggio: visto che gli elettori francesi non vogliono abbandonare l’euro o lasciare l’UE, ora alcuni in FN vogliono abbandonare quella parte del programma più di destra del partito, a rischio di una possibile disgregazione.

Innegabilmente Brexit ha agito come un deterrente, realizzando quel non insignificante risultato di unire gli europei come mai prima. Perché durante l’anno passato la classe politica britannica – sia quelli che hanno fatto la campagna per lasciare che quelli che, come Theresa May, hanno inizialmente sostenuto “remain”, ma che poi hanno rinunciato alla lotta contro una decisione che chiaramente minaccia gli interessi britannici – hanno rivelato la loro totale incoscienza.

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È ovvio ora che non era mai esistito un piano A, un piano B né un piano C, come dimostrato dall’incapacità del governo di avviare negoziati con una strategia chiara. I 27 Stati membri, frettolosi di farla finita, non hanno ancora il minimo indizio su cosa veramente vuole Londra, o come esattamente intenda tagliare i legami giuridici estremamente complessi che legano il Regno Unito da 44 anni all’UE.

A causa dello smacco subito dal governo della May e della scomparsa elettorale dell’Ukip, alcuni conservatori stanno ora sollecitando una Brexit “morbida” come modo per rispettare il volere degli elettori che, non avendo dato al loro partito una chiara maggioranza, sembrano aver rifiutato la Brexit “dura” che la May andava proponendo – tutto ciò in un momento in cui l’alleato americano della Gran Bretagna è diventato completamente imprevedibile, in un mondo che non è mai sembrato così instabile fin dagli anni trenta.

Quindi, qual’è la differenza tra Brexit “dura” e “morbida”?  Se ho capito bene (e parlo attentamente, dato il pantano intellettuale nel quale la Gran Bretagna sembra essere entrata ), si riduce a rimanere nell’unione doganale o addirittura nel mercato unico in modo da non pregiudicare il commercio estero e le imprese britanniche . Al peggio, questa è l’opzione turca (l’unione doganale) e, nella migliore delle ipotesi, la Norvegia (spazio economico europeo) o l’opzione Svizzera (accordi bilaterali).

Ma l’opzione turca significa permettere all’UE di concludere accordi di libero scambio a nome della Gran Bretagna, e l’opzione SEE significa accettare tutte le regole del mercato unico, inclusa la libera circolazione delle persone, la giurisdizione della Corte di giustizia dell’Unione europea e persino un contributo al bilancio UE equivalente a quello che il Regno Unito paga oggi. E tutto questo, naturalmente, senza avere il minimo da poter dire sui testi negoziati e concordati a Bruxelles …

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Qui siamo vicini al sublime: Brexit potrebbe essere semplicemente la Gran Bretagna che perde la sua influenza a Bruxelles, rinunciando alla sua voce – fondamentalmente, rinunciando alla sua sovranità senza beneficiare di una sovranità condivisa per limitare il disastro economico che verrà. Questo è quel che si intende per il cosiddetto suicidio politico e diplomatico, specialmente quando ci si ricorda della posizione unica che il Regno Unito era riuscito a scavare nell’UE e della sua precedente influenza a Bruxelles.

Ora possiamo davvero capire perché i cittadini del vecchio continente non sono poi troppo ansiosi di seguire l’esempio britannico. E anche noi possiamo capire perché tutta l’Europa sta ridacchiando in silenzio al pauroso spettacolo del vecchio leone britannico ora spossato: questa settimana Emmanuel Macron si è anche concesso il lusso di ricordare a Theresa May, durante la sua visita a Parigi, che “La porta rimarrà aperta, finché i negoziati non sono finiti “.

Ma se decide di rimanere, la Gran Bretagna non potrà mai recuperare la posizione che aveva una volta. Mettersi nel ridicolo, dopo tutto, ha sempre un prezzo. Potrebbe non essere meglio considerare di pagarlo il prezzo, piuttosto che commettere un atto così straordinario di auto-lesionismo nazionale?

 

 

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